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lunedì 11 marzo 2013

“I pronostici dei vaticanisti non si avverano mai”


Conclave 2013, il toto Papa: in pole il ciellino Scola e il brasiliano Scherer

Al secondo posto della classifica c'è il francocanadese Ouellet, che sembra essere il candidato ideale di Benedetto XVI. A perdere quota gli statunitensi: il cappuccino arcivescovo di Boston Sean Patrick O'Malley, autore di una grande opera di pulizia dopo lo scandalo dei preti pedofili e l'arcivescovo di New York Timothy Michael Dolan

Conclave 2013, il toto Papa: in pole il ciellino Scola e il brasiliano Scherer
A perdere quota in questi ultimi giorni sono stati i cardinali statunitensi che portano in conclave due papabili abbastanza forti: il cappuccino arcivescovo di Boston Sean Patrick O’Malley, autore di una grande opera di pulizia dopo lo scandalo dei preti pedofili che ha travolto nel 2002 la sua diocesi all’epoca guidata dal cardinale Bernard Francis Law, e l’arcivescovo di New York TimothyMichael Dolan. Quest’ultimo sembra aver guadagnato un po’ di terreno in queste poche ore che precedono l’extra omnes, il fuori tutti, e l’inizio vero e proprio delle votazioni nella Cappella Sistina.
Dall’America latina arrivano due candidati forti entrambi brasiliani: l’arcivescovo di San Paolo OdiloPedro Scherer (nella foto), dato per favorito insieme a Scola, e João Braz de Aviz, prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica. Quest’ultimo è considerato il vero e proprio outsider del conclave 2013, ma non per questo meno favorito alla successione di Benedetto XVI. Con l’elezione di un brasiliano si replicherebbe quanto successo con Ratzinger nel 2005 quando, nel suo primo viaggio internazionale, ritornò nella sua terra natale per la Giornata Mondiale della Gioventù di Colonia. Il nuovo Papa, infatti, è atteso a Rio de Janeiro per la Gmg che si terrà dal 23 al 28 luglio prossimi. Diminuiscono, invece, notevolmente le speranze dei filippini che puntano all’elezione dell’arcivescovo di Manila, il giovanissimo cardinale Luis Antonio Gokim Tagle, considerato dagli osservatori troppo debole per affrontare la Curia romana post Vatileaks con il dossier sulle fughe dei documenti di Ratzinger, redatto dai tre cardinali “007″ Julián Herranz, Josef Tomko e Salvatore De Giorgi. Chiudono la classifica del toto Papa due cardinali del vecchio continente: l’arcivescovo di Vienna, Christoph Schönborn, ex alunno di Ratzinger, e l’arcivescovo di Budapest, Péter Erdő, presidente del Consiglio delle Conferenze dei Vescovi d’Europa. La domanda di queste ore è una sola: ci sarà una sorpresa come quella di Wojtyla nel 1978 oppure tutto andrà a finire secondo copione come con Ratzinger nel 2005? Ovvero il 266esimo Vescovo di Roma sarà uno dei “cardinali di razza” su cui puntano gli scommettitori internazionali o un outsider che emergerà dopo le prime votazioni nella Cappella Sistina? Fino all’”Habemus Papam” c’è ancora tempo per scommettere. 
http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/03/11/conclave-2013-toto-papa-in-pole-ciellino-scola-e-brasiliano-scherer/527011/


Scola, Scherer e Ouellet favoriti, ma il conclave resta aperto

Il cardinale Marc Ouellet
IL CARDINALE MARC OUELLET

Domani i cardinali nella Cappella Sistina. L’arcivescovo di Milano parte favorito, ma la partita è aperta

ANDREA TORNIELLICITTA' DEL VATICANO
«La volta scorsa c’era una figura di spessore, molto superiore di tre o quattro volte al resto dei cardinali. Era un teologo unico. E stiamo parlando di Joseph Ratzinger. Ora non è così. Quindi la scelta deve essere realizzata su uno, due, tre quattro... dodici candidati. Finora non sappiamo proprio nulla, dovremo aspettare almeno i risultati del primo turno».  

Queste parole pronunciate ieri dall’arcivescovo di Lione, il cardinale Philippe Barbarin, offrono una significativa fotografia della situazione ormai alla vigilia del conclave chiamato a eleggere il 266° successore di Pietro. È ovvio che il porporato non avrebbe certo parlato nel caso fosse stato già individuato un candidato forte in grado di raggiungere i 77 voti necessari per diventare Papa. Ma le sue parole trovano riscontro in quelle pronunciate l’altro giorno dal cardinale di Parigi, André Vingt-Trois, che ha fatto riferimento a «una mezza dozzina di candidati», come pure a quelle di altri porporati di ogni continente i quali, nei colloqui informali degli ultimi due giorni, hanno mostrato di ritenere ancora aperte diverse possibilità.  

Un primo fatto che sembra ormai consolidato: fin da domani sera, quando per la prima volta i 115 elettori si chiuderanno a votare nella Sistina, un buon numero di voti - c’è chi parla di 35, chi dice 40 - dovrebbe andare all’arcivescovo di Milano Angelo Scola. Votato inizialmente da diversi porporati europei e da qualche statunitense, il cardinale ambrosiano potrebbe riportare all’Italia il papato trentacinque anni dopo l’elezione di Giovanni Paolo I. Un altro candidato che dovrebbe coagulare attorno a sé dei consensi è l’arcivescovo di San Paolo Odilo Pedro Scherer, brasiliano con lunga esperienza curiale. 

Le indiscrezioni della vigilia, ovviamente da prendere col beneficio d’inventario, gli assegnano circa 25 voti. Un terzo candidato che potrebbe risultare segnalato fin dall’inizio è il canadese Marc Ouellet, il Prefetto della Congregazione dei vescovi, sul quale potrebbero convergere dei voti dall’America Latina e dagli Stati Uniti, si pensa circa una dozzina. 

Altri consensi potrebbero andare all’arcivescovo di Boston, il cappuccino Sean O’Malley, o all’arcivescovo di New York Timothy Dolan. Qualche voto iniziale potrebbe raccoglierlo l’arcivescovo di Colombo, Malcom Ranjith Patabendige Don. E non sono da escludere consensi anche per due outsider, l’arcivescovo di Buenos Aires Jorge Mario Bergoglio e il filippino Luis Antonio Tagle: entrambi hanno tenuto interventi molto apprezzati durante le congregazioni generali della scorsa settimana. 

La prima votazione servirà per valutare le candidature in gioco, dalla seconda in poi si vedrà se e quanto una o due di queste cresceranno, o se entreranno in corsa altri nomi rimasti di riserva, come quello dell’ungherese Peter Erdö o dell’austriaco Cristoph Schönborn. Nel 2005 per Ratzinger vi fu come un effetto calamita, e i consensi sul suo nome crebbero senza sosta fino a raggiungere il quorum. Una dinamica più difficile a ripetersi questa volta. Nonostante gli evidenti problemi riguardanti la gestione della Curia, gli elettori del Papa eleggono il Papa, non un Segretario di Stato. E dunque, anche se il tema del governo e della collegialità sono stati molto presenti nel dibattito, la priorità rimane quella dell’evangelizzazione.  

Come traspare dalle parole di due cardinali africani che ieri hanno celebrato messa nelle parrocchie romane di cui sono titolari. «Dobbiamo portare la gioia in questo mondo - ha detto l’arcivescovo di Abuja, John Onaiyekan - che è pieno di cose anche brutte, ma è il nostro mondo, gli angeli senza peccati stanno in paradiso, a noi portare pace tra peccatori». Mentre il ghanese Peter Turkson ha detto: «La Chiesa esiste per accompagnare l’umanità».  

Ieri sono continuati i contatti discreti, gli inviti a pranzo, gli scambi di idee tra porporati. Questa mattina si terrà una nuova congregazione generale per permettere ancora alcuni interventi. Poi domani sera il primo responso dell’urna posta sotto il Giudizio Universale di Michelangelo.

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