ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 6 marzo 2013

Cosa si fa pur di vendere..

"L'addio di Ratzinger è nel messaggio di Fatima"
Benedetto XVI
BENEDETTO XVI

Il 7 marzo esce il suo nuovo saggio: "Il libro segreto di Papa Ratzinger.L'uomo che ha rinunciato al papato"(Newton Compton)

GIACOMO GALEAZZICITTÀ DEL VATICANO
"La verità della rinuncia di Ratzinger va cercata nel messaggio di Fatima", spiega a Vatican Insider Simone Venturini biblista e docente alla Pontificia Università della Santa Croce.

  
Professore, perché secondo lei perché Ratzinger ha lasciato?
"Nel libro cerco di spiegare in profondità il gesto di Benedetto XVI. Certamente, analizzo i fatti di questi ultimi anni, ma conduco pian piano il lettore a cogliere la visione alta e profetica che il Papa ha della storia della Chiesa, i cui destini sono in mano a Dio e non all'uomo. Il motivo concreto, comunque, potrebbe essere che il Papa avvertiva di non avere più quella energia fisica che gli avrebbe permesso di affrontare con l'adeguata forza gli impegni straordinari che gli si ponevano innanzi.  

Cosa c'è dietro la rinuncia di Benedetto XVI?
"Non credo sia possibile, in questo momento, nascondersi dietro un dito. Ritengo infatti che l'ultimo anno sia stato tremendamente pesante per il Papa. Soprattutto la graduale scoperta di avere intorno a sé un ambiente ostile, non certamente una famiglia come sperava. Una struttura che non corrispondeva alla sua idea di Chiesa al servizio di Dio e degli uomini, accorgendosi nel contempo di non avere più l'energia per attuare quelle necessarie riforme che ne avrebbero modificato la fisionomia".
  
E' questa la verità?
"Ritengo che sia una lettura parziale e riduttiva dire che il Papa sia fuggito davanti ai lupi, perché il suo è stato un gesto libero e preso con pieno senso di responsabilità davanti a Dio e alla storia". Il gesto di Benedetto XVI non è paragonabile né a quello di Celestino V, né a quello di Gregorio XII. Non solo per i tempi diversi, ma anche e soprattutto perché - ripeto - la scelta del Papa è stata libera e dovuta dalla percezione che aveva di sé di fronte al momento storico che stiamo vivendo. Da qui scaturisce la "normalità" di cui è ammantata la scelta di Benedetto, la sua serenità e calma; il Papa, mai come prima, ha detto chiaro e tondo al mondo e alla chiesa, soprattutto, che non siamo noi i padroni di tutto, ma è Dio. Non si tratta, perciò, di una "svolta laica" del papato, bensì di una vera e propria "svolta teologica"!
  
Perchè lei dice che anche Benedetto XVI è misteriosamente inserito nel messaggio di Fatima?
"Perché il linguaggio del Terzo segreto di Fatima è simbolico e perché fu lo stesso Benedetto XVI a dire che il messaggio del Terzo segreto è ancora assai attuale. Nel mio libro, analizzando i simboli presenti nel testo del segreto, sostengo che il "Vescovo vestito di bianco" rappresenti la vicenda di Giovanni Paolo I, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI e probabilmente anche del suo successore. Nessuno dei tre è stato ucciso, ma tutti e tre sono stati ferocemente attaccati dalla cultura relativista e materialista che a partire da Paolo VI si è sempre più imposta nel mondo, soprattutto in Occidente. Questi attacchi, però, segneranno la graduale e sofferta purificazione della Chiesa che la porterà ad essere quella resta luminosa e splendente di cui parla l'Apocalisse (capitolo 22)".
  
Quanto hanno inciso gli scandali Vatileaks e Ior sulla decisione clamorosa di Benedetto XVI?
"Probabilmente hanno ferito profondamente la sensibilità umana del Papa e, perciò, hanno indubbiamente giocato un loro ruolo nella decisione del Papa. Tuttavia, proprio nell'ultimo angelus - il 24 febbraio - Benedetto disse che "stava rispondendo ad una chiamata di Dio" che ci riporta al piano provvidenziale di Dio per la Chiesa di oggi, all'interno del quale il Papa si sente profondamente inserito. Certamente, il successore di Benedetto XVI eredita una situazione molto difficile e complessa, ma certamente saprà porsi al di sopra di "scandali e lotte interne" per ridare alla Chiesa quel volto di speranza e di amore di cui l'Italia e il mondo di oggi hanno tanto bisogno".



COLPACCIO DI ALFONSINA LA PAZZA! - SU “CHI” LA PRIMA FOTO DEL PAPA BIANCO A CASTELGANDOLFO - NASCOSTO AL MONDO MA NON TROPPO, RATZINGER SE LA GODE DA DIO - SCARPE MARRONI, GIACCA A VENTO, BERRETTO DA BASEBALL, UNA MANO TIENE IN TASCA IL ROSARIO E L’ALTRA REGGE IL BASTONE -ACCOMPAGNATO DA DON GEORG TRA ALBERI, SIEPI - L’AVEVA DETTO: “CHI ASSUME IL MINISTERO PETRINO NON HA PIÙ ALCUNA PRIVACY…”


Stefano Filippi per IlGiornale.it
ratzinger chiRATZINGER CHI
«Nascosto al mondo», ma non ai fotografi. Ecco, al quinto giorno da Papa emerito, la prima immagine di Joseph Ratzinger. La pubblica in esclusiva mondiale il settimanale della Mondadori Chi, in edicola oggi. È un documento storico, a suo modo. Che ci restituisce esattamente il Ratzinger che ci aspettavamo. Un uomo dimesso, curvo, che prega nei giardini del Palazzo apostolico di Castel Gandolfo accompagnato dal segretario personale, don Georg Gänswein, che procede al suo fianco.
papagandolfoPAPAGANDOLFO
L'obiettivo li inquadra mentre camminano su una stradina nel verde, tra alberi, siepi e un ritaglio di prato. Possiamo immaginare che stiano recitando il rosario: era abitudine di Benedetto XVI passeggiare nei giardini vaticani con la corona delle Avemarie. Alle loro spalle, nascosta quasi completamente da un tronco, s'intravede appena una terza figura vestita di scuro, forse una delle quattro «memores Domini» che hanno accettato di seguire Ratzinger anche in questa «ultima tappa del mio pellegrinaggio su questa terra», come egli ha detto congedandosi.
PAPACASTEL GANDOLFOPAPACASTEL GANDOLFO
Il Papa ha freddo. Indossa la talare, una giacca a vento, una sciarpa e un berretto con la visiera, tutto bianco. Con la mano destra si appoggia al bastone nero che impugnava al momento di abbandonare il Vaticano, mentre la sinistra è infilata nella tasca del piumino e probabilmente sgrana la corona del rosario. Ai piedi Ratzinger porta le famose scarpe marroni, non quelle rosse da Pontefice, che per giorni hanno fatto discutere i cultori dell'abbigliamento post-pontificio.
Le calzature sono l'unico segno esteriore del cambiamento avvenuto. Benedetto XVI ha rinunciato all'«esercizio attivo del ministero», alla «potestà dell'officio per il governo della Chiesa» come ha detto nell'udienza di mercoledì scorso, ma rimane un uomo «impegnato sempre e per sempre dal Signore». E aveva aggiunto: «Chi assume il ministero petrino non ha più alcuna privacy». Lo scatto di Chi conferma anche questa verità.

«Sono un pellegrino», erano state le sue parole dalla loggia di Castel Gandolfo. Vecchio e stanco, il pellegrino Ratzinger cammina e prega immerso nel verde, in silenzio. Al lato del sentiero si intravede una rete altissima, emblema di quel «recinto di San Pietro» in cui il Papa ha deciso di rinchiudersi. Benedetto XVI è ingobbito, il peso delle fatiche non lo ha abbandonato, ma non è solo: c'è qualcuno al suo fianco, e la figura di don Georg intabarrato in un soprabito nero che scende fino ai piedi sembra catalizzare le preghiere dei fedeli.
castel gandolfo residenza papaleCASTEL GANDOLFO RESIDENZA PAPALE
Ieri alle invocazioni del popolo si sono aggiunti i ringraziamenti dei «grandi elettori» del prossimo Papa. «I Padri Cardinali riuniti in Vaticano per le loro Congregazioni generali in vista del prossimo Conclave - si legge nel testo del messaggio inviato dal decano Angelo Sodano - Le inviano in coro un devoto saluto con l'espressione della loro rinnovata gratitudine per tutto il Suo luminoso ministero petrino e per l'esempio loro dato di una generosa sollecitudine pastorale, per il bene della Chiesa e del mondo. La loro gratitudine vuole rappresentare tutta la riconoscenza della Chiesa per il Suo instancabile lavoro nella vigna del Signore. I membri del Collegio Cardinalizio confidano infine nelle Sue preghiere per loro, come per tutta la Chiesa».
È una coincidenza curiosa che questo telegramma sia stato spedito il giorno in cui è apparsa la prima foto del Papa emerito. Il messaggio è un gesto cortese e riconoscente ma vi si coglie anche un sapore di atto dovuto, un po' ingessato. Sodano era stato molto efficace in Sala Clementina, nell'ultimo giorno del pontificato, prima che Benedetto XVI salutasse a uno a uno tutti i cardinali: evocando i discepoli di Emmaus aveva detto che «ardeva anche il nostro cuore quando camminavamo con lei in questi otto anni». Ora il Papa emerito è a Castel Gandolfo e i cardinali sono impegnati a capire chi eleggere, vogliono sapere di Vatileaks, Ior, scandali, Curia e governo della Chiesa. Sì, c'è un posto di riguardo per loro nel rosario di Benedetto XVI scandito nella quiete di Castel Gandolfo.
 http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/colpaccio-di-alfonsina-la-pazza-su-chi-la-prima-foto-del-papa-bianco-a-52001.htm


PER ‘CULPA’ DI CHI? - IL 18 MARZO A ROMA ALEX GIBNEY PRESENTA IL SUO DOCUFILM SUI PRETI PEDOFILI - IL GIA’ PREMIO OSCAR HA GIRATO PER HBO E CONTENT “MEA MAXIMA CULPA. SILENZIO NELLA CASA DI DIO”, AGGHIACCIANTE REPORTAGE SU CENTINAIA DI CASI DI ABUSI SESSUALI NELLA CHIESA - ORRORE A MILWAUKEE NEGLI ANNI ’60, QUANDO PIU’ DI 200 RAGAZZINI FURONO ‘ VIOLENTATI DA PADRE MURPHY- TESTIMONIANZE E DOCUMENTI SCOTTANTI…

Michele Anselmi per "il Secolo XIX"
PADRE MURPHY MEA MAXIMA CULPAPADRE MURPHY MEA MAXIMA CULPA
La frase risuona fragorosa, come scolpita nel marmo, in "Mea maxima culpa. Silenzio nella casa di Dio". Dice: «Dal 2001 ogni singolo caso di abuso sessuale è passato per Ratzinger. Lui ha tutti i dati». Aveva i dati, l'allora prefetto della Congregazione per la dottrina della Chiesa e futuro papa Benedetto XVI, ma non parlò, o forse parlò a bassa voce, in modo che la magistratura non sentisse. La controprova viene, del resto, dai fatti di pedofilia riguardanti la Diocesi savonese, ben noti ai lettori del "Secolo XIX", che inchiodano il comportamento di don Nello Giraudo.
Mea Maxima CulpaMEA MAXIMA CULPA
Farà rumore, anche se nel frattempo un nuovo pontefice regnerà a San Pietro, il film-reportage del regista americano Alex Gibney, già premio Oscar per "Taxi to the Dark Side". «Una narrazione ferma e risoluta dei fatti, che mescola giornalismo investigativo e ritmo cinematografico» ha scritto "The New York Times". «Un documentario di grande lucidità al quale il Vaticano dovrebbe rispondere» insiste "The Observer". Vedremo se le gerarchie ecclesiastiche lo faranno. A occhio non succederà: per imbarazzo, per diplomazia, o forse perché, a partire dal discusso cardinale Roger Mahony, in molti tra i porporati ritengono che la Chiesa «abbia rimediato e alla fine eliminato il flagello», peraltro a lungo derubricato a «debolezza morale».
Mea Maxima CulpaMEA MAXIMA CULPA
Non la pensa così Gibney, che sarà a Roma il 18 marzo per presentare il suo "J'accuse" in un incontro pubblico nel quale risponderà alle domande dei vaticanisti Marco Politi e Robert Mickens. La sera anteprima nazionale a Firenze. Il 20 "Mea maxima culpa" verrà proiettato in una quindicina di città italiane: Milano, Bologna, Torino, Parma, Udine, Pordenone e altre (si spera anche a Genova). Per un solo giorno, purtroppo. Ad aprile, però, si potrà trovare il dvd in libreria, distribuito da Feltrinelli Real Cinema.
MEA MAXIMA CULPAMEA MAXIMA CULPA
Non è il primo documentario sul tema e non sarà l'ultimo; e d'altro canto anche il cinema "di finzione" non ha mai smesso di narrare, sia pure con registri diversi, vicende legate alla piaga della pedofilia o degli abusi sessuali commessi da sacerdoti. Da "Pianese Nunzio 14 anni a maggio" del nostro Antonio Capuano a "La mala educación" dello spagnolo Pedro Almodóvar, solo per fare due esempi tra i tanti. E a non dire delle serie tv, per lo più americane. Tuttavia sarà meglio non sbuffare. Guai a lasciarsi sfuggire commenti del tipo: «Ancora?». Sì, ancora. La ferita sanguina sempre, lo shock emotivo spesso resiste al passare degli anni, segnando la vita delle vittime, un tempo bambini o adolescenti, oggi uomini maturi.
Alex GibneyALEX GIBNEY
"Mea maxima culpa", prodotto da Content e Hbo, ricostruisce alcuni dei più atroci casi di pedofilia - in realtà sono tutti atroci - che hanno coinvolto la Chiesa negli ultimi decenni, partendo da uno scandalo tenuto a lungo sotto silenzio. Negli anni Sessanta più di duecento ragazzini furono molestati e violentati da padre Lawrence Murphy tra le mura della St. John's School per sordomuti, a Milwaukee, nel Wisconsin. Si deve a quattro di quei bambini, oggi adulti, se i fatti vergognosi sono venuti alla luce.
MEA MAXIMA CULPA UNA DELLE VITTIME RACCONTAMEA MAXIMA CULPA UNA DELLE VITTIME RACCONTA
«Lui dava la benedizione e subito dopo mi diceva di togliermi i pantaloni» rievoca uno degli sventurati intervistati da Gibney. Il quale si sposta poi in Europa, in Irlanda, per denunciare la storia di padre Tony Walsh, pedofilo seriale che adescava ragazzini ai funerali. Infine l'Italia: per documentare gli abusi commessi tra le mura dell'istituto Provolo di Verona. Ancora sordomuti.
Accumulando testimonianze, carte, deposizioni, ritagli e filmati d'epoca, Gibney tesse un mosaico di prove incontrovertibili su una pratica criminale - altro che «disordine sessuale» o «condotta inappropriata», come si sono giustificati in tanti - consumata tra le pareti di istituti religiosi cattolici. Purtroppo con la complice omertà delle gerarchie vaticane.
mea maxima culpaMEA MAXIMA CULPAhttp://www.dagospia.com/rubrica-2/media_e_tv/per-culpa-di-chi-il-18-marzo-a-roma-alex-gibney-presenta-il-suo-52000.htm

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