ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 15 ottobre 2013

Clero di Roma kaputt..

Clero di Roma kaputt. I funerali mancati di Priebke e la morte della pietà cristiana


Dare sepoltura ai morti è stato il dovere principe della civiltà cristiana, una delle grandiose opere di misericordia. Avere pietà per gli stranieri e gli esiliati, gli anziani, i malati, i carcerati, i perseguitati, questi erano i segni che contraddistinguevano  il cristiano… Ma mai s’era visto un fuggi fuggi generale come questo per la morte di Priebke. Durante le grandi pestilenze del Medioevo, metà del clero è morto infettato per non rinunciare a compiere l’ufficio sacro e pietoso per eccellenza dell’assistenza ai moribondi. E assistiti i moribondi, andavano poi per strada a raccogliere i cadaveri abbandonati per dargli dignitosa sepoltura secondo il rito cattolico. Sono morti per fare tutto questo!

di Mastin Lutero

019 (2)*(nella foto principale, le 7 opere di Misericordia)

 E il barista disse: “ma la Chiesa non dovrebbe perdonare tutti”?

Tornavo dal mercato delle pulci, sabato sera, carico di libri usati. Mi fermo al bar; mentre aspetto il caffè, noto che il mio barista resta immobile con la tazza sospesa nel vuoto. Il tg3 sta lanciando le notizie dell’edizione serale. La prima dice «Morte di Priebke, Roma, l’Argentina, la Germania rifiutano di prenderne in consegna la salma. Nessuna chiesa di Roma è disposta a concedergli le esequie».

A questo punto sapevo cosa m’aspettava. Il barista consegnandomi la tazzina mi guarda scandalizzato, lui miscredente e assolutamente indifferente al fatto religioso, sostanzialmente di sinistra, mi domanda: «Si può capire adesso dove lo portano il corpo di questo poveraccio? Poi, scusami, tu che sei cattolico: ma almeno la Chiesa non dovrebbe perdonare tutti? Se manco voi di chiesa avete più misericordia, chi ne avrà?». (, quelli pentiti almeno, penso dentro di me, e non la Chiesa ma Dio perdona)

E si aspettava ora da me una risposta,  mi interpellava in quanto mini-opinion-leader interno alla Chiesa, e dovevo dargliela non c’erano santi, se ne fregava del mio periodico abbassamento di voce tale da rendere impercettibile ogni parola. «Sono ipocriti, ipocriti» sibilo con un soffio di voce scartavetrata e soffocata dalla raucedine, cercando di tagliar corto. «Tutto qui?», mi chiede severo. «Mi pare abbastanza, no?». «E tu praticamente scrivi per difendere semplicemente degli ipocriti?». Ah, ecco!, m’aspettavo pure questa…

Il discorso sarebbe lungo e complesso nella sua facilità demenziale…. e allora do libero sfogo alla vergogna che mi bolliva dentro, aggressiva, tanto da far impallidire l’indignazione di questo “semplice”, confuso da un atto vile da parte di quel che resta di ciò che fu la Chiesa di Roma. Di lui e di tutti gli astanti che a questo punto si aspettavano minimo il suicidio rituale del chiesastico che sarei io secondo loro. Li accontento tutti, per placare me stesso con un florilegio di epiteti sanguinosi ininterrotto, incalzante, crescente e senza prendere respiro. Bersagliando senza più misericordia questa nostra sempre più sventurata diocesi di Roma, dal vertice sino alla base. Tanto da lasciarli interdetti tutti quanti, e forse ammirati per questo gesto estremo di libertà e d’anarchia, pensano loro. Ma che è, purtroppo, io so, di estremo realismo.

Piaga purulenta e infetta nel corpo di Cristo

priebke«Hai ragione, tesoro, “ipocriti” è troppo. Troppo poco. Bisognerebbe onestamente dire ginnasio dell’ipocrisia, palestra dell’effeminatezza, ateneo della miscredenza, Babilonia rediviva, sentina di ogni vizio, terra di nessuno di ogni prostituzione secondo natura e contro natura e nonostante ciò lapidatrice di prostitute redente e pappona di quelle in attività, mercato coperto del carrierismo più scoperto, carnaio delle passioni più insane, latrina per lo sterco dei demoni più immondi, profanatrice dei sacri Misteri e consacratrice omertosa delle vergogne più indicibili, laticlavio di quelli né caldi né freddi né carne né pesce, clinica degli smidollati, ufficio di collocamento dei perdigiorno dei mangiapane-a-tradimento e dei senza vocazioni, gotha dei dottori della doppia morale (non fosse che hanno persino rinunciato a sbandierarne quella con qualche parvenza non dico di cristianità ma di decenza e a testa alta ormai portano in processione avanti e indietro la Porta di Sant’Anna la loro conclamata amoralità come fosse il Santissimo Sacramento). Piaga purulenta e infetta nel corpo di Cristo, humus perfetto per l’anticristo adveniente, e altare dell’abominio della desolazione che è la diocesi di Roma e il Vaticano tutto col suo cardinale vicario compreso e in testa».

E continuo sempre più ispirato:

«A tal punto è giunta la sua putrefazione morale, che ha osato persino negare la pietà ai morti sbarrando le porte delle chiese a un peccatore come tutti e per giunta deceduto in grazia di Dio, vecchio di cent’anni, figlio degenere quanto vogliamo ma figlio legittimo della Madre Chiesa, diventata, in nome della gloria del mondo e della pax infame con i giornali e l’antichiesa mediatica alla quale è asservita supina, Matrigna. E l’ha giudicato, condannato, messo al bando e lapidato mettendosi al posto di Dio. E dopo, non paga, ne ha dato alle fiamme la salma davanti alle pubbliche telecamere. Unicamente pro domo sua, olocausto alla viltà, in nome del quieto vivere, del gustarsi in santa pace assegni mensili non sudati, della digestione facile con l’ausilio dell’amaro Infernet Branca dell’indifferenza e dell’abdicazione al dovere sacramentale, con il lassativo morale della mancanza di ogni zelo apostolico che non guadagni facili (e false) laudi sui giornali nichilisti che al contrario loro in qualcosa ancora continuano a credere, foss’anche solo l’etica del lavoro onesto e del denaro guadagnato, e anche questo senso etico al clero romano manca.

«Persino sgozzare un bambino in un fonte battesimale sarebbe stato meno inviso a Dio che negare le pietas christiana a un morto, a chi ormai non è più di questo mondo. Finanche il poeta disse “Cessate d’uccidere i morti, Non gridate più, non gridate, Se li volete ancora udire, Se sperate di non perire. Hanno l’impercettibile sussurro, Non fanno più rumore

«”Quale madre darebbe al suo figlio affamato invece che un pezzo di pane uno scorpione?”, domanda Gesù. La risposta l’abbiamo sotto gli occhi tutti… W il Duce!… vafangul!!». FINE.

Questo ho detto. In una filippica degna d’un principe del foro d’altri tempi, ma sincera, e sentita, eminentemente cattolica, sacro furore nato dalla pietà cristiana. Davanti a questo mio oceanico pubblico di 5 persone. Silenzio intorno a me, mi guardano tutti attoniti, a bocca aperta e con occhio bovino, immobili. E ad un tratto erompono in un applauso generale. Che a dire il vero non ho ben capito se fosse tributato al mio aver “apostrofato con parole argute quella schifosa”, all’anticlericalismo epidermico dell’uomo medio da bar dello sport, oppure al mio andare in scena con un monologo teatrale. E deve essere così, se Maria detta “la Gobba”, ‘na vecchia, ‘n’amica, ‘na condomina m’ha detto “li mortacci tui aho, come parli bbene, nun ci ho capito un c… ma è stato bello: me pari er duce davero me pari: te dovrebbero adda fa’ sindeco de Roma!

Della misericordia non si parla: si vive

Samariteanul-milostiv[1]Qui si scherza ma c’è poco da scherzare. Io da quando ho cominciato a sentire da qualche mese a ‘sta parte questa tiritera sulla “misericordia” a prescindere, ‘sto “chi sono io per giudicare”, ho capito subito come sarebbe andata a finire… per via della solita eterogenesi dei fini. Perché ho vissuto anche troppo a lungo dentro la politica e dentro la Chiesa per non sapere come vanno a finire certe cose: sono uomo di mondo. Consapevole che, così come per la povertà, della “misericordia” non si parla, ma si vive; e solo dalla fede sorge l’una e l’altra cosa, la rinuncia al superfluo e la carità verso il prossimo, e non viceversa; sapevo che tutto questo pavoneggiarsi parolaio sui media di tali virtù elette non poteva che condurre a un incremento vistoso dell’ipocrisia piuttosto. Quando non di ladrocinio, viltà e persino crudeltà.

Sapete una cosa? Che, facendo bene i conti, è un bel vantaggio essere stato a lungo e fin non troppo tempo fa militante e attivista dell’ex Pci-Pds-Ds, infine del Pd. Puoi parlare liberamente di tutto, compreso difendere il sacrosanto diritto alle esequie di Priebke, senza destare sospetti di trascorsi “neri” o “bruni”, di simpatie filonaziste e di nostalgie fasciste. Non è la mia storia quella lì.

Da ex Pci-Pds-Ds vi parlo della doppia morale della sinistra

Il "Migliore"
Il “Migliore”

Semmai da questa mia posizione, stante i miei trascorsi giacobini, potrei domandare agli ex miei compagni… di strada: vi ricordate quando si parlava della “doppia morale”, una valida per il Partito e una per i nemici? Vi ricordate quando si diceva le “Foibe non devono esistere” e che i morti “non sono tutti uguali”? Anche se quei morti altro non erano che semplici italiani che per una disgrazia si erano trovati ad abitare (da sempre) nel posto sbagliato nel momenti sbagliato sotto il regime sbagliato, quello comunista e nazionalista jugoslavo. Per questo il nostro ex capo, Palmiro Togliatti– ipocritamente va da sé, con la ferocia che è propria delle teologie politiche – , aveva stabilito in segreto: “Quegli italiani vadano pure incontro alla loro sorte, e se qualcuno chiede di loro dite che erano nient’altro che fascisti: prima il Partito, la verità se serve al Partito”. E fu il genocidio di un intero popolo di italiani, non di un gruppo di romani fucilati per rappresaglia alle Ardeatine, no: una intera etnia, pulizia etnica programmata a tavolino ai danni degli italiani con l’avallo di altri italiani.

Le Ardeatine, via Rasella, ecco, l’ho detto! Già, perché dimenticavo che nell’ex Pci sapevamo fin troppo bene che il gruppo di velleitari rivoluzionari del pomeriggio che a Roma fecero quell’attentato ai tedeschi in via Rasella, con tutto che era in vigore la legge marziale tedesca, lo fecero non per fare un dispetto a Hitler e il resto fu un incidente, no: lo fecero scientemente per causare una rappresaglia di romani, un pugno di morti innocenti da poter poi sventolare, a nome del Partito, come un piccolo coro di martiri caduti per la “causa”, per il Partito, per le loro carriere, in pratica; anche se quei poveracci giustiziati alle Ardeatine nulla c’entravano con i sedicenti “partigiani”, e magari erano pure fascisti, e comunisti e socialisti non sarebbero diventati mai.

E il "Peggiore"
E il “Peggiore”

E cosa fecero quel giorno gli attentatori rossi, i capi comunisti e socialisti, dopo quella rappresaglia che avevano provocato? Piangevano? Avevano sensi di colpa? Si disperavano? Niente affatto: come hanno poi testimoniato taluni (vedi le memorie di Enzo Forcella), come noi ex comunisti sapevamo da sempre, se ne stettero tranquilli e sereni al sicuro nei conventi, dopo aver soddisfatti dichiarato “missione compiuta!”. E passarono la giornata a discutere allegramente di politica, fra un bicchiere di vino e una partita a scopa. E si chiesero anche se non era il caso di far saltare qualche altra bombetta contro i tedeschi di modo che ci fosse un’altra provvidenziale (strategicamente, per loro) rappresaglia.

Noi ex comunisti questo lo sapevamo da sempre, ma facevamo finta che no. E quelli sono gli stessi, come discendenti ideologici, che oggi scrivono sui giornali, quelli che avrebbero promosso una rappresaglia contro la Chiesa se avesse dato come Dio comandava legittime esequie e santa sepoltura a Priebke. Gli stessi che, altro che processarlo!, hanno continuato a votare e sostenere come “Il Migliore” quel Palmiro Togliatti che era il co-artefice del genocidio degli italiani di Istria. La doppia morale, appunto: una per il Partito, una per i nemici.

A Roma, dove Dio non è Trino ma  Quatrino

ERICH-PRIEBKE-MORTO-770x513Perché i preti di Roma hanno osato questo atto non solo vile ma anticristiano? Credete a me: non gliene frega niente di Priebke, dei nazisti, le Fosse Ardeatine non sanno manco dove stanno di casa o cosa sono; non v’è alcun dubbio ideologico o teologico da parte loro. Sanno perfettamente che è un abuso quello che hanno perpetrato. Un abuso ordinato da quel vicario di Roma che questo clero si merita: il clero romano e il suo vicario, Vallini, sono due gemelli siamesi attaccati per le loro insignificanti personalità.

Semplicemente non vogliono noie: è per paura dei titoli sui giornali radical-chic, che ultimamente dettano la linea all’orbe cattolica, che hanno fatto questo gesto disgustoso, comandato dal Vicariato medesimo. Uuuh quanti preti “coraggio”, “alternativi”, “fuori dal coro”, “controcorrente”, ossia debosciati, ci stanno a Roma. Non si contano: sono più quelli “controcorrente” che quelli sdraiati sulla linea… Sulla linea dell’ortodossia, s’intende; perché quanto a quelli “controcorrente” si vuol significare semmai perfettamente allineati e anzi sdraiati sulla linea che detta il pensiero unico dominante del momento. Hai voglia quante ce ne stanno di quelle femmine fatali che riempiono i conventi e di quei bambolotti guerriglieri che sparano luoghi comuni “controcorrente” dai pulpiti come in una guerra da play station al destino cinico e baro. Dei conformisti sazi e indifferenti, praticamente: che hanno appiccicato sulla fronte il ritaglio di titolo di giornale che li etichetta come “prete coraggio”. Il coraggio di attaccare l’asino laddove vuole il padrone. Che per loro, va da sé, non è quasi mai Cristo ma semmai Giuda, che a Cristo l’ha venduto. Ma è storia vecchia qui a Roma (e ovunque): come diceva Pasquino, “a Roma Dio non è Trino ma Quatrino”.

554620_164999253660483_1157268527_n (1)Le stesse femmine fatali e gli stessi bambolotti guerriglieri che dai catafalchi e dai pulpiti funebri delle chiese romane, negli ultimi mesi, hanno fatto salire e scendere eretici, apostati, abortisti oltranzisti, maniaci dell’eutanasia, pornodivi, pornocrati, Siffredi e Cicciolina a tenere un sermone sullo sdoganamento delle pornografia “lavoro onesto come tanti” e tutto questo al funerale di uno sfruttatore di prostituzione slava come Schicchi fatto passare per “artista dell’eros” invece che come magnaccia del meretricio filmato. Persino si è fatto il funerale “cattolico”, qualche anno fa, a un noto ex presidente del consiglio non solo massone, ma anche non credente (e senza che lo avesse richiesto). Funerale voluto e officiato da un cardinale che pure le pietre sanno essere esponente esso stesso della Loggia, oltre che in fama di miscredenza. Cosa non farebbero i preti per potersi esibire in un show liturgico allo scrosciare del battimani ritmati, sotto l’occhio entusiastico del teleobiettivo, e il tutto in omaggio al “caro estinto che vivrà sempre nei nostri cuori” che se gli va bene è seduta stante canonizzato anche a trattarsi di un pezzo di demonio militante. Ancora una volta sfilando l’anima del morto dalle mani di Dio, e a Dio sostituendosi nel giudicarlo: per assolverlo o per condannarlo.

Pietà l’è morta. E neppure la carità sta troppo bene

09-04 carpaccio schiavoni funerale s. gerolamoDare sepoltura ai morti è stato il dovere principe della civiltà cristiana, una delle grandiose opere di misericordia. Avere pietà per gli stranieri e gli esiliati, gli anziani, i malati, i carcerati, i perseguitati, questi erano i segni che contraddistinguevano  il cristiano.

“Non giudicare” ne è stato sempre il pilastro, sul quale tutto il castello della charitas e della pietas cristiane si è retto, l’imperativo più perentorio che Dio medesimo ha pronunciato e ripetuto nel Vecchio e nel Nuovo Testamento. Ma soprattutto qui si ravvisa la pratica che era più odiosa e invisa a Gesù, reiteratamente causa di scandalo e di indignazione ai suoi occhi, di ira e denuncia Sua in quasi ogni pagina del Vangelo: l’ipocrisia.

E bene o male almeno a questi imperativi morali il clero si è sempre attenuto… oddio… metà è spesso scappato, certo, se uno il coraggio non ce l’ha non può darselo, ma l’altra metà è rimasta a ottemperare ai sacri uffici. Obtorto collo, costasse quel che costasse, anche la vita: valeva bene una messa! Ma mai s’era visto un fuggi fuggi generale come questo per la morte di Priebke. Durante le grandi pestilenze del Medioevo e poi anche dell’età moderna, metà del clero è morta infettata per non rinunciare a compiere l’ufficio sacro e pietoso per eccellenza dell’assistenza ai moribondi, per non essere spergiuri dinanzi alla promessa solenne dell’imitazione di Cristo, “sino all’effusione del sangue”. E assistiti i moribondi, andavano poi per strada a raccogliere i cadaveri abbandonati per dargli dignitosa sepoltura secondo il rito cattolico. Sono morti per fare tutto questo!

Questa manica di mantenuti invece, di satrapi, di eunuchi, di vigliacchi, masnada di ignavi che compongono il clero di questa svergognata diocesi Vaticano compreso, costoro si sono cagati addosso dinanzi a un eventuale titolo di giornale ipocrita almeno quanto loro. Si sono arresi senza combattere, supinamente, faccia a terra davanti al nuovo e sempiterno sinedrio del mondo. Prostitute!

Sono un sacrilegio vivente verso l’Ordine, profanano il Sacramento semplicemente respirando e continuando a vivere benché siano già morti, dinanzi agli uomini  e a Dio. Perché hanno ucciso la pietà.

Quella “misericordia” dipendente dall’applauso

Francesco_Saverio_Altamura_-_I_funerali_di_BuondelmonteDi “misericordia” parla il papa, ma evidentemente solo quella che si consuma sotto le telecamere, quella verso le categorie intoccabili, le vestali del politicamente corretto; quella che genera gli applausi dei giornali nichilisti e il placet di Scalfari. Quella, cioè, che viene sovente confusa con la condiscendenza. Dov’è la misericordia in questo caso?

Eppure il papa non può non conoscere questo caso, tanto più che Priebke prima di essere mandato in Italia ha vissuto in Argentina. Allora perché sta permettendo nella sua diocesi questo scandalo? Di cosa ha paura? Dei giornali che oggi lo esaltano e domattina potrebbero titolare “crucefige”? E dunque? È successo a un altro prima di lui, e a tanti altri dopo, così devono andare le cose, dovrebbero almeno: chi ha per compagna la gloria del mondo, ha sposato le sua carceriera.

La misericordia è il coraggio di andare contro tutto per una cosa giusta, per un’opera di giustizia. La misericordia è andare incontro non a chi ha la solidarietà del mondo ma a chi ne è rifiutato dal mondo come “untori”, ai reietti, ai reduci di cause infami, ai capri espiatori e perciò ai soli, a chi ti compromette solo porgendogli la mano. La misericordia e la carità che non comportano un sacrificio, alcun rischio sono una truffa, ipocrisia, è smania di gloria. O forse non è proprio niente. “A voi vi dico: avete già ricevuto la vostra ricompensa” sta scritto.

Gustave Courbet - Burial at OrnansIl papa non può ignorare che Priebke ha molte colpe, ma è incolpevole almeno delle infamie più turpi che gli hanno gettato addosso come pietre sulla Prostituta; sa che tutto questo odio e smania di vendetta non possono avere come radice la giustizia cristiana e la verità; sa che spesso sono accuse sanguinose senza uno straccio di prova, lanciate magari dagli stessi che un minuto prima hanno definito Pio XII complice di Hitler; non solo: è vissuto infine cristianamente, ed è morto persino santamente.

Dirà Priebke in una intervista: «Io non avevo mai ucciso prima di quel giorno e non l’ho grazie a Dio, mai più dovuto fare. L’essere la guerra fatta di massacri e di morte, non può alleviare il dramma di chi ha una coscienza e deve sopprimere una vita. Probabilmente le generazioni attuali, quelle che non hanno fatto la guerra non possono capire. Noi abbiamo dovuto sparare alle Ardeatine; non lo abbiamo fatto per un sentimento di odio. L’abbiamo dovuto fare in seguito ad un ordine irrifiutabile venuto direttamente da Hitler».

A don Ariel Levi di Gualdo,  all’epoca ancora studioso laico, che era andato nel 2005 a intervistarlo per scrivere il suo libro “Erbe amare-Il secolo del sionismo”, intrattenendosi con lui due ore, Priebke, che Ariel definì “un uomo consapevole, pentito e vissuto”, si era detto: «… zurückgezogen von der Welt, in meine Erinnerungen und meine Gefühle von Schuld, mit der Hoffnung auf Gottes Barmherzigkeit (ritirato dal mondo, nei miei ricordi e nei miei sensi di colpa, con la speranza della misericordia di Dio)».

La misericordia di Dio forse l’ha ottenuta. I suoi preti e cardinali gliel’hanno negata: per viltà. Proprio come quel Pietro che nella notte del tradimento nega per tre volte di conoscere il Condannato.

Un sacrilegio che non potrà che ricadere sulle loro teste come una maledizione divina finché una vergogna centuplicata in potenza e scandalo non soffi sulla loro carne tremula e li disperda tutti. “Ecco, avete seminato vento: ora raccoglierete tempesta”.

Quanto a Priebke, preghiamo per lui, senza giudicarlo. Perché è stato già giudicato da un tribunale inappellabile e giusto. Che guardacaso non è di questa terra ma dell’altra. Riposa in pace, fratello in Cristo.

Un post scriptum doveroso

Tutto questo forse era un incubo; certamente era la parte destruens. Ma siccome siamo ottimisti, e sappiamo che a pensar male si fa peccato (e quasi sempre ci si azzecca), dovremmo avere anche l’onestà di valutare una eventuale parte costruens, immaginando di essere in un sogno invece.

Che magari si è semplicemente voluto dire di non voler concedere i funerali a Priebke per non generare scandalo e schiamazzi, magari disordini, ma in realtà, in forma privata, o forse anche segreta gli sono stati tributati? Che non fosse questione di “viltà” ma di realismo, magari prudenza? Ma non è scandalo anche far passare la notizia che “tutte le chiese di Roma rifiutano i funerali?”. Va anche detto che il funerale di per sé non è un sacramento, non è assolutamente necessario alla salute dell’anima del defunto, è un di più: necessario, obbligatorio è invece concedere i sacramenti degli infermi a un moribondo che ne faccia richiesta. Ma almeno questi, ci pare, gli sono stati regolarmente dati. E in fondo è quel che conta. 

http://www.papalepapale.com/develop/clero-di-roma-kaputt-i-funerali-mancati-di-priebke-e-la-morte-della-pieta-cristiana/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=clero-di-roma-kaputt-i-funerali-mancati-di-priebke-e-la-morte-della-pieta-cristiana

I funerali di Priebke ad Albano Laziale

Le esequie saranno celebrate alle 17 nell’Istituto Pio X dei padri Lefebvriani. Il sindaco: "Nessuno ci ha comunicato niente". Lefebvriani: "Bagnasco ha dato la comunione a Luxuria, questo è peggio"



I funerali di Erich Priebke si terranno nel pomeriggio in una località dei Castelli Romani, vicino alla Capitale. Le esequie saranno celebrate in forma privata nell’Istituto Pio X ad Albano Laziale.
L’Istituto dove verranno svolti i funerali dell’ex ufficiale nazista appartiene ai padri Lefebvriani. Dopo il rito funebre, l’ex capitano delle SS sarà cremato. La salma si trova ora all’Istituto di medicina legale del policlinico Gemelli di Roma. Tuttavia, dal Comune fanno sapere che "non è arrivata nessuna comunicazione dagli organi competenti né alcuna richiesta" per svolgere i funerali. A chiarirlo è il sindaco Nicola Marini, che smentisce le voci circolate sull’ipotesi che le esequie dell’ex ufficiale delle Ss si possano svolgere nella cittadina dei Castelli romani.
"Ho chiesto di poter parlare con il prefetto", spiega all’Adnkronos il primo cittadino, che fa sapere che in ogni caso, anche su un’eventuale tumulazione, "ci opporremmo, faremmo di tutto per impedirlo. Albano è una città molto sensibile per tradizione storica in virtù della medaglia d’argento al valore della Resistenza, non potremmo permetterlo per rispetto dei caduti, di chi ha combattuto, e delle famiglie che hanno perso parenti nell’eccidio delle Fosse Ardeatine". Il primo cittadino poi ha aggiunto: "Siamo sconcertati, nessuno ci ha comunicato niente, né la Prefettura né altri organi preposti alla sicurezza. Ci troviamo a gestire una problematica all’improvviso con evidenti problemi di ordine pubblico. La Questura ci ha assicurati che sarà una cosa breve e in massima sicurezza, e che tutto è già predisposto, ma il Comune avrebbe preferito essere informato per tempo".
Le polemiche? "Ce le aspettiamo, ma per noi non c’è nessun risvolto, è una celebrazione religiosa per un cristiano: funerali, benedizione della salma, tutto in forma privata, basta". Dal quartier generale dei lefebvriani italiani, ad Albano, un "collaboratore del superiore" don Pierpaolo Petrucci, preferisce mantenere l’anonimato ma risponde alle insistenti domande dei giornalisti. L’esponente del gruppo scismatico ultra-tradizionalista risponde all’obiezione circa il canone 1184, citato dal Vicariato per motivare il proprio diniego di esequie pubbliche, che stabilisce il divieto ai funerali cristiani per coloro che non si sono pentiti prima della morte e che coi loro peccati manifesti potrebbero dare "pubblico scandalo ai fedeli". "Dovrebbero guardarsi loro dal dare scandalo visto che Bagnasco ha dato la comunione a Luxuria, questo è peggio", replica il sacerdote lefebvriano.
http://www.ilgiornale.it/news/cronache/i-funerali-priebke-ad-albano-laziale-958646.html
ABBATTETELO! I VIGILI DI ALBANO LAZIALE INTERCETTANO IL FERETRO DI PRIEBKE PRIMA CHE ENTRI NEL COMUNE PER IL FUNERALE. MA IL PREFETTO DI ROMA IMPONE IL PASSAGGIO - LEFEBVRIANI: “MEGLIO IL SUO FUNERALE DI BAGNASCO CHE DÀ LA COMUNIONE A LUXURIA"

Il sindaco della cittadina dei Castelli Romani ha firmato un’ordinanza immediatamente esecutiva per impedire il transito nel territorio comunale della bara del capitano nazista. E il prefetto la revoca - I funerali si terranno dai lefebvriani: “Nessun pubblico scandalo. Peggio la comunione a Luxuria” - Proteste e scontri davanti alla Chiesa…

1. SINDACO DI ALBANO LAZIALE VIETA L'INGRESSO ALLA SALMA DI PRIEBKE
(AGI) - Vietato il funerale di Erich Priebke ad Albano Laziale. L'ordinanza firmata dal sindaco e' immediatamente esecutiva, e il primo cittadino, apprende l'AGI, ha addirittura disposto l'invio di un contingente di vigili al confine del Comune, per intercettare il feretro dell'ex capitano delle SS e impedirne il transito nel territorio comunale.
fraternita san pio x ad albano lazialeFRATERNITA SAN PIO X AD ALBANO LAZIALE
PRIEBKE: SINDACO ALBANO,PREFETTO HA REVOCATO ORDINANZA(ANSA) - Il prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro ha revocato l'ordinanza con cui il sindaco di Albano Laziale Nicola Marini aveva disposto di impedire il passaggio della salma di Erich Priebke sul territorio del Comune. Lo ha confermato lo stesso sindaco Nicola Marini.
PRIEBKE: SINDACO ALBANO, TORNERÀ A ROMA PER CREMAZIONE (ANSA) - Dopo i funerali che stanno per svolgersi ad Albano Laziale, la salma di Erich Priebke sarà riportata a Roma per la cremazione. Lo si apprende dal sindaco di Albano Nicola Marini.
Nicola Marini sindaco Albano aNICOLA MARINI SINDACO ALBANO A



2. LE ESEQUIE SARANNO CELEBRATE ALLE 17 NELL'ISTITUTO PIO X DEI PADRI LEFEBVRIANI. IL SINDACO: "NESSUNO CI HA COMUNICATO NIENTE". LEFEBVRIANI: "BAGNASCO HA DATO LA COMUNIONE A LUXURIA, QUESTO È PEGGIO"
Franco Grilli per "il Giornale"
I funerali di Erich Priebke si terranno nel pomeriggio in una località dei Castelli Romani, vicino alla Capitale. Le esequie saranno celebrate in forma privata nell'Istituto Pio X ad Albano Laziale.
L'Istituto dove verranno svolti i funerali dell'ex ufficiale nazista appartiene ai padri Lefebvriani. Dopo il rito funebre, l'ex capitano delle SS sarà cremato. La salma si trova ora all'Istituto di medicina legale del policlinico Gemelli di Roma. Tuttavia, dal Comune fanno sapere che "non è arrivata nessuna comunicazione dagli organi competenti né alcuna richiesta" per svolgere i funerali. A chiarirlo è il sindaco Nicola Marini, che smentisce le voci circolate sull'ipotesi che le esequie dell'ex ufficiale delle Ss si possano svolgere nella cittadina dei Castelli romani.
Erich Priebke compleanno protesteERICH PRIEBKE COMPLEANNO PROTESTE
"Ho chiesto di poter parlare con il prefetto", spiega all'Adnkronos il primo cittadino, che fa sapere che in ogni caso, anche su un'eventuale tumulazione, "ci opporremmo, faremmo di tutto per impedirlo. Albano è una città molto sensibile per tradizione storica in virtù della medaglia d'argento al valore della Resistenza, non potremmo permetterlo per rispetto dei caduti, di chi ha combattuto, e delle famiglie che hanno perso parenti nell'eccidio delle Fosse Ardeatine".
priebke erichPRIEBKE ERICH
Il primo cittadino poi ha aggiunto: "Siamo sconcertati, nessuno ci ha comunicato niente, né la Prefettura né altri organi preposti alla sicurezza. Ci troviamo a gestire una problematica all'improvviso con evidenti problemi di ordine pubblico. La Questura ci ha assicurati che sarà una cosa breve e in massima sicurezza, e che tutto è già predisposto, ma il Comune avrebbe preferito essere informato per tempo".
PRIEBKEPRIEBKE
Le polemiche? "Ce le aspettiamo, ma per noi non c'è nessun risvolto, è una celebrazione religiosa per un cristiano: funerali, benedizione della salma, tutto in forma privata, basta". Dal quartier generale dei lefebvriani italiani, ad Albano, un "collaboratore del superiore" don Pierpaolo Petrucci, preferisce mantenere l'anonimato ma risponde alle insistenti domande dei giornalisti.
priebke okPRIEBKE OK
L'esponente del gruppo scismatico ultra-tradizionalista risponde all'obiezione circa il canone 1184, citato dal Vicariato per motivare il proprio diniego di esequie pubbliche, che stabilisce il divieto ai funerali cristiani per coloro che non si sono pentiti prima della morte e che coi loro peccati manifesti potrebbero dare "pubblico scandalo ai fedeli". "Dovrebbero guardarsi loro dal dare scandalo visto che Bagnasco ha dato la comunione a Luxuria, questo è peggio", replica il sacerdote lefebvriano.
don pierpaolo petrucciDON PIERPAOLO PETRUCCIhttp://www.dagospia.com/rubrica-29/Cronache/abbattetelo-i-vigili-di-albano-laziale-intercettano-il-feretro-di-priebke-prima-che-entri-64638.htm

di Andrea Virga


A quasi un anno di distanza, ritorno sul tema funerario, già affrontato su questo sitoa proposito del divieto di celebrare funerali religiosi ai mafiosi. L’occasione è data dalla controversia relativa alle esequie dello SS-Hauptsturmführer Erich Priebke, morto l’11 ottobre 2013 all’età di 100 anni, mentre si trovava agli arresti domiciliari nella sua casa di Roma.

Il 24 marzo 1944, l’anziano militare tedesco, insieme al parigrado Karl Hass e su ordine di Herbert Kappler, aveva partecipato in veste direttiva alla fucilazione di 335 ostaggi italiani (partigiani monarchici, azionisti e trotzkisti, ebrei, detenuti comuni) presso le Fosse Ardeatine, come rappresaglia per l’attentato partigiano gappista di Via Rasella, in cui persero la vita 42 soldati altoatesini (cittadini italiani coscritti dal Reich tedesco) e 6 civili italiani. La rappresaglia era prevista dal codice di guerra (e fu una pratica ampiamente in uso presso tutti gli eserciti e su tutti i fronti della Seconda Guerra Mondiale), anche se in questo caso, dietro pressioni dello stesso Hitler che esigeva spropositate vendette, essa fu pianificata ed eseguita con varie irregolarità procedurali.

Nel 1948, Kappler era stato processato per questo e altri crimini di guerra e condannato all’ergastolo, come responsabile della strage. Né Hass né Priebke erano stati inquisiti in quell’occasione. Quest’ultimo si era convertito al cattolicesimo e si era trasferito in Argentina a San Carlos de Bariloche, dove era vissuto per quasi mezzo secolo. Dopo un’intervista concessa nel 1994, fu chiesta e ottenuta l’estradizione in Italia. Nel 1996, fu processato e riconosciuto colpevole di «concorso in violenza con omicidio continuato in danno di cittadini italiani» ma la corte dichiarò di «non doversi procedere, essendo il reato estinto per intervenuta prescrizione». A questo punto, numerosi Ebrei romani presenti in aula, guidati da Riccardo Pacifici, protestarono clamorosamente, arrivando a sequestrare la corte, finché non ottennero che, per intervento del Ministro di Grazia e Giustizia Flick, la sentenza fosse annullata e il processo ripetuto.
In spregio al principio giuridico del “ne bis idem”, fu riprocessato e condannato a 15 anni, ridotti nei fatti a pochi mesi, per il condono di 10 anni, per motivi di età e di salute, e per i 4 anni e più di carcerazione preventiva già vissuti. L’accusa ricorse però in appello, ottenendo finalmente l’ergastolo, confermato dalla Cassazione. Gli fu, però, concessa la detenzione domiciliare e usufruì di vari permessi, ad esempio per fare la spesa e recarsi a Messa. Hass, che viveva in Italia dopo aver lavorato per i servizi statunitensi, fu convocato come testimone, e poi anch’egli processato e condannato all’ergastolo, che scontò in una casa di cura a Castelgandolfo, dove morì nel 2004. Questi sono i fatti storici, e mostrano una flagrante violazione del diritto, con la sottomissione del potere giuridico a quello politico.

Ora, se Priebke, diversamente da Hass, Kappler, Reder o altri criminali di guerra tedeschi, è diventato un’icona per la destra radicale italiana, la responsabilità è, in ampia parte, proprio di questa vera e propria persecuzione giudiziaria, che ne ha fatto un simbolo dell’impossibilità per il mondo liberaldemocratico di valutare e condannare i crimini nazionalsocialisti secondo giustizia, ossia con lo stesso metro di misura di ogni altro crimine di guerra o contro l’umanità, indipendentemente dal perpetratore. Continuando ad additare, a oltre mezzo secolo di distanza dagli eventi, i pochi superstiti come incarnazioni del Male Assoluto, oltre a rendersi poco credibili, non si fa altro che fomentare e confermare nelle proprie convinzioni quelle frange d’irriducibili sostenitori del nazionalsocialismo. Chi ne ha montato un caso mediatico trasformandolo in un simbolo negativo, non può poi lamentarsi se altri ne accettano l’iconicità ma esaltandolo come un eroe.

Ora che è morto, il sindaco di Roma, Ignazio Marino, ha affermato «Per quanto mi riguarda compirò ogni azione per impedire una sua eventuale sepoltura a Roma». Dall’Argentina notificano che il Ministro degli Esteri «ha dato ordine di non accettare alcuna misura che consenta l'ingresso dei resti del criminale nazista Erich Priebke in Argentina» e che «Gli argentini non accettano questo tipo di affronti alla dignità umana». Peccato che, a maggio, abbiano accettato di seppellire il dittatore militare Jorge Rafael Videla, responsabile della morte di circa 30.000 argentini. Addirittura, il Vicariato di Roma avrebbe asserito che «I funerali di Erich Priebke non potranno essere celebrati in nessuna chiesa di Roma».
L’accanimento ipocrita delle “autorità civili” sul cadavere di un vinto, ancorché colpevole, non ci interessa più di tanto. Molto discutibile è invece la decisione dell’autorità religiosa nei confronti di un suo fedele. Abbiamo già detto che (Can. 1184): «Se prima della morte non diedero alcun segno di pentimento, devono essere privati delle esequie ecclesiastiche: […] gli altri peccatori manifesti, ai quali non è possibile concedere le esequie senza pubblico scandalo dei fedeli» e che «Presentandosi qualche dubbio, si consulti l'Ordinario del luogo, al cui giudizio bisogna stare». A mio parere, qui c’è stato un cedimento e una subalternità delle autorità religiose nei confronti del politicamente corretto assolutamente deprecabili.
Innanzitutto, va chiarito che per “pubblico scandalo” non si deve intendere quello mediatico, ma quello religioso (CCC 2284): «Lo scandalo è l'atteggiamento o il comportamento che induce altri a compiere il male». Ora, se nel caso Welby, si correva il pericolo di legittimare l’eutanasia, e se nel caso dei mafiosi si rischia effettivamente di avallare la “cultura” della mafia e dell’illegalità, va da sé invece che nessuno si sentirà comunque giustificato a commettere crimini di guerra, nel caso siano concesse le esequie a Priebke. Del resto, a Capi di Stato che si sono resi responsabili della morte di un numero di persone decisamente superiore a quello imputato a Priebke, sono stati concessi funerali cattolici, sia privati (come Ante Pavelic e Jorge Videla) sia solenni (come Francisco Franco e Augusto Pinochet). In tutti questi casi è stata dimostrata misericordia nei confronti del defunto, senza per questo ignorare le sue colpe, anche gravi.
Riguardo ad un eventuale pentimento o meno, questa è faccenda che dovrebbe riguardare semmai il confessore di Priebke. Tuttavia, in un’intervista rilasciata egli esprime grave rammarico per il gesto compiuto, affermando di non aver avuto altra scelta se non obbedire: «Io non avevo mai ucciso prima di quel giorno e non l’ho grazie a Dio, mai più dovuto fare. L’essere la guerra fatta di massacri e di morte, non può alleviare il dramma di chi ha una coscienza e deve sopprimere una vita. Probabilmente le generazioni attuali, quelle che non hanno fatto la guerra non possono capire. Noi abbiamo dovuto sparare alle Ardeatine; non lo abbiamo fatto per un sentimento di odio. L’abbiamo dovuto fare in seguito ad un ordine irrifiutabile venuto direttamente da Hitler.»

Ora, la giustizia terrena si è estinta con la morte del reo, e sulla giustizia celeste non spetta a nessuno di noi pronunciarsi, anche se è cristiano sperare sempre nella misericordia divina. Stando così le cose, gli uomini di Chiesa avrebbero dovuto avere il coraggio di ignorare le pressioni mondane e celebrare le esequie, sia pure private. Invece, si sono dimenticati ancora una volta che le leggi di Dio non sono quelle degli uomini.


Priebke

I FUNERALI NON SERVONO A CELEBRARE LE PERSONE, A FARE ELOGI FUNEBRI,  MA A PREGARE PER IL PERDONO DEI LORO PECCATI !!!!! 

« Io vi dico: Amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori » (Gesù Cristo in Mt 5,44)




«Anche il più malvagio ha diritto alla sepoltura»

Ieri, alla domanda di Repubblica 

«trova giusto che Priebke abbia un funerale e poi una sepoltura?», 

il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni ha risposto con il...

PAPA IN SINAGOGA: DI SEGNI, VALUTEREMO SE AFFRONTARE PIO XII
Ieri, alla domanda di Repubblica «trova giusto che Priebke abbia un funerale e poi una sepoltura?», il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni ha risposto con il silenzio. Oggi, aggiunge un concetto importante: «La sepoltura non si nega a nessuno, anche al più malvagio».

Rabbino, il Vicariato di Roma ha detto no alle esequie dell’ex ufficiale SS, il Campidoglio alla sua sepoltura. Cosa ne pensa?
«C’è un aspetto liturgico e religioso nella decisione del Vicariato. Come rabbino capo trovo di pessimo gusto commentare le decisioni di autorità di altre religioni».

Però può commentare quella del Comune.
«Lei mi chiama come rappresentante della comunità ebraica ma il lutto che ha colpito Roma per l’eccidio delle Fosse Ardeatine riguarda tutta la città, offesa dalla barbarie nazista. Il mondo della politica finalmente risponde adeguatamente, con una presa di posizione netta».

Perché dice finalmente?
«Un esempio per tutti è la vicenda di Herbert Kappler, un criminale addirittura peggiore di Priebke e che per qualche gioco politico, mai chiarito fino in fondo, è stato lasciato fuggire dall’ospedale del Celio dove era detenuto».

Ma la sepoltura di Priebke a Roma va fatta o no?
«La sepoltura non si nega a nessuno, anche al più malvagio. Nella nostra tradizione, però, può essere onorevole o disonorevole. Quest’ultima forma non è prevista da nessun regolamento comunale. La questione è politica e amministrativa e, mi perdonerà, non entro nel merito».

Anche una funzione in forma privata sarebbe un oltraggio alla città?
«L’offesa ci sarebbe se venissero permesse manifestazioni filonaziste. Quella sarebbe una violenza intollerabile per la città. Un’eventualità che va assolutamente evitata».

Sì, ma come si fa a obbligare qualcuno a non andare a un funerale?
«Un conto è andare a un funerale, un altro fare una manifestazione neonazista. Ma che facciano o no le esequie di Priebke è una cosa che non mi riguarda. Come ho già detto, dal punto di vista religioso la forma più opportuna sarebbe quella della sepoltura disonorevole, ma non è prevista dal regolamento comunale. Il resto non mi interessa, punto e basta».

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