Bilancio Papa Bergoglio. Per favore non chiamatelo Francesco
Si chiama Francesco di nome e gesuita dicognome. E’ questa la battuta che ricorre più frequentemente riferita a Papa Francesco. Il quale all’esterno si presenta sicuramente con il volto e l’umiltà propria del francescano, ma all’interno della Chiesa sembra agire con l’inflessibilità tipica del militante gesuita.
E’ ormai trascorso più di un anno dalla sua elezione al soglio di Pietro e sono tanti i gesti che hanno caratterizzato il pontificato di Francesco. Eppure si ha come l’impressione che ad un’esteriorità esaltata oltre misura, fatta di continue manifestazioni d’affetto verso i fedeli, di assoluta sobrietà negli stili di vita e nelle cerimonie pubbliche, di continui richiami alla misericordia e al perdono, faccia da contraltare una rigidità esercitata con pugno di ferro. In un anno il Pontefice ha di fatto ridimensionato la Curia romana o come ha commentato qualcuno ha “tagliato teste” con un decisionismo da far impallidire persino l’ultra decisionista Pio XII, uno che non era solito andare troppo per il sottile (e non a caso papa Pacelli era accusato di essere troppo filo gesuita).
Dalla segreteria di stato, dove è stato sistemato il fidatissimo Pietro Parolin ai vari dicasteri, è stato un susseguirsi di avvicendamenti con il chiaro obiettivo di immettere volti nuovi ed energie fresche nel governo della Chiesa; e per energie fresche e volti nuovi sono da intendere quei prelati di frontiera provenienti come Bergoglio da “paesi lontani”, come il caso del cardinale Lorenzo Baldisseri (italiano ma con una lunga esperienza in America Latina) nominato segretario generale del Sinodo dei Vescovi, ossia l’organismo episcopale della Chiesa cattolica chiamato a coadiuvare il Papa nel governo. Restando in ambito di vescovi e conferenze episcopali, che dire della CEI? Francesco ha rimosso il segretario generale dei vescovi italiani Mariano Crociata fedelissimo del presidente Angelo Bagnasco e all’umiliazione della cacciata ha aggiunto anche quella della nomina a vescovo di Latina, una diocesi come un’altra, quando per tradizione ad ogni segretario Cei che lasciava il timone ad altri, veniva affidata un’arcidiocesi di prestigio. Al posto di Crociata è arrivato monsignor Nunzio Galantino vescovo di Cassano allo Ionio.
Nella rosa dei candidati alla segreteria generale sottoposta a Francesco da Bagnasco e scaturita da una consultazione fra i vescovi, il suo nome era il meno gradito, ma Francesco ha scelto proprio lui in perfetto stile gesuita. Galantino è umile, riservato, fa vita austera, aiuta i poveri, non fa politica e per molti vescovi Cei è il meno adatto a ricoprire un ruolo così strategico. Per Bagnasco e company era inadatto, ma non per Francesco che difatti anziché uniformarsi ai desiderata della maggioranza, ha imposto la sua volontà. Non è andata meglio allo stesso Bagnasco che si è visto scalzato dal Sinodo dei Vescovi senza tanti complimenti per far posto all’arcivescovo di Perugia Gualtiero Bassetti ormai quasi certo nuovo presidente Cei. Per non parlare poi della nomina dei nuovi cardinali. Anche lì le sorprese non sono mancate. Due degli arcivescovi candidati certi per la porpora cardinalizia, il patriarca di Venezia Francesco Moraglia e l’arcivescovo di Torino Cesare Nosiglia si sono visti esclusi dal privilegio, in favore di altri vescovi, provenienti sempre da quelle periferie che tanto affascinano il nuovo pontefice.
Troppo conservatori? Troppo legati al Papa emerito Benedetto XVI come lo è stato Bagnasco? Il rapporto con Ratzinger fatto di incontri amichevoli, abbracci pubblici, messaggi di reciproco affetto e stima, è davvero incentrato su tutto questo? Oppure come sembrerebbe più realistico questo è soltanto l’aspetto prettamente francescano del pontefice, che nasconde invece la missione gesuitica di segnare una netta discontinuità con l’ultimo pontificato sul piano dottrinale? Già la dottrina! Francesco sostiene di essere un convinto assertore della dottrina della Chiesa e non vi è motivo per dubitarne. Poi però chiama la signora che non può ricevere l’Eucaristia perché divorziata e risposata e le consiglia di rivolgersi ad un altro sacerdote, perché quello che le nega la comunione è “più papista del papa”. Difende il primato della famiglia, poi battezza il neonato di una coppia di fatto. C’è addirittura chi è arrivato a sostenere che anche dietro il licenziamento del direttore di Tv 2000 Dino Boffo vi sia stata l’irritazione del Papa per alcuni commenti fatti da Boffo in diretta televisiva e che, a sentire i beni informati, avrebbero addirittura deformato il pensiero e gli intendimenti del pontefice.
Guardi Francesco e resti affascinato dai suoi gesti, dalla sua umanità e dalla sua simpatia. Poi guardi più a fondo e leggendo tanti avvenimenti e ti domandi; ma Francesco è davvero il nome adatto per lui?
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