ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 12 giugno 2013

Per chi suona la campana?


Francesco, Ratzinger e il rischio del «pelagianesimo»

Bergoglio e Ratzinger
BERGOGLIO E RATZINGER

Le due preoccupazioni attribuite a Papa Bergoglio dal sito «Reflexion y liberación» riecheggiano le parole del predecessore

Anche se, comprensibilmente, ad  attirare l'attenzione del mondo mediatico sono state le parole attribuite al Pontefice sulla corruzione in Vaticano, sull'esistenza di una lobby gay e sul fatto che i religiosi non devono scoraggiarsi quando finiscono nel mirino dell'ex Sant'Uffizio, la sintesi del dialogo avvenuto lo scorso 6 giugno tra Francesco e i vertici della CLAR (Confederazione Latinoamericana di Religiosi) contiene passaggi interessanti sulla Chiesa contemporanea. Com'è noto, i dirigenti della stessa CLAR hanno preso le distanze  dalla pubblicazione di quel testo «ricostruito» attraverso il ricordo dei partecipanti, e comunque proveniente da loro.

  
Le due «preoccupazioni» che il Papa avrebbe espresso nel dialogo con i religiosi latinoamericani riguardano il rischio del «pelagianesimo» e della gnosi «panteista».  La prima fa rifermento alle dottrine del monaco irlandese Pelagio, combattute da sant'Agostino e condannate dal Concilio di Efeso nel 451. Secondo l'eresia pelagiana il peccato originale non avrebbe realmente contaminato la natura umana, e dunque l'uomo sarebbe in grado di scegliere il bene e di non peccare da se stesso, senza l'aiuto della grazia. Il ritorno del pelagianesimo era stato denunciato da alcune voci negli ultimi decenni, in relazione al fatto che l'iper attivismo nella Chiesa, il confidare nei piani e nei progetti umani, il credere che la Chiesa sia fatta dall'azione umana, finisce per svuotare l'azione della grazia e per ridurre tutto alle capacità dell'uomo.
  
Francesco, secondo le parole che gli vengono attribuite dalla sintesi del dialogo con la CLAR pubblicate sul sito «Reflexion y liberación», ha così parlato di una «corrente pelagiana che c'è nella Chiesa in questo  momento», applicandolo ai gruppi «restauratori». «Ne conosco alcuni - avrebbe detto il Papa - mi è capitato di riceverli a Buenos Aires. Uno ha l'impressione di tornare indietro di 60 anni! Prima del Concilio...». Francesco avrebbe quindi riferito questo episodio: «Quando mi hanno eletto, ho ricevuto una lettera da uno di questi gruppi e mi dicevano: "Santità, le offriamo questo tesoro spirituale, 3.525 rosari". Non dicono preghiamo per lei, chiediamo... ma questo tenere una contabilità...». Il Papa ha riferito questo episodio avvertendo che non intendeva in alcun modo ridicolizzarlo. 

L'accenno al mondo tradizionalista ha subito provocato la reazione indignata di qualche censore sedicente ratzingeriano, che ha immediatamente notato sul web la discontinuità con Benedetto XVI. I censori però sono in errore, perché fu proprio l'allora cardinale Joseph Ratzinger a parlare per primo del «pelagianesimo dei pii». Ratzinger durante un corso di esercizi spirituali tenuti nel 1986 (pubblicati nel 2009 con il titolo «Guardare Cristo: esempi di fede, speranza e carità» dall'editrice Jaca Book) aveva affermato: «L'altra faccia dello stesso vizio è il pelagianesimo dei pii. Essi non vogliono avere nessun perdono e in genere nessun vero dono di Dio. Essi vogliono essere in ordine: non perdono ma giusta ricompensa. Vorrebbero non speranza ma sicurezza. Con un duro rigorismo di esercizi religiosi, con preghiere e azioni, essi vogliono procurarsi un diritto alla beatitudine. Manca loro l'umiltà essenziale per ogni amore, l'umiltà di ricevere doni a di là del nostro agire e meritare. La negazione della speranza a favore della sicurezza davanti a cui ora ci troviamo si fonda sull'incapacità di vivere la tensione verso ciò che deve venire e abbandonarsi alla bontà di Dio. Così questo pelagianesimo è un'apostasia dall'amore e dalla speranza, ma in profondità anche dalla fede».

Molto interessante è anche la seconda delle preoccupazioni espresse da Francesco, che sembra richiamare pronunciamenti della Congregazione per la dottrina della fede contro filosofie e correnti di pensiero che finiscono per «svuotare» l'incarnazione. Si tratta   quella che riguarda «una corrente gnostica. Questi panteismi...». Lo gnosticismo è un movimento filosofico-religioso, particolarmente diffuso tra il II e il IV secolo, oggi presente in alcune tendenze religiose come la «New Age». Sia il pelagianesimo che la gnosi, sono entrambe «correnti d'elite», avrebbe detto il Papa, ma la seconda «è di un'elite più formata... Ho saputo di una superiore generale che incoraggiava le suore della sua congregazione a non pregare al mattino, ma immergersi spiritualmente nel cosmo... cose così... Mi preoccupano perché saltano l'incarnazione! E il Figlio di Dio si è fatto carne nostra, il Verbo si è fatto carne... Che succede con i poveri e i loro dolori, quella è la nostra carne... Il Vangelo non è la legge antica, ma nemmeno questo panteismo. Se si guardano le periferie, i senza tetto... i drogati! Il traffico di esseri umani... Questo è il Vangelo. I poveri sono il Vangelo».
ANDREA TORNIELLICITTÀ DEL VATICANO


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