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mercoledì 4 settembre 2013

QUANDO PADRE PIO E’ COINVOLTO A SPROPOSITO -

IL CASO DEI FRANCESCANI DELL’IMMACOLATA. QUANDO PADRE PIO E’ COINVOLTO A SPROPOSITO 

Nel recente dibattito sviluppatosi in conseguenza del commissariamento dei frati Francescani dell’Immacolata, si è tentato, da parte di taluni benpensanti, di raccomandare l’accettazione del grave ed ingiusto provvedimento ricorrendo all’esempio dell’obbedienza prestata da San Pio da Pietralcina nei confronti degli atti vessatori di cui fu vittima in almeno due momenti della sua vita.
“Padre Pio scelse sempre di obbedire in perfetta umiltà, anche di fronte agli ordini più ingiusti” – si sente spesso affermare – “Il tempo gli ha dato poi ragione e la sua santità è prevalsa a dispetto di ogni sopruso”.
Tale constatazione porta quindi irrimediabilmente alla conseguente sentenza:voi tradizionalisti invece… non siete umili… vi ribellate all’Autorità della Chiesa… Dio non può amarvi!

Ovviamente le due situazioni sono in realtà profondamente diverse e non possono essere paragonate. Ma… tant’è, l’argomento può comunque fare breccia su talune anime semplici, specialmente se devote al santo cappuccino di S. Giovanni Rotondo.

Proviamo allora, con estrema brevità, a smascherare questo sofisma assolutamente pernicioso.
Primo argomento: I problemi che diedero avvio alla persecuzione contro p. Pio non riguardavano questioni di Fede, quanto piuttosto accuse relative alla sua condotta di vita personale e la presunta falsità dei fenomeni mistici che la caratterizzavano.
Nel caso dei tradizionalisti la posta in gioco è invece assai diversa ed incomparabilmente più importante. Quì si tratta di difendere il deposito della Fede chiaramente messo in pericolo da dottrine quali l’ecumenismo, la libertà religiosa, la collegialità episcopale, la natura sacrificale della S. Messa. Nessuno ha il diritto di svendere questi fondamentali valori nè appare giusto delegare esclusivamente alla Divina Provvidenza un compito, la difesa della Fede,  che spetta, in realtà, ad ogni singolo fedele. Sarebbe come chiedere ad un padre di non lavorare, pur essendo in condizione di farlo,  perchè, in fin dei conti, ci penserà Dio a sfamare i suoi figli.
Secondo argomento: A chi obietta che le Verità di Fede sono esclusivamente quelle espresse dal “Magistero vivente” e non quelle apprese nel Catechismo, esplicitate costantemente dalla Chiesa Docente   ed elaborate dalla nostra retta coscienza, si può agevolmente rispondere che, se così stessero veramente le cose, non avrebbe senso alcuno l’istruzione religiosa. Basterebbe sintetizzare ogni catechismo nella formula: “Obbedisci al tuo Parroco e… spegni il cervello!”.
La Fede infatti, come ben sappiamo, trascende la nostra ragione ma non la contraddice. La ragione anzi è un dono di Dio e certo chi non lo utilizza, come, al contrario, chi lo assolutizza, non può essere gradito all’Altissimo.
Terzo argomento: Il Vangelo ci invita a “porgere l’altra guancia” accettando le ingiustizie fatte contro di noi quando tali ingiustizie coinvolgono unicamente la nostra persona. Il comportamento obbediente di p. Pio corrisponde certamente a tale situazione.
Ben diversa appare invece la questione della illegittima privazione di un diritto riconosciuto ai fedeli e cioè quello di poter assistere, secondo quanto riconosciuto dal “Summorum Pontificum” alla S. Messa tradizionale. Quì si tratta di un sopruso compiuto ai danni delle pecore ed il pastore, come afferma sempre il Vangelo, ha il dovere di dare la vita per le sue pecore. Nessuna acquiescenza passiva è possibile dunque quando sono in gioco i diritti degli altri. Possiamo, in altre parole, decidere di porgere la nostra guancia, non abbiamo il diritto di porgere quella altrui.
Quarto argomento: Nei periodi in cui p. Pio, per obbedienza, non celebrava la S. Messa in pubblico o non confessava, i medesimi sacramenti potevano essere ricevuti dai fedeli, grazie all’attività degli altri frati di San Giovanni Rotondo. La Messa allora, grazie a Dio, era unica e non sussisteva alcun problema relativo alle cosiddette “due forme” del rito romano.
Completamente opposta appare oggi la prospettiva di chi vieta aprioristicamente, a tutto un ordine religioso in cura d’anime, di celebrare il S. Sacrificio nella forma più antica e venerabile.
Una simile proibizione ha rilevanza pubblica e, se anche astrattamente possibile, esigerebbe comunque spiegazioni altrettanto pubbliche rivolte ai fedeli. La qual cosa ovviamente non è avvenuta.
Quinto argomento: L’ordine impartito a P. Pio oggi a noi può apparire eccessivo e forse anche ingiusto. In realtà però, se lo si osserva in astratto, esso, innanzitutto non era illegittimo e non contrastava con le norme del Diritto Canonico. Si trattava di una misura cautelare inserita in un legittimo processo volto a verificare l’effettiva verità di presunti fenomeni soprannaturali. Le medesime cautele vengono giustamente sempre adottate dall’Autorità Ecclesiastica nelle more di un giudizio su apparizioni, miracoli o fenomeni straordinari in genere.
Il divieto impartito ai Francescani dell’Immacolata invece appare, come ampiamente dimostrato dagli articoli dei prof. de Mattei e Turco, assolutamente illegittimo perchè contrasta con norme di rango superiore come la bolla  “Quo Primum” di S. Pio V ed il Motu Proprio “Summorum Pontificum” di Benedetto XVI.
Chi volesse dunque essere davvero obbediente alla Chiesa avrebbe il dovere di mantenersi fedele a tali ordini piuttosto che a quelli, assolutamente arbitrari, vergati da una semplice Congregazione di Curia.
Come si può dunque vedere chi invoca, spesso in mala fede, P. Pio per convincere chierici e fedeli alla quiescenza passiva di fronte ad ordini palesemente ingiusti, parla a sproposito e cerca di far leva inopinatamente sulla grande devozione popolare di cui è circondato il grande mistico cappuccino. Egli fu, al contrario, sempre molto intransigente nella difesa della Fede Cattolica e non mancano, nella sua vita, episodi in cui egli rimproverò aspramente uomini di Chiesa rifiutando di soggiacere alle loro pretese.
Basta ricordare, a tale proposito, il netto rifiuto opposto dal frate, nel 1920,  a p. Gemelli che, su incarico del S. Uffizio, gli aveva perentoriamente ordinato di mostrare le sue ferite.
Quì non erano neppure in questione problemi di Fede… Figuriamoci come avrebbe reagito San Pio di fronte ad un diktat, chiaramente illegittimo,  come quello del card. Aviz…
 di Marco Bongi

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