Da qualche mese si è andata enfatizzando in maniera sempre più evidente nella Gerarchia - e massimamente nella figura del regnante Pontefice - la stridente dicotomia tra una formale apertura al mondo ed una sostanziale chiusura al dissenso interno alla Chiesa, laddove per dissenso ci riferiamo alla sola ala conservatrice e tradizionalista del mondo cattolico, dal momento che l'ala progressista si trova ben incoraggiata, rappresentata e protetta sin dal più alto soglio.
Questa presunta apertura, quest'aria di novità che secondo alcuni si respira finalmente dopo l'asfissiante Pontificato di Benedetto XVI, viene distillata negli aforismi - che suonano talora come provocatorie boutades - di Papa Francesco, il quale gode di una sovraesposizione mediatica data dal suo protagonismo e dalla inquietante coincidenza delle sue idee con quelle del secolo.
Ovviamente l'entusiasmo unanime del mondo laico - da Scalfari al Grand'Oriente - lungi dal suonare come campanello d'allarme per il Clero ed il laicato cattolico, sembra confermare quel clima di desistenza, anzi diremmo quasi di entente cordiale tra la Chiesa e il mondo. Al solito, noi profeti di sventura vi leggiamo un'inquietante conferma dei più neri presagi di quanti, ormai da oltre cinquant'anni, vedono in questa apertura al mondo inaugurata da Roncalli una vera e propria sciagura per la Sposa di Cristo, che ha vinto il mondo.
Ci piacerebbe nondimeno vedere se le parole di Bergoglio, che è o quantomeno dovrebbe essere padre comune e quindi rivolgersi a tutti i credenti cattolici, siano applicabili effettivamente a tutti o se piuttosto non si rivelino a senso unico, in una ben precisa direzione. Lo faremo citando il Papa e vedendo se, parafrasando le sue auguste parole, le sue affermazioni rimangano valide.
- Se una persona è gay e cerca il Signore e ha buona volontà, chi sono io per giudicarlo?
- Se un Frate dell'Immacolata è tradizionalista e cerca il Signore e ha buona volontà, chi sono io per giudicarlo, commisariando l'Ordine?
Ops, questa non funziona, come si è visto dai fatti recenti. Proviamo con un'altra.
- Le nostre certezze possono diventare un muro, un carcere che imprigiona lo Spirito Santo.
- Le nostre certezze sul Concilio, sull'ecumenismo, sul laicismo possono diventare un muro, un carcere che imprigiona lo Spirito Santo.
Nemmeno questa: chi tocca il Concilio muore; chi critica gli amplessi con eretici, scismatici, idolatri è un reazionario da mettere a tacere. Ancora:
- I fondamentalismi sorgono quando i problemi vengono visti alla luce delle ideologie. Non si devono ridurre i valori a una ideologia.
- I fondamentalismi sorgono quando i problemi vengono visti alla luce della ideologia conciliare e modernista. Non si devono ridurre i valori a una ideologia.
Niente da fare: se si crede quello che ci hanno insegnato i Papi sino al Concilio si è inevitabilmente dei fondamentalisti, ma se dopo la crisi postconciliare ci si ostina a dire che va tutto bene, anche se le anime si perdono, allora non c'è nulla da ridire. Tentiamo di nuovo:
- In questo periodo di crisi è importante non chiudersi in se stessi, ma aprirsi, essere attenti all'altro.
- In questo periodo di crisi per la Chiesa è importante non chiudersi in se stessi e nelle proprie convinzioni conciliariste, ma aprirsi, essere attenti all'altro, anche se è tradizionalista, se chiede la Messa tridentina, se vuole diventare prete in un seminario cattolico.
Non c'è verso: appena capiscono che non veneri l'idolo conciliare, che hai anche solo delle perplessità sugli incontri ecumenici, o che non riesci a pregare alle Messe riformate perché manca il senso del sacro, tutti si chiudono a riccio, ti bollano come fanatico e ogni tua richiesta è ignorata o condannata. Insistiamo:
- Uscire da se stessi è uscire anche dal recinto dell'orto dei propri convincimenti considerati inamovibili se questi rischiano di diventare un ostacolo, se chiudono l'orizzonte che è di Dio.
- Uscire da se stessi è uscire anche dal recinto dell'orto progressista dei propri convincimenti sulla liturgia conciliare e sull'ecumenismo, considerati inamovibili dai novatori, se questi rischiano di diventare un ostacolo per i tradizionalisti, se chiudono l'orizzonte che è di Dio privando molti fedeli della Messa cattolica.
Nemmeno stavolta: ogni frase di Bergoglio funziona per i progressisti ma naufraga miseramente se la si applica ai cattolici normali... Proviamoci ancora:
Tentiamo di nuovo, forse stavolta ci va dritta:
- Una volta una persona, in maniera provocatoria, mi chiese se approvavo l’omosessualità. Io allora le risposi con un’altra domanda: “Dimmi: Dio, quando guarda a una persona omosessuale, ne approva l’esistenza con affetto o la respinge condannandola?”
- Una volta una persona, in maniera provocatoria, mi chiese se approvavo il tradizionalismo. Io allora le risposi con un’altra domanda: “Dimmi: Dio, quando guarda a una persona tradizionalista, ne approva l’esistenza con affetto o la respinge condannandola come facciamo noi abitualmente?”
- Penso anche alla situazione di una donna che ha avuto alle spalle un matrimonio fallito nel quale ha pure abortito. Poi questa donna si è risposata e adesso è serena con cinque figli. L’aborto le pesa enormemente ed è sinceramente pentita. Vorrebbe andare avanti nella vita cristiana. Che cosa fa il confessore?
- Penso anche alla situazione di un sacerdote che ha avuto alle spalle la sospensione a divinis per aver detto la Messa di San Pio V e che è pure incorso nella scomunica. Poi questo sacerdote è entrato nella Fraternità San Pio X e adesso è felice con una bella comunità di fedeli. La scomunica gli pesa enormemente e vorrebbe andare avanti nella vita di sacerdote. Che cosa fa il confessore, a parte rifiutargli l'assoluzione e costringerlo, se vuole tornare in comunione col Papa, ad accettare il Concilio e a celebrare una messa quasi luterana?
- Vai a convincere un altro che si faccia cattolico? No, no, no! Vai ad incontrarlo, è tuo fratello! E questo basta.
- Vai a convincere un altro che diventi modernista? No, no, no! Vai ad incontrarlo, è tuo fratello! E questo basta.
Quod erat demonstrandum: si accolgono tutti, ma per i Cattolici non c'è posto, nel circo conciliare. A noi ostracizzati, esiliati, disprezzati, scomunicati, emarginati non resta che trarne le debite conclusioni.
2 gennaio 2014
Dio salvi Ceylon (o Sri Lanka che dir si voglia). Amici dromomaniaci si trovano per le feste in quella remota isola e mi avvisano che laggiù ogni famiglia cristiana fa un grande presepe lungo la strada. Non nell’intimità della propria casa ma nello spazio pubblico, affinché sia visibile a tutti. Bei presepi sono allestiti anche negli alberghi. Per la messa di Capodanno dedicata alla Madre di Dio, la grande chiesa dove si sono recati gli amici dromomaniaci era rigurgitante e molti fedeli hanno dovuto seguire la funzione all’esterno, sul sagrato. Gli amici dromomaniaci argutamente mi suggeriscono il trasferimento a Ceylon (o Sri Lanka) siccome il 7 per cento della popolazione è cristiana, “quindi molto più che in Italia”.
© - FOGLIO QUOTIDIANO
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