ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 13 aprile 2012

Getsemani

È più che mai necessario avere un'idea chiara, globale, ma al tempo stesso precisa e con sfumature, di quello che si può chiamare «il movimento teologico contemporaneo». Un riassunto oggettivo, concreto e accurato, che esprima la realtà profonda, è tuttavia molto difficile, malgrado i numerosissimi scritti consacrati ormai da parecchi anni a questo soggetto.
D'altra parte, quasi nessuna analisi e nessuna sintesi potrebbe pretendere un'oggettività pura, perché spessissimo esiste una generale opzione interiore di ordine spirituale, morale o socio-storica che avvolge tutti i giudizi e gli stessi criteri. Come esempio ci si può riferire ad uno degli ultimi esposti di sintesi sulla teologia contemporanea, «Bilancio della Teologia del XX secolo» (1); è chiaro che gran parte di questo lavoro è condotto sulla falsariga di Karl Rahner (2).

Oremus et pro perfidis judaeis

Carissimi fratelli,

vi offriamo questa immagine nel più profondo desiderio che preghiate per noi: per me, per Carmen e per il padre Mario.

Siamo sorpresi e allo stesso tempo spaventati  per quanto sta succedendo con gli ebrei. Forse che il MESSIA, presente in noi, voglia avvicinarsi al suo popolo? Noi non lo sappiamo. Quello che è importante, è che abbiamo bisogno del vostro sostegno, del vostro amore ma soprattutto delle vostre preghiere.

Pregate per me.
Kiko

Modernisti terzaviaristi

Le conseguenze dell’amore gay nella chiesa spiegate a Buttiglione

(di Alessandro Gnocchi e Mario Palmaro su Il Foglio del 13-04-2012) I fatti sono noti: il giovane austriaco Florian Stangl, che vive pubblicamente una relazione omosessuale, è stato eletto a capo del consiglio pastorale di Stützenhofen, a nord di Vienna. Il parroco ha eccepito, ma il suo vescovo, il cardinale Cristoph Schönborn, è intervenuto per sconfessare il sacerdote e benedire la nomina. La vicenda continua a far discutere dentro le mura vaticane con prudenza e preoccupazione proporzionali alla caratura del porporato in questione.
Ai “placet” progressisti si oppongono “non placet” conservatori in un dibattito
che, a rigore, non avrebbe titolo di esistere, dato che Santa romana chiesa ha sempre censurato fatti come quello in oggetto. Ma ora si fa strada la terza via del “placet iuxta modum” che riafferma la dottrina e, insieme, giustifica l’operato dell’arcivescovo di Vienna. Su queste pagine ne ha dato un esempio Rocco Buttiglione attraverso l’unica via possibile: fraintendendo l’iniziativa del cardinale Schönborn fino a farla sembrare una prova di carità cristiana.

L'abito fa il mon(a)co

Vogliamo provvedere?


Kaspar senza talare
Non fa una grinza: don Peter Paul Kaspar si chiede perché lui deve obbedire a Roma, mentre il cardinale di Vienna CristophSchönborn può tranquillamente disobbedire.
Kaspar è uno dei leader della “Pfarrer-Initiative”,altamente critica nei confronti del Magistero, recentemente bacchettata da Benedetto XVI.
Kaspar sarà pure eretico, ma non è matto: si chiede come mai per Schönborn non sia previsto alcun «procedimento canonico».
Infatti ce lo chiediamo anche noi. Come mai?

***
silvio

Modernismo a Nordest

  Il 13-14-15 aprile, si tiene il Convegno ecclesiale di Aquileia: «Le Chiese del Nordest, lasciandosi guidare dallo Spirito Santo, intendono, attraverso il Convegno "Aquileia 2" chiedersi come annunciare Gesù Cristo oggi, nell’attuale contesto socio-culturale del territorio».

Niente da fare. Con profonda tristezza annoto che, a poche ore dal Convegno, il mantra è sempre il medesimo: il solito sociologo parla di «ascolto», «camminare insieme», «accoglienza», «dare la parola».Vengono sempre invitati esponenti del neomodernismo. E il progetto d’apostolato, che non tocca mai i contenuti, si riduce a problema di trasmissione dati. C’è solo una monotona e paranoica ricerca di non si sa bene quale «linguaggio» nuovo per comunicare con «gli uomini e le donne del nostro tempo». Ma comunicare cosa? Non c’è alcun contenuto da comunicare.

In fieri..

"Non era possibile metterci sotto l'autorità del cardinal Ratzinger, presidente della commissione romana che doveva dirigerci: ci saremmo messi nelle sue mani, e di conseguenza nelle mani di coloro che vogliono riportarci allo spirito del Concilio ed allo spirito d'Assisi: questo non era possibile".

Vaticano/ Lefebvriani inviano precisazione: Poi Roma risponderà Il portavoce a 'Tmnews':Non cambia sostanzialmente prima risposta Roma 12 apr. (TMNews)
 I Lefebvriani stanno inviando in questi giorni una precisazione al Vaticano, in seguito ad una perentoria comunicazione diffusa dalla Santa Sede a metà marzo, e attendono, successivamente, un ulteriore pronunciamento vaticano: lo ha dichiarato da Parigi a 'Tmnews' il portavoce della fraternità sacerdotale tradizionalista l'abate Alain Lorans. "Stiamo comunicando la risposta al Vaticano, poi attendiamo una risposta del Vaticano", ha dichiarato il responsabile della comunicazione dei Lefebvriani, "solo dopo potremo comunicare ufficialmente con i giornalisti". Lo scorso 16 marzo il Vaticano aveva comunicato ai Lefebvriani che "non è sufficiente" la risposta precedentemente data dal gruppo scismatico, (sic) alle condizioni dottrinali fissate dalla Santa Sede (il cosiddetto 'preambolo').

Altrimenti è scisma??

Per i lefebvriani è l'ultima chiamata all'ovile

Altrimenti è scisma. Ma Roma farà di tutto per evitare l'irreparabile. Dall'Australia, il teologo John Lamont spiega che una riconciliazione è possibile

di Sandro Magister

ROMA, 13 aprile 2012 – Nei prossimi giorni è attesa la risposta della Fraternità Sacerdotale San Pio X all'ultima chiamata della Chiesa di Roma per un suo ritorno all'ovile.

I pronostici oscillano tra ottimismo e pessimismo.

Crisi della Chiesa.

 L'attesa della risposta della FSSPX e le opposizioni al Papa

Nell'approssimarsi della metà di aprile si accende l'interesse e l'aspettativa per la vicenda della regolarizzazione della FSSPX. Pubblico l'interessante punto della situazione, a largo raggio, apparso ieri sul Blog francese Summorum Pontificum, che è sulla nostra lunghezza d'onda. In fondo, invece, inserisco le notizie diffuse sempre ieri da La Croix, che ci danno il polso della situazione da varie angolazioni.

Lo scorso 16 marzo La Sala Stampa della Santa Sede ha pubblicato un comunicato [che noi abbiamo ripreso qui] riguardante l’incontro fra il Cardinale William Levada, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede e Presidente della Pontificia Commissione Ecclesia Dei, e Mons. Bernard Fellay, Superiore Generale della Fraternità Sacerdotale San Pio X. Il comunicato di Padre Lombardi poneva la clausola che la risposta della FSSPX era stata ritenuta insufficiente per superare le differenze dottrinali che che la Santa Sede chiedeva a Mons. Fellay di presentare una nuova riformulazione.

Felix Austria?....

 Schönborn e il suo parroco. Felix Austria?....      

Un sacerdote cattolico a Vienna ha dato le dimissioni, dopo che il cardinale Christoph Schönborn è passato sopra alla sua decisione di escludere dal consiglio della parrocchia un omosessuale praticante.


                           MARCO TOSATTI

Un sacerdote cattolico a Vienna ha dato le dimissioni, dopo che il cardinale Christoph Schönborn è passato sopra alla sua decisione di escludere dal consiglio della parrocchia un omosessuale praticante. Padre Gerhard Swierzek aveva deciso che Florian Stangl non poteva far parte del consiglio parrocchiale perché è impegnato in maniera pubblica in un'unione con una persona dello stesso sesso. Ma dopo un incontro con Stangl, il cardinale Schönborn ha rovesciato la decisione del parroco.

Fatiche vane?

Le parole che Papa Benedetto XVI, giovedì prima di Pasqua, ha rivolto ai “disobbedienti” austriaci – il gruppo della Pfarrer-Initiative, l’“iniziativa dei parroci” che dal 19 giugno 2011 in Austria ha raccolto le firme di quasi quattrocento preti i quali, chiedendo l’abolizione del celibato ecclesiastico insieme a riforme sostanziali per la vita della chiesa, hanno trovato appoggio anche in Germania, Irlanda, Belgio e Svizzera – non sono state senza conseguenze.
Da una parte hanno dato vigore e nuove energie a quei fedeli e a quei preti che non ritengono opportuno la chiesa adotti riforme in discontinuità con la sua tradizione. Tra questi il parroco di Stützenhofen (a nord di Vienna, in Austria), padre Gerhard Swierzek, il quale, dopo che l’arcivescovo di Vienna e primate del paese Christoph Schönborn ha accettato l’entrata nel consiglio pastorale della sua parrocchia di un omosessuale che convive con il suo compagno, ha annunciato non senza polemiche le proprie dimissioni.

giovedì 12 aprile 2012

Fine della ricreazione?

Per i neocatecumenali la ricreazione è finita. Si torna a scuola

benedetto
L’ordine dato da Benedetto XVI alla congregazione per la dottrina della fede di esaminare se le messe dei neocatecumenali sono o no conformi alla dottrina e alla prassi liturgica della Chiesa cattolica è un colpo durissimo per il movimento fondato da Kiko Argüello e Carmen Hernández:

> Quella strana messa che al papa non piace

Ma già lo scorso 20 gennaio, nell’annuale incontro dei neocatecumenali col papa nell’aula delle udienze, Kiko e Carmen avevano capito che il vento era girato loro contro.
Invece di veder trionfalmente approvato il loro “rito” con un decreto del pontificio consiglio per i laici – decreto che in effetti era pronto ma fu cestinato in extremis dal papa – dovettero subire una solenne lavata di capo da Benedetto XVI in persona, proprio sul modo di celebrare la messa.
Naturalmente papa Joseph Ratzinger si espresse con lo stile mite che è suo. Ma la nettezza della sua lezione non poteva passare inosservata agli intenditori.
Uno di questi, infatti, l’archimandrita Manuel Nin, monaco benedettino, rettore del Pontificio Collegio Greco di Roma e liturgista insigne, non lasciò cadere l’occasione di riprendere e commentare “la bellissima lezione di teologia liturgica” impartita da Benedetto XVI non solo ai neocatecumenali ma all’intera Chiesa.
La sua esegesi apparve su “L’Osservatore Romano” del 15 marzo. E anch’essa fu presa male in casa neocatecumenale.
È utile qui riproporla, per l’autorevolezza di chi la firma, per l’importanza del giornale che l’ha ospitata e soprattutto per la chiarezza con cui va al cuore della questione.
Che non è di mero carattere cerimoniale ma di sostanza, come prova la decisione del papa di affidarne l’esame alla congregazione per la dottrina della fede.
*

ROMA: 12 aprile 1947, la Vergine della Rivelazione


La situazione   

La guerra è finita da poco. La gente è come uscita da un incubo. Tutti cercano di rifarsi una vita. Dopo tante privazioni c'è la voglia di recuperare il tempo perduto senza andare troppo per il sottile. Si cerca di assimilare nuovi modelli morali e culturali estranei alla tradizione italiana. Superato il momento passionale delle vendette si sta imboccando la via della rivalsa. I giovani, superato il grande bagno di sangue, sono decisi a godersi la vita giorno per giorno. E si servono di mezzi leciti e illeciti.
L'immane tempesta ha lasciato segni indelebili non soltanto sulla pelle, ma anche nell'animo dell'uomo. Per dimenticare i morti e le rovine la gente ricorre a tutti i mezzi. “Chi vuol essere lieto sia...”. L'incertezza del futuro favorisce comportamenti non sempre ortodossi. Non si violano soltanto le leggi divine, ma anche quelle umane, comuni a tutti gli uomini che rispettano precise norme morali. La lotta politica è molto aspra. La contrapposizione tra i moderati, che vorrebbero mettere una pietra sugli orrori e le stragi causate dalla guerra, e i rivoluzionari, che teorizzano un bagno di sangue per lavare le colpe passate, è netta. Molto profondo è anche il solco tra cattolici e mangiapreti.
Sono ancora vive le polemiche suscitate dal sofferto referendum istituzionale. La repubblica ha prevalso sulla monarchia, ma le ombre sul risultato non sono ancora dissipate. Siamo alla vigilia della prima consultazione politica e si delinea uno scontro frontale tra le sinistre unite e i cattolici. Dal risultato di questa battaglia dipende l'avvenire del paese.

Predicare e razzolare..

Cucinelli in Borsa con padre Raniero il predicatore del Vaticano nel Cda

IL CASO

Cucinelli in Borsa con padre Raniero
il predicatore del Vaticano nel Cda

Il gruppo umbro del tessile sta per quotarsi a Piazza Affari e chiama nel board il francescano Cantalamessa, predicatore ufficiale della Casa Pontificia dal 1980 su nomina di Giovanni Paolo II

di GIULIANO BALESTRERI e SARA BENNEWITZ
MILANO - Brunello Cucinelli chiama il francescano padre Raniero Cantalamessa per partecipare al consiglio di amministrazione dell’azienda che ha fondato e che sta per approdare in Borsa 1. Più di una benedizione, questo è un segno di riconoscimento da parte dell’imprenditore umbro nei confronti del frate celebre al grande pubblico per essere da oltre 30 anni il predicatore ufficiale della Casa Pontificia.

Pietro ha riposto la spada?


Card. Domenico Calcagno
Ieri mattina diversi quotidiani hanno scritto del Card. Domenico Calcagno, 68 anni, presidente dell’APSA, l’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica, e della sua passione per le armi (tra cui un revolver, leggo “degno dell’Ispettore Callaghan”), per la caccia e per il tiro a segno.
Il porporato è iscritto al tiro a segno nazionale dal 2003, vive in Vaticano con un segugio e tiene in casa chiuse in un armadio diverse armi (molte da collezione). Possiamo star tranquilli: quello del Card. Calcagno non è un arsenale atomico e questa passione non farà innervosire, né imbarazzare il Vaticano. Non è infatti la prima volta che un alto prelato tenga in casa o addirittura in ufficio una o più pistole. Calcagno ha un predecessore d’eccezione: nientemeno che Papa Pio XI!
Quando era ancora vescovo, Achille Ratti, teneva sempre a portata di mano un revolver con tanto di munizioni: nel 1907, Ratti era prefetto della Biblioteca Ambrosiana a Milano e teneva l’arma in un cassetto per impaurire eventuali malintenzionati (sapevano dell’esistenza del revolver soltanto lui e l’addetto di biblioteca, Virginio Ripamonti).
Mi ha colpito molto la frase dell'articolo di Magister che ringrazio anche per il suo impegno a favore della Musica Sacra:

"In realtà, il pericolo temuto da Benedetto XVI e da molti vescovi – come risulta dalle numerose denunce pervenute in Vaticano – è che le modalità particolari con cui le comunità neocatecumenali di tutto il mondo celebrano le loro messe introducano di fatto nella liturgia latina un nuovo "rito" artificialmente composto dai fondatori del Cammino, estraneo alla tradizione liturgica, carico di ambiguità dottrinali e fattore di divisione nella comunità dei fedeli.  Alla commissione da lui voluta, il papa ha affidato il compito di accertare la fondatezza di questi timori. In vista di decisioni conseguenti".

Un "Nuovo RITO" estraneo alla tradizione liturgica!

Detto in modo un po' casereccio, il motivo generale di tante cose strane della Liturgia Romana tradizionale è a mio giudizio il fatto che nessuno mai si prese la briga di concepirla razionalmente, ed è proprio questa la vera forza del Rito stesso! Il Rito Romano nasce come ripresa consuetudinaria di riprese consuetudinarie, tagliate e riadattate e riproposte, di un nucleo tradizionale Divino-Apostolico trasmesso. Andando avanti così nei secoli si vennero a sovrapporre situazioni liturgiche che nessuno concepì razionalmente, ma che furono il frutto di rimaneggiamenti e sovrapposizioni. Questo è stato il CRITERIO Tradizionale, che certamente non è un criterio razionale ma è pur sempre un criterio che deve essere accettato, condiviso e difeso, proprio perché Cattolico. [cfr. di Mario Righetti Manuale di Storia Liturgica, Libro III: La Liturgia Romana, 1944].

Come ho già detto altrove non è possibile affermare che la nuova Messa sia “in sè” cattiva, giacché in sé essa, il suo nudo testo, non è altro che in buona sostanza il recupero di testi più antichi e il rimaneggiamento di essi. 

Se è “cattiva” la nuova Messa, allora furono cattive anche le liturgie antiche da dove i testi della nuova Messa sono stati tratti (ivi compresa la Sacra Scrittura, giacché le nuove parole della consacrazione sono prese da san Paolo). Ciò che rende la messa cattiva “per accidens” è la volontà eretica e scismatica del movimento liturgico e del gruppo dei riformatori, di mettere mano alla Liturgia per ottenere un prodotto che potesse essere utilizzato al fine di veicolare una idea di Chiesa diversa da quella Tradizionale, e una idea di religione diversa da quella Tradizionale.

La Messa nuova è un Rito che pur non essendo assolutamente falso in sé (poiché è potenzialmente valido), a causa della sua ambiguità voluta e ricercata dai suoi ideatori, va inteso comunque come intrinsecamente perverso. Ossia pur non essendo necessariamente dannoso, è stato studiato dai suoi ideatori per sovvertire (cambiare radicalmente) il Rito (Tradizionale) comunemente conosciuto, alla faccia della cosiddetta "continuità" come al solito dichiarata ma non dimostrata.

Mi rendo conto che sotto ai riflettori c'è ora diciamo il "Rito" neocatecumenale ma astraendo e utilizzando il criterio di Tradizione e di omogeneità liturgica potremmo confrontare senza indugio il Rito Tridentino nella sua purezza e interezza con quelle che furono le "grandi" Riforme Liturgiche degli anni '50 volute da Mons. Bugnini e i suoi collaboratori senza arrossire o peggio scandalizzarci.

Le tappe dell'involuzione sono in parole molto povere:

-I salmi ri-tradotti del Breviario Romano detti di Bea, 1945.

-Settimana Santa (sperimentale per il Sabato Santo ma poi) obbligatoria 1951-1955 (con annessi e connessi di riforme di digiuni, messe vespertine ecc.)

-Rubriche semplificate del 1955

-Edizione di un codice delle rubriche del 1960 per messale e breviario (che di fatto recepisce tutte le riforme degli anni '50)

-Edizioni tipiche del Messale e del Breviario 1961-1962 (che sono semplicemente la logica conseguenza dell'uscita del codice delle rubriche: io questi ultimi tre punti lo considererei quasi una unica questione).

-Edizioni ad interim 1965-1969

-Rito di Paolo VI, con le sue varianti tra cui il "rito" Neocatecumenale.

Prima di procedere nel dettaglio credo che sia utile leggere uno studio assai chiaro e brillante del rev.do don Ricossa. L'articolo che propongo è di un sedevacantista, questo non significa che ne condivida le sue posizione ecclesiologiche. Condivido l'analisi, ma escludendo ciò che riguarda il sedevacantismo. Ho parlato già abbondantemente della mia posizione.Don Ricossa ha il merito di non fermasi nell'analisi storica al un post Vaticano II, come se "prima" si pensasse che la Liturgia fosse tutta bella lineare splendida senza abusi liturgici! E sì, i famigerati abusi liturgici, quelle cose buffe, che si vedono in giro nel mondo web che alcuni pensano siano spuntate fuori solo con IL Concilio. Gli abusi c'erano anche prima con l'evidente placet delle autorità competenti. 

La crisi quindi sta a monte!in questo momento dove tutti si domandano cosa sia la VERA Tradizione liturgica vi lascio alla lettura di questo studio che evidenzia in modo preciso chi è stato e chi è il nemico della Liturgia Romana e quindi Cattolica sperando di raccogliere interessanti spunti per un approfondimento ulteriore.



don Camillo (noreply@blogger.com) 

Tutto all'insaputa del Papa


Evidenziamo qui sotto alcuni passaggi salienti dell'articolo Quella strana messa che il papa non vuole pubblicato stamattina da Sandro Magister.



Quella strana messa che il papa non vuole  [English]  [Français]  [Español]

È la messa secondo il rito del Cammino neocatecumenale. Benedetto XVI ha ordinato alla congregazione per la dottrina della fede di esaminarlo a fondo. La sua condanna pare segnata

di Sandro Magister

ROMA, 11 aprile 2012 – Con una lettera autografa al cardinale William J. Levada, Benedetto XVI ha ordinato alla congregazione per la dottrina della fede di accertare [sic!] se le messe dei neocatecumenali sono o no conformi alla dottrina e alla prassi liturgica della Chiesa cattolica.

Un "problema", questo, che il papa giudica "di grande urgenza" per tutta la Chiesa.

Benedetto XVI è da tempo in allarme per le modalità particolari con cui le comunità del Cammino neocatecumenale celebrano le loro messe, il sabato sera, in locali separati.

A far crescere in lui l'allarme è stata anche la trama ordita alle sue spalle in curia lo scorso inverno, di cui www.chiesa ha dato conto nei seguenti servizi:

MESSE E CRESIME FALSE E SACRILEGHE.

MEDJUGORJE E DINTORNI: MESSE E CRESIME FALSE E SACRILEGHE. ELENCO DI ALCUNI FRANCESCANI SOSPESI A DIVINIS E CACCIATI DALL'ORDINE
Pontifex.RomaOrmai purtroppo si sa: in Italia la disinformazione / menzogna legata al problema Medjugorje è grande, anzi è enorme. Non so se il problema è dovuto a fortissimi interessi economici in cui sono coinvolte trasmissioni TV, personaggi vari, radio, editori di libri e periodici, tour operator e tanti altri soggetti societari o privati; il dato certo è che la disinformazione / menzogna, in Italia, è talmente elevata che lo stesso sito della Diocesi di Mostar-Duvno, limitatamente alle proprie possibilità, cerca in tutti i modi di tradurre in italiano ogni singolo documento o dichiarazione rilevante sui "veggenti" e sui "fatti" di Medjugorje.

Il lavoro non è semplice ma, come specifica l'Apostolo Ratko Peric (Vescovo di Mostar-Duvno), è necessario contrastare con dati veri ed ufficiali (Santa Sede e Curia), quella che è la propaganda speculativa e falsa in atto principalmente in Italia, in alcune zone degli Stati Uniti ed in poche altre nazioni; il resto del mondo è quasi indifferente ad un fenomeno che è definito dallo stesso Vescovo come uno "scisma in atto", "frutto di fantasie, disubbidienze e menzogne" dei "veggenti" e dei francescani.

mercoledì 11 aprile 2012

SAN RAFFAELE DEI CONTI ALLEGRI

- NELLA TORBIDA VICENDA DEL PRETE-À-PORTER E DEL SUO OSPEDALE UN NUOVO LIBRO SVELA LA TRENTENNALE FOLLIA MEGALOMANE DI DON VERZÈ - UNA SANITÀ DIVENUTA MANGIATOIA CON SPRECHI, NEPOTISMI, CRESTE SULLE FORNITURE, SERVIZI FUORI CONTROLLO - L’ANDAZZO ERA NOTO A TUTTI: BANCHE CREDITRICI, REGIONE LOMBARDIA CHE EROGAVA RIMBORSI, I PRIMARI PIÙ IMPORTANTI, GLI AMICI POTENTI CHE A ROTAZIONE SEDEVANO IN CDA MA NESSUNO È MAI INTERVENUTO. ASPETTAVANO LA DIVINA PROVVIDENZA…

Estratto da "Angeli, Demoni e soldi pubblici" Ascesa e declino di don Verzè e il San Raffaele (Feltrinelli Zoom), di Marco Alfieri
Don VerzeDON VERZE
1 - ZERO CONTROLLI PER L'AMICO DI SILVIO...
"Nella vicenda del San Raffaele quel che sta emergendo non è il mega tesoro all'estero modello Parmalat," racconta un banchiere d'affari che ha seguito il dossier. Piuttosto c'è stata una "trentennale gestione antieconomica, la follia megalomane di Verzè, e poi la connivenza incestuosa. La mangiatoia diffusa, gli sprechi legalizzati (non si contano i primari con tre segretarie), i nepotismi, le creste sulle forniture di servizi e attrezzature e il magazzino fuori controllo".
Non a caso dalla chiusura delle indagini della Procura di Milano sulla prima parte dell'inchiesta penale, rispetto ad un crac da un miliardo e mezzo accumulato in quasi vent'anni, vengono contestati ai sette indagati distrazioni di denaro e dissipazioni per "soli" quarantaquattro milioni. Se un prof si pigliava i guanti o le garze per il suo studio, si chiudeva un occhio. Il don era così.
FUNERALE DI DON VERZE'FUNERALE DI DON VERZE'
Sceglieva i migliori medici con la mentalità berlusconiana della squadra di calcio: il top sul mercato pagandolo di più. Ma poi gli garantiva rendite e privilegi da primedonne. Come per i Sigilli a cui la Fondazione Monte Tabor pagava tutte le spese. Vacanze comprese in Sardegna, nella splendida villa vicino a Olbia. Per questo il mega crac dell'impero di Verzè non sorprende. L'andazzo era sotto gli occhi di molti: banche creditrici, Regione erogatrice dei rimborsi, i primari più importanti, gli amici potenti che a rotazione sedevano in cda come se fosse un rotary, una medaglietta da appuntarsi. Un colosso del genere non diventa insolvente da un anno all'altro. Eppure nessuno è mai intervenuto...

Manuale di arrampicata su muri lisci e, scivolati, consolarsi col gioco dei tre bicchieri....

 
C’è un nuovo miracolo riconosciuto che porterà presto alla canonizzazione di Giovanni Paolo II? Parlarne ora sembra quasi un obbligo, a nemmeno un anno dalla beatificazione di Papa Wojtyla. Di miracoli ce ne sono, e si tratta solo di scegliere su quale indagare a fondo, passandolo al vaglio della Commissione Medica della Congregazione per le Cause dei Santi perché venga definito miracolo, e poi alla Congregazione stessa perché venga dato il placet definitivo. Il tema del dibattito non è sicuramente quello del miracolo (anche se esperti e giornalisti si accapigliano soprattutto su questo: chi dice che c’è già, chi dice che non c’è ancora…), e non è nemmeno tanto la santità di Giovanni Paolo II, della quale ha dato diretta testimonianza in più di un’occasione lo stesso Papa Benedetto XVI. Il dibattito riguarda piuttosto l’uso che si è fatto della beatificazione dentro e fuori la Chiesa. Ed il perché una beatificazione così “spinta” dagli stessi cardinali sia stata in qualche modo “macchiata” alla sua vigilia dalle voci che dicevano che i cardinali Angelo Sodano, segretario di Stato di Giovanni Paolo II, e Leonardo Sandri, suo sostituto, non avrebbero testimoniato al processo di beatificazione.

Roma, 1 aprile 2011, Università della Santa Croce. Un mese esatto prima della celebrazione che beatificherà Giovanni Paolo II, si fa una giornata di studi sul pontefice. C’è anche il cardinal Angelo Amato,  prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi. Nei mesi precedenti alla beatificazione, Il Foglio, in un articolo del 18 gennaio, riportava che “nella curia romana sono due i pezzi da novanta che non hanno voluto testimoniare al processo. Sono due cardinali stretti collaboratori di Wojtyla quando questi era Papa. Sono l’attuale prefetto delle chiese orientali, il cardinale argentino Leonardo Sandri, sostituto della segreteria di stato vaticana per cinque anni, dal 2000 al 2005. E il cardinale Angelo Sodano, segretario di stato per quindici anni. Sodano ha spiegato in una lettera datata 17 giugno 2008 (anch’essa pubblicata dal Giornale), i motivi della decisione di non deporre. Scrive: “Personalmente ritengo che Wojtyla abbia vissuto santamente”. L’unico “dubbio” riguarda non la sua santità, quanto piuttosto “l’opportunità di dare la precedenza a tale causa, scavalcando quelle già in corso” da anni per Pio XII e Paolo VI”. Ancora prima, il 4 maggio 2010, Il Giornale sottolineava che  “la lettera di Sodano è arrivata quando ormai il lavoro di elaborazione della «Positio», i volumi con le testimonianze del processo, era in fase di conclusione. Fino a quel momento, il principale collaboratore di Giovanni Paolo II non aveva voluto testimoniare al processo di beatificazione, nonostante fosse stato invitato a farlo, sia all’inizio dell’inchiesta diocesana, sia successivamente. Sodano rimane fermo nel suo proposito, e dunque non sarà mai interrogato dai giudici del tribunale canonico che lavorano alla causa.” Ma – si domanda ad Amato - i cardinali Sodano e Sandri hanno testimoniato o no al processo? La risposta è secca e decisa: ''Ci sono anche le testimonianze dei cardinali Sodano e Sandri nella cosiddetta 'positio' relativa alla causa di beatificazione di Giovanni Paolo II, non e' affatto vero che non abbiamo le testimonianze di queste persone''.

Questo “giallo delle testimonianze” costringe a fare un passo indietro, fino ai giorni appena successivi alla morte di Giovanni Paolo II. Negli occhi, ci sono ancora le immagini del funerale, di quelli striscioni “Santo Subito” preparati dai Focolarini, sulla scorta di quello che più volte aveva detto Chiara Lubich, fondatrice del Movimento: “Posso personalmente testimoniare la santità di questo Papa. Spesso, dopo un’udienza con Giovanni Paolo II, ho avuto l’impressione dentro di me che il Paradiso si fosse aperto”.

Mentre in piazza le persone vedevano in Karol Wojtyla il santo, in Curia ci si muoveva per promuovere la fama di santità del Papa. Angelo Sodano diede a Giovanni Paolo II l’appellativo di “Il Grande” nell’omelia della prima Messa dopo la sua morte. Tutti aderirono all’enorme iniziativa popolare. Tutti parlavano di Wojtyla in maniera positiva.

Era una scelta che i media avevano fatto diverso tempo prima. Mentre sulla beatificazione venivano gettate le ombre dello scandalo della pedofilia, di quello del fondatore dei Legionari di Cristo Marcial Maciel, in pochi ricordavano – per esempio - che la lettera De delictis gravioribus, ora attaccata come simbolo della copertura data ai preti pedofili, fu salutata come l’apertura di una nuova era della trasparenza. Ma c’era davvero trasparenza in Curia? Oppure forse c’era qualcosa da nascondere? D’altronde, lo stesso Stanislaw Dziwisz, segretario particolare di Giovanni Paolo II, ha fatto pubblicamente sapere che non ha dato alla Congregazione per le Cause dei Santi tutta la documentazione a sua disposizione. Sempre Dziwisz ha reso noto che non ha bruciato le carte personali del Papa, come da lui disposto nel suo “testamento spirituale”.

Ora che il Papa era morto, in Curia si attrezzavano per seguire il sentimento popolare. Il cardinal Jozef Tomko, amico personale di Wojtyla, mise sul tavolo dei cardinali riuniti prima del conclave una richiesta al Papa che sarebbe stato eletto di canonizzare per acclamazione il Pontefice appena morto. Una grande maggioranza dei cardinali del Sacro Collegio – riportarono i media – andarono in processione per firmare il documento. Una canonizzazione veloce – in fondo – avrebbe fatto forse slittare il giudizio storico sul Papato in avanti di almeno 50 anni. Un tempo utile per coprire alcune vicende non poco chiare (negli ultimi anni, Wojtyla malato praticamente non governava più) e per aggiustarne delle altre. Era anche per questo che era molto importante seguire la volontà popolare. E così, già il 15 aprile, appena due settimane dopo la morte di Giovanni Paolo II, Il Corriere della Sera portò in luce il presunto “primo miracolo” di Giovanni Paolo II. Una notizia che presumibilmente – come altre pubblicate dallo stesso quotidiano già verso la fine del pontificato – veniva direttamente dall’Appartamento Papale.

Ma fu eletto Papa Joseph Ratzinger. Per più di venti anni prefetto della Congregazione per la Dottrina nella Fede, conosceva fatti e misfatti della Curia. Era stato a fianco di Wojtyla, aveva combattuto con forza per fare pulizia. Sapeva che Wojtyla era santo. E così decise di seguire le regole, facendo la cosa più logica: non canonizzò Wojtyla coram populi, diede solo la dispensa perché il processo di beatificazione partisse subito, e non – come vogliono le regole – a cinque anni dalla morte del candidato per la beatificazione. Insomma, una procedura regolare, senza cedimento alle pressioni per una canonizzazione veloce, come lo stesso Benedetto XVI ha spiegato nell’omelia della Messa di Beatificazione del 1 maggio 2011.

Fu allora che quelli che avevano pressato dall’interno della Curia per la canonizzazione di Wojtyla fecero girare le voci che hanno creato il “giallo delle testimonianze”. Quando Amato rispose seccamente che invece le testimonianze c’erano, il gioco era stato scoperto. Così, Il Foglio del 6 aprile 2011 era costretto a spiegare che “i cardinali Angelo Sodano e Leonardo Sandri inizialmente non hanno voluto deporre, critici soprattutto per i tempi troppo veloci del processo, salvo poi – lo ha confermato Amato – lasciare una propria deposizione”.

Giovanni Paolo II è beato, e ora si deve scegliere il miracolo da esaminare per la canonizzazione. Eppure, il Pontefice è diventato una strumento di uno strano dibattito, che lo contrappone a Benedetto XVI. Da una parte il defunto Papa, ormai beato, dall’altra Benedetto XVI, accusato in fondo allo stesso modo in cui Giovanni Paolo II era stato attaccato all’inizio del Pontificato.

 - Angela Ambrogetti, Andrea Gagliarducci  - korazym.org -

FEDE E MOSCHETTO, PRELATO PERFETTO

 - CARABINE, MOSCHETTI, FUCILI DI PRECISIONE, DOPPIETTE E PERFINO UNA SMITH &WESSON CALIBRO 357 MAGNUM. TUTTO REGOLARMENTE DICHIARATO, A DIO E ALLA PREFETTURA DI SAVONA - HA UNA INNOCENTE PASSIONE PER LE ARMI IL CARDINAL DOMENICO CALCAGNO, PEZZO GROSSO DEL VATICANO AL QUALE È AFFIDATA LA GUIDA DELL’APSA, L’AMMINISTRAZIONE DEL PATRIMONIO DELLA SEDE APOSTOLICA…

CARDINALE DOMENICO CALCAGNOCARDINALE DOMENICO CALCAGNO
Marco Preve per "la Repubblica"
IL CARDINALE DOMENICO CALCAGNOIL CARDINALE DOMENICO CALCAGNO
A Savona c´è chi, in gran segreto, lo aveva soprannominato monsignor Rambo. Ma ora che la passione per le armi del cardinal Domenico Calcagno è diventata di dominio pubblico, dal Vaticano filtrano commenti, tanto anonimi, quanto imbarazzati.
Il caso, infatti, coinvolge, uno dei porporati più potenti ed autorevoli, attualmente a capo dell´Apsa (Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica) ed in passato responsabile degli affari economici della Cei, la conferenza dei vescovi.
Accade, infatti, che monsignor Calcagno, 68 anni, occhi placidi e fisico da prete di campagna, sia proprietario di una vera e propria armeria che conta tredici tra fucili e pistole. E non si tratta degli "schioppi" ereditati da qualche parente delle sue campagne d´origine - quelle di Parodi Ligure, in provincia di Alessandria - bensì di molti pezzi da vero intenditore.

Stupirsi?

“Da Roma nessun diktat sui parroci ribelli”

L'arcivescovo di Vienna, il cardinale Christoph Schönborn
L'ARCIVESCOVO DI VIENNA, IL CARDINALE CHRISTOPH SCHÖNBORN

Per il portavoce del cardinale Schönborn, il Vaticano non ha chiesto di prendere provvedimenti. E sulla vicenda Stangl dice: “Serve una riflessione teologica”



Ai vescovi austriaci non e' arrivato alcun diktat dal Vaticano che ordini di intervenire contro i preti che fanno parte della Pfarrer Initiative. Lo conferma a Vatican Insider Michael Prüller, portavoce dell'arcivescovo di Vienna, il cardinale Christoph Schönborn, che e' stato informato dei contenuti della lettera arrivata da Roma.

A scrivere di una lettera “esplosiva” che chiedeva di “fare qualcosa” contro i parroci austriaci che hanno lanciato l'Appello alla disobbedienza - preso di petto da papa Benedetto XVI nella sua omelia del Giovedi' Santo - e' stato, alla vigilia di Pasqua, il sito cattolico austriaco Kath.net.

Secondo Prüller, la lettera arrivata nelle settimane scorse da Roma non conterrebbe niente di più del resoconto dell'incontro avuto dai vescovi austriaci in Vaticano sulla questione dei parroci 'ribelli' lo scorso gennaio – un incontro di cui Vatican Insider aveva già riferito.