La grande maggioranza dei fedeli cattolici rifiuta l’insegnamento della Chiesa cattolica in materia di morale sessuale. E’ questa la sintesi delle prime risposte al questionario su famiglia e matrimonio inviato alle diocesi lo scorso novembre, in vista del Sinodo straordinario di ottobre. Una constatazione, a quanto emerge dai rapporti diffusi in questi giorni, che accomuna la Chiesa tedesca a quella svizzera e a quella austriaca. Dall’Italia, invece, ancora nessun dato preciso. Solo la comunicazione – fatta dal segretario generale ad interim della Cei, mons. Nunzio Galantino – che la consultazione «ha riscontrato risposta pronta e capillare».
Se la prima realtà ad aver diffuso i risultati è stata la Conferenza episcopale svizzera – che ha scelto di formulare un questionario più completo e complesso rispetto a quello presentato in Vaticano lo scorso autunno e che ha ottenuto almeno venticinquemila risposte, non solo da cattolici – il caso più significativo è quello della Germania. Il presidente dei vescovi locali, mons. Robert Zollitsch (in uscita a marzo), l’aveva annunciato: «Al Sinodo faremo sentire la nostra voce». E le premesse, scorrendo le diciotto pagine del rapporto, ci sono tutte. Se i cattolici tedeschi ritengono che il matrimonio debba essere stabile e felice, sul resto tutto deve cambiare. L’insegnamento del Magistero romano riguardo gender, unioni omosessuali, relazioni prematrimoniali, ammissione dei divorziati risposati ai sacramenti viene «respinto espressamente».Viste le risposte date al questionario, i vescovi della più ricca Conferenza episcopale europea auspicano che il Vaticano apra a «nuovi approcci riguardo la morale sessuale». La traccia, dopotutto, è già segnata: basta riprendere in mano il documento diffuso a ottobre dall’ufficio per la cura delle anime di Friburgo, che in nome della misericordia e sull’esempio della «seconda possibilità» concessa dalla Chiesa ortodossa, autorizzava a riaccostare ai sacramenti i divorziati risposati. Un’iniziativa che non era stata fermata neppure dopo l’intervento del prefetto della congregazione per la Dottrina della fede, il tedesco Gerhard Ludwig Müller, il quale aveva ricordato che iniziative del genere possono essere intraprese solamente da Roma. Ma Zollitsch (vescovo emerito di Friburgo e attuale amministratore diocesano) aveva rispedito al mittente il monito, anche perché altri prelati connazionali si erano nel frattempo posti sulla stessa scia, come il cardinale Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco e Frisinga.
La questione è chiara, rileva il rapporto diffuso qualche giorno fa: «La maggior parte dei fedeli considera la morale sessuale cattolica lontana dalla vita» e auspica che si archivino i pregiudizi di carattere etico nei confronti di chi è andato incontro a «fallimenti nel campo della famiglia o del matrimonio». E’ anche una questione educativa, spiegano i vescovi tedeschi: «I giovani non capiscono più le argomentazioni della Chiesa su questi temi» ed è sempre più ampia «la distanza tra la dottrina e la pratica ecclesiale». Ecco perché bisogna ripensare anche l’approccio riguardo il controllo artificiale delle nascite, «che quasi tutti i rispondenti approvano», e l’atteggiamento riguardo gli omosessuali. In merito a questo punto, si legge nel dossier, «si registra una marcata tendenza ad accettare come atto di giustizia il riconoscimento delle unioni tra persone dello stesso sesso, che dovrebbero ricevere la benedizione da parte della Chiesa».
Si tratta di considerazioni che consentono all’episcopato guidato da mons. Zollitsch di puntare il dito contro l’Humanae Vitae di Paolo VI, da cui promana la dottrina cattolica in fatto di morale sessuale. Un testo che il vescovo di Treviri, mons. Stephan Ackermann, invita ad archiviare al più presto. Conversando con il quotidiano Rhein Main Presse, il presule ha infatti detto che «non potendo cambiare completamente la dottrina della Chiesa», è bene avviare un «cambiamento profondo della morale cattolica». Il che si traduce innanzitutto in un «adeguamento ai tempi correnti» dell’insegnamento della Chiesa – concetto pressoché identico a quello espresso nella sintesi illustrata dai vescovi belgi, dove si parla di «adeguamento dei valori cristiani allo spirito dei tempi» – e in una riconsiderazione della questione omosessuale: «Non si può dire che sia qualcosa di innaturale».
Concetti talmente rivoluzionari che a stretto giro interveniva con un comunicato ufficiale che ha il sapore dell’altolà la diocesi di Ratisbona: «Tutte le questioni relative alla dottrina fondamentale della Chiesa non possono essere decise a livello diocesano o nazionale». Nient’altro che la ripetizione di quanto aveva detto poco più di un mese fa il prefetto Müller nel tentativo di bloccare il documento di Friburgo sul riaccostamento dei divorziati risposati ai sacramenti.
E di famiglia e matrimonio ha parlato venerdì anche il Papa, incontrando i vescovi polacchi a conclusione della loro visita ad limina apostolorum: la famiglia – ha ribadito Francesco – «è la cellula fondamentale della società», mentre il matrimonio «è spesso considerato una forma di gratificazione affettiva che può costituirsi in qualsiasi modo e modificarsi secondo la sensibilità di ognuno». Visione che – ha aggiunto Bergoglio – «purtroppo influisce anche sulla mentalità dei cristiani, causando una facilità nel ricorrere al divorzio o alla separazione di fatto». E’ necessario, dunque, «che i pastori si interroghino su come assistere coloro che vivono in questa situazione, affinché non si sentano esclusi dalla misericordia di Dio».
08-02-2014
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