Ha fatto discutere un’intervita rilasciata a “Tempi” da Antonio Socci, nella quale il giornalista cattolico, prendendo atto della drammatica situazione del clero odierno, celebra di fatto le iniziative di laici cattolici sinceri che intendono servire e salvare la Chiesa e il futuro dei nostri figli senza aspettare consensi e appoggi dal Vaticano e dalle gerarchie, consensi e appoggi che tanto non arrivano mai.
In un articolo su Radio Spada, Massimo Micaletti ha risposto in maniera articolata e sottile, dichiarando da un lato che si capisce bene l’esigenza dei laici odierni visto il comportamento generale del clero, ma denunciando al contempo il rischio concreto della formazione di “sette laiche” incontrollate, rischio tante volte condannato dai papi nel corso dei secoli.
“Quale militanza si può reggere se non sorretta dai pastori o dalla Dottrina?” si chiede Micaletti. E aggiunge: “Questa risposta, lo si ribadisce, è comunque molto pericolosa. Un popolo che ritenga di trovarsi in tale e tanto grave assenza di guida da pretendere di salvarsi da sé, senza pastori, non fa molta strada”.
Quanto afferma Micaletti è giusto in sé. Il problema, però, è che l’autore, denunciando da un lato il tradimento del clero e dall’altro il rischio effettivo di una laicità cattolica senza pastori (lui aggiunge anche senza dottrina: ma le due cose in realtà non sono affatto connesse fra loro, nel senso che possono assolutamente stare insieme come del tutto separate, a seconda dei casi), non appare fornire in realtà una soluzione alla dicotomia. Il clero rimane in buona parte traditore o vile o almeno troppo prudente, i laici che vogliono scavalcarlo potenziali eretici. E quindi? Come si risolve il problema dinanzi alla sempre più devastante rivoluzione sovversiva che tutto travolge?
Solo per restare agli eventi degli ultimi tempi, mi viene da pensare a Padre Livio che caccia prima Gnocchi e Palmaro, poi Roberto de Mattei, creando una sorta di piccolo “scisma” nel mondo di Radio Maria e dintorni, fra coloro che difendono a spada tratta il direttore e coloro che ne denunciano i cedimenti e minacciano di smettere di finanziare e seguire l’emittente.
Si potrebbe del resto pensare a un Benedetto XVI che, strappato a forza dal suo “buen retiro” e convocato a dare pubblica smentita alle voci sempre più dilaganti sulla invalidità della sua rinuncia (e pertanto sulla invalidità della elezione dell’attuale Papa Francesco), dinanzi alla questione (in sé assolutamente essenziale) del perché egli abbia mantenuto il titolo di “papa”, il nome che aveva da papa e l’abito bianco, non trova meglio da rispendere che al momento della rinuncia non v’erano altri abiti disponibili! Ma, se meditava la rinuncia da mesi, come egli stesso ha detto, e ha atteso la fine dei lavori per entrare nel suo nuovo appartamento, non avrebbe potuto farselo cucire nel frattempo un abito adatto? E dopo un anno, ancora non ha trovato il sarto? Che questa ridicola risposta venga dal più grande intellettuale vivente, nonché successore legittimo di Pietro, fa sorgere ovviamente il dubbio che essa sia ironica e al tempo stesso inquietante.
Si potrebbe pensare a quanto sta accadendo fra cardinali, alle affermazioni di Maradiaga contro Muller, e di Kasper sulla comunione ai divorziati. Ma ci sarebbe da pensare a un numero senza fine di situazioni incredibili, insostenibili, eretizzanti, al punto da far apparire evidente che la Chiesa – come dicono alcuni – sia senza nocchiero o abbia un nocchiero che vuole invertire la rotta.
In ogni caso, è a un passo dal baratro, e la presenza di due papi – uno vescovo di Roma, l’altro emerito; uno con un vestito bianco stile lenzuolo, l’altro con quello usuale degli ultimi pontefici – rimane forse il più grande mistero della storia della Chiesa fino ad oggi. Un mistero che non potrà ancora durare a lungo (e non solo per ragioni anagrafiche) e che lascia aperti esiti imprevedibili e forse scioccanti.
In realtà, si potrebbero riportare decine, centinaia, di situazioni simili che avvengono in ogni luogo vi sia la Chiesa, sia pubbliche che private, che dimostrano il sempre più crescente senso di disagio, o anche rabbia impotente, o perfino di ira, di un numero vastissimo di cattolici travolti dalla tragica realtà in cui viviamo e che si ritrovano dinanzi pastori che vengono a patti con i carnefici della Chiesa e della sua dottrina, che tradiscono ogni giorno il Fondatore di essa e il loro mandato e quindi i loro fedeli. Vogliamo fare l’elenco delle bestemmie, eresie, degli scandali liturgici e morali, delle pagliacciate indegne, che i pastori odierni dicono e commettono impunemente ogni giorno, da anni, da decenni? Più esattamente da circa cinquant’anni? Non si finirebbe più.
Vogliamo ricordare che se esiste un ordine nella Chiesa che si comporta con dignità, onore e fedeltà, ebbene, quello è l’ordine che viene combattuto e distrutto?
In realtà, bisogna ormai ammettere che stiamo vivendo i giorni della sovversione di ogni ordine e valore. Al di fuori della Chiesa, la situazione è al disastro finale: sesso e pedofilia insegnati ai bambini nell’età più tenera (il problema dell’educazione sessuale nella scuola è ormai un “bel” ricordo del passato), l’eutanasia dei fanciulli “difettosi” in Belgio, l’omosessualismo trionfante e imperante, al punto da iniziare a chiedere pubblicamente corsi di rieducazione per omofobi impenitenti, sono solo alcuni fra i più eclatanti e tragici aspetti di un mondo che precipita alla rovina collettiva, senza che la Chiesa sappia come arginare anche solo un poco quanto accade.
Per non parlare della situazione economica, del disastro dell’euro e del totalitarismo europeista, fino all’invasione immigrazionista e alla violenza islamista e a quanto oggi sta accadendo a livello internazionale, specie in Ucraina, ma non solo.
Tutto questo causa ogni giorno di più (e ogni giorno futuro sarà sempre peggio) una spaccatura ormai irrecuperabile all’interno della cristianità, fra coloro che autodefinendosi “adulti” e “ottimisti” si “convertono” di fatto alla Rivoluzione sovversiva che avanza, fra coloro che fanno finta di non vedere (o perché non capiscono, o perché hanno paura di capire o perché presi dal mondo stanno precipitando beatamente con esso) e coloro che invece non ce la fanno più a far finta di non vedere e in maniera esponenzialmente crescente si stanno ribellando alla perdizione generale. Questi ultimi, minoranza agguerrita, non riescono più a tacere dinanzi a un clero traditore o vile o troppo prudente, fino ad arrivare ai più alti livelli della gerarchia, sempre pronto a chinare il capo dinanzi alla sovversione, quando a non passare direttamente dalla sua parte.
Costoro, non sono potenziali sette eretiche. Qualcuno sarà pure eretico e settario, ma la stragrande maggioranza è solo sofferente perché ama la Chiesa e la Verità. Sono i giorni della perdizione generale, e quindi sono i giorni della scelta, per ognuno di noi. E se i pastori non guidano la scelta, o addirittura se scelgono di stare con i lupi, ebbene, i laici hanno il diritto e il dovere della legittima difesa. V’è il magistero della Chiesa, v’è la grazia di Dio, v’è il Vangelo, v’è la Madre di Dio che non abbandona i suoi figli, e vi sono anche tanti pastori ed ecclesiastici che pur nel silenzio e nell’isolamento rimangono fedeli a Cristo e alla Chiesa di sempre. Pertanto, è più che legittimo, è doveroso, che i laici scendano in guerra. Se non ora, quando (per parafrasare le femministe)? A mali estremi, estremi rimedi.
La stragrande maggioranza degli uomini di oggi continua a vivere impegnata nella propria carriera, nei propri guai e problemi, nei propri divertimenti, come se nulla di tutto questo stesse accadendo. Come se non fosse vero o non fosse importante che governi maledetti hanno fatto editare libri per bambini in età tenerissima dove si spiega la masturbazione e la nromalità dei rapporti omosessuali. Vivono come se pensassero di farla franca, e giudicando stupidi o rompiscatole coloro che invece denunciano l’arrivo dei greci sulle coste di Troia.
Forse nella vita non v’è ruolo più ingrato di quella di Cassandra, presa per pazza o per stupida o comunque per rompiscatole, e anzitutto dai troiani. Il fatto però è che i greci poi sono arrivati…
Anche Noè per decenni fu deriso da tutti perché avvisava della catastrofe e perché costruiva l’arca. Poi però cominciò a piovere…
Oggi le Cassandre e i Noè sono tanti grazie a Dio, e vanno ogni giorno crescendo di numero, segno inequivocabile sia della follia dei tempi presenti che sveglia molti, sia del sentimento diffuso ormai che questa follia ci sta precipitando alla resa dei conti. Ma rimangono pur sempre un numero infimo rispetto alla totalità della umanità odierna, e questo è vero sia quantitativamente che qualitativamente.
Eppure, costoro esistono come detto e aumentano. È a costoro che vorrei rivolgere un invito.
Il rischio che corriamo (oltre a quello che il mondo non ci creda o magari ci creda e quindi ci isoli e perseguiti: nel primo caso, peggio per i troiani e per coloro che deridevano Noè; nel secondo, buon per noi, perché ci stanno costruendo un autostrada per il paradiso) è quello della divisione interna, della dispersione fra i meandri dei tentativi di spiegazione della follia odierna, dello scontro in nome di princìpi giustissimi ma che raramente vengono poi applicati e pensati in base alla realtà quotidiana così come essa si presenta. Il rischio è quello di continuare a disquisire sempre e solo su Medjugorie, Papa Francesco, Putin, fascismo o controrivoluzione, occidentalismo o antioccidentalismo, USA sì USA no, ecc., senza arrivare mai a soluzioni veramente condivise e quindi trascinanti e unificanti. Non perché –sia chiaro – tali questioni non siano importanti: sono anzi assolutamente essenziali, specie quelle concernenti la Chiesa e il Papato. Ma perché nessuno ha la prova schiacciante e oggettiva della propria ragione. E anche se ritiene di averla, deve ammettere che gli altri comunque non gliela riconoscono.
Sono i giorni della follia e del caos, i giorni delle tenebre. Richiedono pertanto un surplus di equilibrio, serenità, profondità di ragionamento e pensiero, perfino di educazione direi.
Allora, utile è invece unirci sui punti certi, immediati, oggettivi, perché già questi, da soli, valgono mille battaglie. Quali sono?
Ovviamente tutte le questioni bioetiche e morali: difesa della vita dal concepimento alla morte naturale, difesa del matrimonio sacramentale e di diritto naturale, lotta senza se e ma contro l’aborto e l’eutanasia, difesa della morale pubblica e dei nostri poveri bambini sotto attacco mortale delle potenze dell’inferno (e non si esagera con questa espressione), resistenza totale e lotta comune contro l’omosessualismo, il pedofilismo, la bestialità, ecc. Riproposizione dei valori tradizionali che hanno reso grande la Cristianità, come la verginità, la castità, la laboriosità, la fratellanza in Cristo, la bellezza della natura come dell’arte, le tradizioni lavorative e civili popolari, ecc.
Guerra senza quartiere alla finanza internazionale, allo strapotere delle banche e all’euro, che ci hanno ridotto alla miseria e che hanno come scopo ultimo quello della distruzione della civiltà cristiana e umana; lotta senza quartiere contro le lobbies massoniche e sinarchiche, fautrici della repubblica universale e del mondialismo anarchico e sovversivo, dell’egualitarismo gnostico e immorale; difesa della Fede pubblica, della Chiesa e dei cristiani, della tradizione spirituale, culturale, civile e anche etnica dell’Europa cristiana.
Tutto questo vi sembra poco per essere uniti? Vogliamo aggiungere la doverosa riscoperta del valore della monarchia cristiana come risoluzione al repubblicanesimo sovversivo ed egualitario? La riproposizione dell’immensa e meravigliosa eredità civile, politica, culturale e artistica dell’Occidente cristiano e soprattutto dell’Italia? Vogliamo ricordare la necessità di riscrivere completamente i libri di storia e la storia stessa della Chiesa e della Cristianità? Il dovere morale che abbiamo di onorare tutte le vittime della Rivoluzione gnostica ed egualitaria di tutti i tempi e luoghi?
Non è che il nemico avanza. Non è che il nemico alle porte. Il nemico è davanti a noi con le fauci spalancate. Per usare le metafore precedenti, potremmo dire che il nemico è già uscito dal cavallo e sta facendo stragi di tutti i troiani e noi perdiamo tempo a discutere se Priamo era legittimo re o meno, se Cassandra era pessimista o se invece bisogna essere ottimisti, mentre Ulisse e soci danno fuoco alla città. Oppure, potremmo dire che sono già giorni che piove, e non vuole smettere, e noi discutiamo su l’indirizzo ideologico da dare all’arca…
Il nemico si è preso i nostri soldi, la nostra patria (l’Italia non esiste più: vi è ancora qualcuno che non se n’è accorto?), il nostro lavoro (il 50% dei giovani della Repubblica fondata sul lavoro è senza lavoro), le nostre capacità, la nostra cultura, la nostra libertà, e ora si vuole prendere i nostri figli per darli in bocca agli orchi e lo fa con l’appoggio dei nostri pseudo governanti e anche, ormai, di molti dei nostri pseudo pastori, complici silenziosi dell’obbrobrio. E noi ci preoccupiamo di pastori che sono passati con i lupi? Ci preoccupiamo di scomunicarci a vicenda al posto di Dio? Ci preoccupiamo se Renzi può fare qualcosa di buono?
Dobbiamo ogni giorno, senza sosta, seguire l’esempio di Cassandra e Noè. Cassandra però, figlia del mondo classico e pagano, è caduta schiava nei giorni della distruzione di Troia, perché era senza la grazia e non ha retto alla disperazione e alla violenza. Noè invece, ricco della grazia di Dio, si è salvato dal diluvio ed è diventato un nuovo Adamo per l’umanità. E chi lo derideva è annegato nelle acque della purificazione generale.
Questo è l’ora delle tenebre (Lc, 19,22). E sotto la Croce v’era solo chi amava Gesù più di se stesso: sua Madre, il più eccelso degli uomini, la peccatrice redenta dall’amore senza confini. Tutti gli altri, compreso Pietro, erano spariti, nell’ora delle tenebre. E, sotto la croce, un laico, romano, bagnato dall’acqua del costato di Cristo, cadde in ginocchio convertendosi alla Verità e al Bene supremo.
Stiamo uniti sotto la croce insieme a Maria Santissima e lottiamo ogni giorno contro il mondo intero appoggiandoci alla Sua forza senza confini, perché Lei è la Regina del Mondo e tutto possiamo in Lei e in Colui che ha vinto il mondo.
Bando alle polemiche senza soluzione e invito tutti ad essere uniti e a combattere insieme. È tempo di unirci, anche materialmente e concretamente, perché l’unione fa la forza. È tempo di organizzarci e muoverci uniti. Fino alla vittoria.
Massimo Viglione http://www.ilgiudiziocattolico.com/1/259/i-giorni-di-cassandra-e-no%C3%A8.html |
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