ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 12 novembre 2014

Dio non ha bisogno del nostro permesso

FUORI DALLA CHIESA VISIBILE NON C’E’ SALVEZZA?
I MEZZI ORDINARI ED I MEZZI STRAORDINARI DI SALVEZZA:
DIO NON HA BISOGNO DEL NOSTRO PERMESSO 

Extra Ecclesiam nulla salus, o salus extra Ecclesiam non est, è un monito rivolto a noi, un invito a non abbandonare mai la via, la verità e la vita. È un monito coerentemente, dogmaticamente e dottrinalmente legato ai mezzi ordinari di salvezza. A meno che, all’apice della follia farisaica, qualcuno non voglia contestare a Dio Padre l’uso legittimo di mezzi straordinari di salvezza, a Dio Figlio di avere celebrato l’Eucaristia nel corso dell’Ultima Cena senza il messale della «Messa di sempre», ed infine, a Dio Spirito Santo, di non essersi attenuto per le sue azioni di grazia a qualche enciclica del magistero, di carattere puramente politico, scritta un paio di secoli fa, essendo con essa stato legato un nodo che, lungi dall’essere un dogma di fede, a parere di alcuni avrebbe vincolato in eterno e per sempre la Terra e il Cielo.


Autore Padre Ariel
Autore
Ariel S. Levi di Gualdo
vipere
“Serpenti, razza di vipere, come scamperete al giudizio della Geenna? Perciò, ecco, io vi mando dei profeti e dei savi e degli scribi; di questi, alcuni ne ucciderete e metterete in croce; altri ne flagellerete nelle vostre sinagoghe e li perseguiterete di città in città, affinché venga su voi tutto il sangue giusto sparso sulla terra, dal sangue del giusto Abele, fino al sangue di Zaccaria, figlio di Barachia, che voi uccideste fra il tempio e l’altare” [Mt 23 , 33-35]

Molti cosiddetti tradizionalisti che dicono di rifarsi al tomismo ed alla più genuina scolastica, in verità si rifanno a quattro formule trite della neoscolastica decadente; che rispetto alla scolastica, al tomismo ed alla buona scienza metafisica è tutt’altra cosa. Formule che usano allo stesso modo in cui gli antichi farisei usavano la Legge con formalismo fine a se stesso, tanto da procacciarsi i severi rimproveri del Verbo di Dio fatto uomo che trattandoli più volte a dure parole li accusa di filtrare il moscerino e di ingoiare il cammello [Cf. Mt 23, 24].
Da sempre l’ateismo peggiore è infatti quello religioso portato avanti dai clericali di tutti i tempi e che in maniera si spera inconsapevole si pongono al di sopra dello stesso mistero della grazia di Dio. Il Signore Gesù che non era politicamente corretto soleva chiamarli: «Razza di vipere [Mt 23, 33]». E qui sarebbe interessante introdurre un complesso discorso di carattere antropologico ed esegetico, solo per spiegare che genere d’insulto immane costituissero certe espressioni di Gesù nella società dell’epoca e nel lessico aramaico.
San Tommaso d’Aquino mise in guardia da certe insidie affermando: «Tu non possiedi la Verità, ma è la Verità che possiede te» (1). Questo perché la Verità presuppone il nostro devoto servizio, non il nostro possesso, perché la Verità è Dio, che si adora, non si possiede.

farisei
… guai a voi che filtrate il moscerino e ingoiatre il cammello [Cf. Mt 23, 24].

Nel mondo di quella che viene impropriamente definita Tradizione,dove primeggiano i fans dei lefebvriani con tutte le loro confusioni connesse talora all’incapacità di distinguere le sostanze dagli accidenti secondo la migliore metafisica, aleggia anche una mancata percezione teologica legata a quelli che sono i mezzi ordinari ed i mezzi straordinari dell’azione di grazia di Dio in rapporto al mistero della salvezza e della redenzione, per non parlare del concetto di Chiesa visibile e di Chiesa invisibile. Anche in questo i modernisti per un verso ed i fans dei lefebvriani per l’altro, procedono su due binari opposti ma paralleli, ed entrambi fanno marciare lo stesso treno con tutti i suoi ignari passeggeri verso il ponte pericolante di Cassandra Crossing, com’ebbi a scrivere nel mio primo articolo sull’Isola di Patmos [vedere qui].
I modernisti hanno sviluppato in seno alla Chiesa varie metastasi che concorrono tutte al dramma della stessa neoplasia. Mezzo secolo fa, si è partiti dalla teoria ardita di Karl Rahner sui “cristiani anonimi”; e dico ardita perché il linguaggio espressivo di questo teologo gesuita tedesco, che per suo impianto strutturale è nebuloso e ambiguo, se colto e male interpretato — come di prassi accade — può portare ad una vanificazione dell’intero mistero della redenzione. La pericolosa teoria dei “cristiani anonimi” finisce così col divenire una delle basi portanti del relativismo teologico che sfocia per naturale conseguenza nel relativismo religioso: una religione vale l’altra, cristiana o non cristiana che sia. Affermare ciò in questo modo è sbagliato e pericoloso, mentre è corretto sotto tutti i profili della migliore dottrina parlare — come faremo di seguito — dei mezzi ordinari e dei mezzi straordinari di salvezza.

cacqueray
Il superiore del distretto di Francia della Fraternità Sacerdotale di San Pio X, padre Régis de Cacqueray, attaccando duramente papa Benedetto XVI, aveva detto ai primi di aprile del 2012 che «occorre diffidare come della peste delle novità introdotte dal Concilio Vaticano II e dai Papi che sono venuti dopo di esso» [qui].

A queste evidenti eresie istituzionalizzate che da decenni sono insegnate all’interno dei centri di formazione teologica per la massiccia opera dei modernisti, i fans dei lefevbriani reagiscono affermando «Extra ecclesiam nulla salus»,abusando un’espressione di San Cipriano di Cartagine che, per l’esattezza, nel suo scritto affermò: «Salus extra ecclesiam non est» (2). Girando per i siti e per i blog della cosiddetta Tradizione, si rimane interdetti nel leggere delle assurde esegesi su questa frase vergate da personaggi che dal bar dello sport, dove si sostiene la squadra del cuore, sono passati con spirito disinvolto ma del tutto simile a discutere di teologia, o peggio di metafisica e di dogmatica. Già in passato ho tentato di chiarire questa espressione alquanto insidiosa se presa ed estrapolata dal suo àmbito; perché si tratta di una frase che emerge da un preciso contesto storico legato ad accese diatribe dottrinali che si susseguivano nel III secolo, in epoche antecedenti al Concilio di Nicea che definirà alcuni dei dogmi fondamentali della fede. Basterebbe ricordare per inciso che Cipriano affermò e sostenne in una sua dettagliata richiesta inviata con tutti i crismi della ufficialità al Vescovo di Roma la necessità di amministrare nuovamente il Sacramento del Battesimo agli eretici pentiti usciti in precedenza dalla Chiesa che domandavano di essere riammessi al suo interno. Oggi, questa richiesta del Vescovo di Cartagine, santo martire e padre della Chiesa, farebbe in parte sorridere in parte rabbrividire tutti i Padri radunati in assisa nel Concilio di Trento; e cito di proposito il concilio tridentino, non l’ultimo concilio della Chiesa, proprio per non dare a certuni motivi di pretesto per chiudersi a priori al discorso.

niceo icona bizantina
icona bizantina raffigurante l’assisa del Concilio di Nicea del 325

Certe parole ed espressioni di alcuni Santi Padri e Dottori della Chiesa vanno sempre prese con cautela, specie quelle di molti Padri dei primi secoli, quando ancora il Cristianesimo era nella sua prima fase evolutiva e non erano stati ancora sanciti i dogmi che prenderanno forma nei primi otto secoli di vita della Chiesa; perché occorsero secoli, dopo l’incarnazione, la vita, la morte e la risurrezione del Cristo per giungere a percepire cosa davvero era accaduto attraverso l’uomo Gesù, vero Dio e vero uomo, quindi definirne il mistero della natura umana e divina e cogliendo il senso della sua missione e rivelazione. Altrettanti secoli occorreranno per avere una professione di fede, redatta al Concilio di Nicea (anno 325) e poi perfezionata in quello di Costantinopoli (anno 381). Volendo potremmo anche fornire l’elenco dettagliato di tutte le eresie nelle quali diversi Padri, oggi santi e dottori della Chiesa, caddero ripetutamente durante le accese diatribe dottrinarie che erano all’epoca all’ordine del giorno, quando si cercava di penetrare un mistero per il quale non esistevano neppure parole sul vocabolario per poterlo in qualche modo definire, tanto da costringere i Padri a prendere in prestito lemmi dal vocabolario greco e adattarli alle verità di fede che mano a mano stavano cominciavano a penetrare. Soprattutto, certe espressioni dei Padri, vanno sempre e di rigore lette all’interno di precisi contesti storici, sociali ed ecclesiali; salvo rischiare in caso contrario di attribuire ad essi pensieri ed affermazioni che in verità non hanno mai attraversato le loro apostoliche ed illuminate menti.
Evito di entrare in dettaglio nel discorso paradigmatico del Limbo, che prende vita principalmentelimbo-title da un “equivoco” dovuto alla mal comprensione di alcuni scambi polemici tra Agostino vescovo d’Ippona ed il geniale ed acuto eresiarca Pelagio, per poi svilupparsi appresso nel medioevo, anche attraverso la poetica di Dante.
Le speculazioni teologiche sul Limbo non sono mai entrate nelle definizioni dogmatiche del Magistero, checché ne scrivano certi “teologi” da “bar dello sport”; anche se il Magistero ne ha fatta menzione nel proprio insegnamento fino al Concilio Vaticano II, sempre però come possibile ipotesi, mai come verità di fede, mentre invece sono verità di fede dogmatiche l’esistenza del Paradiso, del Purgatorio e dell’Inferno.
limbo 2Nell’ultima edizione del Catechismo della Chiesa Cattolica edita nel 1992, il Limbo non viene in alcun modo menzionato. Sul problema teologico del Limbo sorvolò il Concilio Vaticano II, lasciando che ad esprimersi fosse decenni dopo la Commissione Teologica Internazionale (3) [vedere qui], che da mezzo secolo a questa parte pare specializzata anche a redigere documenti che lasciano aperte tutte le possibili porte, pur di non dare quelle precise risposte reclamate di prassi dalla dottrina e dalla teologia. Lungo e complesso sarebbe dunque il discorso, ma quanto sin qui accennato è sufficiente per tentare di far capire ai teologi del “bar dello sport” che i dogmi non s’inventano; mentre per quanto riguarda quelli esistenti, è bene non fare estrapolazioni, evitando taglia e cuci ed evitando di far affermare al Magistero ciò che il Magistero non ha mai affermato e sancito, per non dire di peggio …
… udire infatti membri della Fraternità Sacerdotale di San Pio X che brandiscono come una sciabola l’Enciclica Mirari Vos del Sommo Pontefice Gregorio XVI, più che patetico è contro ogni sana ecclesiologia pastorale. Quella enciclica fu redatta nel 1832 per motivi pastorali dettati da precise condizioni sociali e politiche, in una situazione storica europea nella quale la Chiesa doveva fare i conti con tutti i postumi della Rivoluzione francese, col liberalismo, la massoneria anti-cattolica, i troni europei sui quali non erano affatto seduti dei San Luigi Gonzaga e che tra colpi di mano e intrighi internazionali tremavano sempre di più. Quella enciclica è un documento di pura condanna che non sancisce nuove dottrine e tanto meno nuovi dogmi della fede e che ruota tutta su contenuti legati a problemi socio-politici non applicabili alla società civile ed ecclesiale contemporanea, a meno che non si voglia cadere nella aberrazione ideologica intesa stricto sensu secondo l’etimo latino di aberratio. Tutto questo nasce ovviamente dal pericoloso rifiuto del dato di fatto teologico e pastorale che la Chiesa è un corpo in evoluzione (si legga: accidenti esterni mutevoli), edificato su verità immutabili nel tempo (si legga sostanze immutabili), ammesso che si voglia fare realmente metafisica, teologia dogmatica e storia del dogma in modo serio e corretto per la migliore edificazione del Popolo che Dio ci ha affidato in cura pastorale.

cipriano
San Cipriano vescovo di Cartagine, icona bizantina

È quindi tanto pacifico quanto evidente che Cipriano, rivolgendosi ai figli della Chiesa e non agli appartenenti ad altre religioni, ammonisce i fedeli cristiani variamente caduti in eresia o in errori dottrinari affermando — ed affermando a loro — che fuori dalla Chiesa non c’era salvezza. Perché a quanto ci è dato sapere dalle fonti storiche e patrologiche in nostro possesso, il Vescovo Cipriano non rivolge affatto questo monito agli ebrei, od agli appartenenti ai vari culti pagani all’epoca ancora molto presenti e forti, perché si tratta di un monito tutto quanto da lui rivolto ai cristiani.
Il concilio che tra il 1431 ed il 1445 si celebrò tra Basilea, Ferrara, Firenze e Roma, afferma senza pena di equivoco:
«Come una buona madre è sempre in ansia per la salute dei figli, e non si dà pace fino a che, se vi è qualche disaccordo tra loro, la discordia non sia sopita, cosi e molto più la Santa Madre Chiesa, che genera i figli alla vita eterna, ha sempre usato mettere in opera ogni tentativo perché tutti i cristiani, tolto di mezzo ogni dissenso, con fraterna carità conservino l’unità della stessa fede, senza la quale non può esservi salvezza» (4).
Anche in questo caso i Padri della Chiesa riuniti in concilio rivolgono il loro monito ai cristiani, che invitano a conservare quella fede cattolica senza la quale non può esserci salvezza. Non rivolgono questo monito agli appartenenti ad altre religioni cristiane e non cristiane.

salvezza
… ci ha liberati dai lacci

Alla domanda se fuori dalla appartenenza alla Chiesa visibile può esservi salvezza, la nostra risposta non può essere che sì. In questo caso bisogna però distinguere quella che è l’appartenenza visibile, implicita e consapevole alla Chiesa, che è sia visibile, in quanto terrena, sia invisibile, in quanto celeste; da quella che invece è una appartenenza invisibile di tipo implicito-inconscio, per esempio il naturale rispetto delle leggi fondamentali di Dio, onorate e messe in pratica senza essere minimamente consapevoli — per ignoranza invincibile — di onorare e di seguire in tal modo i fondamentali precetti della fede. Questo secondo genere di appartenenza implicita-inconscia alla Chiesa invisibile, non va intesa però nella accezione rahneriana della “esperienza trascendentale atematica” da cui prende poi vita la teoria dei “cristiani anonimi”.
Chiunque, teologo o ecclesiastico, lefebvriano o cosiddetto tradizionalista che sostenesse il contrario, se non la caduta nell’eresia che richiede a monte sempre una spiccata intelligenza, rischia in ogni caso di cadere in una grande contraddizione in termini nella dottrina della redenzione, perché Cristo, l’agnello di Dio senza macchia, si è immolato per tutti. Il problema è che non tutti accettano di essere salvati dal sangue del Verbo di Dio fatto uomo, come gli stessi Vangeli narrano attraverso una scena drammatica della crocifissione, quella in cui i due ladroni posti alla sua destra e alla sua sinistra manifestano dinanzi alla presenza viva e sanguinante di Cristo stesso come funziona il mistero della salvezza sempre connesso strettamente alla libertà dell’uomo. Uno dei ladroni, lo insulta e impreca, mentre l’altro domanda di essere accolto e salvato. L’altro, quello chiuso ad ogni azione di grazia, per tutta risposta riceve il silenzio di Dio, nel quale è racchiuso il suo divino rispetto per la libertà dell’uomo che lo rifiuta [Cf Lc 23, 39-43]. Anche in questo caso, però, pur di fronte a quel silenzio nessuno è in grado di affermare se il malfattore indomito è finito dannato in eterno. Proprio come non ci è dato sapere se Giuda stesso, l’artefice del tradimento di Cristo, è finito dannato in eterno. E non possiamo saperlo perché nessuno di noi può leggere il cuore di Dio. Ciò che invece dobbiamo tenere presenti sono le cause di certi nostri effetti, perché è lo stesso Signore Gesù che ci parla del fuoco della Geenna e dell’esistenza del castigo eterno dove sarà pianto e stridore di denti. Nel mistero della rivelazione ci è dato un cammino da seguire e una legge da rispettare, negando ostinatamente il quale può esserci il serio rischio del pianto eterno; ma nessuno di noi può sapere quali peccatori sono stati o saranno abbandonati a questo pianto eterno dal rispetto di Dio per la libera e cosciente scelta dell’uomo.
La Chiesa stessa è tornata a fare propria questa consapevolezza con lungimirante spirito pastorale. Prova n’è il fatto chesuicida oggi non vengono più negate le esequie funebri e la sepoltura cristiana a coloro che sono morti per suicidio. Inutile dire  quali orrende accuse di “eresia” e di “apostasia dalla fede” si levano anche in tal caso in certi àmbiti della cosiddetta Tradizione. 
La Chiesa può, anzi in alcuni casi deve negare le esequie funebri dinanzi ai casi di peccatori manifesti che sono morti negando sino all’ultimo qualsiasi segno, anche leggero, di pentimento [Cf. C.I.C. can. 1184,1]. Ciò che invece la Chiesa non può fare è di dare per condannata un’anima. La Chiesa può e deve insegnare che ponendo in essere e perseverando con deliberata ostinazione in certi comportamenti si rischia seriamente di compromettere la salute eterna dell’anima; ma la Chiesa non ha il potere di affermare che l’anima di quel suicida o di quel peccatore incallito è stata dannata. Primo: perché nessuno può stabilire se il sucida ha compiuto quel gesto mosso da profondo sprezzo per la vita umana e per il suo Creatore. Nessuno di noi infatti, se non Dio, può leggere la profonda coscienza dell’uomo; e nessuno, se non Dio che solo può leggerla, può di conseguenza giudicarla. Secondo: a nessuno è dato sapere cosa è accaduto in quelle frazioni di secondo nelle quali la persona è passata dalla vita alla morte, ed in che modo in quel breve lasso di tempo sia intervenuta e sia stata eventualmente accolta pienamente la grazia di Dio. Presumere di poter leggere e giudicare la coscienza profonda dell’uomo, stabilendo se è salvo o dannato, è una autentica bestemmia.
Il Beato Pontefice Pio IX affermava:
«A voi è assai noto che quelli i quali per ignoranza invincibile non conoscono la nostra religione, ma conoscono la legge naturale ed i suoi precetti da Dio scolpiti nei cuori di tutti e sono disposti ad ubbidire a Dio e conducono una vita onesta, questi con l’aiuto della luce e della grazia divina possono conseguire la vita eterna; perché Dio, il quale vede, scruta e conosce le menti, gli animi, i pensieri, le disposizioni di tutti, per ragione della sua somma bontà e clemenza non può assolutamente permettere che sia punito con eterni supplizi chi non sia reo di colpa volontaria» (5).
Quella Naturale è la legge che ognuno può conoscere attraverso la ragione e che abita nel cuore di ogni uomo, a prescindere dall’atto di Fede. Questo il motivo per il quale la Chiesa Cattolica insegna da sempre che quanti sono al di fuori di essa senza loro colpa non possono essere condannati. E l’elenco di coloro che per cosiddetta dotta ignoranza (7) o per cosiddetta ignoranza invincibile (8) sono fuori dalla Chiesa, senza che però sia ad essi preclusa la salvezza, sono da sempre molti. Ci avvisa in tal senso lo stesso Signore Gesù, ed in toni anche molto severi: «I pubblicani e le prostitute vi precederanno nel regno dei cieli» [Cf. Mt 21, 28-32].

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Per leggere il testo della Dichiarazione Dominus Jesus cliccare QUI

Dopo avere chiarito con documenti del Magistero rigorosamente antecedenti al Concilio Vaticano II il reale sentire ecclesiale e teologico riguardo il mistero della salvezza,senza così indurre alla chiusura a priori coloro che in giro per la rete telematica si cimentano in commenti esilaranti sulla frase distorta e abusata del Santo Vescovo Cipriano, passiamo adesso ad un documento del Magistero scritto a quattro decenni di distanza dalla chiusura del Concilio Vaticano II. Il documento in questione è la dichiarazioneDominus Jesus, che se non fosse drammatica sarebbe comica, come ho scritto con tutte le dovute spiegazioni in altre sedi proprio precisando questa espressione che se non spiegata a dovere potrebbe suonare a dir poco irriverente. Infatti, un documento simile redatto e diffuso a quasi mezzo secolo dalla celebrazione di un concilio ecumenico, palesa il drammatico tentativo di correre a chiudere la stalla quando i buoi sono ormai dispersi da mezzo secolo per le praterie del post concilio. Riguardo la teologia della salvezza la Dominus Jesus afferma:
«[…] l’azione salvifica di Gesù Cristo, con e per il suo Spirito, si estende, oltre i confini visibili della Chiesa, a tutta l’umanità. Parlando del mistero pasquale, nel quale Cristo già ora associa a sé vitalmente nello Spirito il credente e gli dona la speranza della risurrezione, il Concilio afferma: «E ciò non vale solamente per i cristiani ma anche per tutti gli uomini di buona volontà, nel cui cuore lavora invisibilmente la grazia. Cristo infatti è morto per tutti e la vocazione ultima dell’uomo è effettivamente una sola, quella divina, perciò dobbiamo ritenere che lo Spirito Santo dia a tutti la possibilità di venire a contatto, nel modo che Dio conosce, col mistero pasquale» [Cf Gaudium et spes, n. 22.] (8).

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San Tommaso d’Aquino, affresco del XV secolo

Affermando «Tu non possiedi la Verità, ma è la Verità che possiede te», tra le righe e sotto le righe l’Aquinate l’ha detta molto più profonda e articolata di quanto si possa immaginare, a partire dal mistero stesso della Chiesa, che della salvezza è mezzo e strumento, non padrona. Possiamo, ed anzi dobbiamo dire e insegnare che la salvezza dimora nella Chiesa santa sposa di Cristo e suo Corpo Mistico e non a caso definita come «sacramento di salvezza» (9), ma non possiamo dire che la salvezza appartiene alla Chiesa ed ai suoi uomini, a partire dal Successore di Pietro sino all’ultimo dei sacerdoti. A tal proposito non andrebbe mai dimenticato a certi rigorosi personaggi con annesso esercito di “teologi” praticoni da “bar dello sport”, il monito del Signore Gesù impresso nel Vangelo di San Matteo, da leggere e da cogliere, al di là dei tempi, per ciò che veramente racchiude:
«Così avete annullato la parola di Dio in nome della vostra tradizione. Ipocriti! Bene ha profetato di voi Isaia, dicendo: “Questo popolo mi onora con le labbra ma il suo cuore è lontano da me. Invano essi mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini”». [Mt 17, 7-9].
Quante volte l’uomo, o per così dire il cieco e ottuso clericale di tutti i tempi, ha annullato la parola di Dio in nome del culto idolatra della sua personale e soggettiva tradizione? Non a caso dedicherò il mio prossimo articolo alla esegesi di un termine davvero aberrante, per quanto oggi parecchio in voga negli ambienti cosiddetti tradizionalisti facenti capo ai circoli lefebvriani: «La Messa di sempre».

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il teologo gesuita Karl Rahner

Karl Rahner tende a concepire il mistero della fede come una «esperienza originaria preconcettuale di Dio», data a tutti in modo implicito, da qui la sua teoria dei cosiddetti «cristiani anonimi» che sarebbe espressa nella Chiesa in forme concettuali, vale a dire la scrittura, la tradizione ed i dogmi, relativamente connesse ai diversi modi di interpretare la originaria esperienza soprannaturale secondo le diverse culture e climi storici, dando in tal modo vita ad un vero e proprio relativismo dogmatico. Errori questi dovuti, perlopiù, al fatto che per Rahner il concetto non rappresenta una realtà esterna, perché essendo influenzato ed infarcito di idealismo romantico di matrice tedesca, l’essere è per lui l’essere pensato, il tutto secondo le linee tracciate dal pensiero di Heiddeger riguardo l’essere della “precomprensione”, che si tratti dell’essere divino o del proprio essere oppure dell’essere del mondo. Per Rahner il concetto della conoscenza non parte dall’esperienza sensibile delle cose esterne, secondo le linee tracciate da Aristotele e da San Tommaso d’Aquino, bensì dal criterio cartesiano dall’autocoscienza che a suo modo delinea già in modo implicito e inconscio una esperienza dell’Assoluto, il tutto secondo il pensiero di Hegel, dal quale egli attinge a piene mani con risultati a dir poco disastrosi, quando poi finisce con l’applicarne il pensiero alla speculazione teologica. Dunque, il mistero della fede, per Rahner non si esprime affatto in un insieme di nozioni fisse e precise determinate in modo certo e invariabile secondo i criteri dettati dalla Professione di Fede; secondo il suo pensiero la fede giunge a sperimentare in modo originario e diretto Dio senza la mediazione del concetto. In questa architettura complessa, friabile e soprattutto pericolosa, si inserisce la cosiddetta teoria dei “cristiani anonimi”, che è tutt’altra cosa rispetto alla cattolica affermazione che adesso segue: la redenzione conseguita attraverso i mezzi ordinari ed i mezzi straordinari di salvezza.
Se da una parte abbiamo il binario di quel modernismo di cui Karl Rahner è a proprio modo un prodotto ultimo finito e rifinitoe tramite il quale si può giungere a relativizzare il mistero stesso della redenzione e della salvezza, dall’altra, sul binario parallelo, abbiamo l’immobilismo dei lefebvriani e dei loro fans club ai quali potrebbe risultare cucita addosso come un cappotto la frase del Signore Gesù che emerge dalle righe del Vangelo di San Matteo: «Così avete annullato la parola di Dio in nome della vostra tradizione» [Cf. 17, 7].

vescovo indigeni
Il vescovo delle Isole Solomons con i giovani indigeni. Si precisa, visti i contenuti di questo passo dell’articolo, che i giovani qui ritratti in foto non sono affatto cannibali ma devoti cattolici apostolici romani, come dimostra il vescovo vivo e sorridente in mezzo a loro.

Nel susseguirsi di questi discorsi abbiamo portato vari esempi ed usato come paradigma la tragica immagine del suicida, l’immagine del Limbo … molti altri sarebbero però gli esempi che potremo aggiungere, a partire dal cannibale che vola redento in Paradiso dopo avere scannato e mangiato un gruppo di missionari. Se poi i missionari di cui s’è cibato erano teologi o biblisti gesuiti, in tal caso sarà volato redento in Paradiso ammesso direttamente nella Candida Rosa dei Beati. Il problema è che i cannibali del vecchio Latino America non se li sono mangiati tutti, tant’è che alcuni secoli dopo, i gesuiti, sono tornati all’attacco importando in quelle terre la Teologia della Liberazione, fungendo questa volta loro da cannibali della dottrina e della teologia cattolica, animati in tal senso da dotta ignoranza e non certo da ignoranza inevitabile. Se invece i missionari erano domenicani, in quel caso, oltre ad andare in Paradiso, il pio cannibale s’è procurato pure le scorte di cibo per tutto l’inverno, perché trovare un domenicano magro non è impresa facile, la gran parte sono tutti della stazza modello San Tommaso d’Aquino, soprannominato dai compagni di studi «il bue muto», forse anche per la sua imponenza fisica. Santa ragione ebbe però Alberto Magno, che dell’Aquinate fu maestro, quando replicò a questi allievi ironici: «Quando questo bue muggirà, i suoi muggiti si udranno da un’estremità all’altra della terra». È che purtroppo, oggi, ai muggiti del bue d’Aquino, si sono sostituiti i ragli di Rahner.

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Le vie del Signore …

Riferendosi ai disegni imperscrutabili di Dio, gli autori dei salmi cantano e gridano più volte, anche sotto forma di tenero lamento, che le sue vie non sono le nostre vie. Se da una parte non possiamo certo conoscere i piani di Dio e le sue azioni che procedono quasi sempre per vie imperscrutabili, dall’altra ci è stata però pienamente rivelata in carne e ossa la sua via da perseguire, che è quella dello stesso Verbo di Dio fatto uomo che proclama: «Io sono la via, la verità e la vita» [Gv 14, 6]. Dandoci quindi la via, la verità e la vita, il Padre, per mezzo del Figlio, ed assieme entrambi per il tramite dell’opera dello Spirito Santo, ci hanno aperto le porte alla redenzione che procede attraverso la Chiesa «Sacramento di salvezza»; attraverso i Sacramenti di grazia, donati e istituiti tutti dal Signore Gesù, che rappresentano i mezzi e gli strumenti ordinari di salvezza del Cristo Dio che è via, verità e vita. Cristo Dio non è però legato e vincolato ai Sacramenti di grazia, di cui abbiamo bisogno noi, non certo Lui; meno che mai è vincolato alle rubriche liturgiche, od alla «Messa di sempre», elevata da certuni a dogma superiore al mistero stesso della Santissima Trinità, tanto incapaci sono, certi moderni e cupi farisei, di distinguere le sostanze eterne e immutabili dagli accidenti che sono — e che per loro preziosa natura devono essere — mutevoli.

chiave del regno
la vera chiave del Regno dei Cieli …

Oltre ai mezzi ordinari di salvezza offerti in uso alla Chiesa di Cristo per servire Cristo e per portare a compimento i suoi piani di salvezza, esistono da sempre mezzi straordinari che sono per loro natura stessa imperscrutabili,perché dimorano nel cuore di Dio e da Dio procedono; pur non avendo niente a che fare coi voli pindarici rahneriani sul “cristianesimo anonimo”. Nulla pertanto da dire, se il divo Dante ha collocato Giuda nell’Inferno attraverso le immagini della sua poetica; possiamo persino presumere che forse vi si trovi, ma a nessuno di noi è dato affermare con certezza che Giuda Iscariota è dannato alla pena eterna. Per altro verso, sempre procedendo per esempi, ricordo il giorno in cui, discutendo con l’allora promotore della fede della Congregazione per le cause dei santi, che forse eccedendo in passione affermò che un certo santo, dal Paradiso, ci stava sicuramente assistendo tutti quanti, per tutta risposta replicai: «Una cosa sola è certa, ed è tale perché sancita con un atto solenne della Chiesa: costui è stato canonizzato ed oggi è santo, senza possibilità alcuna né di smentita né di discussione. Però, per quanto riguarda la sicura certezza del Paradiso, quella proprio non l’abbiamo, né possiamo certo sapere se questo santo, al momento, si trovi a godere della visione beatifica di Dio, oppure a scontare duemila anni di purificazione nel Purgatorio». Preso più che mai da passione e non privo di vena ironica il teologo mi disse: «Non hai mai letto là dove sta scritto di Gesù che dice a Pietro: “Tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli”?». Risposi: «Si, forse da qualche parte devo averlo letto, non ricordo dove, ma devo proprio averlo letto». E aggiunsi: «Tu lo sai, vero, che chi lega e chi scioglie, nei cieli e sulla terra, è la volontà di Cristo Dio accolta dall’uomo che si fa suo fedele strumento per la realizzazione dei suoi piani? A Pietro, il Signore, le chiavi del Regno le ha date in comodato d’uso, non in possesso. Dunque, il protagonista, nonché il vero padrone delle chiavi del Regno, non è Pietro, è il Risorto per il quale Pietro lega e scioglie solo secondo la Sua volontà tramite l’opera dello Spirito Santo».

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soliti noti, stesso copione … quando si muta la fede in ridicolo nella sicura certezza di essere seri.

Extra Ecclesiam nulla salus, osalus extra Ecclesiam non est, è un monito rivolto a noi, un invito a non abbandonare mai la via, la verità e la vita. È un monito coerentemente, dogmaticamente e dottrinalmente legato ai mezzi ordinari di salvezza. A meno che, all’apice della follia farisaica, qualcuno non voglia contestare a Dio Padre l’uso legittimo di mezzi straordinari di salvezza, a Dio Figlio di avere celebrato l’Eucaristia nel corso dell’Ultima Cena senza il messale della «Messa di sempre», ed infine, a Dio Spirito Santo, di non essersi attenuto per le sue azioni di grazia a qualche enciclica del magistero di carattere puramente politico, nonché redatta per precisi problemi politico-sociali un paio di secoli fa, essendo con essa stato legato un nodo che, lungi dall’essere un dogma di fede, a parere di alcuni avrebbe comunque vincolato, in eterno e per sempre la Terra e il Cielo.
La battuta del Santo Padre Francesco circa il fatto che «Dio non è cattolico», non fu un’espressione felice, come non lo sono state altre non particolarmente chiare, forse talvolta neppure opportune, tutte fatte però, sempre e di rigore, come dottore privato, o come si direbbe in altro gergo: come privato cittadino. Quando però il Sommo Pontefice, nella sua veste magisteriale, ha fatto la prolusione finale al Sinodo sulla Famiglia, il Padre Giovanni Cavalcoli ed io abbiamo danzato dalla contentezza per giorni, dinanzi alla lucidità di quelle parole che uscivano fuori da Pietro [vedere qui]. Certo, forse sarebbe stato meglio se quella volta, invece di dire che «Dio non è cattolico» avesse spiegato: «Nelle nostre azioni e per le nostre azioni noi siamo vincolati al magistero della Chiesa ed alla dottrina cattolica nei modi e nelle forme in cui la Chiesa, che ha ricevuto il proprio mandato dal Verbo di Dio in persona attraverso Pietro, stabilirà nel nome di Cristo Signore per tutti i Christi fideles, ma Dio, che è verità una, eterna e immutabile, al magistero della Chiesa ed alla dottrina cattolica non è ad alcun titolo vincolato, per quanto riguarda le sue azioni di grazia». 
Ma in questi tempi di mucche magre, o forse peggio di mucche pazze, non si può avere certo tutto; oggi avere poco, od avere il cosiddetto “minimo sindacale”, deve farci danzare e cantare gioiosi: «Osanna nell’alto dei cieli!», ripieni di fede, di speranza e di carità.
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Albano Carrisi interpreta un celebre canto della tradizione popolare mariana
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NOTE
(1) De veritate
(2) Epistola 72 indirizzata al Pontefice Stefano I
(3) La speranza della salvezza per i bambini che muoiono senza battesimo, Commissione Teologica Internazionale. 
(4) (Concilio di Basilea-Ferrara-Firenze-Roma SESSIONE XIX del 7 settembre 1434.
(5) Enciclica Quanto conficiamur moerore, 10 agosto 1863
(6) Dichiarazione Dominus Jesus, II, 12.
(7) L’espressione De docta ignorantia risale a Sant’Agostino Agostino, anche se resa celebre da celebre Nicolò Cusano che indica la posizione dell’intelletto umano di fronte a Dio: l’intelletto umano, in quanto finito, non può dir nulla di Dio, che è l’assoluto e l’infinito, se non per via negativa, negando cioè di lui ogni attributo e riconoscendo di potersi avvicinare all’Assoluto solo sapendo di non sapere. Ignoranza, quindi, ma dotta perché si pone al di là e al di sopra di ogni più completo conoscere umano.
(8) «Se l’ignoranza è invincibile, o il giudizio erroneo è senza responsabilità da parte del soggetto morale, il male commesso dalla persona non può esserle imputato. Nondimeno resta un male, una privazione, un disordine. È quindi necessario adoperarsi per correggere la coscienza morale dai suoi errori» [Catechismo della Chiesa Cattolica, 1793].

16 commenti:

  1. continuate a danzare e a suonare il flauto ,continuate ad interpretare e cambiare frasi e detti come voi vorreste fossero. Intanto le chiese si svuotano, le persone che vi vanno non si confessano , i giovani vivono pochissima castità, si fanno aborti a gogò, cristiani massacrati ogni dove, sodomiti all'interno della chiesa e anche fuori,messe celebrate a dir poco orrende,partite per la pace alla faccia dei cristiani uccisi. sì, sì lei ha proprio ragione, continui a cantare e ballare e battere un colpo al cerchio e uno alla botte. le ricordo che dovremo rendere conto a Dio di ogni nostra parola oltre che ogni nostro gesto e pensiero ed azione.Se scriveste di meno e pregaste un po' di più e chiaccheraste ancor meno e amaste nostroSignore come i bambini di Fatima, quante anime salvereste. jane

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  2. Ma che sono queste elucubrazioni ?

    Quando leggo pitarate del genere mi vengono stimoli a menar calci. Domanda ma i marrani esistono ancora? Se si, che bisogno c'è visto che il pessimo e distruttore vat.2 ha imposto nella prassi con il diabolico ecumenismo, dove ognuno si salva rimanendo nella propria?

    Quindi che bisogno c'è di far credere di essere cattolici magari tradizionalisti quando non serve affatto? Forse perchè si vuol attirare quei pochi cattolici che l'intelletto c'è l'hanno e non sono caduti nel trappolone?

    Daccordo con jane!!

    P.S. a me questo signore non è mai piaciuto non so perchè una sensazione a pelle, i fatti e le elucubrazioni che ogni volta scrive mi danno ragione.

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  3. Tornate a segarvi guardando i piviali del seicento, almeno dopo sarete calmi.

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    1. Studia caro studia la storia della Chiesa Cattolica, leggiti i Padri della Chiesa così come sono e non interpretati da farisei, marrani e protestanti di ogni risma che travestiti da cattolici pensano di "istruire" gli altri.

      Fatemi il piacere andate a fare lavori pesanti così vi calmate un po' e forse l'intelletto quel poco che vi rimane vi ringrazierà.

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    2. Egregio signore delle 11,38. Potrebbe usare un linguaggio un po' più decente . E se non le va usi la carta igienica per pulirsi la bocca e lo scopino per pulirsi i denti . jane

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    3. Concordo con l'invito di Jane, che ringrazio sulla decenza, meglio lasciar perdere anche carta igienica e scopini..

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  4. Scusate il pensiero corretto è questo:

    Quindi che bisogno c'è di far credere di essere cattolici magari tradizionalisti quando secondo il pessimo e distruttore cv2 non serve affatto?

    AZ

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  5. credo che la dannazione di giuda sia certa xchè non ha creduto nella misericordia di Gesù...preferendo impiccarsi invece di chiedere perdono.....infatti Gesù dice di lui che era meglio non fosse nato...

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    1. credo che la dannazione di giuda sia certa xchè non ha creduto nella misericordia di Gesù...preferendo impiccarsi invece di chiedere perdono.....infatti Gesù dice di lui che era meglio non fosse nato...


      Un commento astruso senza coda ne' capo.

      Infatti i farisei i marrani i protestanti gli eretici condannati ipso facto dalla Chiesa di ogni risma se non chiedono perdono, non possono vantare diritti alla vera Misericordia di Dio che NON è MAi disgiunta dalla Giustizia Divina, la quale CHIEDE di essere battezzato nei Nomi del Padre del Figlio e dello Spirito Santo e di CREDERE ciò che ha confermato la Chiesa da 1965 anni, quello che ha dettato dopo, ovvero le pippe mentali teologiche postconciliari come da "articolo sopra" vanno lasciate nella bancarella del venditore ambulante di turno.

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  6. Un commento astruso senza coda ne' capo...... x chi?io ho commentato il "FORSE".. possiamo persino presumere che forse vi si trovi, ma a nessuno di noi è dato affermare con certezza che Giuda Iscariota è dannato alla pena eterna."......non scaldatevi.....cercate di rimanere saldi nella fede e fiducia che Gesù non ci abbandona a questa babilonia....ci salverà ...

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    1. Scusa, avevo letto male.... questi pseudo preti vescovi cardinali e papi postconciliari ci hanno sommersi con toccanti e commoventi pippe mentali e teologiche che se oggi uno non specifica bene cosa vuole dire si rischia di essere mal compreso. Veramente il tuo commento sembrava più una provocazione, ma ora l'ho capito e chiedo ancora scusa.

      Per la condanna di giuda, credo che non manchino elementi per dubitare. Il Catechismo di S. Pio X riguardo i suicidi ed impenitenti non lascia dubbi mi pare.

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  7. scuse accettate...ma figurati....non ho specificato....e appresso al tuo commento neanche centrava!ma x quanto invece dicevi penso proprio che" essere cattolici legati all'insegnamento di Cristo" oggi sia come andare controcorrente...invitano luxi a sat 2000.....ci siamo addormentati cattolici....e al risveglio vorrebbero tramutarci in ecumenici pentecostali...etc....ma io continuo a rinnovare la fede nel Signore ci illumini in questi tempi di tenebra x non deviare dalla sana dottrina!amen

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    1. Grazie!!!

      Sono d'accordo in tutto ciò hai scritto sopra. E c'è ancora chi ha paura di accusare apertamente il pessimo e distruttore cv2, ma si dilettano in pippe mentali di "ermeneutica della continuità".

      Bisogna combattere i prodotti del cv2, le blasfeme encicliche ecumeniche, collegiali ecc..ec... questo serve per fare chiarezza e smascherare i veri nemici della Chiesa Cattolica.

      E mi preoccupa il fatto che gli ortodossi (che hanno cresciuto Putin e che ammiro tantissimo) in realtà sono sempre pronti a mettere i loro puntini sugli i e accusare la Chiesa di questo o di quello, ma mai e dico mai si sono scagliati contro il cv2, ma tant'è loro rifiutano ben 4 Dogmi tra cui il Primato di Pietro e l'Immacolata Concezione.

      Quindi vanno d'accordo con i sedevacantisti e neo sedevacantisti alla socci e periferie postconciliari al seguito.

      Alla larga da questi venditori ambulanti o si prende il toro per le corna oppure

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  8. sono delusa dal testo di don levi....ma non è stato Gesù stesso a comandare andate predicate il vangelo a tutte le creature e battezzatele ......chi crede sarà salvo?

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    1. Può lasciare un pò d'amarezza in bocca, come i purganti.
      Credo però che sia salutare coglierne gli aspetti positivi, anche quando cerca di non "buttare" le cose positive (poche) dell'insipido clima pastorale attuale.
      E' poi vero che vi sono tanti gruppi tradizionalisti molto "particolari" e strani.
      E chi non fa parte di questi, non può che riflettere serenamente sul messaggio che dà.
      Cristo è presente anche nelle umiliazioni.

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  9. be non si può salvare capre e cavoli.....rimaniamo fedeli ai comandamenti e al vangelo e rifiutiamo chi vuole proporre innovazioni che contraddicono la dottrina di sempre anche se ci lasciano soli, il Signore ci ripagherà di questa sofferenza con la vita eterna amen!

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