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lunedì 7 ottobre 2013

Voleranno nuovi corvi..?

Vatileaks, il Corvo fugge i riflettori

CORVO VATICANO, UN ANNO DI SILENZIO GABRIELE RIFIUTA INTERVISTE E MILIONI

NON SVOLAZZANO più corvi sopra il Cupolone di San Pietro. E anche l’ex maggiordomo del Papa, Paolo Gabriele, la gola profonda condannata dalla giustizia vaticana per la clamorosa trafugazione di documenti riservati dalla scrivania di Benedetto XVI, ha smesso di parlare. Non per sempre, ci mancherebbe, ma con i giornalisti che, grazie a quelle carte riservatissime — il libro Sua santità di Gianluigi Nuzzi ne è l’emblema — hanno messo a nudo gli intrighi e le fazioni intestine alla Curia romana, almeno allora tutt’altro che a servizio della Chiesa e del Santo padre come oggi pretende Francesco.
A DODICI mesi di distanza — era il 6 ottobre 2012 — dalla sentenza di condanna a un anno e sei mesi per furto aggravato, dopo la grazia ricevuta da Ratzinger a Natale, Gabriele lavora come archivista a Roma, in una cooperativa sociale dell’Ospedale Bambin Gesù, una struttura esterna anche se collegata alla Santa sede. L’ex maggiordomo continua a ricevere decine di proposte dai mass-media internazionali che a peso d’oro si contendono le sue memorie. C’è chi gli offre interviste esclusive, comparsate in tv o libri da segreti a tutta pagina. Niente da fare, Gabriele non cede neanche davanti ai milioni.

FEDELE alla consegna del massimo riserbo ricevuta Oltre Tevere, dribbla le luci della ribalta per salvare il salvabile. A partire da quel posto di lavoro trovatogli dal Vaticano per volontà dello stesso Benedetto XVI. La Santa sede gli aveva anche dato la possibilità di ottenere in affitto un appartamento di sua proprietà ovviamente fuori dalle mura leonine. Ma l’archivista ha preferito prendere una casa per conto proprio, accettando solo l’impiego al Bambin Gesù, dove ha iniziato a lavorare, per uno strano scherzo del destino, proprio l’11 febbraio scorso, il giorno esatto in cui Ratzinger ha annunciato le sue dimissioni.

ORA, nell’anniversario della sentenza, anche tra le mura leonine c’è chi spinge, perché l’ex maggiordomo venga licenziato dalla cooperativa. Solo così si volterebbe veramente la pagina scomoda di Vatileaks. La richiesta sembra più che altro un fuoco di paglia. Pur se Bergoglio non hai mai avuto contatti in questi primi mesi di pontificato con Gabriele, la stima e l’affetto che l’argentino nutre per il suo predecessore esclude qualsiasi ‘accanimento’ contro l’archivista. D’altronde le priorità del nuovo papato sono altre. E i protagonisti involontari dello scandalo sono o stanno ormai uscendo di scena. Come il cardinale Tarcisio Bertone, vittima prediletta del Corvo, che a giorni lascerà il vertice della Segreteria di Stato, o il porporato Mauro Piacenza, nei mesi bollenti di Vatileaks dato in pole per il dopo Bertone e qualche settimana fa declassato da Francesco. Restano aperte, è vero, le altre inchieste sulla fuga di documenti che il Papa segue con discrezione, ma Gabriele può dormire e lavorare sereno. A patto che non torni a spifferare tutto ai cronisti.
Articolo pubblicato su Qn (Il Giorno, La Nazione, Il Resto del Carlino), edizione del 6/10/2013

Giovanni Panettiere
ROMA

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