ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

domenica 6 gennaio 2013

Quanto vale un corvo acchiappato..al que en Italia llaman "il bello Giorgio"

Georg Gänswein con il Papa
Georg Gänswein con il Papa
Segretario, prefetto e sempre più influente

Don Georg Gänswein viene consacrato arcivescovo e rafforza il suo ruolo a fianco di Benedetto XVI

Fra poche ore, nella messa per la festa dell’Epifania in San Pietro, Benedetto XVI ordinerà vescovo il suo segretario particolare, don Georg Gänswein, nominato nelle scorse settimane nuovo Prefetto della Casa Pontificia al posto del neo-cardinale James Harvey, promosso e allontanato dal palazzo apostolico. Una nomina senza precedenti, quella di don Georg, che al momento assomma l’incarico di Prefetto – cioè di colui che regola le udienze ufficiali del Pontefice, una sorta di gran ciambellano – e di segretario particolare, cioè di uomo-ombra del Papa che vive nel suo stesso appartamento ed è al suo fianco in ogni circostanza.
Gänswein diviene arcivescovo a un anno esatto dall’inizio di vatileaks, e sono in molti a ritenere che l’inedita designazione, oltre che un evidente riconoscimento e un attestato di stima per il lavoro svolto, rappresenti anche una conseguenza dello scandalo che ha sconvolto il Vaticano negli ultimi mesi. Monsignor Gänswein diventa dunque più importante e più potente.

Ha un sito web dedicato tutto a lui, e dal 2005, quando è balzato agli onori della cronaca come segretario particolare del nuovo papa Benedetto XVI i paparazzi non gli hanno dato tregua, facendolo diventare un sex-symbol paragonato a George Clooney. Rimase famoso l’apprezzamento per il «giovanissimo segretario» espresso dalla signora Franca Ciampi, durante la prima visita di Ratzinger al Quirinale. Un fotografo riuscì anche a immortalarlo in calzoncini corti mentre giocava a tennis in un club che sembrava lontano da occhi indiscreti. Quando ha compiuto 50 anni, nell’agosto 2006, venne intervistato da Radio Vaticana parlando di se stesso – anche questo non era mai accaduto con il segretario di un papa regnante – e a proposito dei commenti sulla sua bellezza disse con tono ironico: «Ho fatto finta di non sentire e con il tempo mi ci sono abituato». Rivelò anche di «aver avuto sereno e anche molto naturale con le donne», ammettendo che «naturalmente» nella sua gioventù «c’erano delle ragazze che vedevo volentieri e altre più volentieri». Con il passare degli anni e il venir meno del pettegolezzo mediatico su «Georg il bello», Gänswein si è ritagliato un ruolo sempre più decisivo a fianco del Papa, con un’influenza inversamente proporzionale al suo apparire.

Nato il 30 luglio 1956 in Germania a Reidern am Wald, Waldshut, una piccola città nella regione della Foresta Nera, figlio del gestore di una fucina ereditata da sette generazioni, Gänswein il maggiore di cinque figli, e ha altri due fratelli e due sorelle. Prima di entrare in seminario ha ottenuto la licenza di pilota e per un breve periodo ha fatto anche il postino. Da sempre appassionato per lo sport, ottimo tennista, è stato maestro di sci in un club locale. Ancora oggi, se le condizioni lo permettono, il martedì si prende la giornata libera e con alcuni amici sacerdoti che lavorano in Vaticano si concede qualche sciata al Terminillo portando il pranzo al sacco preparato dalle memores Domini che curano l’appartamento papale e che si occupano anche di lui. È stato ordinato prete nell’arcidiocesi di Friburgo nel 1984 e dopo pochi anni trascorsi in Germania è stato chiamato a Roma. Nel 1996 entra a far parte della Congregazione per la dottrina della fede, oltre che insegnare Diritto canonico alla Pontificia Università della Santa Croce. Nell’ex Sant’Uffizio dove, prima di diventare segretario del cardinale, si occupava dell’«esame delle dottrine», don Georg aveva fama di sacerdote impeccabile e severo nelle questioni di fede. Nel 2003 Joseph Ratzinger lo sceglie come segretario particolare e due anni dopo gli resta accanto quando il settantottenne porporato bavarese viene eletto successore di Giovanni Paolo II, diventando da quel momento, l’ombra del Papa nonché l’indispensabile interlocutore per quanti vogliono arrivare a Benedetto XVI.

Negli ultimi anni, monsignor Gänswein ha curato testi dedicati al pontificato ratizngeriano e ha scritto prefazioni per volumi sul Papa ma anche per libri di fiabe che vedono Benedetto XVI tra i protagonisti. Ha ricevuto una laurea honoris causa in «Sistemi di comunicazione nelle relazioni internazionali», all’università degli stranieri di Perugia, nella quale è pro-rettore Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio, e in quella occasione si è augurato uno «statuto speciale» per la città di Roma a motivo della sua peculiarità di sede del Pontefice.

Il ricrearsi nel palazzo apostolico della «squadra» che stava alla Congregazione per la dottrina della fede, quando Ratzinger aveva come vice l’arcivescovo Tarcisio Bertone, non è stata com’è noto esente da difficoltà. A motivo del malessere per il funzionamento della curia romana. Gänswein e Bertone hanno sempre collaborato piuttosto bene, anche se un anno fa, poco prima che scoppiasse il caso vatileaks il segretario particolare del Papa non escludeva la possibilità di un cambio ai vertici della Segreteria di Stato. All’interno dei sacri palazzi tra i suoi amici ci sono il sottosegretario ai rapporti con gli Stati, monsignor Ettore Balestrero, mentre è sempre molto saldo il rapporto con il generale Domenico Giani, il capo della Gendarmeria vaticana, che lo fa seguire e proteggere dai suoi uomini.

Attento a certo mondo tradizionalista, a suo agio anche negli ambienti della nobiltà papalina – è nota la sua amicizia con Alessandra Borghese, principessa, scrittrice, vaticanista e imprenditrice – Don Georg ha coltivato, com’è naturale, molti rapporti anche nell’ambito politico. A colloquio con lui sono saliti, nella massima discrezione diversi leader politici. E nell’ultimo anno, con l’avvento in Italia del governo «tecnico» di Mario Monti, l’influenza di Gänswein si è ulteriormente rafforzata, grazie al rapporto di stima che lega il segretario del Papa a Federico Toniato, il vice segretario di Palazzo Chigi divenuto l’«eminenza grigia» di Monti nei rapporti con Oltretevere, ora impegnato nella creazione della nuova impresa politica del professore. La conoscenza tra i due risale a prima dell’elezione di Ratzinger, quando il cardinale pubblicò un libro con l’allora presidente del Senato Marcello Pera e Toniato era incaricato di far rivedere le bozze al futuro Papa. Oltre alla ben nota stima personale per Monti di Benedetto XVI – uno dei papi meno «politici» dell’ultimo secolo – non è escluso che l’ottimo rapporto tra Toniato e Gänswein abbia avuto un ruolo nel cosiddetto «endorsement» vaticano in favore del premier italiano.

La vicenda dei vatileaks, il furto e la diffusione delle carte sottratte dalla scrivania della segreteria papale, è stata un duro colpo per don Georg, che per anni ha lavorato fianco a fianco con l’aiutante di camera Paolo Gabriele, reo confesso, condannato per la fuga di documenti e ora graziato. Le indagini hanno messo in luce i rapporti stretti di Gabriele con la professoressa Ingrid Stampa, peraltro non coinvolta nel processo, e hanno acceso i riflettori anche sull’ex segretario di Ratzinger, il vescovo Josef Clemens, i cui rapporti con Gänswein sono sempre stati notoriamente pessimi. Alla fine don Georg, nonostante le difficoltà e anche gli avversari interni nei sacri palazzi, ha avuto la meglio. E il gesto del Papa di nominarlo Prefetto della Casa Pontificia attesta la stima e la considerazione che Ratzinger continua ad avere di lui.


Qualche settimana fa, ricevendo l’importante e ambito premio «Testimoni di santità» consegnatogli da un’associazione di Battipaglia, monsignor Gänswein aveva spiegato come intende il suo ruolo: «Personalmente ho visto il mio ruolo o servizio al Papa come quello di un vetro. Più pulito è più raggiunge il suo scopo… Debbo lasciare entrare il sole, e il vetro meno appare meglio è, se non si vede proprio vuol dire che svolge bene il suo lavoro».
Andrea TornielliCittà del Vaticano
http://vaticaninsider.lastampa.it/vaticano/dettaglio-articolo/articolo/georg-gaenswein-papa-pope-el-papa-21111/

Tras los cuervos y las filtraciones, llega el día de gloria para el secretario del Papa

Georg Gaenswein, el secretario del Papa. | Foto: Afp Georg Gaenswein, el secretario del Papa. | Foto: Afp
  • Mañana, día de gloria para 'il bello Giorgio'
  • Hombre fuerte del pontificado, será el personaje clave en la era post-Ratzinger
Llevaba meses en el ojo del huracán vaticano. Sus enemigos curiales acusaban a Georg Gaenswein, el secretario personal del Papa (al que en Italia llaman "il bello Giorgio"), de no haber sido lo suficientemente diligente para evitar primero y desactivar después el Vatileaks y el caso de Paolo Gabriele, el mayordomo infiel. Pedían su cabeza, pero sale reforzado: no sólo sigue de secretario personal de Benedicto XVI, sino que, además, se convierte en el Prefecto de la Casa Pontificia y, este domingo, será consagrado arzobispo por el propio Papa. Un honor reservado a los elegidos. Tras el calvario de los cuervos y de las filtraciones, llega el día de gloria para el discreto y elegante curial alemán.
El Papa le impondrá la mitra y le dará un abrazo en público. Para refrendar, ante los ojos de la Curia vaticana, que Gaenswein es su hombre de máxima confianza. Con ese gesto, a sus 56 años, se convierte, por la fuerza de los hechos, en la persona de mayor influencia del restringido círculo del Papa Ratzinger.
Benedicto XVI suele premiar a la gente que le sirve con dedicación y entrega absolutas y distinguir a los que le quieren. Porque el Papa, como cualquier otro anciano, necesita cariño, mimos y cuidados. Y monseñor Gaenswein lleva desde el 2003 al lado del Papa, en el escaso y estrecho círculo de sus más íntimos colaboradores.
Y lo premia de una manera inédita y con una fórmula sorprendente en las casi siempre invariables estrategias eclesiásticas. En vez de la clásica fórmula del "promoveatur ut amoveatur", el Papa utiliza la del "promoveatur" sin "amoveatur". Es decir, se le promueve no para quitarlo de en medio, sino para promocionarlo. Y por partida doble. Sin dejar de ser secretario personal del Papa, pasa a ser el Prefecto de la Casa Pontificia. Es decir, todos los grandes temas papales pasarán por sus manos.
Monseñor Gaenswein no sólo es el guardián de las llaves, el confidente y el que susurra a los oídos del Papa, sino también el que, a partir de ahora, va a cuidar todo lo relacionado con la vida de Su Santidad. Desde la privada a la pública. Desde los viajes a las audiencias. Es el puente obligado para llegar a Su Santidad.

El pararrayos de Dios

Todo el que quiera acceder al Papa (desde simples fieles a los grandes de la tierra) tendrán que pasar primero por el "filtro" del fiel Gaenswein, el pararrayos de Dios, el gestor de la agenda privada y pública del Papa. Con esta promoción sin parangón (el secretario del Papa anterior, Don Estanislao, fue secretario plenipotenciario, pero sólo prefecto adjunto de la Casa Pontificia), Gaenswein queda blindado de las asechanzas y las consecuencias del Vatileaks.
Con esta decisión, el propio Papa inaugura también oficialmente el "reinado de los Secretarios". Y es que, en la etapa final de todos los pontificados, los secretarios (tanto el personal del papa como el Secretario de Estado) cobran mayor relieve, importancia y protagonismo. Son los encargados de apuntalar al timonel de la barca de Pedro, cuando a éste le van fallando las fuerzas. Pero, a veces, son también los que intrigan y manipulan (o lo intentan) la sucesión.

Guardián de la memoria papal

Gaenswein no parece, de entrada, uno de esos monsiñorinos italianos dedicados a las intrigas palaciegas por oficio, por instinto y por deber. Pero el hecho es que se coloca en la rampa de lanzamiento para desempeñar un papel clave en la transición y en la era post-Ratzinger.
Primero como el más fiel guardián de su memoria y, después, como el designado para mayores metas. El cardenalato, por supuesto. Y, con seguridad, una influencia decisiva en las congregaciones previas al cónclave.
Hay quien dice ya, en Roma, que, después de la ceremonia del este domingo, Gaenswein podría entrar a formar parte de la reducida rosa de los papables. Tiene todo lo necesario. Porque el próximo prelado alemán no sólo es alto, esbelto y guapo (que también, por eso en Roma lo comparan con un 'George Clooney' a la divina y llegó a ser la musa inspiradora de una colección de Donatella Versace), sino un eclesiástico con un enorme bagaje personal y un recorrido brillante en el escalafón clerical.
Nacido en la pequeña ciudad alemana de Ühlingen-Birkendorf, fue un buen deportista, además de profesor de esquí o aviador. Pero Dios se cruzó en su camino y, en 1984, se ordenó sacerdote. Su primer destino fue de coadjutor en una parroquia de la Selva Negra.
Pero su destino no era el de cura de pueblo. En 1993 se doctora en Derecho Canónico en Múnich y, poco después, se traslada al Vaticano. Primero como minutante de la Congregación para el Culto divino y la Disciplina de los Sacramentos. Y de ahí, al año siguiente, pasa a la más importante de las congregaciones: la de Doctrina de la Fe, que dirige ya el todopoderoso cardenal Joseph Ratzinger, apodado entonces el "martillo de herejes".
Allí es donde le conoce el actual Papa y, en 2003, le nombra su secretario personal. Dos años después, Joseph Ratzinger era elegido Papa y se traslada al Palacio Pontificio con su secretario personal. Un ayudante siempre atento y solícito, que se convierte en su sombra, en el hombre que susurra a los oídos de Benedicto XVI y, por ende, en uno de los personajes eclesiásticos con más poder y gloria.

http://www.elmundo.es/elmundo/2013/01/05/internacional/1357407739.html

La Chiesa dopo Vatileaks: più potere a padre Georg

Il fedelissimo del Papa (e alleato di Bertone) diventa arcivescovo e prefetto della Casa pontificia. E resta al comando della segreteria di Benedetto XVI

Nei suoi pensieri, probabilmente, anche la riconoscenza per Benedetto XVI che dopo il caso Vatileaks - il furto di documenti riservati dall'appartamento nel Papa da parte dell'allora maggiordomo Paolo Gabriele - ha voluto tenere distante dalle sue stanze diverse persone ma non lui, il fedele segretario particolare Georg Gänswein. La preghiera a Dio, in questo tempo di «clausura», è anche richiesta di aiuto per il nuovo delicato compito che il Papa ha voluto affidargli, un caso di predilezione unico che non ha precedenti nei recenti papati: arcivescovo - l'ordinazione ha luogo oggi in Vaticano - e nuovo prefetto della Casa pontificia, mantenendo contestualmente la direzione della segreteria particolare dello stesso Benedetto XVI, un incarico a cui non arrivò nemmeno Stanislaw Dziwisz, il potente segretario di Karol Wojtyla, nominato soltanto prefetto aggiunto in aiuto di James Harvey.
In queste ore sono in tanti a tessere le lodi di Gänswein. Fra questi anche il quotidiano Die Welt che durante Vatileaks aveva alzato il tiro sull'entourage tedesco intorno a Benedetto XVI. «Il servo più potente», titola il quotidiano che aveva accusato di complicità in Vatileaks l'ex governante di Ratzinger, Ingrid Stampa, e il precedente segretario Josef Clemens. Per Die Welt il nuovo incarico di Gänswein non è soltanto l'ennesima conferma del buon operato di padre Georg in questi anni, ma è anche un segnale circa il potere che egli assume all'interno del Vaticano. Un potere che a onor del vero nasce da prima di Vatileaks. Nei mesi precedenti lo scoppio dello scandalo, infatti, Gänswein ha fatto quadrato con il segretario di Stato vaticano Tarcisio Bertone. Ha speso parole in difesa del cardinale salesiano, contro i detrattori esterni, ha fatto insomma asse con l'«altra segreteria» la quale, se è vero che gestisce i rapporti internazionali della Santa Sede, è altrettanto vero che per volere di Papa Montini è e resta una segreteria «personale» e cioè di supporto all'attività del Pontefice. I due, Gänswein e Bertone, si sono aiutati a uscire dalle secche di Vatileaks e oggi navigano più forti verso l'anniversario degli otto anni di pontificato di Ratzinger (19 aprile).
Ma quella di Gänswein è anche una vittoria contro i media che molto superficialmente all'inizio del pontificato si erano soffermati sul suo aspetto fisico arrivando a descriverlo come una sorta di padre Ralph De Bricassart, il giovane prete ambizioso protagonista di «Uccelli di rovo». La verità era ed è un'altra. Don Georg ha dimostrato d'essere un fedele servitore del Papa, con un curriculum importante: laureato in diritto canonico alla Katholisch-Theologische Fakultat della Ludwig-Maximilians-Universitat di Monaco, dopo essere stato giudice del tribunale diocesano e collaboratore personale dell'arcivescovo di Freiburg im Breisgau. Nel 1995 l'arrivo in Vaticano alla Congregazione per il culto divino. Poi il trasferimento alla Dottrina della fede, dove diviene segretario personale dell'allora prefetto Ratzinger.
La fedeltà al Papa di Gänswein ha un'eco anche nello stemma episcopale da lui scelto. Per metà è una riproduzione esatta dello stemma di Benedetto XVI con la conchiglia di sant'Agostino, l'orso di san Corbiniano e il moro incoronato dello stemma dei vescovi di Frisinga, che per Ratzinger è espressione dell'universalità della Chiesa. Sulla destra c'è il drago in campo azzurro con la stella. Scrive il sito korazym: «Il campo azzurro con la stella di Betlemme è un chiaro riferimento mariano. Il drago è usato in araldica per rappresentare la fedeltà, la vigilanza e il valore militare. Il drago sputa fuoco verso la «casa» del Papa, ma viene trafitto da una lancia che proviene dalla stella di Betlemme». Il motto è «Testimonium perhibere veritati», «Rendere testimonianza alla verità». Tutto, insomma, lascia intendere che Gänswein voglia dare al suo ministero episcopale l'impronta di Benedetto XVI e l'idea «di un collaboratore fedele, leale e vigile».
La Chiesa dopo Vatileaks: più potere a padre Georg Il fedelissimo del Papa (e alleato di Bertone)

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