ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 28 maggio 2014

A loro insaputa..

Getty Images/ANDREAS SOLARO/Stringer

Per i cardinali Scajola era il “politico dei cattolici”

In una intercettazione l’ex ministro dice di avere l’appoggio di due cardinali e un vescovo
Scajola in quel momento è fresco dell’assoluzione relativa alla vicenda dell’appartamento nei pressi del Colosseo a Roma in cui sono coinvolti anche Angelo Balducci, ex presidente del Consiglio nazionale dei lavori pubblici, e l’imprenditore Diego Anemone; si tratta di alcuni degli esponenti di spicco di quel gruppo di potere passato alle cronache come la “cricca” le cui vicende sono legate alle cosiddette grandi opere e ai relativi scandali. Il gruppo aveva ottime entrature in Vaticano, lo stesso Balducci ricopriva la carica di gentiluomo di sua Santità; la medesima carica aveva Gianni Letta, braccio destro dell’ex premier Silvio Berlusconi e sottosegretario alla presidenza del Consiglio, nonché “ambasciatore” del Cavaliere Oltretevere; sottosegretario alla presidenza del Consiglio era pure Guido Bertolaso che diverse indagini hanno collegato al gruppo Anemone-Balducci. Questo il passato. Ma Scajola pensa già al futuro, alla rinascita, e dice che ben due cardinali e un vescovo hanno intenzione di sostenerlo in vista del prossimo voto europeo.
Si tratta di Francesco Coccopalmerio, attualmente presidente del pontificio consiglio per i testi legislativi, dell’ex prefetto della Congregazione dei vescovi, il cardinale Giovanni Battista Re, e di monsignor Gaeatano Bonicelli, ex vescovo di Siena di recente coinvolto in un’indagine di riciclaggio che tocca lo Ior. In breve il piano è questo: Coccopalmerio con un passato nella diocesi di Milano e Re, proveniente dalla Chiesa di Brescia, garantiscono la mobilitazione sul territorio di quelle aree in favore di Scajola; poi Re fa sapere che avrebbe parlato con i cardinali Bagnasco e Bertone per portarli sulle stesse posizioni. Così Genova e il Piemonte, e un bel pezzo di Lombardia - ovvero la circoscrizione elettorale Nord-occidentale - almeno sotto il profilo ecclesiale, avrebbe avuto il suo candidato forte in “sciaboletta”. Secondo quanto riferisce lo stesso ex ministro alla moglie, i cardinali incaricano Scajola di rappresentare “i cattolici”; il cardinal Re - spiega il politico nel colloquio intercettato - parlerà “domani” in occasione del “sinodo” con Bagnasco e Bertone della sua candidatura. In realtà il giorno dopo si riunisce in Vaticano il collegio cardinalizio al gran completo per discutere del prossimo sinodo di ottobre: può essere che Scajola, sulle ali dell'entusiasmo, abbia un po’ equivocato i termini, ma la sostanza è chiara.
Così mentre il cardinale Walter Kasper preparava una dotta relazione sulla necessità di dare la comunione ai divorziati risposati e apriva un dibattito nella Chiesa universale che non si svolgeva dai tempi del Concilio, chissà si cosa si discuteva nei corridoi vaticani. Sta di fatto che il cardinale Bagnasco ha negato decisamente di essere stato messo a parte della vicenda.
Ma c’è un altro particolare che colpisce: la location scelta per la cena con i prelati dall’amico imprenditore di Scajola, Giovanni Morzenti – coinvolto anch’egli nelle indagini - è l’albergo-ristorante “Il Cantico” dietro il Vaticano. Il caso ha voluto che proprio la sera prima della pubblicazione della notizia, il cardinale Angelo Bagnasco abbia invitato i giornalisti - come tradizionalmente avviene ogni anno in occasione dell'assemblea generale della Cei – proprio al “Cantico”. Struttura che si rivuole fare alla tradizione francescana e intende devolvere i propri utili ai missionari sparsi per il mondo. E tuttavia si tratta di un ambiente tutt’altro che francescano dal punto di vista dell’ospitalità: riservato, elegante, con un bar di prim’ordine, ben quotato anche su Tripadvisor. È in questo scenario discreto e a due passi da piazza San Pietro che sarebbe avvenuta la fatidica cena.
Il crollo di Scajola va osservato però in un quadro più generale; si tratta infatti della caduta di un altro pezzo chiave del potere genovese di cui la Chiesa è tassello tutt’altro che secondario. La faticosa uscita di scena dell’ex segretario di Stato Tarcisio Bertone è pure un elemento di questa storia, così come il “licenziamento” da parte del Papa del cardinale Mauro Piacenza – ultraconservatore formatosi alla scuola del cardinal Siri – rientra nello schema. La presidenza Bagnasco alla guida della Cei, inoltre, durerà ancora fino a novembre, ma non sembra destinata ad andare molto oltre. A tutto questo si lega anche la crisi di Carige in particolare con l’arresto dell’ex presidente Giovanni Berneschi, accusato di truffa e riciclaggio. Berneschi vantava fra i suoi amici lo stesso Scajola e il cardinale Bertone. Insomma è un mondo che, al di là degli esiti giudiziari delle varie vicende, sta andando in pezzi.
Allo stesso tempo emerge però un dato inquietante relativo al Vaticano. Mentre papa Francesco è impegnato nella riforma della Curia, delle finanze e del magistero, Oltretevere i vecchi vizi, come emerge da questi ultimi fati di cronaca, non si perdono. Così l’interessamento per le sempre più contorte vicende politiche italiane da parte di alti porporati di Curia – cosa discutibile anche sotto il profilo concordatario – prosegue imperterrito. E certo lascia di stucco che ancora nel febbraio del 2014 i cardinali identificassero in Scajola nientemeno che il rappresentante dei cattolici in Italia.

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.