ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 2 febbraio 2013

Gli slam della Gospa..

Sfida all'Italia da Medjugorje

La fede tra set e servizi

Marin Cilic e Ivan Dodig, impegnati con la Croazia contro gli azzurri in coppa Davis, sono nati nella località dove la Madonna è apparsa ("anche se ce lo chiedete soprattutto in Italia"). La maggioranza preferisce non mischiare politica e religione con lo sport, ma altri atleti non fanno mistero della loro fede: dalle sorelle Williams (Testimoni di Geova) a Djokovic, che sostiene il recupero dei siti sacri
di PAOLO ROSSI

TORINO - Due croati di Medjugorje contro l'Italia. Nessuna blasfemia, per carità. Parliamo semplicemente di tennis. Coppa Davis, da oggi pomeriggio a Torino. Marin Cilic e Ivan Dodig sono entrambi nati a Medjugorje, e portano nel mondo tennistico la lieta novella del paesino dove la Madonna è apparsa. "Anche se siete soprattutto voi in Italia a chiedermelo, nel mondo c'è più disinteresse" precisa Cilic. Bisogna capirlo. Il tennis non è proprio uno sport di credenti.
Anzi, la fede è nei tennisti. Lo ricordate lo scrittore, David Foster Wallace? E il suo libro, Roger Federer come esperienza religiosa? Perfino il grande Roger, a domanda diretta, rispose che tutte quelle domande che Wallace gli poneva gli suonavano strane, e mai pensava che il risultato avrebbe potuto essere quello...

Ad ogni modo, i tennisti di fede ci sono. Anche di diversa religione. Qualche anno fa un giovanotto promettente fu rapato a zero, vestito con una tunica bianca e issato su un elefante per sfilare a Bangkok fino alle porte del tempio buddista di Thung Sethi. Cerimonia di ordinazione, poi il novizio rimase qualche giorno a meditare fra incensi e sistri. Consuetudine per i maschi thailandesi entro i 25 anni, ma le cose cambiano se il novizio si chiama Paradorn Srichaphan, tennista promettente. Pardon, "Maha Viro" che significa forte e coraggioso. E le sorellone Williams? Venus e Serena seguono il credo dei Testimoni di Geova, tanto per sapere. 

Il discorso è ampio, e c'è chi non vuole che sport-religione-politica si mischino. Il doppista pachistano, Qureshi, musulmano, giocò anni fa insieme all'israeliano Amir Hadad nonostante il parere contrario della sua federazione, e rispose duro: "Non è giusto che politica e religione interferiscano con lo sport". Poi ha giocato anche l'indiano Bopanna, ma qui c'entra solo la politica, ed è un'altra storia.

Per tornare ad Italia-Croazia, e alla religione, un altro croato non s'è vergognato di dire che Cristo gli aveva cambiato la vita: Mario Ancic. Alle prese con la mononucleosi, dopo la guarigione ha testualmente detto: "Credo che Dio abbia usato la mononucleosi per parlarmi, chiedendomi di seguirlo. Così ho vinto la mia partita spirituale". Non solo croati. Anche i serbi, credono. Mister Djoker, cioè il numero uno del mondo Djokovic, non fa solo le imitazioni. In privato crede e aiuta. Sostiene il recupero dei siti sacri. E il 7 gennaio scorso, giorno del Natale ortodosso, a Melbourne s'è messo alla ricerca di una chiesa che lo celebrasse (San Sava).

Speriamo che oggi il match sia solo sportivo (per l'Italia, ovvio), che Cilic e Dodig non abbiano in aiuto una qualche altra ispirazione. Altrimenti Seppi e Lorenzi (già, Fognini s'è alzato ancora con la febbre, oggi non gioca) potrebbero farsi aiutare in extremis da Mara Santangelo, ex vincitrice di uno Slam di doppio e di una Fed Cup. Anche lei è stata a Medjugorje. E' nata il 28 giugno dell'81, lo stesso anno della prima apparizione della Madonna di Medjugorje. Ci è andata in pellegrinaggio, ricevette un segnale, vide una luce. Lei saprebbe dire le parole giuste.

Lorenzi sfinisce Cilic
ma il punto lo fa Seppi

Andreas Seppi è il tennista italiano più solido degli ultimi vent'anni. Come Gaudenzi, direi, che ha smesso di giocare nel 2003. Questo il verdetto della prima giornata di Davis che si gioca a Torino. Il sudtirolese ha regolato il croato Ivan Dodig in quattro set grazie al servizio efficacissimo, all'accelerazione tra le migliori dei top 20, alla sicurezza psicologica anche nelle fasi più convulse del match. Che è stato tutt'altro che una passeggiata. Se il primo set è scivolato via senza problemi, il secondo ha visto Andreas rincorrere il croato dopo aver subìto un break. Poi, sul 6 pari Dodig - coriaceo lottatore - ha trovato un momento di grazia ed è passato. Il terzo set l'azzurro l'ha risolto con un break perfetto sul 5-4, a furia di dritti e rovesci incrociati. Il quarto, equilibratissimo, sembrava essersi risolto con il break all'ottavo game. Macché, ci sono voluti un controbreak e un altro break per chiudere la partita. E' finita 6-2 6-7 6-4 6-4 in tre ore. 

Come sperato da Corrado Barazzutti, Italia e Croazia sono in parità alla fine della prima giornata. Il confronto tra le coppie di domani diventa decisivo, con gli azzurri che ancora non sanno se a giocare saranno Simone Bolelli e Fabio Fognini (oggi steso dall'influenza), reduci dalla semifinale a Melbourne, oppure Bolelli con Paolo Lorenzi. 

La giornata torinese era cominciata sotto il segno della scacchiera biancorossa nonostante proprio Lorenzi, messo in campo nel match di esordio al posto di Fognini, avesse confermato contro il croato Marin Cilic d'essere un combattente capace di variare ritmo e strategia. Per fare un esempio: avanti per due set a uno (1-6 7-6 6-4), sotto 0-40 al sesto game del terzo set, aveva saputo rischiare, servire di potenza e toccare di fino sotto rete per conquistare il 3 pari. Ma dall'altra parte del campo c'era il numero 13 al mondo, uno che nel 2010 a 21 anni aveva già assaporato il piacere di stare tra i top ten. Nel suo momento di gioco migliore, Cilic si ripeteva e stavolta non si faceva rimontare: otteneva il break che gli consentiva di prendersi il set (3-6) e di andare al quinto. A quel punto Lorenzi, 31 anni, s'era reso conto d'essere arrivato al capolinea e concedeva subito un doppio break al croato. Inevitabile il 2-6 finale. Di certo Paolo non è di quelli cui tremano le gambe. E nemmeno gli viene il braccino. Ma più di quanto ha dato non gli si poteva chiedere. Se l'obiettivo era sfiancare Cilic, in 3 ore e 40 minuti di lotta dura c'è sicuramente riuscito. Domani e domenica rivedremo in campo sia Cilic sia Dodig, attesi dal doppio e dai secondi singolari. La stanchezza potrebbe diventare il fattore determinante.

Marin Cilic, 24 anni, è nato a Medjugorje, 2500 abitanti, luogo di apparizioni mariane e di conversioni inattese, come quelle di Paolo Brosio (vera) e di Sara Tommasi (più che sospetta). Anche Ivan Dodig, 28 anni, è nato a Medjugorje, che peraltro non è nemmeno in Crozia bensì in Bosnia-Erzegovina: tant'è, alla faccia dei confini Marin e Ivan sono i più forti giocatori croati di oggi, quelli che si stanno caricando dell'eredità di Ivan Ljubicic, come loro nato in Bosnia-Erzegovina; Ivo Karlovic, 208 centimetri di potenza riversata in un servizio record da 251 chilometri l'ora; Mario Ancic, tanto talentuoso quanto sfortunato. Se poi si va qualche anno addietro, bisogna considerare soprattutto Goran Ivanisevic, l'unico uomo a vincere a Wimbledon dopo essere entrato in tabellone grazie a una wild card. Anche Goran e Mario sono della stessa città, Spalato, che però ha 180mila abitanti. Forse nascere in certi luoghi piuttosto che altri aiuta chi vuole diventare tennisti top level (Ivanisevic fu numero 2 del ranking ATP, Ljubicic 3, Ancic 7, Cilic è 13 ma tre anni fa era 9, Karlovic salì fino al posto 14, Dodig è stato 32 anche se ora è 59), ma nei paesini delle dimensioni di Medjugorje per farcela serve la Madonna.

In fatto di santi e ancora più su, l'ATP 61 Paolo Lorenzi si difende bene: è nato a Roma, sede papale, ed è cresciuto a Siena, città di Caterina, patrona d'Italia. Difetta di madonne, invece, Andreas Seppi, ATP 18, bolzanino, 29 anni tra tre settimane, che però ha due angeli custodi di primissima qualità, il coach Massimo Sartori e il preparatore atletico Dalibor Sirola, arterfici della sua maturazione negli ultimi due anni. Sirola è un istriano di Rijeka, che noi continuiamo giustamente a chiamare Fiume, ed è stato per molti anni l'ombra del più italiano dei recenti grandi del tennis, Ivan Ljubicic, ora bravissimo commentatore per SkySport. Insomma, a Torino c'è un tranquillizzante melting pot, come dicono gli americani: croati che sono bosniaci, un italiano di Bolzano di madrelingua tedesca, un istriano che segue da vicino prima un croato e poi un italiano. E' il mondo multietnico, bellezza. 
Mail c.giua@kataweb.it
Twitter@claudiogiua

http://www.repubblica.it/rubriche/replay/2013/02/01/news/italia_croazia_prima_giornata-51749206/


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