Papa Francesco, spending review con le commissioni su Ior e finanza vaticana
Dal 17 al 19 febbraio gli otto cardinali ascolteranno i risultati dei lavori delle due commissioni finanziarie nominate ad hoc da Bergoglio. La trasformazione dello Ior in banca etica appare ormai scontata. Ancora in alto mare, invece, i lavori della seconda commissione voluta dal pontefice, quella che si occupa di tutta la finanza vaticana, presieduta dall'economista maltese Joseph F. X. Zahra
La prima, quella sullo Ior, presieduta dal cardinale Raffaele Farina, ha concluso il suo lavoro, sollecitata anche a dare un risposta al Papa dopo gli scandali che hanno visto come protagonista l’ex capocontabile dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica, Nunzio Scarano. La trasformazione dello Ior in banca etica appare ormai scontata. Non ci sarà nessuna chiusura, né nessun cambio di nome dell’Istituto per le opere di religione e il presidente, Ernst von Freyberg, rimarrà al suo posto. Ci sarà, invece, l’attuazione di una seria politica all’insegna “della trasparenza” e dell’onestà”, come spiegato da Papa Francesco, affinché il Torrione Niccolò V non sia più una “lavatrice di denaro sporco”. Una riforma, quella dello Ior, che è ormai pronta per il battesimo del fuoco dopo che Bergoglio ha rinnovato la Commissione cardinalizia di vigilanza sulla banca vaticana esautorando definitivamente dalla cabina di comando il cardinale Bertone e i suoi fedelissimi. “Trasparenza e conformità alla normativa internazionale – ha spiegato il segretario di Stato Pietro Parolin – devono guidare l’individuazione del profilo Ior. Molto è stato fatto in questo senso, secondo le indicazioni di Papa Francesco, e si continuerà nella stessa direzione affinché la gestione del denaro e le attività di natura economica e finanziaria finalizzate alle necessità della vita e della missione della Chiesa siano permeate dai principi del Vangelo”.
Ancora in alto mare, invece, i lavori della seconda commissione voluta da Bergoglio, quella che si occupa di tutta la finanza vaticana, presieduta dall’economista maltese Joseph F. X. Zahra. La politica principale di questo secondo organismo è stata quella di affidare sei appalti esterni ad altrettante società internazionali (Pwc, Deloitte, McKinsey, KPMG, Ernst & Young e Promontory) per avere un quadro complessivo dei dati finanziari di tutti gli enti che fanno capo alla Santa Sede, tra questi anche due ospedali: il Bambino Gesù di Roma e Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo. Proprio la politica sanitaria vaticana, sotto il pontificato di Benedetto XVI, aveva visto Bertone in prima linea con il tentativo fallito di mettere le mani sul San Raffaele di don Luigi Verzè. Lo stesso porporato, ai microfoni di Fabio Marchese Ragona per il programma “Stanze vaticane” di TgCom24, ha affermato che “può darsi che ci siano ancora dei documenti di Vatileaks che sono lì in riserva per esser buttati fuori”. Immediata la replica del suo successore Parolin: “Quella è stata una stagione dolorosissima, che mi auguro e spero con tutto il cuore sia definitivamente tramontata”.
Bertone si muoveva con disinvoltura , probabilmente con troppa spregiudicatezza nel campo economico-finanziario , con risultati non proprio esaltanti e suscitando parecchi malumori. Ma in Vaticano ad un certo punto non funzionavano nemmeno i bancomat e con le dimissioni di Ratzinger tutto è tornato a posto per magia. Ora il nuovo corso bergogliano, indossato l'abito pauperista, sta consegnando tutte le leve finanziarie a società esterne di consulenza per lo più anglosassoni, col rischio che la gestione economica della Santa Sede passi sotto controllo altrui.
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