“Fecemi la somma sapienza e il primo amore”
SuorFaustina Kowalska
racconta le 7 caratteristiche dell’inferno
eppure ci sono uomini dannati che soffrono più di
alcuni demoni, perché l’intensità del loro peccato in vita superò
addirittura quello di taluni spiriti angelici. Tra i peccati, ce ne sono
quattro particolarmente gravi, sono i cosiddetti peccati che invocano
la vendetta divina: l’omicidio volontario, le perversioni sessuali che
confondono la società (sodomia e pedofilia), l’oppressione dei poveri,
il defraudamento della giusta mercede a chi lavora […] Al contrario di
quanto predicano certi cattobuonisti, Dio non è una “energia positiva
che accoglie e perdona tutto”, ma un salvatore misericordioso e un
giudice terribile. Non dimentichiamoci che l’apocastasi, dottrina che
vuole la salvezza universale del creato alla fine dei tempi, è una
eresia già condannata dalla chiesa nel 543 dal concilio di
Costantinopoli. Il demonio non vuole essere perdonato, entra totalmente
nel mistero di iniquità, anche da dannato continua ad invidiare Dio, a
non voler ammettere la sua condizione creaturale, a voler bramare a
tutti i costi la condizione di Dio…
di Gaetano Masciullo
Divisi su tutto, uniti dall’odio. Verso la Chiesa
Il novecento è stato uno dei secoli più difficili
della storia della chiesa. Secondo alcuni storici, ci sono stati più
martiri cristiani nel secolo scorso che in tutti gli otto secoli
precedenti. E’ una cifra spaventosa, sicuramente non esagerata: basti
pensare all’odio anticattolico perpetuato da regimi di tutto il
mondo, in primis quelli formatisi dall’ideologia comunista, che a
partire dalla Russia contaminò nazioni di tutti i continenti, in
particolar modo nazioni asiatiche come la Cina, il Vietnam, il Laos, la
Cambogia e la Corea del Nord, dove ancora sussistono simili tirannie. Le
persecuzioni tuttavia sono provenute anche da governi cosiddetti
liberal-massonici, come quello messicano di Calles, o da dittature di
destra, come il nazionalsocialismo tedesco che deportò, insieme a
zingari, ebrei e comunisti, numerosi figli (e figlie) consacrati della
chiesa. E’ l’odio verso la chiesa cattolica ciò che accomuna tutti i
poteri non cristiani della storia.
Ma la persecuzione anticattolica non ha portato
solo un odio “fisico”, materiale, ma anche ad uno più subdolo e
crudele: l’odio ideologico. È la nascita delle grandi impalcature
filosofiche anticristiane del Novecento. Si diffuse la filosofia dello
scetticismo, il pensiero di Marx, Nietzsche e Freud, che attaccarono e
definirono la Chiesa e la cristianità come i nuclei della “decadenza
morale occidentale”. Si proclamò con fierezza la morte di Dio… e
tuttavia noi siamo ancora qui, figli di quella Chiesa santa e
peccatrice, apostolica e cattolica, vera depositaria della civiltà
europea e mondiale. Una civiltà che dimentichiamo ogni giorno di più… e
a che prezzo!
Dio ci avvisa: l’inferno esiste, rimuoverlo non serve
S. Faustina Kowalska
Se da una parte il nemico della fede imperversa nel mondo,
seminando errori, guerre e vuoti spirituali, ergendosi contro i
credenti con violenze inaudite e superbia, dall’altra parte Dio, colui
che è mite ed umile di cuore, colui che agisce sempre nel nascondimento,
perché agli uomini di buona volontà è destinato il suo eterno messaggio
di salvezza, suscita in piccoli uomini e donne, spesso ignoranti se non
proprio analfabeti, veri e propri monumenti di santità, modello di
purezza e carità per il mondo intero.
E’ così che nel Novecento siamo stati testimoni
di due grandi catechesi divine, che ci hanno ricordato la presenza
reale ed eterna dell’inferno, destino inesorabile per coloro che
spontaneamente decidono di rifiutare Dio e la sua grazia. Sia nelle
apparizioni di Maria ai tre veggenti di Fatima, infatti, che nelle
apparizioni di Gesù a suor Faustina Kowalska, l’inferno è una costante,
una realtà che ci invita a riflettere, persino a convertirci
quotidianamente.
Dio non è buonista. Ma l’inferno è opera di giustizia
Foto di suor Faustina
Santa Faustina è l’apostola della divina misericordia e
potrebbe sembrare strano che proprio attraverso lei Gesù Cristo abbia
deciso di darci la più esaustiva catechesi del secolo scorso
sull’Inferno. Ma, come ci insegna anche Dante nel III canto de L’Inferno, l’abisso doloroso è opera del primo amore, cioè della misericordia stessa di Dio.
Non è una contraddizione,
come potrebbe sembrare di primo acchito. La catechesi di suor Faustina
sembra quasi un monito contro una degenerazione che di lì a poco avrebbe
contaminato molti sacerdoti cattolici: con la malaria del “buonismo”
(lontanissimo dall’essere bontà), l’idea secondo cui Dio perdonerebbe
sempre e a prescindere, a prescindere persino dal pentimento e dalla
reiterazione del peccato, il quale non offenderebbe la sua maestà e
basterebbe sentirsi a posto con la propria coscienza per essere in
grazia di Dio.
Funerali di suor Faustina
L’inferno è opera della giustizia di Dio,
ma la giustizia ha per fondamento proprio l’amore, la misericordia. Dio
non è buonista. Proprio perché ama tutti indistintamente, Dio non può
infliggere a qualcuno ciò che mai ha desiderato. E’ un atto di
giustizia. A ciascuno il suo. Chi ha voluto l’odio, riceverà l’odio. Chi
ha goduto della sofferenza e della violenza, convivrà eternamente con
la violenza nel buio del proprio spirito. “Si raccoglie quel che si
semina” (Proverbi 22,8), mette in guardia la Scrittura. E ancora: “Beati
coloro che hanno fame e sete di giustizia, perché saranno saziati”
(Matteo 5,6). La giustizia di Dio, proprio perché basata sulla
misericordia, è molto semplice, ma non degenere.
“Oggi sono stata all’inferno: occupa uno spazio vastissimo”
Con le sue consorelle
Queste sono le parole che la Santa mistica scrisse nel proprio diario:
“Oggi, guidata da un angelo, sono stata
negli abissi infernali. E’ un luogo di grandi torture e lo spazio che
occupa è vastissimo”.
“Queste le varie pene che ho viste:
la prima pena, quella che costituisce l’inferno, è la perdita di Dio;
la seconda, i continui rimorsi di coscienza; la terza, la consapevolezza
che quella sorte non cambierà mai; la quarta pena è il fuoco che
penetra l’anima, ma non l’annienta; è una pena terribile: è un fuoco
puramente spirituale acceso dall’ira di Dio; la quinta pena è l’oscurità
continua, un orribile soffocante fetore, e benché sia buio i demoni e
le anime dannate si vedono fra di loro e vedono tutto il male degli
altri ed il proprio; la sesta pena è la compagnia continua di satana; la
settima pena è la tremenda disperazione, l’odio di Dio, le
imprecazioni, le maledizioni, le bestemmie”.
LA MAPPA DELL’INFERNO È QUESTA
-
Perdita di Dio. Scrive
suor Faustina che è la perdita di Dio che “costituisce l’inferno”.
Effettivamente l’inferno non è un luogo fisico, ma anche uno stato
dell’anima. Gli spiriti infernali, siano essi angelici o umani, sono
privi sia della visione di Dio (come noi uomini viventi del resto) sia
della grazia di Dio (cosa che noi viventi possiamo ottenere). Questa
perdita è anche detta pena del danno. Suor Faustina percepisce
l’inferno come “uno spazio vastissimo”. Ma l’inferno è uno stato
adimensionale, privo cioè sia di spazio sia di tempo, materialmente
intesi; eppure Faustina, dotata di corpo e anima, lo percepì durante il
viaggio estatico come uno “spazio vastissimo”. L’inferno è
interminabile, sconfinato. Non c’è limite di spiriti che possa
contenere. Ogni spirito dannato crea dentro di sé il proprio inferno,
perdendo in maniera definitiva la grazia e convivendo esclusivamente con
il proprio peccato. Il tempo degli spiriti infernali – ma anche di
quelli celesti – non è materialmente inteso, viene definito aevum dal Doctor Angelicus,
Tommaso. Quando ci sarà il giudizio universale, i corpi risorgeranno
sia per i dannati sia per i beati e la pena degli spiriti infernali
aumenterà perché sarà anche a livello fisico. Allora l’inferno
acquisterà una dimensione, quella spaziale, tipica dei corpi, ma
continuerà ad avere l’aevum come tipologia temporale.
-
Continui rimorsi di coscienza. Dalla
perdita di Dio scaturiscono tutte le altre pene. L’incapacità di
percepire la grazia di Dio, di quel Dio che pure è presente nell’Inferno
in quanto spirito onnipresente, suscita il primo grande tormento dello
spirito, sia esso un angelo decaduto o un defunto: il rimorso. I
condannati sono perfettamente consapevoli di quale enorme opportunità
hanno perso e soprattutto quale grande tesoro hanno gettato via: il
paradiso. Ma la consapevolezza non basta ed anzi suscita grande dolore.
Se uno analizza i termini della Bibbia sull’inferno, scopre ben presto
che vengono utilizzati termini impersonali: fuoco che non si
spegne (Marco 9,48); fuoco eterno (Matteo 25,41); forno di fuoco (Matteo
13,42); fuoco ardente (Ebrei 10,27); lago di fuoco e zolfo (Apocalisse
19,20); gehenna di fuoco (Matteo 5,22); fiamma che tormenta (Luca
16,25). Il tormento infernale comune a tutti gli spiriti dannati,
paradossalmente, viene da se stessi e non da Dio e questo tormento è
proprio il rimorso della coscienza, il verme che non muore mai (Marco
9,48). Ecco perché il vangelo intero è un messaggio di pentimento,
invita a prendere consapevolezza, prima che questa consapevolezza sia
presa troppo tardi, quando non sarà più possibile tornare indietro ed
allora rimarrà solamente il rimorso.
-
Eternità della dannazione. Gli
spiriti sono, per loro natura, immortali. Sebbene molti demoni e
defunti sono spiriti assai disperati e tristi, tanto che vorrebbero
spegnere la loro esistenza: non possono farlo perché uno spirito non si
può dissolvere nel nulla. Il nulla non esiste. I dannati sono
consapevoli che la ribellione è stata una decisione insensata, cattiva,
che ha provocato solo del male, ma non riescono a pentirsi, perché i
loro spiriti sono stati “deformati” dal peccato, hanno cioè perso tutta
la componente benefica, incluso il sentimento e la virtù della speranza.
L’unica felicità rimasta nel dannato è quella più infima, la mera
felicità di essere. Da qui si capisce perché i demoni, anche
contro la loro volontà, rendono gloria a Dio: gli rendono gloria con la
loro stessa esistenza, con il semplice fatto che esistono. Il fatto che
esistano è una prova necessaria alla creazione per dire che Dio è
misericordioso, ma anche terribile nel suo giudizio, dimostrato dal
fatto che Egli frena e punisca esseri così potenti. La loro esistenza è
prova della santità divina, perché Dio come un padre tante volte li
richiamò alla penitenza, prima che decidessero definitivamente di vivere
senza di Lui. L’esistenza stessa è un dono ed è l’unico dono di Dio
rimasto negli spiriti dannati. Ogni dono di Dio è fonte di felicità, per
questo padre Fortea, il noto esorcista, scrive nella sua opera Summa Daemoniaca che
gli spiriti infernali soffrono per l’eternità, ma al contempo godono
del grado più basso di felicità, appunto la felicità di esistere.
“Perfino con loro Dio è buono, perché concede loro l’esistenza. Esistere
è un bene – scrive Padre Fortea – anche se si soffre. Se si cessasse di
essere, si finirebbe di soffrire, ma si perderebbe la possibilità del
bene, per quanto poco possa essere”. Per questo sotto esorcismo, i
demoni spesso sono costretti a rendere gloria a Dio, per il dono stesso
della loro vita, seppure miserabile.
-
Inviolabilità dello spirito. Il
fuoco del rimorso tormenta lo spirito, ma lo lascia inviolato. Precisa
Santa Faustina: “fuoco puramente spirituale acceso dall’ira di Dio”.
Oltre al dolore del rimorso, ogni spirito dannato subisce tormenti
eterni a seconda del peccato in cui si decise di perseverare in vita: è
la cosiddetta pena del senso. Ci sono gradi di sofferenza diversi a
seconda dell’intensità del peccato, ma tutti gli spiriti dannati
soffrono. I peccati intellettivi sono più gravi di quelli carnali,
quindi vengono puniti con più gravità. I demoni non potevano peccare per
debolezza carnale, come noi uomini, per questo i loro peccati sono
gravissimi, eppure ci sono uomini dannati che soffrono più di alcuni
demoni, perché l’intensità del loro peccato in vita superò addirittura
quello di taluni spiriti angelici. Tra i peccati, ce ne sono quattro particolarmente gravi, sono i cosiddetti peccati che invocano la vendetta divina: l’omicidio
volontario, le perversioni sessuali che confondono la società (sodomia e
pedofilia), l’oppressione dei poveri, il defraudamento della giusta
mercede a chi lavora. Questi peccati gravissimi più di tutti “accendono
l’ira di Dio”, perché egli ha cura di ogni suo figlio, soprattutto dei
più piccoli, dei più poveri, dei più deboli. Ci sono anche altri sette
peccati, particolarmente gravi anche perché mortali per l’anima, e sono i
sette peccati contro lo Spirito Santo: la disperazione della salvezza,
la presunzione di salvarsi senza merito (questo peccato è molto diffuso
tra i protestanti che credono di salvarsi “per sola fede”), impugnare la
verità conosciuta, l’invidia della grazia altrui, l’ostinazione nei
peccati, l’impenitenza finale. Gli esorcismi sono la prova che gli
spiriti dannati convivono eternamente con il proprio peccato. I demoni,
infatti, si differenziano proprio a seconda del loro “peccato”: ci sono
demoni dell’ira e quindi si manifestano con rabbia e furore; demoni
della disperazione e quindi si mostrano sempre tristi e senza speranza,
demoni dell’invidia e quindi più degli altri odiano tutto ciò che li
circonda, inclusi gli altri demoni. Poi ci sono i peccati dettati dalla
debolezza carnale e dalle passioni. Essi sono di intensità minore,
perché dettati dalla debolezza della carne, ma possono essere egualmente
gravi e quindi mortali per l’anima, perché comunque deformano lo
spirito e allontanano dalla grazia. Sono proprio questi i peccati che
più trascinano le anime all’Inferno, come ha detto Maria ai tre veggenti
di Fatima. “Vegliate e pregate per non cadere in tentazione, lo spirito
è pronto, ma la carne è debole” (Matteo 26,41).
-
Oscurità continua. Le tenebre
esterne di cui parla il vangelo (Matteo 8,12) si riferiscono proprio a
questa caratteristica infernale. Dio è onnipresente, non c’è luogo o
essere che Dio non possa raggiungere, eppure anche se Dio è presente
negli spiriti dannati, è capace di sondare ogni loro pensiero, i demoni
non lo percepiscono e al contrario, corrotti dai peccati, si sentono
totalmente lontani da lui. Questa oscurità dunque è la definizione
stessa del male, privatio boni, come direbbe Sant’Agostino,
ossia privazione del bene, della luce di Dio. Aggiunge suor Faustina
che, nonostante l’oscurità, i demoni e i defunti dannati comunicano tra
di loro, riescono a “vedersi”, e vedono anche i loro peccati. Gli
spiriti, in quanto privi di corpi, non hanno bisogno di un linguaggio
verbale o, comunque, semantico per comunicare tra di loro. Ad essi basta
la volontà, è una comunicazione che potremmo definire telepatica. Gli
spiriti dannati formano un tutt’uno, sono collegati tra loro, così ad
ogni pena personale si aggiunge la visione orribile dei peccati e delle
pene altrui. E’ una sorta di “comunione dei dannati”.
-
Compagnia continua di Satana. E’
questo un elemento che accomuna molte descrizioni dell’Inferno da parte
di mistici santi. Santa Veronica Giuliani, ad esempio, riporta che: “la
visione di Satana forma il tormento dell’Inferno, come la visione di
Dio forma la gioia del Paradiso”. La visione è intesa come la
penetrazione spirituale, totale e onnicomprensiva, del mistero in
considerazione. Avere la visione di Satana è qualcosa di terribile, un
tormento inimmaginabile. Scrive ancora la santa Giuliani: “La visione di
Satana, il loro massimo nemico e l’artefice in parte della loro
dannazione, li fa soffrire indicibilmente”.
-
Tremenda disperazione, odio di Dio, bestemmie. Ogni
defunto condannato all’inferno si degrada ontologicamente nel male, in
misura pari se non peggiore rispetto a quelli d’origine angelica. La
perdita di ogni virtù porta lo spirito a provare esclusivamente
disperazione, a provare gli stessi sentimenti di Satana. Tra questi,
merita particolare attenzione l’odium inimicitiae, l’odio
contro Dio, un odio radicale che caratterizza la volontà dei demoni.
Qualcuno chiede: “Se gli spiriti dannati dovessero pentirsi, Dio li
perdonerebbe?”. Sicuramente! Il problema del peccato non è un problema
di onnipotenza divina, poiché Dio può perdonare anche Satana, ma è un
problema di volontà del peccatore. Al contrario di quanto predicano
certi cattobuonisti, Dio non è una “energia positiva che accoglie e
perdona tutto”, ma un salvatore misericordioso e un giudice terribile.
Non dimentichiamoci che l’apocastasi, dottrina che vuole la salvezza
universale del creato alla fine dei tempi, è una eresia già condannata
dalla chiesa nel 543 dal concilio di Costantinopoli. Il demonio non
vuole essere perdonato, entra totalmente nel mistero di iniquità, anche
da dannato continua ad invidiare Dio, a non voler ammettere la sua
condizione creaturale, a voler bramare a tutti i costi la condizione di
Dio…
“Quanto rivelato e scritto sull’Inferno è solo una pallida ombra della realtà” (Santa Faustina Kowalska)
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