ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 19 giugno 2013

Coerenza

 "Fate quel che vi dicono, ma non quello che fanno". E quando non vi dicono, o dicono eresie?

Stupenda e attuale riflessione di un giovane credente. Dal Blog Infinito quotidiano:

Un giorno il Servo di Dio Don Dolindo Ruotolo, sacerdote napoletano, chiese ad un suo conoscente: «Angioletto mio, siete stato in banca questa mattina per riscuotere lo stipen­dio?». «Sì, Padre», rispose l’uomo. «E com’era il cassiere? Aveva per caso il naso storto e gli occhi strabici?». Vedendo che il suo interlocutore era rimasto senza parole, Don Dolindo riprese: «Eh sì, perché se il cassiere fosse brutto io rifiuterei lo stipendio...». «Padre, cosa dite mai? - chiese me­ravigliato il signore. - E che importa a me che il cassiere ha il naso storto? Egli mi dà lo stipendio. E a me interessa solo questo!». Allora Don Dolindo, cogliendo l’occasione, lo am­monì dicendo: «E allora perché quando vai a confessarti, a riscuotere la Grazia del Signore, stai a criticare il prete e di­ci: “se non è un santo, io dal prete non ci vado!”? Egli è l’am­ministratore del Sangue Redentore di Cristo. Cosa t’importa il resto? Se il prete è buono o cattivo a te non deve interessa­re. Buono o cattivo che sia, la sua consacrazione e la facoltà ricevuta dal Vescovo per la confessione a te devono bastare. Il sacerdote attinge alla Cassa della Chiesa, ricca dei meriti di Cristo: ricordalo!».” [De vita Contemplativa – Giugno 2013]

Leggendo questo aneddoto mi viene da pensare alla particolare situazione in cui ci troviamo noi oggi a vivere. E mi tornano alla mente le parole del Signore Gesù quando ammonì la folla e i suoi discepoli dicendo loro: “Quanto vi dicono, fatelo e osservatelo, ma non fate secondo le loro opere, perché dicono e non fanno.” [Mt 23, 3] Ed è quello che è capitato spesso quando ad una buona predicazione non è seguita un’altrettanta corretta e santa condotta da parte di coloro che hanno avuto il compito di annunciare la buona novella, il Vangelo di Gesù. Oggi viviamo in una Chiesa dove quell’ammonimento evangelico, non me ne voglia il buon Dio, trova difficile accoglimento. E proprio di fronte a tale difficoltà sorge l’angoscia del semplice fedele, come il sottoscritto, che in coscienza soffre a dover dissentire di fronte ai pronunciamenti e agli atti del clero preposto alla sua cura. Infatti oggi come oggi il clero cattolico non dice quello che dovrebbe dire. O perché tace (per viltà o connivenza con le eresie) o perché eretico e convinto che la Chiesa nella sua storia si sia sempre sbagliata e che oggi è giunto il tempo di cambiare la Chiesa. Ipocriti non vogliono cambiare loro stessi e conformarsi alla Chiesa, ma vogliono cambiar la Chiesa alle loro voglie, alle loro dottrine, alle loro miserie. Di conseguenza, di fronte alle loro eretiche predicazioni, seguono atti certamente non santi, spesso anche criminali. Quando non c’è più Dio come riferimento e la Chiesa come Sua garante, quando il riferimento è la propria personale e cangiante idea sulle cose, ecco allora che tutto diventa lecito, anche atti che spesso infrangono il codice penale degli stati nazionali. Il problema serio, però, rimane quello della salus animarum che, per il Codice di Diritto Canonico, è suprema lex (can. 1752). Come può salvarsi un’anima costretta a subire una predicazione eretica e quindi a credere in essa? Come può salvarsi un’anima costretta a ricevere i sacramenti in una forma, è inevitabile, che rispecchia la suddetta predicazione? Della misericordia di Dio non dubitiamo. Cattolici eterni (e non mondani) come siamo, sappiamo che questo sarebbe uno dei sei peccati contro lo Spirito Santo (nello specifico il primo che sottostà, nel Catechismo di san Pio X, nella sezione Prime preghiere e formule da sapersi a memoria, sì a memoria!). Così come non dubitiamo della misericordia di Dio siamo altrettanto certi che Egli giudica ciascuno di noi nel momento della nostra morte e che la presunzione di salvarsi senza merito è un altro peccato contro lo Spirito Santo. Non essendo tutto buono, lecito e giusto, pena la follia del relativismo, qualcuno e più di qualcuno, con questo clero, rischia fortemente la dannazione. C’è da tremare e temere per la propria salvezza e per essa, soffrire di fronte a questa desolazione.

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