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mercoledì 5 giugno 2013

Il cardinal Massone,

la guerra di don Luigi Villa contro ‘La Gran Loggia Vaticano’

corelFonte articolotre 9 maggio 2013- Li chiamano ‘i lupi’, gli iscritti alla massoneria che vestono l’abito talare, generalmente tutti, o quasi, appartengono ai vertici della gerarchia ecclesiastica.
‘Santi uomini’ che sotto la tonaca, o meglio la porpora, indossano il grembiulino e, secondo l’ala antimassonica del clero internazionale, incarnano l’espressione del Maligno giunto a un passo dal Soglio di Pietro.
Una lobby potente e pericolosa, basti ricordare che l’ultimo a pubblicare un elenco di preti massoni fu quel Mino Pecorelli nel 1976, direttore di Op, pochi mesi prima della sua tragica fine, ricordato in questi giorni in relazione alla scomparsa di Giulio Andreotti, accusato e assolto proprio per l’omicidio del discusso giornalista.

Un anziano ma combattivo sacerdote, don Luigi Villa, attraverso il periodico Chiesa Viva tiene una rubrica-documento mensile, dove vengono elencati i misfatti commessi dagli ‘adoratori di Lucifero’. Fra le sue più recenti battaglie, la nomina decisa dal Papa emerito Benedetto XVI, di monsignor Francesco Marchisano a vicario generale dello Stato del Vaticano. Secondo la documentazione pubblicata da don Villa, il prelato altro non sarebbe se non un potentissimo vertice della massoneria universale.Villa pubblica anche successivamente tre lettere dei primi anni sessanta, scritte a mano e inviate da un ‘confratello massone’, nome in codice Frama, al Maestro venerabile del Grande Oriente di Palazzo Giustiniani: Frama sarebbe proprio Francesco Marchisano. Lettere in cui si fa cenno ad altri affiliati alla loggia, porporati di altissimo rango.
Si tratterebbe di monsignor Pasquale Macchi, già segretario personale di Paolo VI, del cardinaleMichele Pellegrino, ‘Pelmi’, dell’arcivescovo di Trento Alessandro Gottardi, ‘Algo’ ed altri. Sostiene don Villa “Arcivescovi, cardinali, rettori di atenei pontifici. La massoneria ha pianificato anno dopo anno, la sua infiltrazione ai massimi livelli della gerarchia ecclesiastica”.
Don Villa, prete comboniano, è stato ed è attualmente attaccato da più parti, è sfuggito a numerosi attentati, dirige la casa editrice Civiltà. Il suo biografo ufficiale, Franco Addesa, spiega “Fu padre Pio nel 1963 ad affidare a don Luigi il compito di cacciare i massoni dalla Chiesa. –Coraggio, coraggio, coraggio- lo esortò il santo, la massoneria è già arrivata alle pantofole del Papa”.
Il sommo Pontefice in quegli anni era Paolo VI, e don Villa gli ha dedicato pagine al vetriolo.
Nel 2000 arriva in libreria ‘A Paolo VI un monumento massonico’, don Villa identifica quel pontefice come un infiltrato della massoneria e descrive la scultura eretta nella piazzetta del santuario della Beata Vergine Incoronata, sul sacro monte di Varese, noto per la stranezza di una strana pecora a cinque zampe. Opera inaugurata nel 1986 da Giulio Andreotti, onorevole massone, come lo definisce il sacerdote comboniano e dal “massone segretario di Stato Vaticano” Agostino Casaroli.
Villa insomma, ci rappresenta una chiesa da brividi, come la descrive nella pubblicazione ‘Gran Loggia Vaticano’, dove aggiunge alle personalità già citate il cardinale Jean Villot, braccio destro di Paolo VI e di Giovanni Paolo II e l’immancabile Paul Marcinskus “Pare che Giovanni Paolo I –scrive Villa- il papa dei 33 giorni (il 33 è il numero simbolo di tutti i massoni) volesse fare pulizia all’interno del Vaticano” e imputa a questa volontà la morte improvvisa di Albino Luciani.
E Don Luigi regala un’ultima perla: il santuario di San Giovanni Rotondo dedicato a Padre Pio. La struttura celerebbe un inconfessabile segreto, quell’architettura porterebbe i simboli dei più conclamati emblemi della massoneria.
Spiega Villa “Sui bracci inferiori e laterali della croce custodita nel tempio sono rappresentati i tre stemmi dei gradi 11, 22, 33 della Massoneria scozzese di Rito Antico, inoltre nella parte centrale è rappresentato il grembiule massonico e sul braccio superiore viene rappresentato Lucifero”.
La nuova chiesa è stata progettata dall’archistar Renzo Piano, sotto il patrocinio e il coordinamento della Pontificia Commissione dei Beni Culturali ecclesiastici, presidente Francesco Marchisano, descritto da Don Villa come esponente di punta della massoneria.
Don Luigi Villa accusa la Chiesa di aver dedicato al santo di Pietrelcina in “tempio satanico”, benedetto da Papa Ratzinger, creato cardinale proprio da Paolo VI, ricorda il sacerdote.

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