ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

lunedì 29 aprile 2013

Perire di IOR?

Come Papa Francesco vuole cambiare lo Ior

Il nuovo Pontefice intende riformare l'Istituto per le Opere di Religione. Negli ultimi mesi qualcosa è già cambiato

Scandali, inchieste, accuse di illeciti e speculazioni. Ombre che hanno segnato i 71 anni di vita dello Ior, l’Istituto per le Opere di Religione, senza farlo crollare. E soprattutto senza che l’esistenza stessa della banca vaticana sia mai stata messa in discussione dai vertici della Curia. Finché, pochi giorni fa, Papa Francesco ha preso una posizione netta. La Chiesa non è “un’organizzazione burocratica – ha detto – e gli uffici sono necessari, ma fino a un certo punto“. L’intervento, più che mai incisivo, è il primo di questo genere fatto da un Pontefice suitemi economici che riguardano direttamente l’istituto vaticano (Yahoo! Finanza aveva parlato dello Ior in questo articolo). 

Bergoglio ha sottolineato come l’Istituto debba ritrovare il“ruolo” di aiuto “a questa storia d’amore che è la Chiesa”. Dietro a questo invito, però, c’è molto altro. Non possono essere ignorati i terremoti che hanno scosso il Vaticano e che hanno subito una costante accelerazione fino alla rinuncia di Benedetto XVI. Da quando alla guida dei cattolici è arrivato Papa Francesco sembra si voglia intraprendere la strada dellamoralizzazione dello Ior. La sterzata, comunque, era stata data già prima, quando Ettore Gotti Tedeschi, a capo dell’istituto e uomo di fiducia di Ratzinger, venne sfiduciato dalla Commissione Cardinalizia di Vigilanza sotto la guida del segretario di Stato Tarcisio Bertone.

La cronaca, comunque, ha segnato in modo chiaro ogni passaggio. In testa l’ingresso di un nuovo testimone che ha rivelato, ai magistrati Fava e Pesci, che nel 2009 quattro conti riferibili a dirigenti del Monte dei Paschi sarebbero stati aperti presso la filiale Ior della Banca del Fucino di via Tomacelli a Roma. Conti, secondo quanto si è appreso, che avrebbero aiutato la transazione di parte dei soldi connessi all’acquisizione di Antonveneta, pietra angolare per comprendere lo scandalo bancario senese. Non mancarono poi polemiche sul ruolo del cardinaleTarcisio Bertone, presidente della commissione cardinalizia dello Ior, che avrebbe spinto per un intervento di salvataggio dell’Ospedale San Raffaele, osteggiato dalla Curia milanese, dai ciellini e dallo stesso Gotti Tedeschi.

Per non parlare dell’accusa delle tangenti pagate da Diego Anemone a Guido Bertolaso, ex capo della protezione civile, in cui venne tirato in mezzo di nuovo lo Ior per i 13 conti sospetti. Dopo la fuga di documenti riservati riguardanti i rapporti all'interno e all'esterno della Santa Sede che evidenziarono lotte di potere e irregolarità nella gestione finanziaria (alla quale seguì l’arresto del maggiordomo dell’ex pontefice Paolo Gabriele) il segretario di Stato Bertone nominòErnest Von Freyberg al posto di Gotti Tedeschi.

Arrivata dopo ben 9 mesi, la nomina di Von Freyberg ha suscitato alcuni malumori: un cattolico, esperto di finanza, ma presidente di un cantiere navale che produce anche fregate per la marina tedesca. Siamo a febbraio 2013 quando aumentano le critiche sulla gestione dello Ior anche da parte di molti cardinali. In testa l’arcivescovo di Vienna Cristoph Schoenborn che ne propone apertamente l'abolizione.
Ed è anche alla luce di questo che la posizione di Papa Francesco fa scalpore. Perché come ha precisato il portavoce vaticano Lombardi “il Pontefice incoraggia la prosecuzione dell’impegno di trasparenza nelle attività amministrative e finanziarie della Santa Sede”.

Per far luce sull’istituto Bergoglio avrebbe chiesto la documentazione alla dirigenza della Banca vaticana. Che lo Ior subisca un cambiamento radicale, comunque, sembra essere certo. Almeno per il cardinale hondurego Oscar Rodriguez Maradiaga, uno degli otto saggi chiamati dal Papa, così come per il cardinale Francesco Coccopalmerio, autore della prima bozza di riforma. Tra i temi caldi ci sarà da affrontare il fatto che gli utili dello Ior non sono corrisposti ad azionisti, non esistendo, e hanno spinto i maligni ad adombrare l’ipotesi che attraverso l’Istituto venga riciclato denaro sporco. “Effettivamente è una percezione che può rispondere o meno alla realtà”, ha risposto di recente il monsignore argentino Marcelo Sanchez Sorondo in un'intervista al Clarin.

Secondo alcuni vaticanisti, dall’arrivo di Papa Francesco pare maggiormente percorribile l’ipotesi di una trasformazione dello Ior in una sorta di banca etica. Ma qualunque cambiamento avvenga c’è una necessità comune: maggior controllo. Anche perché gli investimenti esteri dello Ior sono rilevanti e gli interessi medi annui oscillano dal 4 al 12% e, non esistendo tasse all'interno dello Stato vaticano, si tratta di rendimenti netti.

Alla luce delle inchieste e dell’ipotesi di riforma della banca l’esperto del Tg1 Aldo Maria Valli ha parlato di un Vaticano che, inevitabilmente, “ha potuto fare una sola cosa: diventare uno speculatore”. Lo ha scritto nel suo nuovo libro, “Il forziere dei papi. Storia, volti e misteri dello Ior”, in libreria dallo scorso 24 aprile. Il Vaticano, sostiene il giornalista, “disponendo di beni mobili e immobili, ha cercato di farli fruttare. Così alla speculazione in senso filosofico e teologico, attività più che lecita, si è affiancata quella economica e finanziaria. Lecita anch’essa, ovviamente. Ma fortemente esposta alla possibilità di degenerare in qualcosa di illecito”.

Tra le novità, inoltre, molte nomine a quattro giorni dalle dimissioni di Benedetto XVI. Come ricorda il vaticanista Valli, è stato scelto il presidente dello Ior “facendo anche entrare nel board ‘laico’ il finanziere belga Bernard De Corte in sostituzione di Ronaldo Hermann Schmitz, ex amministratore delegato di Deutsche bank, guarda caso l’istituto di credito che gestiva, fino al blocco di Bankitalia, i bancomat del Vaticano. E, subito dopo, – prosegue il vaticanista – a rinnovare la commissione cardinalizia dello Ior  (confermando fino al 2018 il presidente Bertone e i tre porporati Tauran, Scherer e Toppo, e sostituendo il capo dell’Aif Nicora – ufficialmente per incompatibilità con il suo ruolo di controllo sull’operato dell’Istituto – con il cardinale Domenico Calcagno, presidente dell’Apsa)”.

“La domanda – scrive ancora Valli – sorge spontanea: visto che ormai era trascorso un bel lasso di tempo dalla defenestrazione di Gotti Tedeschi, non si poteva aspettare un altro po’ e lasciare queste decisioni al nuovo Papa? No, si è voluto chiudere la faccenda in fretta e furia, lanciando così un segnale inequivocabile: ecco che la vecchia ‘classe dirigente’, prima di essere totalmente azzerata dalla rinuncia del Papa, ha voluto risolvere la questione a modo suo”.

Un ultimo “mistero”, sul quale punta i fari Valli, è datato gennaio 2013. Con l’inizio del nuovo anno, infatti, non era più possibile effettuare, entro le mura leonine, pagamenti con il Pos che permette di usare carte di credito e bancomat. Questo per il rifiuto della Banca d’Italia di autorizzare Deutsche bank Italia a operare in Vaticano. Il 12 febbraio, con l’affidamento del servizio di pagamento tramite Pos a una società svizzera, la Aduno, il problema viene risolto. Ma il deficit di trasparenza resta e a calare il carico ci pensa René Bruelhart, responsabile dell’Autorità di informazione finanziaria, che in un’intervista sottolinea come il Vaticano non sia stato “sottoposto ad alcuna procedura o misura speciale di monitoraggio”.

http://it.finance.yahoo.com/notizie/ior-papa-francesco-riforma-214919909.html?page=all

Bergoglio contro i banchieri di Dio vuole che lo Ior diventi Banca Etica. Ma Papa Luciani ci rimise la vita.
Papa Francesco, il cui nome si sta rivelando una garanzia, vuole a tutti i costi trasformare lo Ior in una sorta di Banca Etica, come rivela Giacomo Galeazzi su “Vatican Insider”. Eppure l’ultimo a tentare di ripulire l’immagine dello Ior, chiedendo la lista dei correntisti segreti che riciclano denaro sporco, è stato Papa Luciani. Che ci rimise la vita. 
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Francesco vuole vederci chiaro allo Ior. Prima di prendere qualunque decisione (riforma o cessione) papa Bergoglio intende far luce sui meccanismi dell’Istituto e, secondo quanto si apprende nei Sacri Palazzi, avrebbe chiesto la documentazione alla dirigenza della Banca vaticana, inclusa la lista dei correntisti.

Chi si celi dietro i conti cifrati dello Ior è uno dei segreti meglio conservati Oltretevere e già in passato fu opposto il “segreto bancario” in momenti nei quali si ipotizzava una redifinzione delle sacre finanze.
E’ noto, per esempio, che Giovanni Paolo I, da patriarca di Venezia si era contrapposto a Marcinkus nella controversa vicenda della cessione di un istituto cattolico veneto, intendesse far chiarezza sulla reale titolarità dei fondi depositati in Curia, in vista di una drastica ridefinizione degli organigrammi interni.
Ora è possibile che, nel quadro della riforma della Curia romana avviata dal nuovo Papa, anche lo Ior venga cambiato. Lo hanno detto sia il cardinale hondureno Oscar Rodriguez Maradiaga, uno degli otto ‘saggi’ chiamati dal Papa, che il cardinale Francesco Coccopalmerio, autore della prima bozza di riforma.
Difficilmente Papa Bergoglio chiuderà l’istituto, che serve, ad esempio, per finanziare le Chiese dei paesi più poveri che vivono in situazione di grande difficoltà economica. Ma gli scandali dello Ior hanno gravato per troppo tempo sul Vaticano.
Per quanto riguarda gli utili conseguiti, essi non vanno corrisposti ad azionisti (che non esistono) ma sono devoluti in favore di opere di religione e di carità. Come modificare la percezione che la banca vaticana ricicla il denaro della mafia? “Effettivamente è una percezione che può rispondere o meno alla realtà”, ha risposto di recente il monsignore argentino Marcelo Sanchez Sorondo in un’intervista al ‘Clarin’.

“E’ certo che riciclano denaro i ricchi italiani. Credo che Papa Benedetto è stato molto rigoroso e stanno lavorando per pulire tutto ciò e cambiarlo. Credo che Bergoglio sarà ancor più rigoroso, è molto pratico e non è italiano”.
ior_banksterL’ex portavoce di Bergoglio a Buenos Aires, Federico Wals, ha citato in un’intervista al vaticanista americano John Allen il precedente di quando l’allora cardinale decise di rinunciare alla partecipazione della diocesi in diverse banche, per garantire maggior rigore nei conti della Chiesa, affidandosi a istituti di credito sicuri.
E’ dunque ipotizzabile una trasformazione dello Ior in una sorta di banca etica.
Sono rilevanti gli investimenti esteri dello Ior, in prevalenza in titoli di Stato o portafogli a basso rischio. Gli interessi medi annui oscillano dal 4 al 12% e, non esistendo tasse all’interno dello Stato vaticano, si tratta di rendimenti netti. Di certo le decisioni sullo Ior faranno parte di un più complessivo rinnovo del settore finanziario del Vaticano, che potrebbe portare all’accorpamento dei dicasteri economici (Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica, che ha una sua “cassaforte”, e prefettura degli Affari economici, trasformata da Bertone in una sorta di ministero del bilancio) sotto la guida unica del Governatorato.
In accordo con l’Autorità di informazione finanziaria, la “authority” vaticana. In linea con le indicazioni di Moneyval. E coerentemente con la “battuta” di Bergoglio: gli uffici sono necessari, “ma fino a un certo punto”. Uno degli ultimi atti di Benedetto XVI prima che la rinuncia al Pontificato divenisse efficace è stata invece l’approvazione della nomina dell’avvocato Ernst von Freyberg da parte della Commissione cardinalizia di Vigilanza dell’Istituto per le Opere di Religione (Ior) 9 mesi dopo la sofferta revoca del professor Ettore Gotti Tedeschi.
  
Ma è stato lo stesso Benedetto XVI in occasione della celebrazione del mercoledì delle ceneri, con la drammatica denuncia delle «divisioni che deturpano il volto della Chiesa», a confidare ad alcuni cardinali che il suo cruccio maggiore nel lasciare il Pontificato era proprio il fatto di non aver potuto completare la Riforma della Curia avviata da Paolo VI nella direzione di una maggiore sobrietà ed efficienza.
In questa direzione andrebbe la riorganizzazione dei dicasteri economici (Apsa e Prefettura) che potrebbero diventare sezioni della Segreteria di Stato, a sua volta unificata con il Governatorato della Città del Vaticano, che non è un dicastero di Curia ma ad essa fornisce i supporti organizzativi e logistici. In sostanza, così ci sarebbe un solo cardinale invece dei quattro attuali (Bertone, Bertello, Vresaldi e Calcagno) e la Segretria di Stato avrebbe 3 o 4 sezioni invece delle due attuali (quella degli affari generali affidata al sostituto Becciu e quella per i rapporti con gli Stati affidata a Mamberti).ù

Cardinal-Crescenzio-Sepe

Alla fine dei «giochi» ci sarebbero dunque una decina di capi dicastero in meno, una scelta dirompente, anche se ci sono alcuni precedenti: nel 1973 Paolo VI prepensionò il cardinale 65enne Paolo Bertoli che rimase senza incarico; nel 2006 Benedetto XVI trasferì il cardinale Crescenzio Sepe dalla Congregazione dell’Evangelizzazione dei popoli alla guida della diocesi di Napoli e il presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo con i non cristiani, monsignor Michael Fitzgerald, alla nunziatura del Cairo. Lo Ior consta di 130 dipendenti, un patrimonio stimato (nel 2008) di 5 miliardi di euro, 44mila conti correnti, riservati a dipendenti vaticani, ecclesiastici e ad un novero di laici e di enti privati.
Fonte:  [1]http://www.infiltrato.it/notizie/italia/bergoglio-contro-i-banchieri-di-dio-lo-ior-diventi-banca-etica-ma-papa-luciani-ci-rimise-la-vita [1]

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