SAN PIOVRONE
È parte integrante della nostra Fede Cattolica la sua continuità perfetta nel tempo attraverso la Santa Chiesa, di modo che i fedeli ricevano la Dottrina divina, integra e pura come direttamente da Nostro Signore Gesù Cristo. Ciò include tutte le attività ecclesiali, dalla confezione dei santi Sacramenti alle interpretazioni della Parola, attraverso il Magistero dei Papi e dei Concili.
  
Perciò è sempre stato dichiarato dai Pontefici, nella loro veste di rappresentanti del Signore in caso di dubbio, quanto è pure ovvio riguardo alla fedeltà escludente manipolazioni umane. E ciò è la base del Diritto Divino nella Chiesa, nella cui difesa i Pontefici e ogni autorità cattolica si deve impegnare, santificando il suo operato in Nome del Redentore. Nel senso di questa continuità citiamo la BollaExecrabilis’ (1460) del Papa Pio II definendo: “qualsiasi concilio convocato per effettuare cambiamenti drastici nella Chiesa è decretato in anticipo invalido e annullato”.

Ciò si estende naturalmente a quanti eletti papi per imporre, coperti d’aspetto «apostolico», mutazioni travestite da «aggiornamenti» ai nuovi tempi.
Si tratta, quindi, di elezione nulla, pur con l’assenso di tutti i cardinali, come definito dalla Bolla ‘Cum ex apostolatus’ di Papa Paolo IV (1559).

La scelta dell’uomo con condizioni per essere Papa spetta alla Chiesa, rappresentata dai cardinali. Ma la validità del suo potere, conferito direttamente da Dio, dipende dalla sua fede cattolica, escludente ogni negoziato con i suoi oppositori. Eppure, oggi, si sa con certezza, che questa mutazione modernista, fu pattuita operata col Vaticano 2º, tanto allineato ai piani della Massoneria da far desumere che pure il conclave elettore di Roncalli, divenuto Giovanni 23 per indire tale «conciliabolo», era contaminato dai patti incriminati. Per dichiarare canonicamente invalidi tale conclave e concilio manca per ora l’autorità, anche se non mancano i loro frutti velenosi perché ogni cattolico li sappia obiettivamente condannati alla luce della Dottrina cattolica. Nel suo abbandono, seguì un degrado spirituale senza precedenti storici nel mondo. Eppure, Giovanni 23 e Giovanni Paolo 2º saranno questo mese «elevati alla gloria degli altari»! Come ammettere allora queste canonizzazioni dei «santi conciliari», già descritti pure come «anticristi in Vaticano»? Solo come una «elevazione» all’inverso, che solo conferma la continuità del degrado clericale, capace di canonizzare quanti sovvertono la fedeltà alla Parola di Gesù Cristo. Per fare un breve esempio della sovversione presente si pensi che il Signore è venuto per la conversione di tutti gli uomini, a cominciare da quelli del Suo popolo. Ma a questo popolo, che ha raggiunto oggi un enorme potere, la nuova chiesa conciliare vuol riconosce il favore di Dio, pur se negano la venuta e necessità di conversione al Redentore, Seconda Persona della Trinità Divina, inviata dal Padre per la salvezza degli uomini. Si tratta perciò di una clamorosa inversione nella Fede messa in atto proprio da quando ci sono tali «santi padri conciliari», da Roncalli ai successori.
Il primo di essi, Montini, divenuto Paolo 6º, usò spesso in pubblico e si fece fotografare, con l’ephod dei gran sacerdoti del Sinedrio, il simbolo di Caifa che condannò Gesù. “Egli ha usato anche un simbolo sinistro, impiegato dai satanisti nel 500 e ripreso all’epoca del Vaticano 2º. Si tratta di una croce rotta o storta sulla quale appariva una repellente e deforme figura di un condannato, che i maghi neri e gli stregoni del Medio Evo avevano usato per rappresentare il termine biblico, Marchio della Bestia” (Piers Compton, The Broken Cross, Neville Spearman, Jersey, 83).
Tale croce fu esibita poi da Giovanni Paolo 2º, Ratzinger e ora da Bergoglio.

Dissonanza o opposizione al magistero infallibile?

Se quanto dice il Vaticano 2º non riguarda quanto divinamente rivelato né rientra nel vero magistero ordinario e universale, allora è proposto come nuova pastorale umana e non ha senso Cattolico, ma ereticale. Nel vero Magistero della Chiesa l’autorità viene immediatamente da Dio. Il Signore insegnando – Chi ascolta voi, ascolta Me – stabilì un vincolo di fede tra i fedeli e il magistero dei Suoi rappresentanti, ma anzitutto tra i fedeli e Lui stesso. Lo Spirito del Vaticano 2º è verità vincolata a chi se non a uomini che pretendono di essere ascoltati come vicari di Cristo, pur alterando la Sua Parola.
Le alterazioni conciliari della Dottrina sono sintomatiche di una velata rinuncia alla fede e perciò a ogni autorità nella Chiesa; senza dire rinuncia alla santità e alla salvezza! Eppure, scegliendo una predica pastorale, pensavano di evitare l’inganno, come se la vera opera pastorale non dipendesse da quella dogmatica, che impegna l’infallibilità del magistero cattolico. Ma essi, evitando la nota dell’infallibilità nel loro «concilio» e nei suoi documenti, non riescono a celare l’incredibile audacia col velo di un’apparente umiltà“, di cui parla San Pio X. Infatti, l’autorità modernista rifiuta, per la sua natura, i giudizi e condanne degli errori del mondo. Con finta bontà scusano Gesù che ammonì dell’inferno. Svelano un “orgoglio della propria bontà” nello scusare il mondo e dolersi del passato della Chiesa. Con ciò trasferiscono ogni colpa alla scarsa pastoralità dei Papi e dei Santi del passato, riservando ogni rigore all’intransigenza fedele (vedi FdI).
Può il gesuita Bergoglio non sapere che le canonizzazioni cattoliche implicano una certezza infallibile della Chiesa che tali persone siano in Cielo, accolti dal Signore per il loro eroismo nella Fede? Ma quale fede e eroismo vale per i «papi conciliari» festeggiati e applauditi dal mondo, mentre sono responsabili della perfida svolta della loro chiesa verso il «nuovo ordine» voluto dalle logge e sinagoghe di questo mondo?

Giovanni Paolo 2º dimostrò di avere da sempre un «pensiero» oscuro

Infatti, Karol Wojtyla coltivò da giovane un cattolicesimo politico-intellettuale in cui coesistono fermenti rivoluzionari, romantici, liberali, marxisti, progressisti, tutto secondo il piano ecumenista voluto dalla Massoneria, dal B’nai Brit e dall’UNESCO.
“Più che l’avvenimento, ciò che interessa è quello che avviene nella coscienza e in quale modo la realtà soggettiva si manifesta in essa. Senza dubbio, questo elemento può aiutare a capire in qual modo particolare e molto originale saranno ripresi da Wojtyla molti temi cari alla fenomenologia, e in particolare il tema della coscienza […] tra la professione dell’attore e quella del sacerdote non c’è che un passo” (Rocco Buttiglione, «Il pensiero di Karol Wojtyla», Jaca Book, Milano, 1982, pp. 39-41).
In Polonia, Wojtyla svolse durante la guerra la parte di attore del “teatro rapsodico”, che non escludeva gli studi da seminarista. Dopo la guerra e sotto controllo sovietico, lavorò per il movimento Znak che, adeguato alla collaborazione costruttiva col comunismo, seguiva la ‘giustificazione’ dell’ateismo di Mounier (Esprit). Con tale spirito Wojtyla fu eletto papa, applicando a pieno vapore nei suoi numerosi viaggi l’opera del Vaticano 2º. Tutto per conciliare la sua nuova idea di chiesa col mondo, ossia il piano delle logge e dell’antroposofia di Rudolf Steiner per avere un loro «papa» di mutamento.

Lo strambo anti-abortismo di K. Wojtyla (Giovanni Paolo 2º)

Karol Wojtyla nel suo libro, “Memoria e Identità” parla dell’Europa dicendo: “vuole essa sottomettersi al piacere, al sesso e al consumismo? È questo l’europeismo voluto da certi difensori dell’adesione all’Europa”? E afferma: “Noi abbiamo creato l’Europa com molto più forza di quanto quelli che oggi rivendicano tutti i diritti di europeismo. Qual è il loro criterio? Libertà. Ma che cosa è la libertà? La libertà di prendere la vita di un bambino non ancora nato? Protesto contro questo concetto di Europa sostenuto in Occidente “… La Polonia, dopo essere stata liberata dal flagello comunista è divenuta presa di tale liberalismo che si chiama “una libertà che crea schiavi”.
“Non dobbiamo far parte di questa Europa”.
Tutto giusto, ma un vero cattolico passa dalle parole ai fatti e qui si vedrà che Giovanni Paolo coltivava un’altra fede la cui formazione era basata sulla verità evolutiva, che va al passo con i tempi, che procede con l’avanzare della scienza, ecc. Una versione del modernismo per cui la verità non va vista como fissa, al contrario della fede cattolica per cui si professa ogni parola del Credo immutabile, perché definite infallibilmente dai Papi della Chiesa e dai Concilii e ribadite nei secoli per esprimere più perfettamente le immutabili verità della Fede trasmessa da Gesù Cristo. La certezza cattolica di una verità immutabile è solo inconcepibile per le fluide menti moderne «giustificate» da tali «papi conciliari». Per loro la verità è come la vita animale, che si sviluppa, cresce e evolve verso una perfezione indefinita dal punto «omega» di teilhardiana utopia.

La «democrazia» come «nuovo ordine» per l’emacipaziome umana da Dio

In un suo libro Giovanni Paolo 2º conferma che non ha mai accettato la democrazia senza riserve. Nel suo articolo “Nella lotta contro la modernità“, il vaticanista dell’Espresso, Sandro Magister (Diário de Notícias, 4/10/05) riferisce che Giovanni Paolo ha sempre visto nella democrazia “lo spettro della tirannide della maggioranza, un serpente moderno nel Giardino del Paradiso. Lui stesso non era mai vissuto sotto un regime democratico fino a quando fu eletto papa e spostarsi in Italia. Ma poco dopo il suo arrivo, si è confrontato con un esempio di tirannia che temeva: con l’approvazione in Italia di una legge sull’aborto che era tra le più permissive del mondo … il nuovo olocausto della seconda metà del ventesimo secolo… «cimitero previsto per i non nati»,  che dimostrava l’esistenza del male sotto la maschera della democrazia.” Poi scrive: «Ci può essere un organismo che prenda decisioni, un parlamento, che abbia il diritto di legalizzare l’uccisione di un essere umano innocente e indifeso?» La sua risposta e quella di ogni cattolico è semplicemente «no». Ricordava De Magister: “nella sua enciclica «Il Vangelo della vita» (1995), Giovanni Paolo chiedeva la disobbedienza pubblica a Cesare in nome di Dio: «Quando una legge civile legittima l’aborto o l’eutanasia», ha scritto, «non è più per questo stesso motivo, un vera legge civile, e quindi moralmente obbligatoria… è interamente privata di autentica validità giuridica».
A questo punto, di fronte a queste convinzioni di Giovanni Paolo – chissà di quale fase della sua vita – il nostro valente vaticanista valorizza la sua posizione, scordando come si è svolta in modo penoso la legalizzazione della legge sull’aborto in Italia.

La demonio-crazia della CEI non sarebbe apostolicamente contestabile?

«Ci può essere un organismo che prenda decisioni (una CEI), che abbia il diritto di ignorare l’uccisione di un essere umano innocente e indifeso?» La risposta di ogni cattolico è semplicemente «no». Non così la risposta del «papa santone» di Bergoglio.
Oggi è illustrativo del collasso conciliare il modo come la CEI, prima ha invitato, con Wojtyla, al voto per il mini-aborto «legale» e ora sorvola sulle sentenze della Consulta approvando l’inseminazione eterologa e il registro civile della coppia gay sposata all’estero (conforme ordine del Tribunale di Grosseto). Sulla prima questione allude a una picconata alla famiglia. Sulla seconda parla di un passo molto pericoloso perché la vera famiglia é composta solo da uomo e donna. Con tale finezza, questi presuli non si dimostrano capaci di altro che esprimere un’impotente e mite indignazione, rispettosa più delle sentenze umane, che divine. È il vero scandalo riguardante la CEI, ma soprattutto Bergoglio che sulle unioni gay è arrivato al clamoroso e spontaneo “chi sono io per giudicare?” Ciò ora si ripercuote in una classe clericale che, non solo non censura, ma dosa le parole per adeguarsi alle più devianti mostruosità «giuridiche»!

L’inevitabile risultato religioso dei compromessi in campo sociale dell’aggiornamento conciliare non poteva che produrre una contraffazione dottrinale per l’adesione alle idee del mondo. È emblematico come dai discorsi utopici di Giovanni 23, di Paolo 6º e successori traspaia un folle desiderio di apertura al mondo, proprio quando imperversa la marea di scristianizzazione; discorsi di rottura col Magistero coperti da una turpe «ermeneutica della continuità», per cui l’evoluzione della «Tradizione vivente» fa che le definizioni e le decisioni anti modernistiche dei Papi perdano valore. Con ciò, hanno accelerato sia il corso del macro-mutamento nei Paesi cattolici come l’Italia – vittime degli inganni come il Mini-aborto clericale -, ma anche la messa a punto della dialettica cautamente ambigua, cioè satanicamente invertita, della «chiesa ecumenista conciliare».
Su questi «clercs» di perdizione pesa proprio la radicale accusa del Papa Pio XI:�
“Molti sono, infatti, quelli che credono o dicono di tenere le dottrine cattoliche sull’autorità sociale… sui diritti della Santa Sede e le prerogative del Romano Pontefice e dell’episcopato, sui diritti sociali di Gesù Cristo stesso, Creatore, Redentore, Signore degli individui e dei popoli. Ma poi parlano, scrivono e, quel che è peggio, operano come non fossero più da seguire… Contro questa specie di modernismo morale, giuridico, sociale, non meno condannevole del noto modernismo dogmatico, occorre pertanto richiamare quelle dottrine e quelle prescrizioni che abbiamo detto; occorre risvegliare in tutti quello spirito di fede, di carità soprannaturale e di cristiana disciplina, che solo può dare la loro retta intelligenza ed imporre la loro osservanza. (Enc. Ubi Arcano. 23 dicembre 1922)
Ecco descritto il «pensiero neomodernista» di questi «eroi della nuova fede», che ora saranno elevati da un loro complice agli altari. Sì, quelli sconsacrati dalle loro doppiezze anti cattoliche, ma «consacrati» all’adulterio con gli errori del mondo!
L’EDITORIALE DEL VENERDI
 di Arai Daniele