Complice la modesta dimestichezza con l’italiano, papa Francesco non parla mai politicamente corretto, o, peggio, clerically correct come quel mio parroco che chiamò “una macchiolina” il peccato originale di Adamo ed Eva. Ed ecco che ai mafiosi
Sua Santità ha intimato l’Inferno in punizione dei loro peccati.
Efficace, come minaccia: il vero mafioso è, infatti, un uomo di radicata
tradizione religiosa, e a Dio, ai santi e all’Inferno ci crede.
Prima di
tornare sull’argomento, voglio però precisare che non c’è una
legislazione speciale antimafia anche all’Aldilà, e non è che se uno non
è mafioso e pecca, non andrà lo stesso infilzato nel forcone di
Satanasso. Ma qui voglio parlare della pena eterna.
Dopo il
Concilio, il Purgatorio è praticamente sparito, il Limbo retrocesso a
favola, l’Inferno raramente nominato e quasi per caso; e un famigerato
teologo, tale Khun, disse che c’è l’Inferno, però è vuoto; senza
spiegare cosa, se è vuoto, ci stia a fare.
E invece
per un cattolico l’Inferno è un “luogo” (dobbiamo per forza esprimerci
sensibilmente, noi uomini) dove soffrono pene senza termine le anime che
hanno peccato e non si sono pentite prima di morire, e pentite con atti
evidenti e concreti. Il peccato “è un’offesa fatta a Dio con piena
avvertenza e deliberato consenso”, quindi un fatto non banale, non
dettato da oscuramento della mente, non meramente carnale, bensì
consapevole e perpetrato a ragion veduta. Ciò premesso, ci sono al mondo
dei peccatori che si procurano il soggiorno eterno tra le fiamme e la
pena dell’allontanamento da Dio.
Sarebbe
bene che i parroci durante le prediche lo ricordassero ai fedeli, e non
solo ad eventuali mammasantissima e picciotti presenti, ma a tutti,
essendo tutti potenziali peccatori e peccatrici. E ricordino che ad
istigare al peccato è il demonio, proprio lui, lo spirito maligno, il
nemico di Dio, l’angelo caduto e ribelle.
Anche
perché, insegna il Vico, “solo la religione è buona a farci
virtuosamente operare; la filosofia è buona per ragionarne”; e un poco
di sano timor di Dio, e perciò dell’Inferno, magari convincerebbe
all’onestà e alla parsimonia qualche milione di piccolo borghesi
rimbecilliti dal diritto alla felicità e dall’edonismo televisivo.
Purgatorio in terra e all’Aldilà, con speranza del Paradiso, e paura
dell’Inferno sono valide ricette per la vita moralmente sana.
Ulderico Nisticò
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