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mercoledì 8 gennaio 2014

A volte le trombate servono?

Bagnasco si smarca dal Papa e prova a giocare le sue carte

Il cardinale difende la famiglia tradizionale e in apparenza ripete concetti noti. E tuttavia non sfugge che le precisazioni del presidente della Cei arrivano a ridosso del dibattito aperto da Bergoglio sul rapporto della Chiesa con i figli nati o educati in famiglie non regolari, da quelle omosessuali, ai divorziati, alle famiglie allargate e via dicendo. Entra nel vivo la battaglia per l'elezione del prosismo capo dei vescovi. 
  
Quest’articolo è stato pubblicato sul Secolo XIX

Bagnasco dopo aver subito per mesi il protagonismo eccezionale di papa Francesco e l’oggettiva crisi del proprio ruolo di presidente della conferenza episcopale, ieri si è fatto sentire smarcandosi in un certo modo da Bergoglio. L’arcivescovo di Genova, infatti, è tornato a difendere la famiglia tradizionale formata da n uomo e una donna; e se certo il vescovo di Roma non l’ha mai messa in discussione, allo stesso tempo risulta evidente il contrasto fra  l’apertura problematica compiuta dal pontefice di fronte ai nuovi tipi di famiglia comprese quelle omosessuali - “che rappresentano una sfida educativa per la Chiesa” in particolar modo in riferimento ai figli – e la presa di posizione di Bagnasco. “I bambini, che sono la società di domani – ha detto il cardinale - hanno bisogno di riferimenti certi, concreti e sicuri che soltanto papà e mamma, nella complementarietà dell'amore, possono offrire in modo completo al bambino, alla sua formazione integrale. Questa è la nostra esperienza fondamentale”.

Insomma Bagnasco ha ripetuto per filo e per segno la posizione classica enunciata in questi anni dalla Chiesa e basata su quei principi “non negoziabili” messi in dubbio proprio dal Papa in quanto ritenuti “ossessivi” di un certo modo di trasmettere la fede, legato più al dogma che alla condizione umana. Indubbiamente, quindi, il cardinale ha voluto marcare la propria posizione, anche ideologica, su un tema che ha costituito la principale trincea della Chiesa italiana in questi anni.

E in effetti se Francesco non ha cambiato il magistero sulla famiglia della Chiesa, di sicuro ha mandato però un messaggio chiaro: non si possono chiudere le porte a tutti coloro che vivono una condizione differente da quella prefigurata nel catechismo. E’ un discrimine importante perché qui si gioca la scommessa su un modello di Chiesa aperto al mondo. Accanto a ciò è iniziata per la Chiesa italiana una fase di cambiamento che sfocerà al massimo entro il prossimo novembre nell’elezione di un nuovo presidente dei vescovi. L’ala conservatrice è in questa fase silenziosa, ma il mugugno verso il papa sta crescendo.

Intanto Francesco ha nominato un nuovo Segretario generale ad interim della Cei, monsignor Nunzio Galantini della diocesi calabrese di Cassano allo Jonio, in linea con Bergoglio, ma anch’egli con un incarico pro tempore. A maggio, nel corso della prima assemblea generale della Cei in Vaticano, quasi certamente verranno approvati i nuovi statuti nei quali si stabilirà l’elezione del presidente che non sarà più di nomina papale; quindi a novembre, nel corso della seconda assise generale dell’anno – e subito dopo l’importante sinodo straordinario sulla famiglia – si arriverà all’elezione del nuovo vertice della Cei. Così il pronunciamento di Bagnasco sembra anche un modo per rendere visibile la propria presidenza e cominciare a coagulare un’opposizione fino ad ora piuttosto incerta e scompaginata dal successo mediatico e di folla del Papa argentino.

Francesco Peloso  

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