ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 16 gennaio 2013

I Deliri del Card. Koch e del Card. Kasper…

Card. Koch
Osservatore Romano 15/01/2012
«Sulla dichiarazione Nostra Aetate, la Chiesa Cattolica non torna indietro perché non può mettere in discussione il Concilio: è impensabile. E il Santo Padre non può negare il suo magistero».
Lo afferma il cardinale Kurt Koch, presidente della Commissione vaticana per i rapporti religiosi con l'ebraismo, intervistato dal Servizo Iiformazione Religiosa alla vigilia della Giornata del Dialogo ebraico-cristiano che si celebra in Italia il prossimo 17 gennaio. Il cardinale svizzero risponde in modo esplicito dunque alle «preoccupazioni» che genera il processo di dialogo tra la Santa Sede e i lefebvriani della Fraternità sacerdotale S. Pio X.
«Gli ebrei - dice il cardinale - sono i nostri fratelli maggiori: soprattutto nella visione di Benedetto XVI circa l'unità tra i due Testamenti, siamo legati con gli ebrei inscindibilmente. Questa è la chiara visione anche alla luce della Dichiarazione conciliare 'Nostra Aetate'. Non c'è nessun dubbio nella Chiesa cattolica che questa dichiarazione abbia valore ancora oggi. È soltanto il gruppo dei lefebvriani che non l'accetta, che non accetta il dialogo ecumenico, il rapporto con gli ebrei e la libertà religiosa. Sono invece punti centrali del magistero del Santo Padre e se un gruppo che non accetta un Concilio e non accetta un Magistero, si deve domandare come fa a vedersi cattolico. Questo è il problema fondamentale».
Il cardinale ricorda poi quanto detto da padre Lombardi rispetto anche alle frasi del vescovo Fellay. «Ogni forma di antisemitismo è un atto non cristiano e la Chiesa cattolica deve combattere con tutte le sue forze contro questo fenomeno».
Ed anche il presidente emerito del Pontificio consiglio per l'unità dei cristiani Walter Kasper, sull'Osservaotre Romano, è interventuo sul tema dichiarando che «Un vero ecumenismo senza Israele non è possibile». E la «debole resistenza mostrata dalla Chiesa verso le persecuzioni contro gli ebrei» deriva anche dall'essersi la Chiesa, «per secoli», separata dalle sue radici ebraiche. Lo afferma il cardinale Walter Kasper nella prefazione, pubblicata oggi dal quotidiano della Santa Sede, a un libro curato da Mary Bojs su Gesù e l'ebraismo.
Il cardinale, che è presidente emerito del Pontificio consiglio per l'unità dei cristiani, per descrive le relazioni tra ebraismo e cristianesimo propone la immagine usata dal san Paolo nella Lettera ai Romani, delle radici e dei rami selvatici.
Tradizionalista Cattolico (3)
Tranquilli non mi sono convertito all’ebraismo!
Personalmente non ho nessun pregiudizio contro gli ebrei, però non possiamo neanche andare in giro con i pantaloni abbassati davanti alle intemperie che scuotono la nostra fede e non possiamo liquidare le questioni portate avanti dai lefebvriani con un semplice, “sono loro” visto che i lefebvriani parlano dei problemi della Chiesa Cattolica per il bene della stessa Chiesa.
Il Concilio Vaticano II fu un Concilio Pastorale…stop! Gli insegnamenti del concilio Vaticano II sono in evidente contraddizione logica con gli enunciati del precedente magistero tradizionale, così che è impossibile interpretarli in conformità con gli altri insegnamenti già contenuti nei precedenti documenti del magistero ecclesiastico.
Riporto qui di seguito un estratto di un articolo di don Michel Gleize, professore al Seminario S. Pio X di Ecône:

“La dottrina sulla libertà religiosa, così com’è espressa nel n° 2 della Dichiarazione Dignitatis humanae, contraddice gli insegnamenti di Gregorio XVI nella Mirari vos, e di Pio IX nella Quanta cura, come anche quelli di papa Leone XIII nella Immortali Dei e quelli di Pio XI nella Quas primas.
La dottrina sulla Chiesa, così com’è espressa nel n° 8 della costituzione Lumen gentium, contraddice gli insegnamenti del papa Pio XII nella Mystici corporis e nella Humani generis.
La dottrina sull’ecumenismo, così com’è espressa al n° 8 della Lumen gentium e al n° 3 del decreto Unitatis redintegratio, contraddice gli insegnamenti del papa Pio IX nelle proposizioni 16 e 17 del Syllabus, quelli di Leone XIII nella Satis cognitum e quelli del papa Pio XI nella Mortalium animos.
La dottrina sulla collegialità, così com’è espressa nel n° 22 della costituzione Lumen gentium, compreso il n° 3 della Nota praevia, contraddice gli insegnamenti del Concilio Vaticano I sull’unicità di soggetto del potere supremo nella Chiesa, contenuti nella costituzione Pastor aeternus.”
http://feedproxy.google.com/~r/TradizionalistaCattolico/~3/xB7BIhy_1c4/i-deliri-del-card-koch-e-del-card-kasper.html

Stralcio dal comunicato SIR sulla imminente giornata del Dialogo ebraico-cristiano che, come ogni anno, si terrà il 17 gennaio prossimo. Avrebbe potuto essere una notizia come tante, in fondo di routine, perché l'evento fa parte di una consuetudine ormai pluriennale, se non fosse per le dichiarazioni del cardinal Koch:
[...] Gli ebrei, “i nostri fratelli maggiori”.
« Sono molto grato - dice al Sir il card. card. Kurt Koch, presidente della Commissione vaticana per i rapporti religiosi con l’ebraismo - che le chiese in Italia celebrano la Giornata dell’ebraismo. E sono molto contento anche della scelta della data perché è prima della Settimana della preghiera per l’unità dei cristiani. Questa Giornata quindi mostra la relazione tra la Chiesa e la sinagoga ». « Gli ebrei - dice il cardinale - sono i nostri fratelli maggiori: soprattutto nella visione di Benedetto XVI circa l’unità tra i due Testamenti, siamo legati con gli ebrei inscindibilmente. Questa è la chiara visione anche alla luce della Dichiarazione conciliare ‘Nostra Aetate’ ». Rispetto dunque alle preoccupazioni circa una probabile apertura alla Fraternità sacerdotale S. Pio X, il cardinale è stato molto chiaro: « Non c’è nessun dubbio nella Chiesa cattolica che questa dichiarazione abbia valore ancora oggi. È soltanto il gruppo dei lefebvriani che non l’accetta, che non accetta il dialogo ecumenico, il rapporto con gli ebrei e la libertà religiosa. Sono invece punti centrali del magistero del Santo Padre e se un gruppo che non accetta un Concilio e non accetta un Magistero, si deve domandare come fa a vedersi cattolico. Questo è il problema fondamentale ». Il cardinale ricorda poi quanto detto da padre Lombardi rispetto anche alle frasi del vescovo lefebvriano Fellay. “Ogni forma di antisemitismo è un atto non cristiano e la Chiesa cattolica deve combattere con tutte le sue forze contro questo fenomeno ». Dunque non c’è alcun rischio che si facciano passi all’indietro? « Assolutamente no - risponde il card. Koch - perché la Chiesa non può mettere in discussione il Concilio. Questo è impensabile. E il Santo Padre non può negare il suo magistero ».
Dunque ci risiamo. Assistiamo ancora una volta alla prona piaggeria che arriva al punto di  confondere l'antisemitismo con l'identità cristiana prima che cattolica! Ma la cosa più grave è che, mentre s'ode a destra l'ennesimo squillo di tromba del cardinal Koch, presidente della Commissione vaticana per i rapporti religiosi con l’ebraismo, che bacchetta la Tradizione, a sinistra risponde lo squillo della ennesima esternazione dell'arcivescovo Müller, prefetto della Dottrina della Fede, che così si esprime in una libreria romana, nel corso della presentazione di un suo libro sul pensiero di Benedetto XVI:
(CWN/InfoCatólica) Tuttavia, spiega il prefetto della CDF, alcuni luterani desiderano la restaurazione della piena comunione con Roma, e la Chiesa dovrebbe esser pronta ad accoglierli. L'arcivescovo suggerisce che, nella stessa maniera degli Anglicani, la Chiesa cattolica dovrebbe permettere a questi luterani, nel processo di unione alla Chiesa, che preservino le tradizioni legittime che hanno sviluppato.
Secondo Mons. Müller, nell'opinione di alcuni luterani, Martin Lutero pretendeva soltanto riformare la Chiesa e non causare divisione tra i cristiani. Questi luterani credono che le riforme necessarie furono portate a termine dal Concilio Vaticano II. Il prelato spiega che nella sua terra natale, la Germania, « i protestanti non si oppongono completamente al cattolicesimo, giacché hanno conservato molte tradizioni cattoliche ».
Quest'ultima dichiarazione ha almeno l'attenuante di un contesto una volta ancora rigorosamente mediatico ma non ufficiale e tuttavia praticamente attribuisce al Concilio il compimento delle riforme della Chiesa ritenute necessarie da Lutero! Ecco perché nella Chiesa sembra non possa esserci posto per la Tradizione, oltre a poter ammettere nel suo seno i Luterani con le loro tradizioni per di più legittime. L'arcivescovo ricorda le tradizioni cattoliche che hanno conservato, ma ignora totalmente le verità fondanti della Fede che hanno rinnegato e tuttora rinnegano! 

Non ci sono più parole per esprimere il nostro sconcerto e la nostra estraneità a questa congerie di neo-protestanti nonché giudaizzanti, che stanno sfigurando il volto de La Catholica.

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