ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

domenica 9 dicembre 2012

L’ULTIMA CHIESA DELL’APOCALISSE



La «Rivelazione» (Apokalypsis) trasmessa a san Giovanni da un angelo di Dio attraverso simboli ed allegorie sottolinea il continuo contrasto fra le forze del bene del male. Contrasto che si concluderà con la distruzione di Babilonia, delle forze del male e delle nazioni che giacciono sotto il loro dominio (Ap 19, 11-21).

San Giovanni inizia questo libro rivolgendo sette messaggi di giudizio, esortazione e speranza alle Chiese di Efeso, Smirne, Pergamo, Tiàtira, Sardi, Filadelfia, Laodicea. Tutte localizzabili in Asia. Ossia in Oriente, luogo dal quale nasce il Sole, simbolo di Cristo.

Il numero sette si ripete ulteriormente nell’Apocalisse, come a voler indicare una sorta di chiave di lettura, nonché un ciclo di perfezione. Le sette Chiese potrebbero allora essere considerate come sette tappe mistiche che si attuano nelle coscienze e nei secoli. Una salita su sette gradini di tutta l’umanità, che si concluderà al compimento del settimo.

Queste sette Chiese sono al tempo stesso presenti, passate e future. Presenti perché destinatarie dei relativi messaggi, passate perché sono state giudicate, future perché viene loro riservato un ulteriore periodo di prova, in vista del giudizio finale e definitivo.

Se il “sette” rappresenta uno dei principali “numeri mistici” di questo Libro, proviamo a fare i conti “del sacrestano”. Proviamo cioè a suddividere semplicemente la storia della Chiesa in sette epoche, a partire dalla Pentecoste fino ai nostri giorni.

Sono trascorsi infatti 2000 anni dalla nascita di Cristo, 21 secoli. Dividendo questo numero per sette si ottiene tre. Ogni Chiesa potrebbe allora durare circa tre secoli, all’interno di un percorso complessivo di ventun secoli. In questo caso, la nostra epoca corrisponderebbe all’ultima Chiesa dell’Apocalisse, quella di Laodicea.

San Bonaventura nelle Collationes Hexaemoron, che presentò all’Università di Parigi nel 1273 e che rimasero incompiute, rapporta secondo la tradizione patristica i sei giorni della creazione biblica alle sei età del mondo, in tutto circa seimila anni, più o meno quattromila prima di Cristo e duemila dopo.

Per il santo serafico la sesta chiesa, quella di Filadelfia (dal 15° al 18° secolo), sarebbe segno dei tempi nuovi che si andranno formando in preparazione di quelli finali. Secondo san Bonaventura l’angelo di Filadelfia sarebbe l’angelo del VI sigillo dell’Apocalisse il quale sceglie i 144000 eletti per prepararli alla nuova era.

In ambito iniziatico, il nome di Filadelfia esprime invece il patrimonio esoterico-ribelle all’interno del quale operano i cosiddetti iniziati, detti appunto “filadelfi” o “filareti”. Ossia, coloro i quali lottano per la determinazione di un nuovo mondo, del tutto emancipato da Dio e dalla Chiesa.

Infatti, è nell’Inghilterra rivoluzionaria del XVII secolo che ricomparvero i “Filadelfi”, in cui testi, giunti in Germania influenzarono la setta degli Illuminati e gli stessi Rosacroce. Peraltro, una loggia di nome Filadelfia è registrata anche in Francia nel 1780.

Nell’arco di questi tre secoli, grossomodo dal XV al XVI secolo, hanno ripreso vigore e si sono costituite con forza in tutt’Europa le società iniziatiche, ufficialmente rappresentate nel 1717 dalla Gran Loggia di Londra e codificate nel 1723 attraverso il «Libro delle Costituzioni» di Anderson.

Tornando ai “conti del sacrista”, la prima chiesa, quella di Efeso, si attuò durante i primi tre secoli della storia cristiana, a partire dalla Pentecoste, con il radicarsi all’interno del mondo pagano, centrato in Roma, grossomodo fino all’editto di Costantino. Via via ogni trecento anni all’incirca, il succedersi delle altre Chiese d’Asia citate nell’Apocalisse.  

Mentre la Chiesa di Filadelfia si sarebbe sviluppata dal 15° al 18° secolo, la Chiesa di Laodicea, l’ultima citata nel sacro Testo, sarebbe in relazione al nostro tempo: i circa trecento anni che vanno dal 18° al 21° secolo. Un’epoca, la nostra, particolarmente travagliata, caratterizzata da un clima confuso e decadente, di “fine impero”, esteso in tutti i settori ed a tutti i livelli. Corruzione, ruberie, violenze, scandali di ogni genere, mancanza di moralità segnano infatti le cronache quotidiane e costituiscono il sottofondo della vita comune a molte persone, le quali si muovono in questo fluido maleodorante che influenza un po’ tutti, nel bene o nel male.

La ragione di tutto questo degrado esteso a livello mondiale, a nostro avviso, è in relazione a quell’allontanamento da Dio e dall’autorità romana che prese avvio nel periodo rinascimentale, sotto il simbolo del nuovo modello del mondo, quello copernicano. Questa immagine del cielo, come abbiamo detto più volte, possiede oscuri significati spirituali di radice egizia.

La rivoluzione copernicana, ormai alle fasi finali, è innanzitutto una rivoluzione esoterica, anche se da troppi è ancora ritenuta esclusivamente scientifica. Essa è stata propiziata prima ancora che dagli scienziati, dagli occultisti rinascimentali, avversi al potere ed all’egemonia ecclesiastica, come base di partenza in vista di una rivoluzione globale che avrebbe dovuto estendersi nei secoli, in tutti i settori. Come in effetti è avvenuto.

Lo spirito di questa rivoluzione ha difatti iniziato ad estendersi dal livello astronomico e scientifico al settore filosofico, incentrando la ricerca intorno al “cogito” dell’io pensante, in ambito etico-sociale, con le rivoluzioni politiche che hanno rovesciato le monarchie di ordine antico. Ultimamente questo fermento spirituale centrato sullo pseudo rapporto uomo-sole-dio, ha investito l’ambito ecclesiale e teologico, separando la Chiesa del presente da quella del passato.

La rivoluzione “eliolatrica”, sostanzialmente anticristiana, che ha posto al centro del mondo il soggetto umano pensante identificato a Dio, sta mostrando nelle sue fasi finali il negativo risvolto di degradamento dell’etica e dei costumi che accompagna il progresso tecnico-scientifico, informatico, mediatico. Infatti, da quando le redini intellettuali, etiche e pedagogiche sono state messe in mano a massoni di varie obbedienze e gradi che hanno voltato le spalle a Dio, gli effetti deleteri si sono fatti vedere ben presto.

Anche all’interno della Chiesa, come dicevamo, non più unita e compatta nelle sue forme liturgiche e dottrinali questi effetti si fanno sentire. Movimenti laicali, gruppi ecclesiali, associazioni di vario tipo sviluppano una nuova pastorale aperta al mondo ed al cambiamento. Ma del tutto chiusa rispetto alla Tradizione secolare in base alla quale la Romanità ha respinto e superato ogni tipo di attacco.

La sua fiera resistenza allo spirito pitagorico e massonico connesso alla rivoluzione eliocentrica, da una cinquantina d’anni si è allentata, non senza conseguenze. Da quando gli altari sono stati riposizionati verso il popolo, da quando la lingua unica e sacra è stata sostituita con quella volgare, al rigore formale delle antiche celebrazioni sono subentrate le improvvisazioni e personalizzazioni delle moderne “concelebrazioni”, la Chiesa ha segnato un continuo sfollamento nelle sue fila, a tutti i livelli.

Fatto sta che oggi il sapore antico della Romanità si è quasi del tutto perso. Il sale sembra aver perduto la sua “salinità”, come diceva il Signore. Il quale inoltre domandava in forma retorica se al suo ritorno avrebbe trovato ancora la fede sulla terra.

Tornasse adesso, dovrebbe andare a cercarla davvero con il lumicino quella fede per la quale i martiri hanno offerto la vita, senza cercare conciliazioni e consensi umani, ciò che unisce invece di ciò che divide. Egli dovrebbe cercarla non certo nelle “alte sfere” dove si presumerebbe di trovarla.

Gesù Cristo avrebbe davvero un gran da fare nel brandire cordicelle e fruste per scacciare con ira accesa i nuovi mercanti del tempio, coloro che hanno aperto la Casa di preghiera a forze occulte, preoccupandosi di mantenere ed accrescere i loro scranni di potere mondano.

Quanti alti prelati dovrebbero tirar su le vesti e correre via, lasciando i loro posti privilegiati a quanti gli sono passati avanti nel regno dei cieli! Quanti fedeli e sacerdoti ignorati e censurati dovrebbero essere sollevati dall’irrisione, dall’isolamento, dall’incomprensione alle quali sono sottoposti da coloro che gestiscono la sacra autorità in funzione della loro, alla luce di una gelatinosa fede di facciata.

A questo aspetto sono riferibili le parole, dure e terribili, che il Signore rivolge al rappresentante della Chiesa di Laodicea: «Conosco le tue opere: tu non sei né freddo né caldo. Magari tu fossi freddo o caldo. Ma poiché sei tiepido, non sei cioè né freddo né caldo, sto per vomitarti dalla mia bocca» (Ap 3, 15).

Si vomita ciò che disgusta, ciò che è cattivo ed indigesto: il marcio nascosto sotto le forme del buono. La Chiesa di Laodicea, appunto, divenuta tiepida e flaccida, senza sapore, definita dal suo Capo addirittura vomitevole.

Molti di quanti la rappresentano sono orgogliosi, ricchi e gonfi della loro teologia pseudo-liberatoria, della loro autorevolezza e successo mondani. Ad ognuno di questi, il Signore dice: «Tu dici: “Sono ricco, mi sono arricchito; non ho bisogno di nulla”, ma non sai di essere un infelice, un miserabile, un povero, cieco e nudo».

L’Immacolata, Regina degli Apostoli, nel segreto di La Salette già dichiarava l’attuarsi di uno stato nefasto all’interno della Chiesa. “Roma perderà la fede, diventerà la sede dell’anticristo”. Affermazioni che fanno rabbrividire, un tempo sulle labbra degli eretici formulate invece dalla Madre di Dio, passate comunque sotto silenzio e come annacquati, anche alla luce di altre apparizioni e delle migliaia di messaggi mariani meno efficaci e dirompenti che continuano a giungere dalle sponde adriatiche. Tutto questo senza toccare il tasto del terzo segreto di Fatima, che molti ritengono ancora non del tutto svelato dal Vaticano.

Ormai, nella Chiesa di Roma succede di tutto, meno quello che dovrebbe effettivamente succedere. Errori dottrinali e libertà liturgiche di vario genere. Chi scrive rammenta un grave abuso eucaristico varato in una cerimonia solenne nientemeno che dal Superiore della Famiglia Paolina don Paolo Sassi, il quale ha in mano tutto il potere spirituale e mediatico di questa Congregazione. Se la fonte è inquinata, viene messa a rischio la formazione di quanti si affidano ad essa e vi attingono in buona fede. 

Si comprendono peraltro alla luce di queste devianze dottrinali e liturgiche promosse dal Vertice di questa, un tempo affidabilissima, Istituzione le aperture ad altre "obbedienze" varate da suoi illustri esponenti. I quali rifiutano di pubblicare opere di autori cattolici, mentre pubblicano, come recentemente è successo, un libro sui magi scritto da un noto ed autorevole massone, evidentemente in cerca di altro accredito tra le file ecclesiastiche. Ma la Chiesa "nuova" è aperta verso tutti e non discrimina nessuno, evitando ogni "integralismo" tipico del passato, nel quale (obbrobrio!) avveniva che i massoni pubblicassero dai massoni ed i cattolici dai cattolici.

Non per niente i Paolini hanno perso credito fra i cattolici (Famiglia Cristiana è rifiutata da un numero sempre più alto di parroci e di fedeli) e sono spesso nell’occhio del ciclone per le loro posizioni teologiche e dottrinali alquanto spregiudicate. Le quali non riflettono quelle rassicuranti ed equilibrate del loro beato Fondatore, sempre preoccupato che l’aggiornamento ecclesiale si mantenesse saldamente nei solchi della Tradizione, per non confondersi con il “modernismo”. 

Del resto, scandali finanziari, sessuali, spionaggio, controversie, trame e affiliazioni di vario genere vedono coinvolti diversi frequentatori dei Sacri Palazzi. Insomma, una Babilonia, che i Vertici ecclesiastici, più che arrestare, sembrano addirittura alimentare con i loro silenzi, collusioni, assenza di effettive prese di posizione. Tutto questo dimostra una palese mancanza di santità, di sacro zelo per la Casa di Dio.

Quante spiegazioni e chiarimenti dovrebbero fornire molti dei personaggi di altissimo livello che gestiscono l'enorme potere del Vaticano, se avessero per lo meno dignità. Essi invece glissano diplomaticamente di fronte alle infamanti insinuazioni ad essi rivolte da più parti.

A cominciare da don Luigi Villa, da poco passato a miglior vita, il quale ha coraggiosamente puntato il dito contro Vescovi, Cardinali, fino agli ultimi Papi, accusandoli addirittura di affiliazione massonica ed eresia, senza ricevere nessun provvedimento punitivo, censura, smentita ufficiale in proposito, a tutela stessa della Fede. Le gravissime e documentate accuse di questo sacerdote hanno invece avuto come risposta solo un incomprensibile ed equivoco silenzio. Il che lascia supporre che quelle di don Villa, non siano pure illazioni.

Sarebbe già giunta la fine della Chiesa di Laodicea, le forze del male avrebbero preso del tutto il sopravvento su di essa, se non ci fosse la garanzia del «non prevalebunt». Lo Spirito Santo infatti se abbandona i superbi ai progetti del loro cuore, non trascura tuttavia i deboli. I poveri in spirito. Coloro che ingenuamente ancora credono nelle parole del Vangelo, nell’assoluta centralità e regalità di Cristo. Nel potere dell’Immacolata Concezione di smascherare e soffocare ogni tipo di diabolica eresia. Poiché come sta scritto: «Ipsa conteret caput tuum».


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