Ior, cardinali e Kerry. La settimana intensa di Papa Francesco
La settimana che si è conclusa si era aperta, domenica scorsa, con il battesimo di trentadue bambini nella Cappella Sistina. Era la prima volta di Papa Francesco, che per l’occasione (come aveva già fatto qualche mese sull’altare del Beato Giovanni Paolo II nella basilica vaticana) ha celebrato coram Deo, all’altare antico.
I PRIMI CARDINALI DI FRANCESCO
Al termine della celebrazione, concluso l’Angelus, il Pontefice elencava i nomi dei nuovi cardinali. Sedici elettori e tre ultraottantenni. Provengono da ogni parte del mondo (Oceania esclusa): cinque dal centro-sud America, uno dal Canada, due da Africa e Asia, sei dall’Europa (di cui quattro curiali). Spicca la presenza di mons. Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, vicepresidente della Cei e molto ascoltato dal Papa. Tra gli ultraottantenni, merita segnalazione la porpora concessa a Loris Capovilla, storico segretario particolare del presto santo Giovanni XXIII e prossimo ai novantanove anni.
LA RIVOLUZIONE ALLO IOR: FUORI BERTONE
Ma il Papa, nei giorni seguenti, ha assestato un altro importante colpo ai vecchi assetti curiali. A meno di un anno dalla nomina (avvenuta lo scorso febbraio, con un mandato che avrebbe dovuto essere quadriennale), ha rivoluzionato la commissione cardinalizia di vigilanza sullo Ior. Francesco ha estromesso ben quattro membri su cinque, a cominciare dall’ex segretario di Stato Tarcisio Bertone (che dell’organismo era anche presidente). Insieme a lui, escono di scena i cardinali Odilo Scherer, Telesphore Toppo e Domenico Calcagno. Quest’ultimo era subentrato a febbraio al cardinale Nicora, già presidente dell’Apsa e attualmente capo dell’Autorità di Informazione finanziaria. L’unico confermato è il cardinel Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso e protodiacono. Il porporato francese va annoverato tra i più ascoltati “consiglieri” di Francesco. I subentranti sono l’arcivescovo di Vienna, Christoph Schonborn, l’arcivescovo di Toronto, Thomas Collins e l’arciprete della basilica di Santa Maria Maggiore, lo spagnolo Santos Abril y Castellò.
384 PRETI RIDOTTI ALLO STATO LAICALE PER PEDOFILIA
Grande clamore ha suscitato la notizia che ben 384 preti, nell’ultimo biennio, sono stati ridotti allo stato laicale da Benedetto XVI perché coinvolti in casi di pedofilia e violenze sessuali. Come scrive Andrea Tornielli su Vatican Insider, “è un dato che mostra quanto necessario fosse l’inasprimento della legislazione canonica introdotto nel 2010″ da Ratzinger “per permettere di affrontare in modo più efficace il triste fenomeno”. Risale ai primi anni Duemila la decisione di portare a Roma tutti i casi in cui sono coinvolti sacerdoti accusati di abuso su minori. Nel 2008, rispondendo a una domanda postagli a bordo dell’aereo che lo portava negli Stati Uniti, il Papa disse di voler escludere “rigorosamente i pedofili dal sacro ministero”.
IL COLLOQUIO KERRY-PAROLIN
In settimana, poi, è giunto in Vaticano il Segretario di stato americano, John Kerry. Un’ora e quaranta di colloquio con mons. Parolin, Segretario di stato della Santa Sede. Molti i temi sul tavolo, dalla Siria al Sud Sudan, dalla situazione complessiva in medio oriente fino alle preoccupazioni di Roma per la riforma sanitaria americana che così tanto preoccupa la conferenza episcopale presieduta da mons. Joseph Kurtz. Al termine dell’udienza, Kerry ha detto che Obama non vede l’ora di incontrare il Papa. Probabile che l’inquilino della Casa Bianca giunga a Roma il prossimo marzo.
VISITA DEL PAPA IN PARROCCHIA
Queso pomeriggio, il Papa visiterà un’altra parrocchia romana. Alle 18.00 sarà al Sacro Cuore a Castro Pretorio, in occasione della giornata del “Migrante e del Rifugiato”. La parrocchia è situata nei pressi della Stazione Termini, ed è lì che Francesco arriverà prima di iniziare la sua visita alla chiesa retta dai salesiani. “C’è un impegno grande nei confronti dei rifugiati. Nell’arco di un anno riusciamo a raggiungere più di trecento rifugiati che fanno riferimento al Sacro Cuore per attività diverse”, ha detto a Radio Vaticana il parroco, don Valerio Baresi
19 - 01 - 2014Matteo Matzuzzi
I nuovi cardinali di Francesco sono un segnale chiaro
di Kurt Appel*in “derstandard.at” del 17 gennaio 2014 (traduzione:
www.finesettimana.org)
Nella Chiesa cattolica, i cardinali hanno una funzione
centrale. Sono i più stretti consiglieri del
papa, e quelli di loro che hanno meno di 80 anni eleggono il
capo della Chiesa. Nel collegio
cardinalizio si evidenzia quindi la direzione
politico-ecclesiale che il papa intende dare alla Chiesa.
Tradizionalmente appartengono a questo gruppo i capi di importanti
organismi curiali e vescovi di
grandi diocesi della Chiesa universale. Sotto Benedetto XVI
c'era una rappresentanza
sproporzionata di collaboratori curiali e di vescovi
europei.
Con il suo primo concistoro, cioè la sua prima nomina di
cardinali, papa Francesco ha chiaramente
introdotto dei cambiamenti. Dei 16 cardinali al di sotto
degli 80 anni nominati – a cui si devono
aggiungere tre non elettori con più di 80 anni – solo tre
sono a capo di organi di curia. Per quanto
riguarda l'appartenenza geografica i 16 neocardinali
elettori provengono da 13 paesi, tra i quali il
Nicaragua, la Costa d'Avorio, il Burkina Faso e Haiti,
mentre ad esempio non vi sono nomine di
statunitensi e sono stati presi in considerazione solo tre
capi di diocesi europee. Soprattutto il papa
dà in questo modo al suo gesto un ulteriore significato –
geografico – , quello di essere un papa
delle persone che vivono ai margini.
Si evidenzia però anche una nuova direzione
politico-ecclesiale. Fino ad ora diventavano cardinali
quasi automaticamente i vescovi di diocesi importanti. Papa
Francesco ha interrotto questa
tradizione. La cosa è risultata particolarmente evidente per
i vescovi di Venezia, Bruxelles e Torino,
che – soprattutto i primi due di tendenza molto
tradizionalistica – sono rimasti senza berretto
cardinalizio. Ma anche i capi di importanti organismi
curiali, come ad esempio un importante alfiere
dei neoconservatori, cioè l'arcivescovo Fisichella, non sono
stati presi in considerazione.
Invece, il papa ha nominato cardinali alcuni vescovi al di
fuori della logica cardinalizia fino ad ora
predominante. I più significativi sono tre: innanzitutto
Loris Capovilla, il novantottenne ex
segretario privato di Giovanni XXIII, suo più stretto
collaboratore e quindi anche di grande
importanza anche per il Concilio Vaticano II. Con la nomina
di Capovilla a cardinale, papa
Francesco pone il suo pontificato proprio nella linea di
papa Giovanni, il “papa buono”, che ha dato
avvio a profonde e significative riforme nella Chiesa.
Particolarmente interessante è anche la nomina a cardinale
dell'arcivescovo spagnolo Sebastian
Aguilar: si tratta di un allievo del defunto cardinale
madrileno Tarancon, che era stato determinante
per il corso della Chiesa spagnola negli anni 70, che si era
distinto per la sua forte opposizione al
dittatore Francisco Franco e il tradizionale establishment
cattolico a lui legato. L'episcopato
spagnolo, che sotto Giovanni Paolo II e Benedetto XVI aveva
ricevuto una chiara accentuazione in
direzione del neoconservatorismo e di opposizione al
secolarismo, viene quasi rinviato
all'orientamento pastorale degli anni 70 sotto il succitato
Tarancon.
Una terza nomina sorprendente è quella di Gualtiero
Bassetti, l'arcivescovo, molto favorevole al
dialogo, della città di Perugia, una diocesi da tempo non
presieduta da un cardinale. Si tratta di un
chiaro segnale di una cesura con l'era Ruini, cioè con l'era
di un cardinale romano molto politico
che ha a lungo dominato la Conferenza episcopale italiana (e
alcuni dicono: anche l'Italia
berlusconiana) e che ha cercato di far risorgere la vecchia
Democrazia Cristiana e di occupare
posizioni chiave nella società per mezzo di una fitta rete
politica, economica ed ecclesiastica. Il
cardinale Camillo Ruini, stretto confidente e stratega degli
ultimi due papi era favorevole al
progetto di riconquistare alla Chiesa un ruolo politico di
guida con un'alleanza con i partiti
conservatori. Mete territoriali di questa politica
ecclesiastica erano, accanto all'Italia, innanzitutto la
Spagna e gli Stati Uniti, e in vista c'era anche un'alleanza
con i conservatori francesi.
Con la nomina a cardinale di Bassetti, un vescovo pastorale
estraneo alle strutture di potere, papa
Francesco dà all'episcopato italiano, ma anche mondiale, il
segnale che il tempo dei tentativi
ecclesiastici di esercitare il potere della Chiesa
attraverso alleanze politiche appartiene al passato.
Per concludere, citiamo un altro segnale simbolico per la
nuova apertura che ha accompagnato la
comunicazione dei nuovi cardinali: papa Francesco ha
battezzato personalmente 30 neonati, tra i
quali anche una bimba i cui genitori non sono sposati in
chiesa.
*Kurt Appel è professore di teologia e portavoce della
piattaforma di ricerca
“Religion and
Transformation in Contemporary European Society”
dell'Università di Vienna.
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