ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 23 luglio 2013

Venerdì di magro d’estate

Se Francesco augura buon ramadan, noi cattolici che digiuniamo a fare? Risposte

Dopo l’Omelia di Lampedusa ha ancora un senso rispettare il venerdì di magro? A qualcuno dei discorsi del Papa non gliene frega niente, su qualcuno i discorsi del Papa producono effetti finanche eccessivi (penso allo scisma privato di Magdi Allam), su di me che sono uomo pratico inducono una domanda pratica: venerdì prossimo vado a comprare il pesto di cavallo in Borgo del Gesso oppure no? Mai e poi mai vorrei essere l’ultimo giapponese nella giungla (se il cristianesimo ripudia la devozione avvisatemi, me ne farò una ragione) e perciò ho chiesto lumi ai maestri, agli amici fratelli in Cristo. Quando ho sentito dalla voce di Papa Francesco che il ramadan maomettano è potenzialmente foriero di “abbondanti frutti spirituali”, le mie piccole ascesi cristiane (appunto i venerdì di magro e poi, se ci arriverò, la Quaresima) mi si sono come relativizzate, quasi annichilite. E’ una reazione giusta? Sbagliata? Non lo so e mi addolora non saperlo perché io sono uomo di certezze e il dubbio mi disgusta. Ma davvero non so cosa fare venerdì prossimo.


Federico Basso Zaffagno

Ove la guida retrocede, spetta al gruppo tenere la linea o fare scatti a testimonianza. Perciò penso che sia in frangenti come quello presente che a ciascuno è chiesta prova della dignità che afferma, semmai raddoppiando gli sforzi per contrastare l’insipienza a cui non ci si può appoggiare.

Roberto Beretta
Il venerdì di magro si tratta di una lodevole pratica penitenziale, ancora più lodevole se accompagnata dalla devoluzione del corrispettivo della carne non consumata in beneficenza (magari proprio per i profughi di Lampedusa). E niente va mai perduto di quanto si faccia in nome di Dio. Qualunque nome questo Dio abbia, anche quello di Allah. Perché sì, che in ogni religione siano sparsi i semi del Verbo è dottrina cattolica, cattolicissima; così come è altrettanto cattolico sostenere che quanti lo cercano con cuore sincero non sono mai fuori strada. Per questo si può dire con tutta verità che il ramadan porta “abbondanti frutti spirituali”. Ti dirò di più: frutti spirituali che, nella misteriosa circolazione della grazia, fanno del bene anche a noi cattolici.

Padre Maurizio Botta
Il digiuno cristiano è diverso. Gli atti religiosi cristiani sono nuovi effervescenti esplosivi come un vino giovane che non può essere contenuto in schemi religiosi vecchi. Quindi il digiuno nostro cristiano quaresimale e del Venerdì Santo non è paragonabile ad altri digiuni che rimangono atti religiosi umani positivi, ma inesorabilmente vecchi e fragili. Coloro che vivono atti religiosi vecchi non possono apprezzare la Novità Divina di Cristo, rimangono a un digiuno come espressione di rinuncia e di sacrificio nei confronti di Dio. In sintesi, il digiuno del ramadan è un atto di uomini che pensano di fare qualcosa per Dio mentre il digiuno cristiano è espressione pubblica e concreta della mancanza di Lui. Di chi crede nel “già” (Lui è con noi tutti i giorni della nostra vita fino alla fine del mondo) ma esprime alcune volte l’anno il “non ancora”.

Padre Alfonso Maria Bruno

Esaminiamo il testo del Papa: “Un pensiero lo rivolgo ai cari immigrati musulmani che oggi, alla sera, stanno iniziando il digiuno di ramadan, con l’augurio di abbondanti frutti spirituali”. Il Papa non sta dichiarando che il ramadan è portatore di abbondanti frutti spirituali per una forza intrinseca, ma augura abbondanti frutti spirituali ai maomettani a causa delle disposizioni spirituali che suscita e cioè: distacco dalle cose materiali, autodisciplina, senso di appartenenza a una comunità, elemosina. L’ascesi è una componente presente in quasi tutte le religioni. Questa universalità non sminuisce affatto il valore precipuo del nostro digiuno, della nostra penitenza, della nostra Quaresima. E’ chiaro che nel cristianesimo l’origine e il fine hanno un significato e un valore diverso. Per un cristiano il punto di riferimento è la conformazione a Cristo.

Don Nicola Bux
Dovrebbe essere semplice verificare se il ramadan sia potenzialmente foriero non dico di “abbondanti frutti spirituali” ma almeno di qualcuno. Basta che risponda ad uno dei criteri evangelici descritti dal Catechismo per il digiuno: 1) è un atto di religione che Gesù mette in rapporto col Padre che vede nel segreto, in opposizione al desiderio di essere visti dagli uomini (CCC, 1969); 2) è una forma di penitenza che esprime la conversione in rapporto a Dio, se stessi e gli altri, quindi serve a ottenere il perdono dei peccati (CCC, 1434); 3) è un tempo che serve a far memoria di Dio e a far acquisire il dominio sui nostri istinti e la libertà di cuore (CCC, 2043). Non voglio dubitare che il Santo Padre la pensi così e che non gli mancherà l’occasione per affermarlo.

Rino Camilleri

“Quante divisioni ha la Chiesa?” chiedeva Stalin. Ebbene, ogni volta che il Papa non liscia i musulmani, un sacco di cristiani in quei paesi ci lasciano la pelle. Non è più il tempo delle Crociate, per il semplice fatto che nessuno ci andrebbe. Perciò, la Chiesa, con quelli là, deve usare la vaselina. Non risolve molto, è vero, ma riduce i danni. Ricordi il discorso di Ratzinger a Ratisbona e quanti morti provocò? E leggeva un discorso sopraffino. Questo Papa, invece, parla a braccio e d’impulso. Se stiamo a misurargli le parole, non ne usciamo più.

Don Maurizio Ceriani
Secondo la dottrina cattolica ogni azione buona (comprese quelle compiute in un contesto oggettivo di errore dottrinale) porta frutti buoni in quanto partecipazione all’opera di Cristo secondo la teologia patristica del “Logos spermaticos”. Il ramadan in particolare andrebbe visto come partecipazione/propedeutica alla penitenza cristiana per quei buoni musulmani che, non conoscendo Cristo, seguono in coscienza e buona fede la propria religione. Resta valida la dimensione penitenziale del venerdì col tradizionale segno del magro, resta valido il perenne insegnamento della Chiesa e la sua prassi millenaria, che è regola anche per il Papa.

Francesco Colafemmina
Ciò che mi turba è che la Chiesa cattolica invece di pensare a se stessa e ai propri trascurati digiuni, si interessa piacevolmente dei digiuni altrui. Mi chiedo dove siano finite le prescrizioni cattoliche in merito ai digiuni e alle astinenze. Vittime di una sorta di esotismo spirituale, dopo aver distrutto le pratiche penitenziali essenziali del cattolicesimo ci invaghiamo di quelle di altre religioni. Se pensiamo, a questo punto, che il ramadan possa essere foriero di “abbondanti frutti spirituali” non c’è altro da fare che cessare all’istante di essere dei kefir e convertirsi al maomettanesimo. D’altra parte dopo un Papa che ha baciato il Corano e che diverrà Santo, dopo la breve e del tutto obliterata parentesi di quel Papa che citava Manuele Paleologo e la religione del logos contrapposta a quella della violenza, ci voleva proprio il Papa che augurasse “buon ramadan”!

Pippo Corigliano

Il Dio della rivelazione cristiana è un dio personale e nello stesso tempo è il fondamento dell’esistente. La fede in Gesù comporta da una parte l’adesione al Credo, che racchiude le verità fondamentali, e d’altra parte è un messaggio aperto a tutti gli uomini di buona volontà. La preghiera e il digiuno rivolti a Dio possono portare frutti spirituali anche se non è ben definita la natura del dio a cui ci si rivolge.

Marina Corradi

Ho scarsa familiarità con i digiuni e già la parola “ascesi” sottilmente mi preoccupa: mi fa pensare alla fede come a una scalata in parete. Mentre per me la fede in Cristo è prima di ogni altra cosa “domanda”: domanda analfabeta, cocciuta, arrabbiata, depressa, secondo le circostanze. Comunque, è un concepirsi un nulla, un mendicante che sa solo tendere la mano. Per questo non ho mai praticato alcun tipo di ascesi. Per me tutto deve farsi domanda, e più grande è la domanda più generosa e colma sarà la risposta. Perchè non capisco i “meriti”, ma credo che tutto sia grazia, come diceva Bernanos.

Roberto Dal Bosco
Io stesso cerco di praticare, il venerdì, il digiuno totale, talvolta estendendolo anche al sabato. Organicamente doloroso, socialmente difficile. Per la gente comune questo, e soprattutto i digiuni quaresimali, erano già chiamati «ramadam». «Sei in ramadam anche oggi?». Il digiuno da anni era collegato nella mente secolare al solo ramadam dei maomettani. Bergoglio si è accodato al mondo, come suo evidente programma in ogni cosa. Per rispondere alla tua domanda, sì, digiunare ha ancora senso, perché il digiuno è nel Vangelo. Ha detto il Maestro: “Questa razza di demòni non si scaccia se non con la preghiera e il digiuno” (Matteo 17:21). Io continuerò a digiunare. Forse digiunerò di più ancora, perché ammassi di demòni vorticano – come sempre, ma con più boria – sopra il Soglio di Pietro.

Roberto de Mattei

L’astinenza dalle carni è un piccolo sacrificio che ci rimanda all’unico, immenso e inimitabile sacrificio, quello della Croce, che è il cuore della nostra fede. I cattolici che hanno perso la fede vorrebbero eliminare la dimensione sacrificale della Santa Messa e tutte le croci quotidiane che uniscono i cristiani a Gesù Cristo. Il ramadan è un digiuno propedeutico alla grande abbuffata che i musulmani fanno dopo il tramonto, così come l’atto del kamikaze introduce il diseredato della terra nei banchetti sensuali del paradiso islamico. Il fine è sempre il piacere dei sensi. Non c’è spiritualità in tutto questo, perché gli unici frutti spirituali che l’uomo può conoscere, e che lo rendono felice, vengono dalla Grazia divina, che ha la sua fonte nel sacrificio del Calvario. La mia coscienza ha come suo supremo criterio di giudizio il magistero perenne e immutabile della Chiesa, e non la mutevolezza delle opinioni fallibili dei suoi rappresentanti.

Don Luigi Maria Epicoco
Non può metterci in crisi una messa in paragone che fa il Papa con il ramadan, quando uno comprende fino in fondo il senso di quello che fa non si sente messo in discussione dalla diversità degli altri. A me l’islam sembra svuotato di carità, ma le persone musulmane che ho conosciuto mi hanno smentito nella sostanza. Cosa ha suscitato tutta questa storia? La tua giusta reazione. E dove ti porta questa tua reazione? A buttare tutto? No, ad appropriarti più profondamente di ciò che magari rischiava di diventare solo un fatto tradizionalmente culturale. Io sono preoccupato per chi queste domande non se le fa e applaude per populismo e non perchè ha capito.

Renato Farina

La tua reazione è sbagliata. Non è affatto relativizzata la tua offerta al Signore. Io non riesco a capire che cosa c’entri. Sarai mica geloso di un complimento che fa il Papa a uomini impegnati religiosamente? Cristo è unico! Solo in Lui c’è salvezza! E’ così buono e misericordioso che porge al buon Dio anche le offerte di chi non crede in lui. Io passo per un intransigente nemico dell’islam. So bene che esistono nell’islam tratti diabolici. Che Mohammed ha fondato la sua religione oltre che sul Corano sul sangue (degli altri). Eppure so che c’è del buono nella preghiera e nell’offerta di tanti che ascoltano il loro cuore. A me di quanto è successo a Lampedusa non preoccupa il giubilo degli immigrati (molti sono cristiani eritrei peraltro), ma il recepimento orribile del gesto e delle parole del Papa, la trasformazione della fede unica in Cristo Signore in un valorismo di destra o di sinistra.

Giovanni Lindo Ferretti
So del viaggio a Lampedusa e mi è sembrato un gran bel gesto. Al Pontefice gettare ponti, a Cesare edificare il vallo. Il Pontefice c’è, in ottima salute come volevano fausti auspici. Cesare è morto e certo non risorge. Il problema siamo noi. Abiurando storia e geografia, rinnegando la fede, siamo diventati una landa libera, per qualcuno terra di conquista. Abbiamo quello che vogliamo e crediamo. Di che ci lamentiamo? Il Venerdì Santo precede Lampedusa e la sovrasta come sovrasta qualsiasi luogo, qualsiasi accadimento. I venerdì di magro me li hanno consegnati i miei genitori che li hanno ricevuti dai loro, a seguire a ritroso. Niente e nessuno può scalfirli. Possono essere negati, irrisi, bestemmiati, la loro sostanza risplende immutabile. Noi scompariremo travolti dal solito destino dal solito azzurro mare: alla decadenza consegue la fine. Viva il Papa, vive.
Massimiliano Fiorin
Il digiuno dei cattolici ha due significati: uno, quello più ovvio, penitenziale, e l’altro quello di manifestare appartenenza alla Chiesa. Il fatto che il Papa abbia detto uno strafalcione sul ramadan (cosa che peraltro segue le “molte concessioni” di cui parla san Josemaria in “Cammino” punto 231) non sposta nulla. Io seguirei sant’Ignazio (esercizi nn. 352-370) e cercherei, come forma di ulteriore penitenza, di “sentire cum ecclesia”: quindi continuare a osservare i digiuni prescritti, anche se nella stessa gerarchia c’è chi li svaluta e li fraintende. Anzi, in una simile situazione secondo me è bene offrire la propria penitenza anche e soprattutto per i chierici infedeli.

Giovanni Gasparro
C’è salvezza solo nella chiesa cattolica affidata a san Pietro perché Gesù stesso lo proclama nel Nuovo testamento: “Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me” (Gio 14:6). Da cristiano cattolico, l’omelia di Papa Francesco a Lampedusa mi appare quindi poco chiara a livello dottrinale. In tutta umiltà e amore filiale, chiederei al Santo Padre Francesco, in che modo il ramadan possa elevare spiritualmente i musulmani, se con la loro preghiera a Dio, estromettono dalla divinità il nostro Salvatore Gesù Cristo, vero Dio e vero Uomo, considerandolo alla stregua di un profeta. Da questo dipende anche la validità delle pratiche devozionali proprie del cattolicesimo come il venerdì di magro o le rinunce quaresimali.

Isabella Guanzini

Non si tratta di una questione di Rivelazione, siamo nell’ambito di una pratica spirituale universale di riconoscimento del limite, di moderazione degli eccessi, di purificazione degli atti, di astensione volontaria che fortifica la volontà, che corrisponde a un’esperienza umana (fortunatamente) condivisa da molte culture religiose. Si tratta dell’umano comune in cui il cristianesimo si innesta, assegnando alla stessa pratica il suo proprio significato, alla luce del Vangelo. Ad esempio, tale pratica non deve essere fine a se stessa, intesa come segno di distinzione e di auto-realizzazione, ma come un’offerta per tutti, generatrice di legami.

Massimo Introvigne

Gli auguri per il ramadan sono stati introdotti dal venerabile Paolo VI nel 1976. Da allora sono stati porti – più solennemente di quanto abbia fatto Papa Francesco, che in fondo si è rivolto solo a poveri immigrati, mentre i suoi predecessori si sono indirizzati ad autorità religiose islamiche, di solito male intenzionate – ogni anno da tutti i pontefici, il beato Giovanni Paolo II e Benedetto XVI compresi. La formula “frutti spirituali” è consueta in questi messaggi e ha una tradizione pure almeno ventennale. Si tratta di auguri: niente di più e niente di meno. Si possono pensare cose diverse sul dialogo interreligioso, ma una volta accettato il principio generale, che è parte integrante del Concilio Ecumenico Vaticano II, dentro ci stanno anche gli auguri.

Alfredo Mantovano

Premesso che, nella situazione attuale dei media, certi gesti del Pontefice, verso i quali personalmente parto dal pregiudizio del massimo rispetto, si prestano a interpretazioni ambigue, queste si dilatano se i gesti non sono accompagnati dalla prudenza di chi Oltretevere è incaricato della comunicazione. Gli auguri ai musulmani per il ramadan hanno precedenti significativi e ripetuti. Io mi concentrerei sull’invito del Papa alla penitenza e alla conversione del cuore, di cui abbiamo tutti certamente bisogno.

Antonio Margheriti

Io rispetto il venerdì di magro, non è che cambio abitudini a seconda degli slogan dei papi. Pur nella consapevolezza che certo non basta per sentirsi la coscienza a posto, altrimenti, come pure il Papa ha spiegato, diventa qualcosa di molto simile al fariseismo. Lui dice “pelagianesimo”, e mi domando se sappia davvero cosa sia. Per me è rispetto al dolore della carne del Cristo, e anche segno visibile dell’appartenenza alla comunità cristiana. Quando andai a Malta e al venerdì mi ritrovai al ristorante con sacerdoti locali, non riuscivano a capire perché non volessi la carne. Loro si meravigliavano di me e io di loro. “Ma come, voi sacerdoti mangiate carne al venerdì?”. Sai che mi rispose un prete ricchissimo e omosessuale? “Pensi al suo piatto, io non ho mai sentito di questa roba”. Ovunque nelle apparizioni la Madonna ha insistito sul digiuno, specie contro i peccati commessi dagli uomini di chiesa.

Costanza Miriano
L’alleanza di Dio è con ogni uomo. Poi ci sono alcuni chiamati a un rapporto speciale, più intimo, e Cristo è Colui che lo permette. Ma anche con tutti gli altri uomini Dio usa una pedagogia. E sicuramente il ramadan è una cosa buona per la creatura, che impara a controllare i suoi appetiti mortificando il corpo. Può crescere spiritualmente anche un musulmano, diventando una persona migliore. Certo che conviene il venerdì di magro e la Quaresima: è per noi, è per conoscere Dio sempre di più ed entrare nella gioia. Anzi, la Madonna dice che digiunare due volte alla settimana è un dono preziosissimo. Ma per noi!

Andrea Monda
La logica cattolica è quella inclusiva, dell’et-et non dell’aut-aut. Matteo 15,21-28 spiega tutto, aggiungo dicendoti che l’annichilimento della propria pratica religiosa mi sembra quindi una reazione sproporzionata e ingiustificata. La chiamata di Dio alla comunione di vita e di gioia con lui è universale, no? Se anche gli altri sono felici in “abbondanza” perché devo deprimermi? Secondo me non bisogna cadere nella tristezza dell’invidia.

Don Ubaldo Orlandelli

Tutto è scritto nel diritto canonico e nel catechismo della chiesa universale.

Lucetta Scaraffia
Il ramadan è una pratica ascetica del tutto assimilabile ai nostri digiuni del venerdì o della Quaresima, e le pratiche ascetiche hanno sempre la funzione di elevare gli esseri umani, di raffinarli spiritualmente. La ragazza tunisina che lavora dal mio parrucchiere fa il ramadan, e la vedo lavorare con fatica, pallida, in quei giorni, senza neppure bere: come si può pensare che questa disciplina, esercitata per soddisfare un precetto religioso, non serva a nulla?

Antonio Socci

Non sono e non voglio essere l’interprete del Papa. Quindi non vorrei entrare in questa controversia. Posso solo rimandare alla “Nostra aetate” che parla dei musulmani anche facendo riferimento al digiuno: “La chiesa guarda anche con stima i musulmani che adorano l’unico Dio […] e rendono culto a Dio, soprattutto con la preghiera, le elemosine e il digiuno”.

Susanna Tamaro

Sono al Circolo polare artico perché volevo vedere le balene. Al posto del leviatano vedo solo nebbia, pioggia e orribili troll. Non ho letto l’omelia di Lampedusa e dunque mi dispiace di non poterti aiutare. Per parte mia continuerò a rispettare l’astinenza del venerdì. Come ho sempre fatto.

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