ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 2 ottobre 2013

Come è bello piacere al mondo

Dalla Lettera di Papa Francesco a Eugenio Scalfari. Come è bello piacere al mondo  

Copia di chbmbNon scrivo queste righe per coloro che odiano Cristo, la Chiesa e i cristiani. Neanche per coloro che pur dicendosi cristiani, sono in realtà dediti alla trasformazione della Chiesa secondo il gusto della modernità anticristiana e quindi sono suoi traditori.
E nemmeno per i semplicioni, per i quali tutto va bene sempre e comunque.
Le scrivo, con la morte nel cuore, per tutti i “buoni”, che sono tanti; per tutti coloro che ogni giorno si sforzano di non vedere quanto sta accadendo, e lo fanno per amore della Chiesa e di Cristo.
Lo scrivo per coloro che si aggrappano a una frase buona e le danno grande risalto, per nascondere tutte le affermazioni pessime, che pur ci sono quasi ogni giorno; lo scrivo per loro, perché capisco il dolore. Ma la Verità viene prima di ogni altra cosa e mentire – anche a se stessi, anche con fini buoni – non è mai bene, non porta ad alcun bene. E, soprattutto, non può durare a lungo. Quando il martellamento è continuo, quasi quotidiano, allora occorre svegliarsi, guardare in faccia alla realtà, prepararsi a quanto deve ancora avvenire e infallibilmente avverrà.
Non serve più dire che i giornali sono in mala fede e distorcono i messaggi: questo si sa, da sempre, ma è proprio questo il punto: se si sa, e da sempre, ogni volta che si offre loro occasione di “lavoro”, vuol dire che lo si fa apposta; soprattutto se questo avviene quasi ogni giorno. Ma, soprattutto, per quanto i giornali possano essere in mala fede e strumentalizzare certe affermazioni, se certe affermazioni sono poi state veramente dette, e sono state dette esattamente con quelle parole che i giornali riportano, ebbene, allora occorre aprire gli occhi, occorre guardare in faccia alla dura realtà, e non ci si può continuare a nascondere dietro alla male fede dei giornalisti, che fanno il loro mestiere e rispondono alla propria ideologia.
La situazione è drammatica, è inutile continuare a fingere.
Sorvoliamo sul “vescovo di Roma”.
Sorvoliamo sull’abbandono degli appartamenti pontifici, lasciando così intendere che chi vi abitava prima non era all’altezza del proprio ruolo perché in balia dei mostri che lo attorniavano.
Sorvoliamo sulla scelta di alcuni collaboratori a dir poco equivoci e inadeguati, che dimostra che la presunzione di saperne più degli altri è del tutto ingiustificata.
Sorvoliamo sulle telefonate a destra e manca.
Sorvoliamo sul fatto di concedere interviste ad Eugenio Scalfari e a Repubblica.
Sorvoliamo – con immensa fatica – sulla coscienza individuale come arbitro ultimo del nostro destino eterno (affermazione talmente teologicamente e dottrinalmente orribile in sé che diventa quasi impossibile scriverne a riguardo, in quanto le conseguenze che se ne potrebbero trarre sarebbero devastanti, al punto tale che è meglio tacere).
Sorvoliamo – con ancor più immensa fatica – sulla messa in secondo o terzo piano dell’impegno di milioni di persone in difesa della famiglia, della morale naturale e della vita e questo proprio mentre nel mondo e in Italia l’omosessualismo avanza senza pietà alcuna e mentre da decenni decine di milioni di esseri umani vengono sventrati nel grembo delle madri con la connivenza delle autorità “civili”.
Sorvoliamo anche sulla scomunica – rigorosamente “silenziosa” – a un solo prete (sebbene ovviamente giustissima in sé), come se fosse l’unico eretico e cialtrone nel clero odierno, come se non ve ne fossero altri migliaia come lui e peggio di lui, e in tutti i livelli e ranghi.
Sorvoliamo poi anche su quanto sta accadendo al fondatore dei Francescani dell’Immacolata… e a riguardo… “Magna res est tacere”.
Sorvoliamo su questo e molto altro che si potrebbe ancora dire, nonostante i pochi mesi dall’elezione, nonostante sia stato definito il “papa della tenerezza” e abbia preso il nome di Francesco.
Sorvoliamo anche su un’affermazione pateticamente  ridicola come la seguente: “I più gravi dei mali che affliggono il mondo in questi anni sono la disoccupazione dei giovani e la solitudine in cui vengono lasciati i vecchi”: ridicola ovviamente non per i due gravissimi problemi in sé, ma per la prima parte dell’affermazione, ridicola al punto tale che verrebbe da chiedersi: “ma dove abita? In quale mondo?”.
Ma affermare che: “Il proselitismo è una solenne sciocchezza. Bisogna conoscersi, ascoltarsi e far crescere la conoscenza del mondo che ci circonda”, questo supera ogni limite di decenza spirituale e intellettuale. Di decenza cristiana.
Cosa sono morti a fare tutti quei cristiani che in ogni tempo e luogo hanno sacrificato i propri beni, la propria libertà, i propri affetti, la propria giovinezza, la propria vita, per andare a portare Cristo a tutte le popolazioni del mondo che non Lo conoscevano? Come giudicare i benedettini massacrati nelle foreste dell’Europa centrale, o i francescani scuoiati nei deserti abitati dai musulmani, o i domenicani uccisi nel Nuovo Mondo, o i gesuiti crocifissi in Giappone o inviati in Paraguay, o anche nelle terre dei protestanti?
Come giudicare un numero immenso di persone che hanno posto la conversione del prossimo a Cristo prima di ogni altro bene, compreso il proprio?
Come giudicarli? Come persone assurde vittime di una “solenne sciocchezza”?
Semplice: con la parole di Cristo stesso: “ANDATE IN TUTTO IL MONDO E PREDICATE IL VANGELO AD OGNI CREATURA. CHI CREDERÀ E SARÀ BATTEZZATO SARÀ SALVO, MA CHI NON CREDERÀ SARÀ CONDANNATO” (Mc., 16, 15-16).
Non si tratta di “conoscersi, ascoltarsi, far crescere la conoscenza”. Si tratta di convertire per la salvezza dell’anima delle persone.
Si tratta di ricordare che alla fine della vita di ciascuno di noi vi sarà un giudizio divino che avrà portata eterna, e che non si baserà sulla nostra coscienza individuale, ma: 1) sulla fede che avremo avuto; 2) sulle opere – buone o cattive – che avremo e non avremo compiuto, in pensieri, parole opere e omissioni.
Si tratta di ricordare che tale Aurelio Agostino, vescovo, dottore, Padre e Santo della Chiesa, ebbe un giorno a dire: “Animam salvasti, animam praeservasti”: vale a dire che lo scopo supremo della nostra vita è la nostra salvezza eterna, la quale si ottiene certo anzitutto rendendo gloria a Dio, ma poi anche vivendo al servizio dell’apostolato delle anime così come di carità verso i bisogni terreni del prossimo.
Si tratta di ricordare che il più grande male dei nostri giorni non è la disoccupazione giovanile o l’abbandono degli anziani. La più grande tragedia è la perdita della Fede e il tradimento della Chiesa nel mondo europeo ed occidentale, da cui nascono tutti mali, compresi la disoccupazione giovanile e l’abbandono degli anziani, perché quando si tradisce Cristo le conseguenze devastanti si risentono su tutti i piani, compresi quelli economici e sociali. Che però vengono di gran lunga dopo quelli spirituali, morali e anche politici. Perché come l’anima è più importante del corpo, come lo spirito è più importante della materia, così la Fede, la Chiesa, il Vero, il Buono, il Giusto e il Bello sono più importanti dei problemi economico-sociali.
E se proprio vogliamo trovare la seconda categoria di male odierno, questa è senz’altro individuabile nella distruzione della morale naturale, della famiglia tradizionale e nella guerra alla vita, specie al suo inizio e ora anche alla sua fine, come Giovanni Paolo II e Benedetto XVI hanno ribadito decine e decine di volte.
Si tratta di ricordare, a tutti, nessuno escluso, che occorre essere in questo mondo, ma non di questo mondo, perché il principe di questo mondo è il Nemico del Signore dell’universo e della Regina del creato.
Si tratta di ricominciare dai fondamentali. E quando gli invitati ufficiali disertano perché sono distratti dal mondo, allora bisogna ricorrere ai ciechi, agli storpi, agli ultimi.
La situazione è ormai drammatica. Anzi, tragica: perché Eugenio Scalfari ha trovato il suo Papa.
di Faramir

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