Andrea Riccardi
Lo storico, scrittore, ex ministro e fondatore della Comunità di S. Egidio è un cannone. Non scherzo: un cannone. Per dirla col mitico Antonio Conte da Lecce, Riccardi «sta sempre sul pezzo».
Quando Giovanni Paolo II fu beatificato, nel 2011, il cannone diede alle stampe la sua biografia del colosso polacco, dal titolo dal sapore severo e definitivo: “Giovanni Paolo II. La biografia”. L’autunno scorso, ad appena qualche mese dall’elezione al soglio pontificio dell’uomo venuto dalla fine del mondo, il cannone pubblicò “La sorpresa di Papa Francesco. Crisi e futuro della Chiesa”, per far capire al mondo che di questa sorpresa, grazie allo Spirito Santo, lui aveva già capito tutto. Ma nell’anno, anzi, nei giorni della canonizzazione congiunta di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II il cannone ha fatto i miracoli. Di libri ne ha fatti uscire due: “L’uomo dell’incontro. Angelo Roncalli e la politica internazionale”, il cui titolo richiama alla mente l’immagine dell’uomo «di pace» perennemente di moda, giacché sulla santità del papa buono non è neanche il caso di discutere; e “La santità di Papa Wojtyla”, il cui titolo invece insiste proprio su quella santità, e quindi su quella canonizzazione che è parsa troppo sbrigativa a certe teste dure che il cannone ha deciso di bacchettare e illuminare. Ma, insomma, cosa voglio dire con tutto questo? Voglio forse insinuare che il grafomane Riccardi è un po’ troppo opportunista? Che il suo formidabile tempismo amoreggia un po’ troppo con lo spirito del mondo? No. Opportunista è una parola un po’ troppo misera per uno che, allineato e coperto, pontifica da fuoriclasse: un cannone.
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.