“Quando ebbero finito la colazione, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone di Giovanni, mi ami tu più di costoro?». Gli risponde: «Sì, Signore, tu sai che ti amo». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». Gli ripeté una seconda volta: «Simone di Giovanni, mi ami tu?». Gli rispose: «Sì, Signore, tu sai che ti amo». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». Gli domandò una terza volta: «Simone di Giovanni, mi ami?». Si rattristò Pietro perché gli aveva detto per la terza volta: «Mi ami tu?», e gli rispose: «Signore, tu sai tutto, tu conosci che ti amo». Gli disse: «Pasci le mie pecore.” (Gv 21, 15-17)


L’Amore del Padre è al centro della Vita e della Parola del Figlio; è la verità che impregna tutta < ?_xml:namespace prefix = st1 ns =
"urn:schemas-microsoft-com:office:smarttags" ?>la Rivelazione per cui “Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo Figlio Unigenito affinché chiunque crede in Lui non perisca, ma abbia la vita eterna” (Gv 2, 16). Ma, “Non amate il mondo né ciò che vi è nel mondo. Se uno ama il mondo, in lui non c’è l’amore del Padre. Poiché tutto ciò che vi è nel mondo, la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi, lo sfarzo della ricchezza, non è dal Padre ma dal mondo. Il mondo passa e così la sua concupiscenza; ma chi fa la volontà di Dio rimane in eterno.” (I Gv 2, 15-17)


E’ L’ULTIMA ORA: OPERANO GLI ANTICRISTI
 “Figlioli, è l’ultima ora. Avete udito che l’anticristo deve venire, e ora molti anticristi sono già sopraggiunti; da ciò sappiamo che è l’ultima ora. Essi sono usciti da noi, ma non erano dei nostri; se infatti fossero stati dei nostri, sarebbero rimasti con noi; ma doveva essere manifestato che tutti essi non sono dei nostri. (IGv 2, 18-19)

Nel discernere il modo di comprendere ciò che è uno e l’altro “mondo” risiede la conoscenza della Religione, confermata infallibilmente dal Papa cattolico. L’amore di Cristo sorpassa ogni conoscenza …” (Ef 3, 19) e raggiunge l’apice nel Sacrificio della Croce, dal quale proviene tutto il potere sacerdotale e pontificale; dall’amore per Cristo crocifisso, riconosciuto e dimostrato nell’amore per il Santo Sacrificio della Messa, vive e agisce l’autorità cattolica. Questo è ricordato per riconoscere lo stretto rapporto tra il Papa e la Messa cattolica.
Quando si colpisce la Messa, si colpisce il Papa; lo sapeva bene Lutero.
In questo senso è stata più che legittima la reazione al “papato conciliare” che aveva cambiato la Messa, perché un «Novus Ordo Missae» era apparso come un segno di un nuovo papa per un nuovo ordine mondiale; quello che si potrebbe chiamare «Novus Ordo Seclorum» sotto il dominio delle logge e sinagoghe del mondo. E questo per il controllo proprio di quel “mondo” radicalmente opposto alla Chiesa; che La vuole distruggere o mutarla ecumenisticamente! È il piano che segue la chiesa conciliare con il suo Vaticano due e i suoi doppi pastori.

L’«eletto per un nuovo ordine del mondo»

Dice Don Floriano Abrahamowicz: “Ho maturato un giudizio su ‘papa’ Francesco. Premetto che il giudizio non riguarda la sua persona, ma il suo agire ed atteggiarsi. Ebbene, visto e considerato le tante considerazioni che provengono dai vari schieramenti curiali ed anti curiali – tutti d’accordo ad elogiare il nuovo ‘papa’ – concludo che si sono messi d’accordo su questo ‘papa nero’ (gesuita) che dovrà attuare la bancarotta fraudolenta del Vaticano sotto la copertura di un pauperismo che offende San Francesco, patrono dell’Italia.”

Chi poteva pensare che il nuovo «eletto papa» non parlasse di Gesù crocifisso e di quel mondo avverso? Sentiamolo nella sua omelia ai cardinali elettori: “Quando camminiamo senza la Croce, quando edifichiamo senza la Croce e quando confessiamo un Cristo senza Croce, non siamo discepoli del Signore: siamo mondani, siamo Vescovi, Preti, Cardinali, Papi, ma non discepoli del Signore.”
Eppure, il cardinale argentino Jorge Bergoglio, ora Francesco, è compromesso con il dialogo interreligioso senza croci e ha una solida relazione fraterna con la comunità ebrea, in speciale con il B´nai B´rith e con i Protestanti. Il 19 giugno 2006, nel 3º incontro fraterno della rinnovata comunione di «cattolici evangelici» tenutasi nel Luna Park Stadio di Buenos Aires, Argentina, erano presenti l’Arcivescovo Bergoglio e il Predicatore della Casa Pontificia, p. Raniero Cantalamessa.
Il clou dell’incontro è stato quando il cardinale argentino cadde in ginocchio per essere benedetto da una ventina di pastori protestanti presenti. La foto registra quel momento. Si possono distinguere il pastore protestante Carlos Mraida con la mano sulla testa di Begoglio e a sinistra di Mraida nella foto è il pastore Norberto Saracco della Chiesa pentecostale di Argentina. Il monaco barbuto con le spalle alla telecamera è il cappuccino Cantalamessa.
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Questo incontro nasce da un altro all’Università Pontificia Gregoriana di Roma, dove il leader del Movimento del Rinnovamento Carismatico incontrò e invitò i protestanti a predicare nei loro templi. L’iniziativa ha generato incontri come questo a Buenos Aires… in attesa di deturpamenti tipo Assisi quando la Messa cattolica è ignorata da questi «amici» che la vedono come fumo negli occhi!

La resistenza cattolica è iniziata dall’infervorata difesa della Santa Messa
È stato ed è nell’amore della celebrazione del Sacrificio perpetuo del Divino Redentore che si manifestata ogni fedele resistenza ai cambiamenti nella Chiesa. E così sarà sempre nella vera Chiesa di Gesù Cristo. Dobbiamo meditare su questa verità se desideriamo vivere e morire in questa fede unica suscitata da Dio per la salvezza delle anime. Come può allora il fedele accettare un papa che non è in comunione con le verità fondamentali di questo Culto, ma è alieno a quanto sta al centro della vita e dell’azione della Chiesa universale, nata dal Sacrificio di amore rinnovato in modo incruento nella Santa Messa cattolica?

Ogni volta che si parla del conclave per eleggere un papa abbiamo ricordato, e lo ripetiamo qui, l’azione di Mons. Lefebvre che ha scritto nel mese di ottobre 1978 ai cardinali elettori di quel conclave che: “Un papa degno di questo nome e vero successore di Pietro non può dichiarare che si dedicherà alla realizzazione del Concilio e delle sue riforme. Egli si colloca per questo fatto stesso, in rottura con tutti i suoi predecessori, e soprattutto con il Concilio di Trento” (Itinéraires n. 233 p. 130).
Purtroppo fu allora eletto Karol Wojtyla, Giovanni Paolo 2º, che non dimostrò amore per la Dottrina e Liturgia della Tradizione, preferendo le sue novità ecumenistiche. Durante il suo pontificato, nato sotto questo serio sospetto, i vescovi Lefebvre e Castro Mayer hanno dichiarato più volte che nel continuare con questa rottura dovuta agli errori e eresie del Vaticano due, i fedeli hanno il diritto di non considerare queste “autorità” come cattoliche.

Tuttavia, le “autorità” di allora sono le stesse che oggi si presentano per l’elezione di un papa, professando continuità nella stessa posizione di «rottura conciliare».
Dal momento che ogni autorità viene da Dio e per mezzo dell’amore di Cristo crocifisso, l’Autorità cattolica si dimostra e va riconosciuta nell’amore per il Santo Sacrificio della Messa, che è unità nel suo Culto unico, cattolico e apostolico, come è sempre stato celebrato nella santa Chiesa e canonizzato da San Pio V, seguendo la teologia del Concilio di Trento. L’approvazione di Dio si conosce dai suoi abbondanti frutti di evangelizzazione e di santificazione universale.
Ora i conclavi riuniti nello spirito di una «Novus Ordo Missae» – che i cardinali singolarmente lo sappiano o no -, è sospetto di collusione in favore di ciò che viene presentato come «Novus Ordo Seclorum», sotto il dominio del Nemico; è conclave per l’oscura scelta di chi, già da cardinale, è legato alla continuità di quell’aggiornamento ecumenista mondiale, che deturpa il nome della Chiesa.

Per questo fatto è inaccettabile per i veri cattolici, e l’eletto non può essere riconosciuto come autorità inviata da Dio per rappresentare Gesù Cristo.
Ricordiamo, quindi, una sintesi di ciò che è stato studiato e scritto per dimostrare la rottura della liturgia del Santo Sacrificio, così come della Dottrina, in seguito alle dichiarazione pubbliche dei due vescovi fedeli, che assume aspetto decisivo:
- Il cattolico non può accettare come papa chi dichiara dedicarsi alla realizzazione del Concilio e delle sue riforme. Egli si colloca per questo fatto stesso, in rottura con tutti i suoi predecessori, e in particolare con il Concilio di Trento.

Se vi è stato ritardo nel ripetere questa posizione chiara alla coscienza cattolica – e il ritardo è tuttora abissale – ciò la rende ancora più chiaramente dimostrata dopo tutto quanto è successo nella Chiesa da allora, è divenuta disperatamente urgente.
Che sia chiaro: per essere eletto Papa cattolico si deve professare la santa Fede, quella che è stata sistematicamente alterata da atti, dottrine e liturgie nello spirito del Vaticano due. Chi lo professa e intende la sua attuazione, è per ciò stesso in rottura con l’Una, Santa, Cattolica e Apostolica Chiesa di Cristo, e quindi non ha titolo per occupare la Sede Apostolica eretta per la conferma dell’unica Fede.
Quello che è a volte implicito nella documentazione che segue, noi lo dichiariamo in modo esplicito, con la coscienza di un profondo senso di dovere cattolico.

Si tratta della vasta letteratura, in linea col breve “Esame critico Ottaviani-Bacci” sul «Novus Ordo Missae Paolo 6º» – qui abbreviata – ma che va oltre a questo nella incisiva descrizione del “Le sacrifice de Caïn – sur la nouvelle messe de la gnose, de l’oecuménisme, de la kabbale” (Sous la Bannière, Villegenon, 18260 Vailly-sur-Sauldre, France).
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Le deviazioni e rotture descritte si verificano nella fede di tutti coloro che seguono le dottrine ecumeniste del Vaticano due, in dispregio del Magistero precedente.
È ipocrita rifiutare queste dottrine offensive a Dio, accettando l’autorità di pastori che le implementano come nuova evangelizzazione.
Ciò equivale ad accettare che falsi cristi e falsi profeti possano ricevere da Dio stesso l’autorità per insegnarle attraverso la Sua Santa Chiesa, che essi pervertono!
Il tal caso il potere papale dipenderebbe dalla compiacenza umana invece che dal mandato immediato di Dio che, conoscendo nell’intimo di ognuno l’amore e la fedeltà per essere eletto Vicario di Gesù Cristo, lo concede o lo rifiuta.

È vero che tale concessione divina può rimanere nel mistero per lungo tempo e si conoscerà l’orrore della falsa elezione papale solo nella successiva «entrata del fumo satanico» e «demolizione» clericale avvenuta nella Chiesa nei nostri tempi. Infatti, viviamo la devastazione cattolica già da più di mezzo secolo e le presenti elezioni avvengono nella continuità di quella grande apostasia che si vuol tacere.
Ignorarla, però, non annulla la realtà; l’aggrava. Specialmente perché in tal modo non si ricorre a quanto la Chiesa ha già stabilito per evitare questi scempi.
Si tratta della sua legge, come confermata da Papa Paolo IV, nella Bolla «Cum ex apostolatus». La realtà della giurisdizione nella Chiesa non è soggetta ad alcun parere umano soggettivo, ma è nell’ordine trascendente della Fede che Papa Paolo IV insegna; l’eretico non può ricoprire nessuna carica ecclesiastica.
La Bolla esprime una legge necessariamente infallibile e perpetua: un deviato dalla Fede non è adatto al Papato. Se eletto papa, c’è stato un errore umano e l’elezione è nulla. Pertanto, non siamo in ogni caso a una deposizione papale.
Il problema è nei soggetti della Fede, noi, che con la nostra fede riconoscano il fatto oggettivo, giungendo alla conclusione definitiva della Bolla per l’onore della Fede, di modo che non si riconosca l’elezione del deviato nel conclave che ha valore sempre relativo alla fede dei suoi cardinali.


(6) Nullità della Giurisdizione ordinaria in tutti gli eretici.

“Aggiungiamo che, se mai dovesse accadere in qualche tempo che un Vescovo… oppure lo stesso Romano Pontefice, che prima della sua promozione a Cardinale od alla sua elevazione a Romano Pontefice, avesse deviato dalla Fede cattolica o fosse caduto in qualche eresia (o fosse incorso in uno scisma o abbia questo suscitato), sia nulla, non valida e senza alcun valore (nulla, irrita et inanis existat), la sua promozione od elevazione, anche se avvenuta con la concordanza e l’unanime consenso di tutti i Cardinali; neppure si potrà dire che essa è convalidata col ricevimento della carica, della consacrazione o del possesso o quasi possesso subsequente del governo e dell’amministrazione, ovvero per l’intronizzazione o adorazione (adoratio) dello stesso Romano Pontefice o per l’obbedienza a lui prestata da tutti e per il decorso di qualsiasi durata di tempo nel detto esercizio della sua carica, ne essa potrebbe in alcuna sua parte essere ritenuta legittima, e si giudichi aver attribuito od attribuire una facoltà nulla, per amministrare (nullam… facultatem) a tali persone promosse come Vescovi… o come Romano Pontefice, in cose spirituali o temporali; ma difettino di qualsiasi forza (viribus careant) tutte e ciascuna (omnia et singula) di qualsivoglia loro parola, azione, opera di governo o ad esse consequenti, non possano conferire nessuna fermezza di diritto (nullam prorsus firmitatem nec ius), e le persone stesse che fossero state così promosse od elevate, siano per il fatto stesso (eo ipso) e senza bisogno di una ulteriore dichiarazione (absque aliqua desuper facienda declaratione), private (sint privati) di ogni dignità, posto, onore, titolo, autorità, carica e potere (auctoritate, officio et potestate).”

§ 6. Adiicientes quod si ullo umquam tempore apparuerit aliquem Episcopum, etiam pro Archiepiscopo, seu Patriarcha, vel Primate se gerentem, aut praedictae Romanae Ecclesiae Cardinalem, etiam ut praefertur, Legatum, seu etiam Romanum Pontificem ante eius promotionem, vel in Cardinalem, seu Romanum Pontificem assumptionem a fide Catholica deviasse, aut in aliquam haeresim incidisse, promotio, seu assumptio de eo etiam in concordia, et de unanimi omnium Cardinalium assensu facta, nulla, irrita, et inanis existat, nec per susceptionem muneris, consecrationis, aut subsecutam regiminis, et administrationis possessionem, seu quasi, vel ipsius Romani Pontificis inthronizationem, aut adorationem, seu ei praestitam ab omnibus obedientiam, et cuiusvis temporis in praemissis cursum, convaluisse dici, aut convalescere possit, nec pro legitima in aliqua sui parte habeatur, nullamque talibus in Episcopos, seu Archiepiscopos, vel Patriarchas aut Primates promotis, seu in Cardinales, vel Romanum Pontificem assumptis, in spiritualibus, vel temporalibus administrandi facultatem tribuisse, aut tribuere censeatur, sed omnia, et singula per eos quomodolibet dicta, facta, gesta, et administrata, ac inde secuta quaecumque viribus careant, et nullam prorsus firmitatem, nec ius alicui tribuant, sintque ipsi sic promoti, et assumpti, eo ipso absque aliqua desuper facienda declaratione, omni dignitate, loco, honore, titulo, auctoritate, officio, et potestate privati, liceatque omnibus, et singulis sic promotis, et assumptis, si a fide antea non deviassent, nec haeretici fuissent, neque schisma incurrissent, aut excitassent, vel commisissent.
§ 7. Subditis personis, tam clericis saecularibus, et regularibus, quam etiam laicis, necnon Cardinalibus, etiam qui electioni ipsius Pontificis antea a fide devii, aut haeretici, seu schismatici interfuerint, seu alias consenserint, et ei obedientiam praestiterint, eumque adoraverint, ac Castellanis, Praefectis, Capitaneis, et Officialibus etiam Almae Urbis nostrae, et totius Status Ecclesiastici, etiam eisdem sic promotis, vel assumptis homagio, seu iuramento, vel cautione obligatis, et obnoxiis, ab ipsorum sic promotorum, vel assumptorum obedientia, et devotione impune quandocumque cedere, eosque ut magos, ethnicos, publicanos, et haeresiarchas evitare, eisdem subditis personis fidelitati, et obedientiae futurorum Episcoporum, Archiepiscoporum, Patriarcharum, Primatum, Cardinalium, et Romani Pontificis canonice intrantis nihilominus adstrictis remanentibus,


7 – Liceità alle persone subordinate di recedere dalle autorità deviate dalla Fede.
“E sia lecito a tutte ed a ciascuna delle persone subordinate a coloro che siano stati in tal modo promossi od elevati, ove non abbiano precedentemente deviato dalla Fede ne siano state eretiche e non siano incorse in uno scisma o questo abbiano provocato o commesso, e tanto ai chierici secolari e regolari così come ai laici (quam etiam laicis) come pure ai Cardinali, compresi quelli che avessero partecipato all’elezione di un Pontefice che in precedenza aveva deviato dalla Fede o fosse eretico o scismatico o avesse aderito ad altre dottrine, anche se gli avessero prestato obbedienza e lo avessero adorato e così pure i Castellani, ai Prefetti, ai Capitani e Funzionari, compresi quelli della nostra Alma Urbe e di tutto lo Stato Ecclesiastico, anche quelli obbligati e vincolati a coloro così promossi od elevati per vassallaggio o giuramento o per cauzione, sia lecito (liceat) ritenersi in qualsiasi tempo ed impunemente liberati dalla devozione (ab ipsorum obedientia et devotione, impune quandocumque cedere) verso quelli in tal modo promossi ed elevati, evitandoli (evitare eos) quali maghi, pagani , pubblicani ed eresiarchi, fermo tuttavia da parte di queste medesime persone sottoposte, l’obbligo di fedeltà e di obbedienza a prestare ai futuri Vescovi, Arcivescovi, Patriarchi, Primati, Cardinali e Romano Pontefice canonicamente subentranti (ai deviati).”
Di fronte a questa Bolla e a tutte le testimonianze su questione così grave e urgente, come è la preservazione dell’integrità e la purezza della fede nel Santo Sacrificio della Messa, questione alla base dell’Autorità cattolica – che esiste per soddisfare il mandato divino -, ribadiamo la nostra approfondita decisione di non accettare chi, eletto alla Sede di Pietro, è lontano dalla Dottrina e dalla Liturgia da sempre garanzia della continuità nella Fede integra e pura che collega alla Parola di Nostro Signore Gesù Cristo.

Oggi si vorrebbe mantenere la «necessaria visibilità della Chiesa» con l’elezione di qualsiasi eretico «papa» continuatore della demolizione cattolica in atto!
Una necessità che non fonda alcuna certezza poiché questa si può solo fondare sulla Fede, solo riferimento fondamentale per tale certezza. Vale a dire, che l’eletto deve dimostrare di professare la Fede nelle opere per le quali riceve il potere supremo. È la divina raccomandazione: “Dalle opere li riconoscerete”. Solo allora si può avere la conferma della validità di un’elezione veramente cattolica, e cioè di un eletto papa che già dimostrava di professare la Fede.

Ora, però, non si tratta più di un conclave cattolico poiché i candidati sono tutti ormai professi della nuova fede ecumenista conciliare, in esplicita deviazione e rottura con l’unica Fede cattolica. Fatto che, visto dai Vescovi Lefebvre e Castro Mayer insieme a tanti, era chiarissimo negli anni Settanta, ma già chiaro nel 1960.    

Solo nella Fede della Tradizione vi è santificazione e salvezza; solo nella Fede si dimostra la rappresentazione dell’Autorità divina sulla terra nella Sede di Pietro; solo con la Fede ci è la vera carità cristiana affinché con la sua testimonianza diveniamo degni della grazia di Dio, per continuare ad essere figli della Chiesa Cattolica, Apostolica e Romana, la Casa di Dio, dalla quale vogliamo partire per raggiungere la vita eterna lodando il Cuore Divino di Gesù insieme al Cuore Immacolato di Maria, Madre di Dio e Madre nostra.
http://www.agerecontra.it/public/pres30/?p=10175