ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 18 luglio 2013

I due gatti si stanno già graffiando prima di essere messi nello stesso sacco

Perché promuovere i papi due per volta?

Alla fine dell'anno potremmo vedere canonizzati due pontefici. Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II
hanno superato venerdì 5 luglio l'ultima tappa ufficiale prima della santità e si parla di una
cerimonia di canonizzazione nel dicembre prossimo a Roma.
Dovrei rallegrarmi che la Chiesa esprima in maniera definitiva la sua riconoscenza verso Giovanni
XXIII, deceduto 50 anni fa. Ma il metodo mi innervosisce.

Poiché quel giorno di festa apparirà, agli occhi del mondo, come la festa della star planetaria
Giovanni Paolo II. Avendo visto l'isteria collettiva che ha caratterizzato la beatificazione del papa
polacco nel maggio 2011, quelli che dal 2005 gridano “santo subito” avranno occhi solo per il loro
campione. A parte i più anziani e i più nostalgici dell'epoca in cui la Chiesa cercava di parlare al
mondo, chi altri evocherà la figura di Angelo Roncalli?
Già nel 2000, il padre visionario del Concilio Vaticano II aveva dovuto condividere gli onori della
beatificazione con il suo esatto opposto Pio IX. Quest'ultimo, pontefice dal 1846 al 1878, fu l'uomo
di tutte le resistenze alle evoluzioni delle società occidentali del XIX secolo. A lui si deve il sinistro
Syllabus, catalogo delle idee da proscrivere, tra le quali la separazione della Chiesa e dello Stato, le
libertà di stampa, di opinione e di religione, il razionalismo, il progresso, la cultura moderna... E fu
anche il padre dell'infallibilità pontificia.
Tredici anni dopo, l'ex nunzio a Parigi deve ancora essere accostato ad un altro pontefice. E non con
uno qualsiasi. Pur senza quell'enorme distanza surrealista del duo del 2000, onorare Giovanni XXIII
e Giovanni Paolo II in un'unica cerimonia fa problema.
È vero che i due pontefici furono incontestabilmente i più popolari del secolo scorso, ma i loro ruoli
resteranno molto diversi nella storia del cattolicesimo. L'italiano fu l'uomo della grande apertura
ecclesiale (alle altre religioni, ai laici, ai non credenti). Mentre il polacco, erede di Paolo VI, si è
impegnato a far regredire certe intuizioni pastorali del suo predecessore (pensiamo alle teologie
della liberazione, distrutte dalla nomina di vescovi conservatori) o ecclesiali (come l'abbandono
della collegialità episcopale).
Si potrà anche opporre il primo papa che si è rivolto “agli uomini di buona volontà” a quello che ha
chiuso gli occhi sui crimini pedofili rivelato sotto il suo pontificato, per proteggere l'istituzione. O
anche mettere sulla bilancia l'invito fatto alle altre Chiese cristiane durante il Concilio e la scarsa
considerazione per le Chiese protestanti, come il magro bilancio ecumenico del pontificato
wojtyliano.
Un punto comune avvicina i due uomini: il loro ruolo nella politica internazionale. L'italiano ha
contribuito ad evitare che la crisi di Cuba (1962) degenerasse in un terzo conflitto mondiale, mentre
il polacco ha partecipato in maniera forte al crollo dei regimi comunisti dell'Europa dell'est.
All'elenco dei motivi di vicinanza si potrà aggiungere un gusto pronunciato per il dialogo
interreligioso.
Ciò non toglie che certi eterni scontenti penseranno che il Vaticano ha fatto ancora una volta una
scelta diplomatica per motivi interni, evitando che Giovanni XXIII e il suo Concilio, ufficialmente
difeso ma detestato in privato da molti, vengano posti su un piedistallo. Si può anche vedere in
questo una concessione del nuovo pontefice, conciliare convinto, a certi membri della Curia, a cui si
possono più facilmente accostare delle fotografie di Pio IX il rigorista o di Pio XII il severo, che del
“papa buono” Giovanni XXIII.
Nel momento in cui si riparla di una futura beatificazione di Mons. Oscar Romero, caduto nel 1980
per mano dell'estrema destra salvadoregna da lui accusata, abbiamo motivo di temere il personaggio
che il Vaticano gli troverà come compagno d'allori. Se quei signori della Congregazione per la causa
dei santi volessero un'idea, io consiglierei Dom Helder Camara! Un binomio coerente per onorare il
cristianesimo latinoamericano.
di Philippe Clanché
in “cathoreve.over-blog.com” del 17 luglio 2013 (traduzione: www.finesettimana.org)
http://www.finesettimana.org/pmwiki/uploads/Stampa201307/130718clanche.pdf

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