ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 9 aprile 2014

Cattolicesimo Romano

Intervista al Prof. Enrico Maria Radaelli
sulla crisi dottrinale nella Chiesa cattolica,
causata dal concilio Vaticano II



Nato a Lugano nel 1905, morto nel ‘97, Romano Amerio è stato un pensatore libero, acuto e controcorrente.

Oltre all’edizione critica degli scritti di Tommaso Campanella, agli studi su Epicuro, Dante Alighieri, Giordano Bruno, Paolo Sarpi, Cartesio e Giacomo Leopardi, ha approfondito le Osservazioni sulla morale cattolica di Alessandro Manzoni. Soprattutto, ha guardato con lucidità e disincanto all'evoluzione della Chiesa, individuandone la crisi, tracciando una strada per superarla e ribadendo con forza il primato della verità sull’amore.

Enrico Maria Radaelli è il curatore unico dell’opera di Amerio. Docente di Filosofia dell’Estetica e direttore del Dipartimento di Filosofia dell’Estetica all’International Science and Commonsense Association (ISCA, Roma), ha collaborato per tre anni alla cattedra di Filosofia della Conoscenza (sezione Conoscenza estetica) della Pontificia Università Lateranense.


Guardiamo alla Chiesa cattolica odierna, ben oltre il postconciliarismo vaticanosecondo, e all’eredità (pensante e pesante) di Romano Amerio: sono possibili incontri ravvicinati o parliamo di due mondi diversi, distanti, incomunicabili?

È vero. È la domanda che da qualche anno ci poniamo in tanti tra i fedeli legati alla Fraternità San Pio X. Ed è la domanda a cui aveva già risposto la stessa Fraternità in occasione del Capitolo generale del 2006: «i contatti che essa mantiene sporadicamente con le autorità romane hanno per unico scopo di aiutarle a riappropriarsi della Tradizione che la Chiesa non può perdere senza rinnegare la propria identità, e non la ricerca di un vantaggio per se stessa, o di giungere ad un impossibile “accordo” puramente pratico».
Stranamente, otto anni dopo, siamo ancora alle prese con i problemi sorti dal tentativo di un “accordo puramente pratico”. Sembrerebbe inspiegabile.

La prima risposta è evidente: Certo, il pericolo è grande e reale, noi ne siamo tutti coscienti e l’abbiamo sempre detto ed anche esplicitato. È facile riferirsi a tutti gli studii che abbiamo fatto sul Concilio, il nuovo catechismo, Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II, tra gli altri. È evidente che se non è ancora intervenuto alcun «accordo», come ha chiaramente detto Mons. Fellay è perché non vogliamo sottometterci incondizionatamente ad un’autorità di cui non siamo sicuri che ci voglia bene e ci permetta di continuare a servire la Tradizione e la Chiesa, senza costringerci ad accettare il Vaticano II senza discussione.

«Pio X, in Notre Charge Apostolique, affermava orgogliosamente che chi riposa la sua fede sulla Tradizione è, semplicemente, un cattolico. Oggi la voragine che distanzia chi professa questa pur doverosa prospettiva di fede e chi viceversa chiede a costui che senso ha ancora tale prospettiva è più larga di quella che invece dovrebbe esserci e che non so bene quanto ancora ci sia tra un credente e un non credente, come si rileva da un’osservazione di Papa Bergoglio alla fine dell’intervista concessa a “Papa” Scalfari: “Questo - diceva in quell’occasione - è il mio pensiero sull’Essere. Le sembra che siamo molto distanti?”. Chi sa se il Papa avrebbe lo stesso anelito di comunione, oggi, con un Amerio, con un de Mattei, con uno Gnocchi, con un Padre Lanzetta…».


Allora ritiene che Iota unum sia un’opera di lettura obbligatoria per ogni cristiano, da consigliare anche ai cosiddetti “cattolici adulti”?

«Iota unum è un libro difficile. Obbligarne la lettura no, naturalmente, ma consigliarla a chi vuol capire meglio dove si trova la Chiesa oggi sì. Ma ci vuole un sussidio, a tale lettura, perché da solo, quel libro, non si spiega: i suoi tesori ci sono, ma sono nascosti, specie a chi oggi non ha più chiari, in sé, i cippi orientativi della verità. Forse l’Autore sarebbe stato più ascoltato se avesse avuto modo di estrinsecare alcuni pochi punti salienti, alcune linee guida teoretiche, da ciò che poi sarebbe stato il loro sviluppo e il loro naturale svolgimento nella prassi, amplissimi, ma che forse potrebbero non dare al lettore immediatamente la chiarezza della sua situazione».

Occorre un bignamino?

«L’edizione Lindau, con la mia Postfazione, ritengo che assolva alla necessità del lettore di capire qual era per Amerio il punto nodale della problematica nata a suo avviso con il concilio Vaticano II, quale l’orizzonte in cui Amerio colloca la teologia da lì germinata, perché mi faccio premura, lì, di segnalare lo snodo principale del libro, ciò che Amerio chiama appunto “la dislocazione della divina Monotriade” (pagina 315), che è il sopravvento dell’amore sulla verità, la detronizzazione del Logos da parte della carità, che è lo stesso che dire della libertà o della volontà, è lo spodestamento della teoria e l’intronizzazione della prassi, dell’atto, secondo le più sognanti aspettative del Liberalismo e del Modernismo».

Ma le “variazioni” ecclesiastiche che lo studioso luganese ha brillantemente notato e analizzato sono state a suo giudizio corrette, si sono fermate, continuano?

«Le “variazioni” dottrinali delineate da Amerio in Iota unum non è facile capire subito che sono variazioni “formali”, ossia variazioni non su un singolo punto, o su un altro, della dottrina, come poteva essere riconoscere a Cristo la natura umano-divina nel 325 a Nicea o il primato e l’infallibilità del Papa nel 1860 col Vaticano I, ma variazioni della forma stessa con cui ogni punto magisteriale è proposto, insegnato, e poi accettato e praticato dai Pastori e dai fedeli nella Chiesa. Sono variazioni della forma della Chiesa e del suo insegnamento, che dalla certezza e dalla garanzia ricevute dal grado dogmatico di magistero - sua spina dorsale per duemila anni -, con il concilio Vaticano II i Pastori riterrebbero invece sufficiente mantenere al grado pastorale, grado, questo, nel quale l’infallibilità e l’indefettibilità dell’insegnamento prodotto non ricevono quella certezza e quella garanzia assolute che invece ricevono dal grado dogmatico, e delle quali si abbevera la Chiesa e tutti i suoi fedeli e gli stessi suoi Pastori».

Le conseguenze quali sono?

«Questa degradazione, o de-dogmatizzazione (Antonio Livi), oipodogmatizzazione (Brunero Gherardini), non sono suggellate da nessuna decisione formale, perché ciò sarebbe contrario allo spirito stesso che regge la Chiesa, ma vengono mantenute nello stato ibrido di una “pastoralità” di massima, in una “terra di mezzo” dove anche le decisioni più importanti - per esempio quella di Paolo VI sulla contraccezione come insegnata dallaHumanae vitae, o quella di Giovanni Paolo II sull’inammissibilità del sacerdozio femminile in Ordinatio sacerdotalis - non sono suggellate dalla forma dogmatica che pur potrebbero/dovrebbero ricevere in qualità di dottrine (e nemmeno vengono spiegate e garantite aleticamente nei fondamenti teoretici su cui pur dovrebbero basarsi), perché il Magistero, dopo il Vaticano II, come aveva osservato Amerio in quelle pagine, aveva scelto, da allora, di non più scegliere, ma solo di praticare».

Si procede allo stesso modo?

«Questa scelta molto informale - restare informalmente nell’informalità invece che nella formalità, nel grado pastorale invece che nel dogmatico, è a tutt’oggi persistente e anzi è condotta dall’attuale Pontefice alle sue estreme conseguenze, come ho modo di illustrare ampiamente nel mio La Chiesa ribaltata, in uscita nei prossimi primi di maggio per i tipi dell’EditriceGondolin, appoggiata a Fede&Cultura, Verona, proprio a partire da quelle fondamentali considerazioni metafisiche di Romano Amerio: la dislocazione Monotriadica si rivela il cuore dell’attacco odierno alla Chiesa, il nucleo del sovvertimento formale che dicevo, e che, come docente di filosofia della conoscenza ‘estetica’, nel saggio che ora ho segnalato mostro come possa svolgere il sovvertimento delle essenze in modo, appunto, “formale”».

Frequentando assiduamente i testi di Amerio, vede quindi la Chiesa smarrita o incamminata in una direzione precisa?

«Dalle coordinate che offre Amerio, specie alle pagine 27-28 di Iota unum, editrice Lindau, allorché il Luganese ricorda che esiste una “Legge della conservazione storica della Chiesa”, legge che dice che “la Chiesa non va perduta nel caso non pareggiasse la verità, ma nel caso perdesse la verità” (neretti dell’Autore), ecco, da tali coordinate possiamo capire che la direzione presa dalla Chiesa nel Vaticano II, direzione tenuta costantemente, se pur con vari passi, in questi cinquant’anni che ci separano dal Vaticano II, ora accelerata da Papa Bergoglio, è sempre stata la medesima, di voluto e ricercato “smarrimento”, se con ciò si intende una voluta e ricercata fallibilità di magistero (che però si vuol far passare per infallibile), una ipodogmatizzazione, in pratica un’anarchia, insomma, che sarà spinta fino alla casuistica, alla prassi interpretativa del “caso per caso”, per esempio sui temi etici tanto sbandierati dal cardinale Kasper, alter ego di Papa Bergoglio. Come mostro nel mio libro, si sta adombrando una “Chiesa di sabbia”, in luogo della Chiesa fondata su Pietro, sulla Pietra stessa che è il Cristo-Dogma, e il dogma, una volta riconosciuto e rispettato come origine e fondamento della Chiesa, oggi è sgradito dalla Chiesa come un cane morto».

Esistono pressioni in questo senso?

«L’intenzione della maggioranza dei Pastori della Chiesa è quella di rompere ilKatéchon del Logos, della Legge divina, però - e questo è il punto più sottile di tutta la disamina di Amerio (e in verità non espresso esplicitamente, ma chiaramente desumibile, questo sì, dalle parole citate), senza dar mostra di farlo, come avvenne cinquant’anni fa formalizzando a ‘pastorale’ un concilio che avrebbe dovuto invece essere aperto e condotto al grado dogmatico, e questo avrebbe dovuto per le gravi spinte dottrinali che premevano al momento da parte del Liberalismo con il Modernismo sempre più camuffato e pericoloso, e allora anche da parte del Comunismo, spinte oggi ancor più aggressive, nella componente rimasta vivissima, come si vede dappertutto, del Liberalismo, penetrato nella Chiesa e salito ora al Trono più alto».


Perciò è in atto una specie di tattica segreta? Si può arginarla?

«La formalizzazione di questa linea non può avvenire se non nascondendola con quella che Amerio vedeva come sotterranea “dislocazione della divina Monotriade”. La sua sconfitta si può avere solo con il ritorno della Chiesa all’ambienza dogmatica, come sempre è stato, e all’asservimento del magistero pastorale al magistero dogmatico, il solo che può rinverdire la terra di vera carità, di vero amore, di vera libertà, quindi di vera civiltà, fatta di gioia, di futuro, di sogni anche, garantiti e assicurati dalla sicurezza di trovarsi nella verità dell’essere che solo il Dogma, la Rivelazione, cioè Cristo, a tutti coloro che lo accolgono offre. Infatti “l’amore, non passando per il Logos, ma precedendolo, non è più amore vero, ma, come spiega san Bernardo a Guglielmo di Saint-Thierry, del tutto surrettizio” (La Chiesa ribaltata, pagina 206)».

Intervista condotta da Léon Bertoletti e pubblicata sul suo sito: LBreport



http://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV782_Radaelli_Intervista_aprile_2014.html

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