ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 8 marzo 2014

Vivere senza menzogna


Vivere senza menzogna è il titolo di un celebre appello di Aleksander Solgenitsin, apparso nel 1973, all’indomani del suo arresto da parte del KGB. Il dissidente russo denunciava in quello scritto l’Arcipelago Gulag, fondato sul crimine e sulla menzogna, esortando a combatterlo con l’arma invincibile della verità. La verità vince sempre quando riesce ad esprimersi apertamente. La menzogna prevale solo se riesce a soffocare la verità e per farlo ha bisogno della manipolazione delle menti e delle coscienze.

Se ieri il comunismo imponeva la menzogna con la violenza, oggi il relativismo occidentale, la alimenta e la diffonde attraverso un sofisticato sistema mass-mediatico, controllato da lobby ideologiche e finanziarie. Una ragnatela di menzogne avvolge e soffoca oggi il mondo. Basti pensare alla colossale frode dell’evoluzionismo, inculcato fin dalle aule scolastiche, malgrado nessuno scienziato serio vi presti credito. Altrettanto macroscopica è la menzogna dell’euro, difeso ad oltranza da tutti i governanti europei, nonostante i disastri che ha provocato. Non meno gravi sono le menzogne che corrono in campo ecclesiastico, a cominciare dalla dogmatizzazione del Concilio Vaticano II, presentato come la “nuova Pentecoste” nella vita della Chiesa, benché ad esso sia seguita, negli ultimi cinquant’anni, una devastante crisi religiosa.
La menzogna si afferma quando si cessa di predicare la verità. Ma la domanda di Pilato, risuona ancora nella società relativista: «Che cos’è la verità» (Gv. 18, 38)? La risposta, ieri come oggi, è una sola: la verità è Dio, al di fuori del quale tutto è errore e menzogna. Dio è la verità per essenza, perché da Lui discende ogni conoscenza vera, ma anche perché, essendo il Creatore dell’universo, è la fonte della verità di ogni cosa. Da Dio ogni creatura ha ricevuto la verità del suo essere e il conoscere non è altro che la conformità del giudizio della mente alla oggettiva verità del reale. Il nostro giudizio può essere vero o falso, dice il filosofo Josef Pieper, le cose invece sono sempre e soltanto vere, mai false. O l’idea che ho della realtà è conforme ad essa, oppure costringo la realtà a piegarsi all’idea che di essa mi faccio. E' ciò che hanno fatto i totalitarismi del XX secolo: hanno voluto obbligare la realtà dell’uomo a modellarsi alle loro deformi ideologie. Il risultato è stato catastrofico per l’umanità intera.
Gesù Cristo, Verbo divino, è come Dio, la piena e assoluta verità. Egli porta sulla terra la verità del Cielo. «Sono nato e sono venuto al mondo – dice a Pilato – per rendere testimonianza alla Verità» (Gv. 18, 37). La verità che Gesù Cristo testimonia ed annuncia è la Parola di Dio, che è raccolta da due canali: la Sacra Scrittura e la Tradizione della Chiesa. Questa verità non è di origine umana, ma divina, perciò, afferma il Signore, «chiunque è della verità ascolta la mia voce» (Gv. 18, 37).
Gesù ha detto di sé «Io sono la via, la verità e la vita» (Gv. 14, 6). La Chiesa cattolica, apostolica e romana, da lui istituita, è l’unica che, come il suo fondatore, conduce alla verità e attraverso la verità dona ai suoi fedeli la vita eterna. Nell’enciclica Humanum Genus del 20 aprile 1884, Leone XIII descrive il campo di battaglia dell’umanità in due campi diversi e nemici tra loro: «l’uno dei quali combatte senza posa per il trionfo della verità e del bene, l’altro per il trionfo del male e dell’errore». Il primo è il regno di Dio sulla terra, cioè la vera Chiesa di Gesù Cristo, il secondo è il regno di Satana. Questi due regni, simili a due città che con leggi opposte conducono ad opposti fini, hanno, secondo sant’Agostino, il loro principio generatore in due amori: l’amore di sé fino al disprezzo di Dio e l’amore di Dio fino al disprezzo di sé (De Civitate Dei, lib. XIV, c. 17).
I seguaci del male non usano solo la persecuzione, ma anche l’arte infernale della seduzione. Per allontanare gli uomini dalla verità, il demonio lascia credere loro che sia possibile accomodarla ai valori mondani, come le ricchezze e il potere, rinunciando a professarla con un amore intransigente ed esclusivo. è quanto accadrà alla fine del mondo quando, per la loro infedeltà e per i loro peccati, Dio permetterà che molti siano conquistati da errori seducenti (Mt. 24, 24). Nella seconda lettera ai Tessalonicesi san Paolo scrive che negli ultimi tempi molti si perderanno «per non avere accolto l’amore della verità che li avrebbe salvati» (II Tess. 2, 10). Nella stessa lettera l’apostolo ammonisce: «Dunque o fratelli state saldi e rimanete fedeli nelle verità tradizionali nelle quali foste ammaestrati sia a viva voce che per lettera» (2, 15).
Il relativismo è la filosofia di vita di chi si comporta come se non esistesse alcuna verità o principio assoluto. Il criterio di giudizio e di azione sono le opinioni, gli interessi, i desideri, in ultima analisi la volontà del singolo. Sotto questo aspetto il relativismo non è l’opposizione ad una determinata verità, ma è la negazione, di principio o di fatto, dell’idea stessa di verità e in questo senso è un radicale ateismo. Ma la verità è negata anche dal pragmatismo, l’atteggiamento di chi, pur senza negare la verità, la cerca nei risultati della sua azione. Alla verità contemplata si sostituisce quella praticata, concepita in funzione della sua efficacia e del suo successo.
Perfino gli uomini di Chiesa, che dovrebbero essere i portatori per eccellenza della verità, sembrano aver abbandonato la loro missione di annunciare la verità nella sua integrità e nella sua purezza. Molti di essi più che della verità che dovrebbero annunciare, si preoccupano dell’esito pratico di questo annuncio. I diritti non negoziabili della verità sono piegati alle esigenze mutevoli dell’uomo contemporaneo. Dio viene impercettibilmente rimosso. Il baricentro si sposta. La religione di Dio diviene religione dell’umanità. Eppure, nell’enciclica Mit brennender Sorge del 14 marzo 1937 con la quale condannava il nazionalsocialismo, Pio XI afferma che «il primo e il più ovvio dono di amore del sacerdote al mondo è di servire la verità, tutta intera la verità, smascherare e confutare l’errore, qualunque sia la sua forma o il suo travestimento. La rinunzia a ciò sarebbe non solo un tradimento verso Dio e la vostra santa vocazione, ma un delitto nei riguardi del vero benessere del vostro popolo e della vostra patria».
La verità, che è Dio, va servita indipendentemente dalle conseguenze che può avere su di noi o, più in generale, per la società, sul piano politico, economico o religioso. Chi ama la verità deve essere pronto ad andare contro i propri interessi, a soffrire e se necessario a perdere la vita per testimoniarla. Dobbiamo professare e vivere integralmente la verità del Vangelo. Vivere senza menzogna significa vivere nella verità. Vivere nella verità vuol dire applicare tutti gli sforzi a conoscerla e ad amarla. L’amore per la verità è amore di Dio e per amare Dio bisogna amare e osservare tutta sua legge. Nella lotta e nella difesa della legge divina e naturale si manifesta non solo il nostro amore a Dio, ma anche il nostro amore al prossimo, che ha bisogno di essere aiutato con il pane della verità. è questa la beneficenza più preziosa che possiamo fare. Dare la verità al prossimo significa infatti dargli Gesù Cristo. è Lui che dona, attraverso di noi, ma è anche Lui che riceve, perché ci ha detto: «In verità vi dico, ogni volta che avrete fatto questo a uno dei miei più piccoli, è a me che l’avete fatto» (Mt. 25, 49). 
Roberto de Mattei

(Fonte: dalla rivista RADICI CRISTIANE - n. 92 - Marzo 2014)

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