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domenica 30 marzo 2014

Sfide tra docenti e papi

Modernismo, aborto, opzione per i poveri Sfide tra docenti e papi 

Le relazioni tra chiesa cattolica e università sono da sempre ambivalenti. Anche se non vi è documentazione certa, le università sono probabilmente sorte intorno al XII secolo come sviluppo autonomo delle scuole istituite presso le chiese cattedrali. Il primo intervento pontificio documentato risale al 1219, quando Papa Onorio III sancì il diritto dell’Università di Bologna di rilasciare il titolo di «doctor» (ovvero di docente , dal latino docere).
In cambio della concessione di simili privilegi, i papi esercitarono un certo controllo sulle università più prestigiose, in genere attraverso il vescovo locale; il più celebre conflitto tra l’autorità ecclesiastica e il mondo universitario medioevale risale al 1277, quando Papa Giovanni XXI sollecitò al vescovo di Parigi, Stefano d’Orleans, l’indagine che portò alla condanna della Facoltà delle Arti parigina e dei suoi professori, tra cui Tommaso d’Aquino, peraltro già morto da qualche anno e proclamato santo nemmeno cinquant’anni dopo, nel 1323.
Papa Eugenio IV istituì nel 1431 un ufficio che vigilasse sulla Sapienza di Roma, università fondata nel 1303 da Bonifacio VIII; la curia disegnata da Sisto V nel 1588 prevedeva una congregazione per questo scopo, e ribadiva l’antico patronato pontificio sulle università di Parigi, Bologna, Salamanca,e ancora su Oxford, pur se la chiesa d’Inghilterra era ormai separata da Roma. La congregazione fu sciolta da Clemente X (1670-1676), dato che le università risultavano sempre più inserite nei meccanismi amministrativi degli Stati nazionali, secondo una tendenza poi accelerata dalla Rivoluzione francese e Napoleone.
Solo nei Paesi di area germanica le facoltà di Teologia, cattoliche o protestanti, vennero mantenute in vita all’interno degli atenei statali, riconoscendo ai vescovi locali il diritto di concedere o revocare il titolo di «cattolico» all’insegnamento dei singoli docenti. Il caso più celebre di revoca è quello che nel 1979 ha riguardato Hans Küng, che poté comunque proseguire la sua attività, ma al di fuori della facoltà di Teologia cattolica dell’Università di Tubinga.
Negli altri Paesi, nel corso dell’800 iniziarono a nascere università «cattoliche» nel senso corrente
del termine, istituzioni che si richiamano alla tradizione e all’insegnamento della Chiesa, pur
integrandosi a pieno nei diversi sistemi formativi nazionali. Nel 1835 l’Università cattolica di
Lovanio fece rivivere quella fondata nel 1425 da Papa Martino V e Giovanni di Borgogna,
soppressa nel 1797. Seguirono Dublino nel 1852, e nel 1875 le cinque francesi (Parigi, Angers,
Lilla, Lione, Tolosa), che per legge non possono chiamarsi Università, bensì Institut Catholique, pur rilasciando titoli riconosciuti dallo Stato.
Oggi le università cattoliche sono circa 200, riunite in una federazione internazionale (Fiuc), e
comprendono istituzioni di diretta emanazione pontificia (prevalentemente a Roma), promosse da
ordini religiosi o episcopati nazionali, o da enti di altro genere (come nel caso della Cattolica di
Milano, il cui originario nucleo fondatore è rappresentato da una fondazione, l’Istituto Toniolo).
Il tentativo di mettere l’insegnamento impartito in questi atenei al passo con i progressi scientifici
più recenti determinò quasi subito una frattura con le istituzioni centrali della Chiesa cattolica.
All’inizio del ’900, la condanna del modernismo, ovvero dell’uso di metodologie storico-critiche
per l’indagine sui testi e sui fenomeni religiosi, comportò la rimozione di numerosi docenti, tra cui lo storico Alfred Loisy dall’Institut Catholique di Parigi e il biblista Pierre Batiffol, che era rettore a Tolosa.
Nel 1908 Pio X affidò a una apposita congregazione della Curia il compito di vigilare, oltreché sui seminari, sulle università cattoliche; due anni dopo, introdusse l’obbligo del giuramento
antimodernista per i loro professori, determinando un potenziale conflitto con le legislazioni dei
Paesi che garantivano la libertà d’insegnamento anche negli atenei non statali, tanto che in
Germania ne furono esentati i docenti delle facoltà di teologia cattolica. Dopo alterne vicende, il
giuramento venne definitivamente cancellato da Paolo VI nel 1966. Di lì a poco, si aprì un nuovo
fronte, legato agli sviluppi della teologia della liberazione in America Latina. L’Università cattolica di Lima, fondata nel 1917, è stata al centro di un lungo conflitto con il vescovo della città, che ne è
formalmente il cancelliere; questi aveva richiesto la modifica degli statuti dell’Ateneo per poter
sedere nell’organo direttivo, ricevendo un diniego da parte delle autorità accademiche, a tutela della propria autonomia; nella vicenda ha giocato un ruolo anche l’orientamento progressista dell’ateneo peruviano, il cui docente più celebre è stato un esponente di spicco della teologia della liberazione, Gustavo Gutiérrez, peraltro mai direttamente condannato, a differenza di Leonardo Boff, sospeso nel 1985 dall’insegnamento nell’Istituto teologico francescano di Petropolis in Brasile. Nonostante l’intervento del Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, Gerhard Müller, a favore dell’università di Lima, la segreteria di Stato vaticana nel luglio 2012 le ha revocato i titoli di «Pontificia» e «Cattolica».
Il 30 gennaio scorso, Papa Francesco ha ricevuto i vertici dell’Università di Notre Dame, la più
grande università cattolica degli Usa, fondata nel 1842 dai sacerdoti della congregazione
missionaria francese della Santa Croce; l’università è stata oggetto di aspre critiche per la
concessione della laurea honoris causa al presidente Obama, promotore della legge che obbliga le
assicurazioni sanitarie a offrire copertura per l’interruzione della gravidanza; critiche rinnovate per la decisione dell’ateneo di aderire alla giornata contro l’omofobia e le discriminazioni, nonché di
istituire un «centro per le relazioni di genere» rivolto agli studenti. In questo caso, però, il vescovo di Roma ha raccomandato «che l’Università di Notre Dame continui a offrire la sua indispensabile e inequivocabile testimonianza (…) della sua fondamentale identità cattolica, specialmente di fronte ai tentativi, da qualsiasi parte essi provengano, di diluirla».
di Marco Rizzi
in “la Lettura” - Corriere della Sera - del 30 marzo 2014
http://www.finesettimana.org/pmwiki/uploads/Stampa201403/140330rizzi.pdf

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