Osservatore Romano :
Postiamo la notizia/commento di una cara Amica a cui - per il bene
della Chiesa - auguriamo di essere presto nominata Officiale della Congregazione per la dottrina della fede (CDF) ( Congregatio pro doctrina fidei). Almeno a lei non sfuggirebbe nulla ...
" NON HO PAROLE...... questo non è un lapsus ma vera ignoranza !
L' Osservatore Romano non solo non rilegge i testi che pubblica, ma se lo fa si dimostra davvero ignorante....
Articolo su l'enciclica Lumen Fidei sul giornale di stamani 6.7.2013
LE TRE VIRTU' TEOLOGALI, Fede Speranza e Carità sono diventate le tre virtù CARDINALI, che poi in verità, quelle cardinali sono 4 ^__^ ... ergo, come si fa a commettere uno sbaglio così profondo se non per ignoranza?
Poichè il giornale cambierà pagina stasera, metto qui l'articolo a seguire.
il passo è questo:
" L'ordine
inverso fa riferimento, invece, alla trilogia che dalla Deus Caritas
est passando per la Spe salvi, fino ad arrivare alla recentissima Lumen
fidei accompagna il cristiano a riscoprire le tre virtù cardinali, obiettivo e strumento del cammino: fides, spes e ratio, fede, speranza e carità. ..."
P.S. Le quattro virtù cardinali sono: 1.Prudenza; 2 Giustizia; 3 Fortezza; 4 Temperanza.
Le tre virtù teologali sono: 1.Fede; 2 Speranza; 3. Carità
La presentazione dell'enciclica
Molto di Benedetto XVI
Tutto di Papa Francesco
di Silvia Guidi
La domanda meno prevedibile è stata: "Perché l'ordine è inverso?".
Il giornalista del "The Wall Street Journal", presente all'incontro di presentazione della Lumen fidei che si è svolto presso la Sala Stampa della Santa sede il 5 luglio, non si è soffermato sulla questione dell'attribuzione - dove finisce la stesura di Benedetto XVI e dove inizia il testo scritto da Papa Francesco nella prima enciclica della storia scritta a quattro mani - un dibattito che, comprensibilmente, ha quasi monopolizzato lo spazio domande a fine incontro.
Il giornalista del "The Wall Street Journal", presente all'incontro di presentazione della Lumen fidei che si è svolto presso la Sala Stampa della Santa sede il 5 luglio, non si è soffermato sulla questione dell'attribuzione - dove finisce la stesura di Benedetto XVI e dove inizia il testo scritto da Papa Francesco nella prima enciclica della storia scritta a quattro mani - un dibattito che, comprensibilmente, ha quasi monopolizzato lo spazio domande a fine incontro.
L'ordine inverso
fa riferimento, invece, alla trilogia che dalla Deus Caritas est
passando per la Spe salvi, fino ad arrivare alla recentissima Lumen
fidei accompagna il cristiano a riscoprire le tre virtù cardinali, obiettivo e strumento del cammino: fides, spes e ratio, fede, speranza e carità.
Nell'ordine
fissato dalla tradizione, la fede viene per prima, la carità per ultima;
evidentemente c'è un preciso messaggio in questa scelta, ha concluso il
giornalista del quotidiano economico americano.
L'arcivescovo
Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la Nuova
evangelizzazione, che ha presentato l'enciclica insieme al cardinale
Marc Ouellet, prefetto della Congregazione dei vescovi, e al prefetto
della Congregazione della Dottrina della Fede, Gerhard Ludwig Müller, ha
risposto dicendo che il "primato dell'amore" origine e fondamento di
tutto ha una solida base scritturale: nella prima lettera di Giovanni si
parla esplicitamente della natura di Dio come àgape.
"La speranza
- ha continuato il cardinale Marc Ouellet - è il fidarsi di Dio sempre,
anche nella prova, certi che non c'è delusione per chi si affida al
Signore, mentre la fede potremmo definirla come il momento
dell'accoglienza, dell'adesione all'amore". La carità invece è un movimento, è la fede che diventa azione, deriva "dallo "sposare" il movimento stesso dell'amore".
Alla domanda
esplicita su quali siano le parti da attribuire a Benedetto XVI e quali a
Papa Bergoglio, sia Müller che Ouellet hanno inizialmente risposto con
una battuta: "non è un patchwork" e "quando l'hanno scritta non c'ero!".
Non serve a molto
sezionare e disarticolare questo testo ha poi aggiunto Ouellet:
"nell'enciclica c'è molto di Benedetto XVI e c'è tutto di Francesco,
perché ha assunto il testo nel suo ruolo di testimone della fede.
Non dobbiamo cercare la frase dell'uno o dell'altro". "È un testo unico, unitario", ha ribadito Müller.
"Il credente non è arrogante; al contrario, la verità lo fa umile, sapendo che, più che possederla noi, è essa che ci abbraccia e ci possiede" si legge nell'enciclica. "Che significa, in concreto, nella vita di tutti i giorni, che il cristiano non deve essere arrogante?" ha chiesto Giuseppe Rusconi, del "Corriere del Ticino".
Non dobbiamo cercare la frase dell'uno o dell'altro". "È un testo unico, unitario", ha ribadito Müller.
"Il credente non è arrogante; al contrario, la verità lo fa umile, sapendo che, più che possederla noi, è essa che ci abbraccia e ci possiede" si legge nell'enciclica. "Che significa, in concreto, nella vita di tutti i giorni, che il cristiano non deve essere arrogante?" ha chiesto Giuseppe Rusconi, del "Corriere del Ticino".
"Una verità
comune - sottolinea il testo della Lumen fidei - ci fa paura, perchè la
identifichiamo con l'imposizione intransigente dei totalitarismi. Se
però la verità è la verità dell'amore, se è la verità che si schiude
nell'incontro personale con l'Altro e con gli altri, allora resta
liberata dalla chiusura nel singolo e può fare parte del bene comune la
fede".
"La verità non
può mai offendere nessuno - ha risposto Rino Fisichella, citando
Giovanni Paolo II - dobbiamo sempre essere pronti a rendere della
ragione della speranza che è in noi, come si legge nella prima lettera
di Pietro; è l'estremizzazione della verità che rende arroganti e
fondamentalisti".
"La voce
profetica, di critica e di denuncia - ha continuato Müller - deve essere
sempre libera di alzarsi", "ma la verità è una ricerca compiuta insieme
è una grazia donata la certezza - ha concluso Ouellet - donata per
essere condivisa. Serve audacia, comunque nel denunciare i mali che ci
sono. E nel servire". Più volte, durante l'incontro è stata ricordata la
figura di Romano Guardini "uno dei più grandi teologi del Novecento",
molto amato sia da Benedetto XVI che da Papa Francesco, e si è parlato
della prosa limpida e scorrevole dell'enciclica: "intimorisce di meno
parlare di eternità e "per sempre" se si usa l'espressione "dono
dell'avvenire tutto intero"".
(L'Osservatore Romano 6 luglio 2013)
Tutto sommato ho potuto così esercitare tutte e tre le virtù:
1. la speranza che si ravvedano su questi errori;
2. la carità che mi spinge a perdonare loro questa leggerezza catechetica;
3 la fede che anche con questi errori non affosseranno la dottrina ( commento della mia Amica)"
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