ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 27 dicembre 2012

L'indecenza non è solo delle donne ma della gerarchia!


Monti al lavoro su una lista unica
Dal Vaticano segnali al premier
Dal Vaticano segnali al premier. Il Cavaliere attacca Fini. Il Pd protesta per l'invasione degli schermi: è stalking
ROMA - Impegnato com’è a cercare «una massa critica» e a costruire «una vasta area riformista», Mario Monti ha accolto con «sincera gioia i segnali arrivati da Papa Ratzinger. Prima una telefonata alla vigilia di Natale «non prevista dal protocollo». «E’ non era mai successo che il santo Padre rivolgesse gli auguri non solo al capo dello Stato, ma anche al premier», sottolinea un consigliere del professore.
 IL RUOLO DELLA CHIESA
Poi il giorno di Natale a piazza San Pietro, Ratzinger ha rivolto «agli italiani» l’appello a «collaborare per il bene comune» e a «riflettere sulla gerarchia di valori con cui attuare le scelte più importanti». Parole che sono state lette a palazzo Chigi come «una benedizione alla salita in politica di Monti». Un sostegno prezioso, che segue quelli del presidente dei vescovi Angelo Bagnasco e del segretario di Stato Tarcisio Bertone, che fa sperare il professore sull’aiuto delle associazioni cattoliche e del mondo del volontariato. Del resto non è un segreto che Oltretevere abbia ormai scaricato Silvio Berlusconi e che a Bersani, «alleato di Vendola», preferisca di gran lunga il cattolico praticante Mario Monti. Non a caso qualche giorno fa il Cavaliere, in uno dei suoi ormai numerosi scatti d’ira, ha lanciato un messaggio intimidatorio: «La Chiesa si ricordi cosa abbiamo fatto negli anni del nostro governo...». Parole bollate da ”Avvenire” come «un promemoria senza garbo ed eleganza».

Il sostegno delle gerarchie ecclesiastiche ha avuto il suo peso nella decisione di Monti di rompere gli indugi la notte di Natale e di annunciare di stare per «salire in politica». Ma ha anche pesato un sondaggio fatto fare il giorno della Vigilia, ventiquattr’ore dopo la conferenza stampa in cui il professore si era reso disponibile a «offrire una guida» al fronte riformista. Un sondaggio che dà la lista «Monti per l’Italia» al 20 per cento, otto punti in più di un paio di giorni prima. «Il segno che di fronte all’impegno diretto del professore l’opinione pubblica reagisce con interesse», dice uno dei suoi collaboratori. «E quel 20 per cento potrà salire quando sarà più chiara la novità della nuova offerta politica».

CONTROLLO DI QUALITA’
Contro i partiti tradizionali. Contro la «vecchia politica». Tant’è, che una delle parole d’ordine della campagna elettorale sarà il taglio ai costi della politica. Ma se sono già chiare le bandiere elettorali e mentre si attendono «adesioni importanti della società civile e la scomposizione dei vecchi poli» (il sogno segreto è un’intesa con Matteo Renzi), resta da definire la formula con la quale andare alle elezioni. Monti preferirebbe una lista unica sia alla Camera che al Senato. «Perché solo così è possibile dare un messaggio univoco nel segno della chiarezza, coerenza e compostezza». Perché così si supererebbe il problema delle firme per le liste. E perché in questo modo il professore potrebbe dire la sua su ogni candidatura, tagliando fuori «gli impresentabili» in base a «un controllo di qualità». Ma non è escluso che proprio se si rivelasse impossibile questo controllo, Monti accetti l’idea di Fini, Riccardi, Casini, Montezemolo di andare al voto con più liste. «Anche per non mischiare il vecchio e il nuovo». Il nodo verrà sciolto domani in un vertice al massimo livello. E in questa occasione verrà affrontata anche la questione del nome. Il premier vuole evitare liste personali, ma alla fine - «per sfruttare il patrimonio di credibilità» - potrebbe accettare di guidare un movimento che avrà come nome «Con Monti per l’Italia».



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