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venerdì 22 febbraio 2013

Dietro le quinte dell'elezione.


Benedetto XVI, la stretta sulle regole del conclave

Favorire un papa italiano, evitando conventicole tra stranieri. Dietro le quinte dell'elezione. Vatileaks, segreto in bilico.

di Marco Mostallino
I cardinali riuniti saranno questa volta sottoposti a una sorveglianza assai più stretta che in passato già da prima del conclave, con un divieto assoluto di consultazioni non ufficiali. Verranno immediatamente confinati tutti nella residenza di Santa Marta sin dal primo marzo, invece che fatti alloggiare in conventi e collegi sparsi per Roma, come avvenuto in passato nei giorni tra l’arrivo nella Capitale e l'annuncio dell'extra omnes - il fuori tutti - che precede la chiusura delle porte della Cappella Sistina.

PRESSING PER UN PAPA ITALIANO.Questa decisione di riunire tutti i porporati da subito tra le stesse mura sembra nascere dalla scelta precisa, politica e di sicurezza, della Curia romana che cerca di arrivare all’elezione di un italiano al Soglio pontificio dopo due papi stranieri.
Intanto cresce l'attesa per la pubblicazione del motu proprio con il quale Ratzinger dovrebbe modificare alcune delle regole del conclave, fissate dalla costituzione apostolica Universi dominici gregis, adottata nel 1996 da Giovanni Paolo II.
L'ARMONIZZAZIONE DEI DOCUMENTI. I contenuti del documento che Benedetto XVI si accinge a varare prima del 28 febbraio sono ancora top secret. Secondo il portavoce della sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi, non è detto che il motu proprio riguardi l’anticipo del conclave (sul punto è ancora battaglia tra i cardinali), ma si sarebbe reso necessario per «la piena armonizzazione» delle norme introdotte da Giovanni Paolo II «con un altro documento, l'Ordo Rituum Conclavis».
L'UNICUM DELLA RINUNCIA. Le novità non dovrebbero riguardare maggioranze qualificate o sistema di votazione, ma sarebbero invece legate, ha spiegato a Radio Rai l’arcivescovo Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio consiglio per le comunicazioni sociali, alla «necessità di adattare la fine di un pontificato a una rinuncia e non alla morte di un papa». Un'ipotesi mai presa in considerazione negli ultimi 600 anni.

Cimici e accorgimenti per evitare la fuga di notizie

Dietro all'accelerata sui tempi si nascondono però altri motivi. La storia degli ultimi conclavi insegna infatti che più l’elezione è rapida, più è facile convergere su un pontefice gradito ai curiali, preoccupati ora dalle possibile alleanza tra i cardinali «residenziali», cioè i vescovi di alcune delle principali città di tutti i continenti, per giungere alla designazione di un papa non italiano.
SCOLA FAVORITO. Ipotesi che sbarrerebbe la strada all’ascesa di Angelo Scola il quale, pur essendo anch’egli residenziale (è arcivescovo di Milano), è di fatto il candidato del cosiddetto partito romano.
Così si spiegherebbero sia l'anticipo dell'elezione sia il confino immediato a Santa Marta così da non dare modo agli stranieri di tenere riunioni e conciliaboli all’insaputa di Tarcisio Bertone, Giacomo Sandri e dei loro alleati, compresi Camillo Ruini e Angelo Sodano, non più elettori per limite di età ma ancora potenti e influenti.
Immediata è stata la reazione dell’arcivescovo di New York, Thimoty Dolan, il quale ha dichiarato alle agenzie che non c’è fretta di avviare il conclave perché «serve tempo per riflettere».
L'IMPOSIZIONE DEL 'CONFINO'. Così è stato imposto il 'confino' di Santa Marta, in rigida applicazione della Universi dominicis gregis, laddove - capitolo VI, paragrafo 78 - Wojtyla è chiarissimo: «Proibisco a chiunque anche se insignito della dignità del cardinalato, di contrattare, mentre il pontefice è in vita e senza averlo consultato, circa l’elezione del suo successore, o promettere voti, o prendere decisioni a questo riguardo in conventicole private».
CONTRO LE «CONVENTICOLE PRIVATE». Proprio per evitare queste riunioni preelettorali, indicate con disprezzo come «conventicole private», la residenza di Santa Marta, la Sistina e ogni stanza, corridoio e servizio igienico a disposizione dei porporati sono in corso di «bonifica» da parte della gendarmeria vaticana, ansiosa tra l’altro di riscattarsi dopo i flop e le fughe di notizie che hanno portato ai casi del Corvo e di Vatileaks, dove la funzione di controspionaggio del corpo di polizia del papa non ha funzionato.
TWITTER E WEB VIETATI. Sofisticati apparecchi elettronici sono in corso di installazione, anche per evitare che, tramite telefonini, tablet e computer i cardinali possano comunicare all’esterno quanto accade nelle segrete stanze.
Una preoccupazione che cresce se si considera che 10 dei porporati chiamati al voto sono dotati di profilo Twitter. Sarebbe grave e imbarazzante se il tanto atteso Habemus Papam fosse affidato a un cinguettio che anticipa la fumata bianca.
Giovedì, 21 Febbraio 2013

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