Il metropolita Hilarion esprime forti preoccupazioni per gli sviluppi della crisi in Siria. “Gli americani sacrificano cristiani e musulmani”
Mentre sembra sempre più vicino un intervento militare occidentale contro il regime di Bashar al-Assad, accusato dagli Usa di aver usato armi chimiche contro la popolazione, la Chiesa ortodossa russa esprime "forte preoccupazione" per i possibili sviluppi della crisi. "Ancora una volta, come nel caso dell'Iraq, gli Stati Uniti si comportano da giustizieri internazionali", ha denunciato il metropolita Hilarion di Volokolamsk, presidente del Dipartimento per le relazioni esterne del Patriarcato di Mosca.
Parlando con l’agenzia missionaria AsiaNews, il rappresentante della Chiesa ortodossa russa ha criticato duramente la posizione degli Stati Uniti, che "in maniera assolutamente unilaterale, senza alcun avallo delle Nazioni Unite, vogliono decidere loro il destino di tutto un Paese con milioni di abitanti".
"Ancora una volta - ha avvertito Hilarion - migliaia di vittime saranno sacrificate sull'altare di un'immaginaria democrazia". Tra queste, secondo il metropolita, vi saranno prima di tutto "i cristiani, della cui sorte nessuno si preoccupa". Proprio loro "rischiano di diventare gli ostaggi principali della situazione e le principali vittime delle forze estremiste radicali, che con l'aiuto degli Stati Uniti andranno al potere". "La comunità internazionale - ha concluso - deve fare di tutto per evitare che gli avvenimenti possano avere un tale sviluppo".
REDAZIONEROMA
http://vaticaninsider.lastampa.it/nel-mondo/dettaglio-articolo/articolo/russia-russia-russia-27419/ù
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Siria – Le atrocità dei ribelli contro i cristiani. La tragica denuncia di un sacerdote siriano
“I terroristi islamici hanno rapito 200 donne cristiane: saranno stuprate fino alla morte”. La tragica denuncia di un sacerdote siriano di Padre Nader Jbeil
Cari Amici,
vi scrivo con grande rammarico e con il cuore profondamente ferito per l’ondata di violenza provocata dai terroristi mussulmani che trafigge giornalmente la Siria e che ha colpito anche il Libano.
Ne è la prova il recente attentato a Beirut, dove con un’autobomba piazzata dai ribelli islamici sono morti più di quaranta civili e altri cinquecento sono stati feriti.
La paura e l’orrore era visibile negli occhi di noi tutti. Tutto ciò si inserisce in quella drammatica spirale di sangue dove centinaia di innocenti ogni giorno perdono la vita.
Questa amici carissimi è solo una goccia nell’oceano di violenza che ogni singolo giorno sono costretti a subire i nostri fratelli cristiani.
In Siria, la notte di Ferragosto ad Homs, nel villaggio cristiano di Marmarita dove c’è un santuario dedicato alla Madonna, i terroristi islamici di Jabhat al Nusra, per la sua posizione strategica hanno occupato l’antico castello trasformandolo nel loro nascondiglio e vi hanno consumato un nuovo massacro.
Atrocità indescrivibili contro civili innocenti divenuti vittime sacrificali nel vortice della violenza compiuta da “bestie” assetate di sangue, trentacinque cristiani uccisi, non si conta il numero di feriti, e più di duecento donne (soprattutto ragazze) rapite, letteralmente trascinate e ridotte in schiavitù nel villaggio di Der al Zor, roccaforte dei terroristi di Jabhat al Nusra.
Il destino di ognuna di loro è segnato dalla violenza e dalla crudeltà che subiranno, saranno torturate e stuprate, fino a quando la “morte” le libererà da tanta malvagità.
La violenza continua nella città di Damasco dove anche ieri i terroristi islamici hanno bombardato il quartiere cristiano e dato alle fiamme l’ennesima chiesa, attacchi sempre mirati per colpire al “cuore” dei cristiani rimasti nella loro patria a difendere quello che di più sacro ha ogni essere umano il diritto alla propria dignità e a professare liberamente il proprio “credo”.
L’obiettivo è annientare a qualunque costo, i luoghi che da duemila anni sono la “culla” del cristianesimo, e sottomettere tutti alla legge dell’islam, come è già successo in Afghanistan.
Non c’è più un posto sicuro per i nostri fratelli “cristiani”, giorno dopo giorno c’è solo dolore e pianto di mamme disperate a cui uccidono figli e rapiscono figlie, anziani che silenziosamente vivono questo orrore impotenti davanti a tanta crudeltà e devastazione, padri inermi perché non possono difendere le proprie famiglie e dar loro un sicuro rifugio.
Amici, le immagini delle continue atrocità a cui assisto ogni giorno, sono impresse nella mia mente, e il mio cuore è gonfio di angoscia, vi chiedo di unirvi a noi nella fervente e incessante preghiera al cuore Immacolato di Maria, nostra mediatrice presso Dio perché il seme della pace abiti in ogni cuore.
Per questo chiedo ancora il vostro sostegno, avete già fatto tanto, ma vi chiedo di fare ancora di più, abbiamo bisogno di ogni più piccolo aiuto che ognuno di voi ci possa dare, aiuti economici e aiuti materiali, vi prego non lasciate inascoltato il mio grido che è la voce di migliaia di grida strazianti di chi ormai vive solo tra dolore e lacrime e ha perso tutto.
Che il Signore benedica voi e le vostre famiglie.
Vostro fratello in Cristo.
Padre Nader Jbeil
Direttore Radio Sawt el Sama
00961 76 800 054
Padre Nader Jbeil
Direttore Radio Sawt el Sama
00961 76 800 054
Riflettori sulla Siria: la guerra del Nuovo Ordine Mondiale
di Roberta Barone
I riflettori sono puntati, gli attori non mancano così come la sceneggiatura, forse già abbastanza conosciuta, sembrerebbe prendere forma. E’ il palco ad assumere dimensioni mondiali mentre l’atmosfera, già abbastanza critica, finisce sotto forma di crude immagini nelle tv di ogni angolo della terra.
Anni fa avremmo parlato della Libia, oggi a far preoccupare il mondo è la Siria. Sempre di più sono le stragi di civili innocenti, scene di bambini avvelenati per la sola colpa di essere venuti al mondo in quella terra, da tempo preda di interessi strategici internazionali. La fase della guerra fredda sembrava essere superata, ma oggi sono proprio quei due blocchi a trascinarsi dietro un nuovo quanto già abbastanza consolidato sistema di alleanze. Da un lato la più grande “democrazia” occidentale, quella degli Stati Uniti affiancata a Israele, pronta a finanziare ed appoggiare con ogni mezzo i “ribelli siriani”, gli stessi che quotidianamente si macchiano di crimini orrendi compiendo stragi tra la popolazione e pubblicando foto di teste mozzate di gente che si rifiuta di combattere al loro fianco. Nonostante il parere favorevole della Francia nell’intraprendere un’azione immediata in Siria a fianco di Obama, è lo stesso quotidiano francese “Le Figaro” a sostenere che gli USA da “diversi mesi addestrano con discrezione, in un campo installato alla frontiera giordano-siriana dei combattimenti dell’esercito siriano libero”.
Dall’altro una Russia sempre più determinata a difendere la posizione del Presidente Siriano Bashar Al-Assad. D’altronde, fin dall’inizio, diverse sono state le opinioni su quelle che viene definita “crisi siriana”: lo avevamo visto quando si spaccò il G8 di Enniskillen, nell’Irlanda del Nord. In quella occasione infatti, il tema delle forniture militari lasciò scettica anche l’Europa, mentre gli americani, preoccupati per la presenza delle milizie di Hezbollah a fianco di Assad, insistettero nel realizzare tale progetto tirando in ballo la questione delle armi chimiche ed attribuendo le colpe al regime siriano.
Se è vero che anche la Russia ha i suoi interessi nel non far diventare la Siria una seconda Libia, a parlare di “Nuovo Ordine Mondiale” è stato proprio Vladimir Putin che avrebbe sbugiardato i “ribelli” inviando all’Onu le immagini e i video dei satelliti russi dove si dimostra che i razzi lanciati in Siria e responsabili della morte di circa 1300 persone, sarebbero partiti proprio da zone appartenenti ai gruppi salafiti.
L’obiettivo sarebbe quello dell’instaurazione di un Nuovo Ordine Mondiale, un mondo costituito da una gigantesca massa di individui tutti uguali (sotto la scusa dei “diritti civili” tanto cari a quella gente che si rifiuta di guardare oltre le apparenze) e pronta a sottostare al volere di pochi eletti, della finanza e delle logiche di mercato. Un progetto, quello per la Siria, che avrebbe avuto origini proprio subito dopo gli attentati alle “Twin Towers” a New York, come ha affermato il generale americano Wesley Clark.
Oggi però la Siria non è sola. Da un lato può vantare dell’aiuto di una Russia che intensificherà la sua presenza nel Mediterraneo, come ha annunciato il Colonnello Leonid Ivashov, Presidente dell’accademia russa di problemi geopolitici, dopo la decisione del Pentagono di inviare la nave da guerra USS Mahan negli stessi mari. Dall’altro, ad aggiungersi agli sciiti libanesi dell’Hezbollah vi è anche il sostegno dell’Iran che avrebbe mandato almeno 4 mila guardie rivoluzionarie in territorio siriano per sostenere l’esercito di Assad. “Siamo molto preoccupati – ha detto Abbas Araghchi, portavoce del ministero iraniano degli Esteri – per le informazioni sull’uso di armi chimiche in Siria e condanniamo con forza l’uso di queste armi. Esistono prove che sono stati i gruppi terroristici a commettere simili atti”.
“Rifiutiamo e condanniamo le minacce degli Stati Uniti per lanciare un’aggressione contro la Siria”: anche Nicolas Maduro, presidente del Venezuela, afferma che Obama si sta preparando per una guerra in Medio Oriente, un conflitto che sta già colpendo i popoli siriani ed egiziani.
Nel frattempo, come vi ha già riferito la nostra redazione, è stato scoperto un magazzino dei “ribelli” pieno di barili e maschere antigas di produzione saudita, mentre diversi soldati sono stati ricoverati in ospedale per aver inalato sostanze chimiche. Chi userebbe dunque queste sostanze e contro chi?
Gli Usa mandano gli ispettori Onu in Siria per verificare l’uso di queste maledette armi chimiche mentre il mondo, giustamente impressionato dalle crudeli e massacranti immagini di bambini avvelenati e coperti dalle macerie, presta poca attenzione nel domandarsi da chi realmente questa guerra sia voluta ed alimentata. Mentre l’Italia, dove sembrano più preoccupare le sentenze di Berlusconi piuttosto che la politica estera, diventa sempre più una portaerei americana esposta in primo luogo ad eventuali attacchi da parte dei numerosi nemici degli Stati Uniti d’America.
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