Le letture
di oggi offrono una sorprendente complementarità soprattutto nei
richiami e nei motivi di riflessione e di approfondimento sulla figura
del Buon Pastore e degli apostoli: una quasi omelia per i pastori
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Domenica seconda dopo Pasqua nella forma
straordinaria, terza di Pasqua in quella ordinaria del Rito Romano: due
calendari e due lezionari diversi (per quanto sia almeno improprio
parlare di lezionario per il rito in forma straordinaria) che offrono
una sorprendente complementarità insieme a molti richiami e motivi di
riflessione e di approfondimento. Tra i tanti, forse i più evidenti sono
quelli sui pastori e sulla loro onerosa responsabilità: una quasi
omelia per i pastori.
Il lezionario di Paolo VI ci riporta
prima di tutto all’insegnamento degli Apostoli in Gerusalemme dopo la
resurrezione del Signore (At 5 [2],
27b32.40b-41), insegnamento che continuavano ad impartire nonostante
fosse stato loro vietato di continuare a farlo ed a farlo nel nome di
Gesù Cristo.
Alla domanda del sommo sacerdote: ”Non vi avevamo proibito di insegnare in questo nome?”, Pietro, che nel Vangelo del giorno (Gv 14 [3],
7-1) si sente chiedere tre volte da Gesù se lo ami e, alle risposte
affermative, si sente ripetere di pascere gli agnelli e le pecore del
Signore, risponde con coraggio e semplicità: “Bisogna obbedire a Dio
invece che agli uomini”; e poco importa a Pietro ed agli altri apostoli
se tale risposta li porta a subire la flagellazione, anzi ne sono lieti:
lieti di essere stati degni “di subire oltraggi per il nome di Gesù”.
Azione non facile quella di Pietro e
degli altri apostoli, anche perché, nonostante le manifestazioni di Gesù
risorto, non sembrava facilissimo riconoscerlo a prima vista: non lo
riconobbero i discepoli di Emmaus prima che spezzasse il pane, non lo
riconoscono gli apostoli nel brano evangelico citato finché non lo fa
Giovanni subito dopo la pesca miracolosa; qualcuno commenta i passi
sostenendo che Gesù risorto poteva essere riconosciuto soltanto con gli
occhi della fede; ebbene occorre evidentemente una fede saldissima per
vedere con i suoi occhi, ma una volta visto bene non resta nemmeno un
attimo di esitazione: Giovanni riconosce Gesù, Pietro si getta a nuoto…
non occorre molta immaginazione per pensare che, con lo stesso
entusiasmo, gli apostoli abbiano ignorato il divieto dei sacerdoti del
tempio, abbiano continuato a predicare nel nome di Gesù e nello stesso
modo abbiano affrontato la flagellazione (e, chi prima chi poi, il
martirio): da autentici pastori ma un po’ anche da autentiche pecorelle
del Signore che, come è scritto nel Vangelo (Gv 10 [4],
11-16) del Messale del beato Giovanni XXIII, conoscono il loro “Buon
Pastore”, detto meglio il loro “Pastore Vero o Pastore Perfetto”.
Pastore che, ricorda Pietro nella sua lettera (l’odierna epistola, 1Pt 2 [5],
21-25), riprendendo Isaia, “peccato non fece e nella cui bocca non fu
trovato inganno”; Pastore che non si limita a dirsi disposto a offrire
la vita per le sue pecore, che conosce ad una ad una, ma Pastore che lo
fa veramente (e, verrebbe da aggiungere, “nonostante” le conosca ad una
ad una…).
Insomma, sembra che in qualche modo le
letture di oggi e di entrambe le forme del Rito Romano traccino un
ritratto molto definito
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delle virtù degli Apostoli e dei loro
successori, a partire dal successore di Pietro. Uno di essi, l’amato
Benedetto XVI”, chiese di pregare perché non dovesse fuggire davanti ai
lupi, e sembra una preghiera che ha ancora molti motivi di essere
reiterata, visti i lupi, la loro fame ed il loro numero.
Le persecuzioni dei Cristiani nel mondo,
persecuzioni sottaciute dai più ma non meno violente e sanguinose delle
guerre dichiarate, continuano ogni giorno, ed ogni giorno che viene
sembra il peggiore; ci attanaglia una crisi economica che miete sempre
più vittime , ma che non è tanto figlia delle strutture politico sociali
quanto della crisi morale di tali strutture e della società stessa: fa
rumore, giustamente, il suicida che ha pensato di non poter far altro di
fronte a debiti insolubili (magari con lo stato), fa meno rumore, anche
perché non si sente, l’urlo del bambino abortito in virtù
dell’esercizio di un “diritto (in)civile” peraltro mai codificato: in
entrambi i casi scelte di chi deve bastare a se stesso: o non ottiene o,
se c’è, rifiuta quella solidarietà che dovrebbe caratterizzare la
società, specie se cristiana.
E’ possibile, di fronte soltanto ad un
misero spaccato della realtà come quello appena ricordato, fuggire di
fronte a quei lupi? Sarebbe forse comprensibile, ma non sarebbe
l’esempio di Cristo (il “Buon Pastore” dà la vita per le sue pecore) né
degli Apostoli (“Bisogna obbedire a Dio invece che agli uomini), né,
infine, sarebbe ottemperare il comando di Gesù a Pietro (Pasci le mie
pecore).
E’ facile essere pastori? Certamente no,
ma il Signore non mancherà di dare a tutti la forza necessaria,
soprattutto se li accompagneremo con la preghiera assidua e con le
azioni che dovessero rendersi necessarie: nel momento in cui essere
poveri può significare (ed in molte parti del mondo significa) morire,
nel momento in cui nella parte del mondo opulenta e scossa si continuano
ad uccidere i bambini nel grembo materno e si progetta di farlo nel
terzo mondo come soluzione dei problemi (e chi tali azioni ha
propagandato e messo in pratica nella piena illegalità appare oggi come
autorevole candidata alla presidenza della Repubblica Italiana), nel
momento in cui si pensa di istituire matrimoni omosessuali e consentire a
dette coppie l’adozione di bambini, mentre in Francia si arresta chi
indossa una felpa giudicata poco meno che oscena perché raffigurante un
uomo, una donna e due bambini, nessuno può e potrà pensare che, tacendo,
i lupi diventeranno più mansueti: di fronte al silenzio, dopo i primi
morsi, avranno semplicemente ancora più fame: non si dice forse che
“l’appetito vien mangiando”?
Preghiamo allora perché i nostri pastori
non disperdano il gregge e non fuggano, e, seguendo l’esempio di Pietro
e degli apostoli, scelgano sempre di obbedire a Dio e di difendere la
Verità in tutti i modi ed in tutte le sedi, incuranti delle minacce ma
anche delle assai più pericolose lusinghe del mondo; sosteniamoli di
fronte ai lupi (anche un gregge, in fondo, può “fare quadrato”) e
soprattutto “obbediamo a chi obbedisce a Dio”.
E restiamo uniti, come Francesco I ha detto poco dopo l’elezione: “Il popolo e il Vescovo, il Vescovo e il popolo!”.
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[5] 1Pt 2: http://www.lachiesa.it/bibbia.php?ricerca=citazione&Citazione=1Pt%202&Versione_CEI74=&Versione_CEI2008=3&Versione_TILC=&VersettoOn=1
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Posted By adaltaredei On April 14, 2013
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