ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 12 settembre 2013

Dopo Obama, in pessima compagnia (e senza Gesù)

È altamente probabile che il prossimo premio Nobel per la pace venga assegnato a Papa Francesco. Nessun altro candidato all'ambito premio può reggere il confronto con lui come grado di popolarità.
Il fatto che a un Papa venga assegnato un premio Nobel, presenta dei pro e dei contro. Certamente la grossa somma di denaro allegata al premio può essere utilizzata dal Pontefice per aiutare i poveri e i bisognosi, tuttavia c'è un aspetto negativo che non può essere sottovalutato. Infatti se un Papa accettasse il premio, la gente avrebbe la percezione che il Vicario di Cristo è un uomo al livello di tutti gli altri, che può essere valutato e giudicato da una giuria di laici. Insomma il prestigio di "Pontefice tra gli uomini e Cristo" rischierebbe di venire offuscato.

In secondo luogo c'è il rischio che si diffondi tra la gente una sorta di pregiudizio nei confronti dei Papi che in futuro non riceveranno il premio Nobel per la pace. I Romani Pontefici buoni saranno quelli che avranno ricevuto il premio, gli altri saranno considerati non dico "cattivi", ma perlomeno che si sono impegnati poco per la pace. In questo modo sorgerebbe una sorta di pressione psicologica: se vuoi essere un Papa buono devi cercare di vincere il Nobel, altrimenti sarai condannato all'oblio.

Se il premio venisse assegnato non al Papa in persona, ma a un'istituzione ecclesiastica (per esempio al Pontificio Consiglio "Cor Unum"), si riuscirebbe a ottenere la somma di denaro senza rischiare di offuscare la dignità del Romano Pontefice.

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