ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 15 aprile 2014

Pavia ripara il crimine dell’aborto

Riceviamo e pubblichiamo questo contributo dell'amico Giorgio Vedovati, che ringraziamo, e ne approfittiamo per invitare tutti alla Quarta Marcia per la Vita, domenica 4 maggio a Roma.

di Giorgio Vedovati
Mentre si diffondono sempre più in tutta Italia le lodevoli iniziative delle Sentinelle in Piedi con annesso – ahinoi – schiamazzo osceno delle solite congreghe sodomitiche, c’è anche chi si affida costantemente alla preghiera. L’esempio viene da Pavia, dove nella prima mattina di mercoledì 9 Aprile centinaia di passanti hanno potuto vedere celebrata una Santa Messa in riparazione al crimine dell’aborto proprio davanti all’ingresso principale del Policlinico cittadino.
Il segno è stato potente. Non siamo generalmente più avvezzi a incontrare il sacro nelle nostre vite quotidiane, avendo la modernità sancito inderogabilmente che tra tutte le libertà solo quella cattolica debba restare relegata nella sfera privata o all’interno delle chiese, tanto che diventa sempre più raro incontrare e riconoscere per strada un prete o una suora. Volendo invece portare all’attenzione pubblica il dramma dell’aborto, che qualsiasi persona razionale di buona volontà può riconoscere come un vero e proprio delitto, si è deciso che una Santa Messa fosse il metodo migliore per attirare l’attenzione e indurre alla riflessione. Ma non basta: per comunicare al meglio il valore di espiazione e di riparazione della celebrazione, è stato utilizzato il rito romano vetus ordo (la volgarmente detta “messa in latino”), sommamente sobrio, composto e grave. È così che, all’interno della Quaresima e in particolare della Settimana di Passione, il sacrificio di Cristo s’è fatto carico anche del sacrificio di tutti quegli innocenti che, a poca distanza, vengono immolati all’altare dell’utilitarismo, dell’egoismo e dell’indifferenza.
Oltre alla ventina di fedeli che sono accorsi di proposito a questa celebrazione antelucana (la Santa Messa è iniziata, dopo un Rosario, alle 7), sono stati diversi i passanti che si sono fermati ad assistere, anche solo per qualche minuto, al rito, colpiti dalla sua autenticità sacrale e – vogliamo sperare – dal pensiero alle vittime innocenti. Si è avuta così la dimostrazione di come bisogni superare paure e scrupoli eccessivi e non esitare nel far sentire pubblicamente, con forza ma con compostezza, la nostra voce di cattolici: la gente, almeno in parte, è ancora pronta a recepire i messaggi, non è ancora inevitabilmente persa.
L’iniziativa di questa Santa Messa contro l’aborto è arrivata dopo ben 29 appuntamenti settimanali durante i quali ogni mercoledì alle 6:50 – in barba a nebbie, gelo, oscurità e pioggia – Marco Crevani e un manipolo di fedelissimi si radunano davanti al Policlinico di Pavia per la recita del Santo Rosario, nel giorno settimanale assegnato allo svolgimento di questa carneficina. È Marco, vero pro-life in parole e opere, il fulcro organizzativo di queste iniziative, che hanno come corollario l’impegno radiofonico sulle frequenze della diocesana “Radio Ticino”: ogni giovedì pomeriggio, infatti, conduce “La Grande Guerra. L’umanità contro se stessa”[1], un programma di attualità e di approfondimento sulle tematiche della difesa della vita, dal Magistero dei Pontefici alla cronaca quotidiana dell’assalto alla famiglia, al matrimonio e, appunto, alla vita dal suo concepimento alla morte naturale. Invito tutti all’ascolto, soprattutto quei “cattolici adulti” che nulla temono o sospettano circa il gramo destino verso cui si sta incamminando la società contemporanea.
Ora che abbiamo il supporto chiaro e netto anche da parte di Papa Francesco, che ha finalmente pronunciato parole incontrovertibili circa l’aborto e i temi scottanti della genitorialità e dell’educazione (ovviamente ignorate dai media), usciamo dai nostri cortili, scuotiamoci di dosso la nostra colpevole indifferenza e leviamo insieme la voce. Facciamolo per pregare e per evangelizzare, o almeno per unirci al coro del neo-duce Adinolfi: «Vi piace un mondo così? A me fa cagare un mondo così!».

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