“Ci troveremo sempre di più di fronte a qualcuno che pretenderà di parlarci in nome di Dio per dirci che non abbiamo bisogno di Dio”.
Ho ascoltato queste agghiaccianti parole seguendo, da youtube, una interessante conferenza di Alessandro Gnocchi postata il 10 marzo scorso.
Per sentirla cliccare quì sotto (la citazione è proprio alla fine).
A prima vista sembrano dichiarazioni provocatorie ed un tantino sopra le righe. Ci ho però riflettuto a lungo, non da teologo che non sono, ma da semplice fedele che osserva quanto accade intorno a sé.
Ebbene: sono giunto alla conclusione che queste sono davvero “parole profetiche”… Così abbiamo fatto contenti anche tutti coloro che amano, a sproposito, questa espressione.
Ecco allora qualche semplice pensiero in libertà sull’argomento:
1 - Che cosa è, in fin dei conti, la libertà religiosa enunciata dalla dichiarazione conciliareDignitatis Humanae?
La diplomazia della S. Sede non si diede del resto molto da fare, negli anni successivi, per chiedere, in nome del Concilio (e quindi di Dio), di togliere dalle loro costituzioni ogni riferimento alla religione di Stato? Si è chiesto, in altre parole, in nome di Dio di dichiarare che Dio non è importante.
2 - Non è avvenuto forse lo stesso in campo ecumenico?
In nome di Dio ci hanno imposto di credere che, in fondo, le differenze fra le varie religioni cristiane, e non cristiane, sono tutto sommato trascurabili. Che Dio sia presente nell’Eucarestia oppure no, che Cristo sia il Figlio di Dio incarnato, che “senza la Fede è impossibile piacere a Dio”, non sono cose importanti. Dio stesso dunque, alla fine, non è importante per costoro.
3 - E la questione della Messa di sempre?
I novatori la odiano perché…, pensateci bene…, perché dà troppa importanza a Dio ed alla dimensione trascendente del rapporto con Lui. In nome di Dio ci obbligano a dare invece importanza all’uomo, all’assemblea, alla comunità, alla cena in compagnia…
4 – E’ anche impressionante la durezza e l’intransigenza, che non ammette discussioni, con cui i moderni pastori si scagliano contro ogni ipotesi di guerra intrapresa in nome della Religione: fare la guerra per difendere Dio è una bestemmia, un crimine inescusabile. Molto più comprensibili invece le rivolte popolari, l’occupazione delle fabbriche, le cosiddette guerre di liberazione. Cosa significa? Ovvio… Dio non è importante, non ha senso combattere per difenderLo e, se non l’avete capito, ve lo ordiniamo in nome dell’autorità di Dio stesso!
5 - Tanti sarebbero ancora gli esempi ma, per guardare al prossimo futuro, vorrei brevemente soffermarmi anche sulla possibile, e probabile, riammissione dei divorziati risposati ai sacramenti. Dovremo certo accettarla, in nome dell’autorità di Dio, anche se Dio ha chiaramente detto: “L’uomo non divida ciò che Dio ha unito”.
Morale: la legge di Dio non è importante, dovete crederlo in nome di Dio stesso.
6 - E la prassi, o come usano dire loro la “pastorale”, segue fedelmente la nuova teologia. Che cosa significa, solo per fare qualche esempio, imporre, di fatto, la Comunione nella mano, impedire, di fatto, la genuflessione perché sono stati tolti gli inginocchiatoi, espellere, di fatto, dalla catechesi come dall’omiletica, il peccato, i Novissimi, l’oggettività della morale?
Ecco perché, a mio parere, le affermazioni di Alessandro Gnocchi sono davvero profetiche, nel senso più autentico di questa espressione.
Le domande conclusive sono dunque inevitabili, anche se possono apparire provocatorie:
Le autorità ecclesiastiche possono insegnare queste cose?
Rientra fra i loro legittimi poteri?
Noi fedeli abbiamo il dovere di obbedire a tali ordini?
E, in fin dei conti:
Dio accetterà ancor per molto di essere messo da parte come un giocattolo inutile?
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