Diario Vaticano / La riforma della curia è già cominciata
Lo si capisce dai primi atti compiuti da papa Francesco.
Tutti di rottura, compresa la sua decisione di non alloggiare nell'appartamento
pontificio
di ***
La scelta di non abitare l’appartamento pontificio al terzo
piano del Palazzo Apostolico ma di continuare a risiedere nella Domus Sanctae
Marthae, che lo aveva ospitato da cardinale durante il conclave, è già di per
sé un atto di rottura.
In pratica tale scelta consente al nuovo papa di sottrarsi
fisicamente alla pressione burocratica che – se si fosse trasferito lassù –
rischierebbe di sconvolgere la sua vita e di soffocare la sua effettiva
capacità di governo.
Sarebbe interessante sapere se e quanto si siano già ridotti
il volume e il peso delle valigie di documenti che ogni giorno la segreteria di
Stato usa portare sulla scrivania del papa per sottoporgli testi da studiare,
approvare, vistare, eccetera.
Non è fantasioso pensare che lo stile sobrio e austero del
primo pontefice gesuita della storia costringa gli uffici della segreteria a
ridurre al minimo le pratiche da sottoporre alla sua attenzione.
*
Lo stile innovativo di papa Francesco suscita poi alcune
domande su come esso si esplicherà in alcuni settori specifici del governo
della Chiesa universale.
Perché Bergoglio ama sì definirsi vescovo di Roma, ma
intanto agisce e si muove come papa a tutti gli effetti.
Lo si è visto nella rapidità con cui ha scelto il suo
successore a Buenos Aires, agendo, appunto, in qualità di pastore della Chiesa
universale.
La nomina non è certamente passata al vaglio della
congregazione per i vescovi e non sembra affatto essere arrivata dopo un’ampia
consultazione tra i vescovi della relativa provincia ecclesiastica, come tra il
clero e il popolo cristiano di Buenos Aires.
E lo stesso si può dire della seconda nomina episcopale del
pontificato, quella del nuovo arcivescovo di Vilnius in Lituania.
Il 5 aprile al posto del dimissionario cardinale Audrys
Backis, 76 anni, papa Bergoglio ha nominato il giovane Gintaras Grusas, 52
anni, dal 2010 ordinario militare del paese baltico e pupillo del cardinale.
Anche questa nomina non risulta essere passata al vaglio della congregazione.
Dopo questi precedenti, sarà interessante verificare quale
sarà la prassi del nuovo papa nelle nomine episcopali nel mondo e nelle
creazioni di nuovi cardinali.
Continuerà a sentirsi vincolato al tetto dei 120 cardinali
elettori stabilito cinquant'anni fa? Concederà più porpore alle Chiese locali a
discapito della curia? Continuerà a premiare le sedi tradizionalmente
cardinalizie o punterà più sulle persone che sulle diocesi? L’Italia continuerà
ad avere nove diocesi cardinalizie e un peso preponderante nel sacro collegio?
Sempre riguardo all'Italia sarà interessante vedere se e
come papa Francesco, che ha anche il titolo di primate d’Italia, continuerà a
riservarsi il potere di nomina del presidente e del segretario della conferenza
episcopale.
L'episcopato italiano, infatti, è l’unico al mondo nel quale
entrambe queste cariche non sono elettive ma di nomina pontificia.
A questo proposito è utile ricordare che nel 1983 Giovanni
Paolo II chiese ai vescovi italiani se volessero eleggere loro il presidente e
il segretario, e la maggioranza in effetti votò a favore di questa possibilità,
ma poi non se ne fece nulla.
Chissà se ora, in nome della collegialità, la questione
verrà riesumata e in che modo: con una piena libertà di scelta accordata ai
vescovi, oppure attribuendo ai vescovi l'indicazione di una terna di nomi tra i
quali il papa decida.
*
Un'altra svolta potrebbe riguardare la congregazione per la
dottrina della fede.
Con Joseph Ratzinger prima cardinale e poi papa la
congregazione ha svolto un ruolo di grande peso nel governo della Chiesa
universale:
- sia con l’elaborazione di documenti dedicati ai cosiddetti
temi non negoziabili, come le istruzioni "Donum vitae" del 1987 e
"Dignitas personae" del 2008 o le note dottrinali sui cattolici nella
vita politica del 2002 e sulla legalizzazione delle unioni omosessuali del 2003;
- sia con censure adottate nei confronti di una ventina di
opere teologiche, alcune delle quali scritte da gesuiti, e cioè da Anthony de
Mello nel 1998, Jacques Dupuis nel 2001, Roger Haight nel 2004 e Jon Sobrino
nel 2006;
- sia con una penetrante azione giudiziaria nei confronti
dei cosiddetti “delicta graviora” tra i quali la pedofilia, con le severe norme
approvate nel 2001 e aggiornate nel 2010.
Adesso con papa Francesco cosa accadrà?
Con una inusuale comunicato diffuso il 5 aprile dopo la
prima udienza di tabella di papa Francesco col prefetto, l’arcivescovo Gerhard
Ludwig Müller (vedi foto), la congregazione per la dottrina della fede ha
tenuto a sottolineare che nella lotta contro gli abusi sessuali commessi da chierici
su dei minori saranno tenute ferme le linee intransigenti di Joseph Ratzinger.
Ma aldilà del comunicato – emesso probabilmente per fugare
ogni possibile sospetto di discontinuità in materia, rispetto al precedente
pontificato – adesso in concreto con papa Francesco cosa accadrà?
La congregazione insisterà a lavorare a pieno ritmo come
tribunale ecclesiastico centralizzato per i "delicta graviora" o
tornerà a delegare questo compito ai vescovi locali?
Continuerà a intervenire sulle questioni "non negoziabili"
della vita e della famiglia o si riterrà paga dei documenti già pubblicati in
passato?
Continuerà a censurare gli errori di teologi o teologhe o si
limiterà a un ruolo esortativo?
E ancora, la congregazione continuerà a controllare
preventivamente i testi di papa Francesco come faceva con i papi precedenti?
In poche parole, assisteremo – come alcuni segnali sembrano
far capire – a un significativo ridimensionamento della congregazione per la
dottrina della fede?
*
Sempre durante il pontificato di Benedetto XVI sono state
intraprese in campo liturgico delle iniziative che hanno suscitato forti
resistenze. Come il motu proprio "Summorum Pontificum" che ha ridato
piena dignità nella Chiesa latina ai libri liturgici preconciliari. O come la
fermezza nell'esigere traduzioni più fedeli all’originale latino nei messali in
lingua corrente, con una particolare attenzione alla traduzione del “pro
multis” nelle parole della consacrazione. Ora che succederà?
E poi che fine farà con papa Francesco – primo papa
proveniente da un ordine religioso dalla metà del XIX secolo – la visita
apostolica alle suore degli Stati Uniti promossa negli ultimi anni dalla
congregazione vaticana per i religiosi?
In particolare, quale sarà la "mission" del nuovo
segretario della congregazione, il francescano spagnolo José Rodríguez
Carballo, nominato il 6 aprile?
Questa di Rodríguez Carballo è stata la prima nomina fatta
in curia da papa Francesco, che con essa ha riempito il vuoto lasciato dal
redentorista americano Joseph William Tobin, rispedito lo scorso ottobre negli
Stati Uniti come arcivescovo di Indianapolis da Benedetto XVI, che pure lo
aveva chiamato all’incarico, dopo che si era mostrato troppo tenero nei
confronti delle suore sue connazionali.
La scelta di Rodríguez Carballo sembra essere dovuta non
tanto al suo essere ministro generale dei frati minori quanto invece al fatto
di essere stato eletto lo scorso anno presidente dell’Unione dei superiori
generali, la massima espressione collegiale del vasto e variegato mondo dei
religiosi.
Nominando lui, papa Francesco non ha quindi dato seguito
all’istruttoria approntata nel corso degli ultimi mesi del pontificato di
Benedetto XVI, nella quale era in "pole position" per la carica di
segretario della congregazione dei religiosi un domenicano di origini
statunitensi.
E ancora, cambiando tema, che ne sarà dei colloqui con la
Fraternità San Pio X dei seguaci di monsignor Lefebvre? Papa Francesco ha
finora citato solo sporadicamente il Concilio Vaticano II: nel suo primo
messaggio alla comunità ebraica di Roma e nel discorso alle delegazioni delle
Chiese e comunità cristiane che hanno assistito alla sua messa di inizio del
pontificato. Non ha partecipato al Concilio ed è stato ordinato prete dopo il
Concilio. Non sembra particolarmente assillato dal problema della sua
ermeneutica, su cui invece Benedetto XVI si spese moltissimo. Nella sua diocesi
di Buenos Aires si è mostrato piuttosto tollerante nei confronti dei preti
tradizionalisti. Ora che cosa accadrà?
Queste sono solo alcune delle domande suscitate dallo stile
di governo impresso da papa Francesco all’inizio del suo pontificato.
Altre ancora riguardano le attese nomine e riforme curiali.
Quando prenderanno corpo? Prima o dopo l'estate? Verrà finalmente ridotta la
smisurata produzione di documenti papali e curiali? In che modo saranno
ristrutturati gli enti con competenze finanziarie, a iniziare dalla malfamata
"banca" vaticana, l'Istituto per le Opere di Religione? Sarà ridotto
il numero delle beatificazioni e canonizzazioni? La causa sul martirio di Oscar
Arnulfo Romero – bloccata a suo tempo dalla congregazione per la dottrina della
fede guidata da Ratzinger – verrà sbloccata?
Le risposte arriveranno col tempo. E non mancheranno le
sorprese. C’è da scommetterci.
__________
Il comunicato del 5 aprile della congregazione per la
dottrina della fede:
> "Il Santo Padre…"
__________
Per maggiori dettagli su come la conferenza episcopale
italiana discusse e votò sulla procedura di nomina del presidente e del
segretario:
> Diario Vaticano / Il papa conferma il suo luogotenente
in Italia (7.3.2012)
Sull'attività della congregazione per la dottrina della fede
negli anni di Joseph Ratzinger cardinale e papa:
> Diario Vaticano / Il Sant'Uffizio a portata di mouse
(2.4.2012)
Sulla traduzione voluta da Benedetto XVI del "pro
multis" nelle parole della consacrazione:
> "Per molti" vince su "per tutti".
Ma c'è chi non si arrende (20.1.2013)
Sulla visita apostolica alle suore degli Stati Uniti:
> Diario Vaticano / Il Sant'Uffizio mette in castigo le
suore americane (30.4.2012)
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