ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 31 gennaio 2014

Ancora lavoro per corvi?

Francesco De Dominicis per "Libero"
Attilio Nicora
Non è un semplice avvicendamento. Le dimissioni del cardinale Attilio Nicora dalla presidenza dell'Aif sono solo l'ultimo atto della guerra intestina alle finanze del Vaticano. E la nomina, decisa ieri da Papa Francesco, del vescovo Giorgio Corbellini alla guida dell'Autorità di informazione finanziaria, non è in grado di «normalizzare» la vicenda.

In ogni caso, Nicora, rispettoso delle gerarchie ecclesiastiche, non ha voluto fare polemica. Ma il rumore della porta sbattuta dal cardinale s'è sentito. Eccome. Anche perché l'ultimo intrigo d'Oltretevere tocca da vicino la Segreteria di Stato e la tormentata amministrazione delle finanze vaticane. Non è chiaro se ci saranno sviluppi attorno allo Ior, cioè la banca vaticana, indirettamente lambito dalla vicenda Nicora e presa di mira, finora senza risultati concreti, anche dalla rivoluzione Bergoglio.
Nicora non ha parlato. Formalmente ha chiesto di lasciare l'incarico perché ha superato di due anni il limite prefissato dei 75 anni. In realtà, secondo quanto raccolto da Libero in ambienti vicini alla Santa Sede, il cardinale ha voluto chiudere una situazione di «estromissione» dalla gestione dell'Aif, l'organismo chiamato a vigilare sullo Ior (Istituto opere religiose) e sull'Apsa (Amministrazione patrimonio della sede apostolica).
papa BERGOGLIO
Ad avere il pieno ed esclusivo controllo dell'autorità sarebbe l'attuale direttore, lo svizzero René Brülhart. Il quale nel 2013 non avrebbe mai informato la presidenza. Nascono così i mal di pancia di Nicora e si intravedono i primi segni della lotta con la Segreteria di Stato, fino ad agosto scorso comandata dal cardinale Tarcisio Bertone.
L'Aif, che ha come principale obiettivo contrastare il riciclaggio di denaro sporco, viene creata alla fine del 2010 ed è il tentativo di risposta targato Benedetto XVI agli scandali e alle inchieste che già allora avevano coinvolto lo Ior. Tuttavia, Nicora avrebbe progressivamente preso atto della sostanziale impossibilità di operare concretamente, sia sul fronte interno sia nei rapporti con gli altri paesi.
Il torrione Niccolò V, sede dello Ior niccolov
Eppure l'Aif era partita col piede giusto. O almeno sembrava così. A marzo del 2011 viene nominato il primo direttore: è Francesco De Pasquale, ex funzionario della Banca d'Italia e dell'Ufficio italiano dei cambi. Sotto la sua gestione, viene avviata la costruzione dell'architettura regolamentare e vengono allacciati i primi contatti per interagire con le autorità di altri stati. Per quanto riguarda i dossier normativi tutto è filato liscio, o quasi. Mentre è il delicato scambio di informazioni con l'estero che ha «agitato» la Segreteria di Stato (la quale, tra altro, deve dare l'ok sui protocolli di collaborazione, violando in qualche modo l'indipendenza della stessa Aif).
Ettore Gotti Tedeschi
Siamo a luglio del 2012: due mesi prima Ettore Gotti Tedeschi aveva abbandonato la guida dello Ior e dalla Banca d'Italia parte, via e-mail, la richiesta di avviare la collaborazione. Il vertice Aif, a settembre, informa la Segreteria di Stato, ma l'allora sottosegretario per i rapporti con l'estero, Ettore Balestrero (poi spedito fuori del Vaticano da Bergoglio) riesce a rallentare l'iter dell'intesa con l'Italia.
Si farà più tardi, l'anno successivo. Nel frattempo, però (novembre 2012) De Pasquale viene rimosso dalla direzione (arriva Brülhart) e «promosso» al consiglio direttivo della stessa Aif, ma si tratta di un board senza poteri. Il 2012 è un anno «particolare»: a gennaio viene sterilizzato un regolamento sulle ispezioni e dallo Ior «spariscono» circa 2mila conti, sui quali si sa poco. Tutt'ora sono stati verificati poco più della metà dei depositi dello Ior (il 55%).
ETTORE GOTTI TEDESCHI
Questioni che hanno accresciuto il disappunto di Nicora che si è trovato alla guida di una vigilanza opaca. Non a caso, da Bankitalia è partito, a dicembre 2013, un atto d'accusa contro l'Aif vaticana. Nel corso di una riunione a cui partecipavano anche esponenti del Tesoro, i funzionari dell'antiriciclaggio italiana si sono lamentati per lo scarso scambio di dati. Di qui la richiesta di aggiornare a fine 2014 - e non a fine 2015, come inizialmente concordato -il memorandum sui controlli incrociati.
ANTONIO FAZIO
Aspetto, quest'ultimo, che si intreccia con un'altra faccenda delicata posta da Nicora, convinto che l'Aif sia uno «sceriffo con le armi spuntate» spiega una fonte. L'organico è ristretto. Cinque persone oltre Brülhart: un addetto alla segreteria, uno per il protocollo, un giurista che per ora cura la stesura della sola relazione annuale, un informatico e poi il braccio destro del direttore, cioè Tommaso Di Ruzza, genero dell'ex governatore di Bankitalia, Antonio Fazio. E non ci sono ricerche in corso per esperti antiriciclaggio.

  • Vaticano, salta il cardinale della trasparenza 
    di Marco Lillo
    in “il Fatto Quotidiano” del 31 gennaio 2014
    Il Vaticano perde, ma sarebbe meglio dire rimuove, il fondatore dell’autorità anti-riciclaggio e il 
    primo alfiere della trasparenza e della collaborazione con Banca d’Italia e Procura nelle indagini: il 
    cardinale Attilio Nicora. Alla fine gli uomini del vecchio corso, rimasti in vetta nonostante l’arrivo 
    di Papa Francesco, l’hanno spuntata, grazie anche alla debolezza del nuovo Segretario di Stato, 
    Pietro Parolin, e Nicora è stato costretto a dimissioni poco spontanee. L’ex Segretario di Stato 
    Tarcisio Bertone non aveva mai visto di buon occhio il cardinale, che è stato presidente dell’Apsa, 
    l’Amministrazione del patrimonio della Sede apostolica per 9 anni fino al 2011. È stato per un 
    periodo uno degli uomini più potenti delle finanza nell’era di Ratzinger, membro anche della 
    commissione di vigilanza sullo Ior: certamente l’uomo della svolta e della competenza. Dopo la 
    rinuncia all’Apsa nel 2011, Bertone e Nicora si affrontano nel 2012 sulla lotta al riciclaggio. Il 
    presidente dell’Aif è l’uomo che più di ogni altro aveva spinto papa Ratzinger a emanare la legge 
    entrata in vigore ad aprile 2011 che apriva alla collaborazione con l’Italia sulla lotta al riciclaggio. 
    La strada di Nicora, quella del cambiamento della legislazione interna per aderire agli standard 
    internazionali e alle raccomandazioni degli organismi internazionali anti-riciclaggio Gafi e 
    Moneyval, si interrompe bruscamente nei primi mesi del 2012. 
    Bertone e i suoi consulenti cambiano le norme per limitare la collaborazione con le Procure italiane 
    e con la Banca d’Italia solo al periodo successivo all’aprile 2011. Nicora si oppone con i soliti modi 
    felpati. Il Fatto pubblica una sua lettera del gennaio 2012 a Bertone che certo non gli è valsa una 
    carriera luminosa. Da allora Nicora, per la fama di uomo che sponsorizza la collaborazione con 
    Banca d’Italia, entra nel cono d’ombra. Ieri lo hanno gentilmente dimissionato con la scusa della 
    salute e affermando che sia stato lui stesso a chiederlo. La verità, secondo quanto raccontano al 
    Fatto, è un’altra. Attilio Nicora era una personalità scomoda per il vero dominus dell’Autorità di 
    Informazione Finanziaria René Bruelhart, il direttore svizzero. Inizialmente il direttore era 
    l’avvocato Francesco De Pasquale, proveniente dall’Uif della Banca d’Italia, che informava il 
    presidente Nicora e il consiglio delle materie più delicate. Bertone, dopo il braccio di ferro con 
    Nicora, sostituisce De Pasquale con René Bruelhart molto vicino a Ettore Balestrero, ora diventato 
    nunzio in Colombia. Cresce la stella del genero di Antonio Fazio, Tommaso Di Ruzza, tramonta 
    quella del Consiglio, che non viene più convocato per discutere le materie fondamentali. 
    Dopo l’arrivo di Bergoglio, c’è la modifica dello statuto per togliere i poteri al presidente Nicora. I 
    vincitori della partita sono gli sponsor di Bruelhart: il cardinale Peter Wells e monsignor Angelo 
    Becciu. Poche settimane fa Nicora aveva parlato con il Segretario di Stato Parolin e si era lamentato
    perché il direttore dell’Aif, Bruelhart, non gli faceva vedere le carte e gli impediva di svolgere 
    appieno la sua funzione. Parolin ha preferito al cardinale timido il direttore svizzero che guadagna 
    35 mila euro al mese. Alla fine i fedelissimi di Bertone, Angelo Becciu, sostituto della Segreteria di 
    Stato e Monsignor Peter Bryan Wells, Assessore per gli Affari Generali, hanno ottenuto la testa di 
    Nicora. 
    http://www.finesettimana.org/pmwiki/uploads/Stampa201401/140131lillo.pdf

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