ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

domenica 25 agosto 2013

Pronto, … sono Pietro,

… giovanotto, mi dia del Voi!

QUESTA LA NOTIZIA
che il 22 agosto 2013 l'Agenzia di informazione ZENIT
ha diffuso in tutto il mondo

"Pronto?". "Sono Papa Francesco, diamoci del tu"...

Il Pontefice ha chiamato a sorpresa, domenica, un giovane studente veneto che gli aveva consegnato una lettera a Castel Gandolfo

Di Salvatore Cernuzio

CITTA' DEL VATICANO, 22 Agosto 2013 (Zenit.org) - Otto minuti di telefonata. Sono bastate però per far dire dopo a Stefano Cavizza, giovane studente di Camin (Padova): “È stato il giorno più bello della mia vita". D’altronde non capita tutti i giorni che rispondendo al telefono di casa si senta dall’altra parte: “Sono Papa Francesco, diamoci del tu”.
Le telefonate senza intermediari ormai sono il “pezzo forte” di Papa Bergoglio. Seppur giudicate come “anomalie” o “rotture di protocollo”, il Pontefice non smette di chiamare vecchi amici o semplici fedeli che hanno chiesto di parlare con lui. 
Così faceva da cardinale a Buenos Aires e anche la sera stessa dell’elezione, il 13 marzo, aveva telefonato a casa di due famiglie che era solito frequentare nei soggiorni romani. Ha proseguito poi in questa simpatica abitudine anche nei giorni successivi, chiamando personalmente il suo edicolante di fiducia per avvisarlo che non avrebbe più ritirato la sua copia del quotidiano «La Nación», a causa di un “nuovo incarico romano”. Sono seguite conversazioni telefoniche con il suo dentista, con la segretaria, con un sacerdote che gli aveva spedito un libro e tanti altri.
Quella al 19enne padovano è già la seconda chiamata a sorpresa di quest’estate: solo qualche settimana fa, il Papa aveva contattato Michele Ferri, fratello di Andrea Ferri, l’imprenditore titolare di alcuni impianti di benzina ucciso nella notte tra il 3 e il 4 giugno scorso. Michele aveva infatti scritto al Santo Padre per cercare un po’ di consolazione per la grave perdita. E Francesco ha prontamente risposto.
Ora il privilegio è toccato a Stefano, studente di ingegneria, che giovedì 15 agosto, dopo l’Angelus per la Solennità dell’Assunzione, a Castel Gandolfo, aveva consegnato ad un cardinale una lettera diretta al Santo Padre. Domenica, quindi, il telefono di casa Cabizza è squillato due volte. La prima volta non ha risposto nessuno. La seconda, intorno alle 17, il giovane ha alzato la cornetta e pronunciato la formula convenzionale: “Pronto, chi parla?”. “Sono Papa Francesco, diamoci del tu” è stata la risposta.
La reazione è stata quella che avrebbe avuto qualunque fedele nel sentire queste parole: emozione, nodo in gola, leggero imbarazzo, ma, allo stesso tempo, una gioia senza pari. "Non potevo crederci” ha dichiarato infatti Stefano al Gazzettino, raccontando che il Pontefice ha subito precisato che tra Gesù e gli Apostoli ci si dava del tu. "Mi ha detto di dargli del tu - ha riferito - dicendomi: 'Credi che gli Apostoli dessero del lei a Gesù? O lo chiamassero sua eccellenza? Erano amici come lo siamo adesso io e te, ed io agli amici sono abituato a dare del tu'".
Il giovane ha poi affermato di aver “riso e scherzato” con il Vescovo di Roma “per circa otto minuti”. Inoltre - ha aggiunto - il Papa “mi ha chiesto di pregare molto per Santo Stefano e anche per lui”. In chiusura alla conversazione, Bergoglio ha impartito allo studente veneto la sua speciale benedizione. “Ho sentito crescere una gran forza" ha commentato Stefano, aggiungendo: "Ho voluto parlare di questa mia esperienza fantastica solo per mettere in luce il gesto di grande umiltà e vicinanza a noi fedeli di Papa Francesco".

Pronto, sono Pietro, … giovanotto, mi dia del Voi!

È questa la risposta che è arrivata all’orecchio del vescovo Bergoglio, non appena ha alzato la cornetta.
Immaginatevi che sorpresa, per il povero vescovo “alla mano”, abituato a dare a tutti del tu.
C’è rimasto davvero male, dicono in albergo, dove abita: non si aspettava uno sfottò così sfacciato.
Ma subito s'è ripreso e ha chiesto: “Ma tu chi sei?”
“Come, non mi riconosci, Francesco, sono quello…

Mancanza di rispetto! … non si scherza col Papa!

E chi scherza! Qui si fa sul serio, e lo si fa seguendo l’invito di Bergoglio, niente più etichette… caspita! Siamo tutti amici!
E si fa davvero sul serio perché ci si rende conto che, finalmente, è giunto il momento di smetterla con le smancerie, le ipocrisie, i formalismi e i barocchismi, e di apostrofare il caro amico Bergoglio senza peli sulla lingua… francamente, con quella rude schiettezza che si usa fra veri amici:
A France’… ma che so ‘ste stronzate!

Qui non c’entra niente il Papa, a cui va tutto il nostro rispetto, al Papa, qui parliamo del vescovo Bergoglio che ti telefona e ti dice: ciao, diamoci del tu!

Ed è inutile cercare il pelo nell’uovo: sminuizione del papato (!?)… svilimento dell'alta funzione (!?)… avvilimento della Chiesa (!?)… ma no, il vescovo Bergoglio è fatto così: tutto foga e passione, non sa assolutamente niente del papato e del papa, lui, e quel poco che sa non gli piace perché gli toglierebbe la spontaneità e lo costringerebbe ad essere serio e responsabile.
Lui conosce solo un tipo di serietà, quella dei quattro amici al bar: E dai, su! Non fare il pirla!
Se a Bergoglio togliete questa genuinità, costringete il suo essere ruspante nella stia e ne demolite la personalità. Bergoglio è questo: tutto scoppiettante di brio, di abbracci, di battute… tutto preso dalla frenesia di farsi voler bene, di farsi apprezzare per la sua nient'affatto originale pochezza, che in cuor suo scambia per umiltà.
E Bergoglio non è così solo adesso, era già così: gesuiticamente istruito, italianamente arguto, retoricamente amante del “terra terra”, strafottente con le buone maniere, invaghito di sé e del suo gusto per il bel gesto da balera.

A uno così non si può addebitare alcuna colpa, né lo si può richiamare alla responsabilità (di che?), né si può pretendere che impari qualcosa… alla sua età. Ormai il suo modo d’essere è talmente sclerotizzato che l’unico mutamento che possa assalirlo è quello del rigor mortis.
La colpa, se colpa c’è, è di chi lo ha messo lì, è di chi l’ha sponsorizzato e di chi l'ha votato, è di chi sapeva che sarebbe stato votato e si è dimesso; ed oggi la colpa è di chi gli liscia il pelo, di chi lo apprezza, di chi lo àdula, di chi lo imita e… soprattutto… di chi non lo richiama ad avere almeno un minimo di compostezza, di decenza e… di dignità.

Cui prodest? Alla Chiesa?… No! … Ai fedeli?… No!
Cui prodest? Allora?
Adesso questa domanda? Ma se la risposta l’abbiamo già avuta cinquant’anni fa! Quanto tutti si sono dati da fare per arrecare il maggior danno possibile alla Chiesa e ai fedeli cattolici, quando forse nessuno immaginava che il danno sarebbe inevitabilmente giunto fino a tanto… fino al vescovo Bergoglio.

Il vescovo Bergoglio non è una causa, ma un effetto, non è una pianta, ma un frutto: è il frutto del lungo e tenace lavoro di demolizione che, per sulfurea suggestione esterna, i preti hanno intrapreso e condotto da cinquant’anni.
No, non per radere al suolo la Chiesa, che neanche Belzebù ci può, ma per diroccarla quel tanto che basta per condurre all’Inferno il maggior numero possibile di anime. È questo ciò che poteva fare il demonio, e l’ha fatto, e lo sta continuando a fare… col vescovo Bergoglio.
Per questo è stato votato.

E lo Spirito Santo lo ha permesso perché Dio permette il male per ricavarne un bene maggiore.
Dio ha permesso il Vaticano II per mettere alla prova i suoi veri fedeli e con loro offrire un esempio a tutti i tiepidi.
Dio ha permesso i papi conciliari, per mettere alla prova anche i più fedeli dei suoi fedeli e con loro offrire un esempio a tutti i suoi veri fedeli.
Dio continua a permettere lo sbracamento odierno, e magari quello futuro, se ci sarà ancora un futuro, per mettere alla prova anche i giusti e con loro offrire un ultimo esempio a tutti: perché coloro che lo vorranno possano avere ancora una possibilità di salvezza… … … Nonostante Papa Francesco!

di Giacomo Devoto

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