P. Paolo M. Siano, FI non
ne è convinto. Un Vescovo Servo di Dio, che si desidera elevare agli
onori degli altari, oltre a profumare di virtù eroiche l'intera sua
vita, deve offrire pure un magistero irreprensibile, dottrinalmente
sano, in linea con la Tradizione inininterrotta della Chiesa. Cose che
sembra manchino a Mons. Bello. Pur senza negare tanti suoi meriti. Rimandiamo a «Fides Catholica» 2-2012 per lo studio integrale del P. Siano, dal titolo Alcune osservazioni critiche sugli scritti di Mons. Antonio (“Don Tonino”) Bello (1935-1993).
Sul
numero 2/2012 della nostra rivista apologetica “Fides Catholica” è stato
pubblicato un mio studio (68 pagine) sul pensiero e sugli scritti del servo di Dio Mons. Antonio Bello (detto
popolarmente “Don Tonino Bello”), di cui è stata avviata la Causa di
Beatificazione pochi anni fa. Presento ora una sintesi del mio studio molto
critico nel quale, dopo aver passato in rassegna circa 18 libri (ovvero
raccolte di scritti) del Presule pugliese, esprimo la mia personale perplessità
e contrarietà alla sua eventuale beatificazione.
Sono
al corrente della simpatia e dei valori umani con cui da Don Tonino ha
affascinato e affascina tuttora molti sacerdoti e laici cattolici italiani. Eppure
non mi basta fermarmi alla fama “mediatica” e “popolare”; desidero andare “in
profondità” per (far) valutare l’eventuale consistenza di tale presunta fama di
“santità”.
In
effetti la beatificazione di Don Tonino Bello è molto auspicata da vari
ambienti di chiesa italiana, soprattutto da quelli “all’avanguardia” in materia
di teologia, morale e liturgia e sensibilissimi verso problematiche
socio-politico-economiche... Don Tonino Bello, un “santo” nuovo per una Chiesa “nuova” ...
Nel mio studio mi permetto di dire, anche con
toni “forti”, che purtroppo vari scritti, discorsi, omelie e atteggiamenti del
Presule pugliese rivelano una mentalità troppo mondana, troppo concentrata sul politico,
sull’“orizzontale”... una mentalità poco
attenta e poco sensibile al Sacro e al Dogma...
È ovvio che Mons. Bello ha detto anche cose vere, giuste e cattoliche (es.:
l’esistenza di Dio, di Gesù, la
centralità dell’Eucaristia nella vita cristiana, la necessità della preghiera,
il dover essere contemplativi-attivi, riscoprire
il ruolo della Madonna nella nostra vita interiore, ecc...), tuttavia ciò non è sufficiente a “sanare” o a far
“dimenticare” le tesi eterodosse e
strambe da lui enunciate. Un Vescovo dev’essere maestro integro della Fede e della Morale, uomo
di Dio amante del Culto e della preghiera. Solo a tali condizioni potrà essere
autenticamente incisivo nel campo pastorale.
Ora, l’ “orizzonte” culturale, ermeneutico e
spirituale in cui Don Tonino pensa, parla e agisce da Pastore (e in cui egli
colloca le suddette verità della Fede e della spiritualità cristiana) è in
realtà l’orizzonte di una svolta antropologica tale che “svuota” e “svaluta”
dal di dentro tutto ciò che è spirituale e soprannaturale...
p. Paolo M. Siano, FI
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