Siamo quasi a metà del 2014, Francesco è Papa ormai da più di un anno. Eppure, d'improvviso, pare di essere ripiombati nella cappa torbida che accompagnò l'ultima fase del pontificato di Benedetto XVI. Veleni, sospetti, veline ai giornali, intercettazioni. Il menù è il medesimo, a cambiare semmai sono i protagonisti. Non passa infatti giorno che il nome di un cardinale non finisca sui quotidiani. E non si tratta mai di elogi.
Magagne vere o presunte, tiri al bersaglio che periodicamente tornano alla luce. Non c'è quasi più traccia della lunga luna di miele che aveva accompagnato Jorge Mario Bergoglio in questi primi quattordici mesi sul Soglio di Pietro. Non bastano più le carezze del mercoledì mattina alle udienze generali, né le pillole mattutine di Santa Marta. Ora sui giornali tornano a farsi strada anche le storiacce, le beghe di una curia che non sembra aver sterzato dopo la rinuncia improvvisa di Joseph Ratzinger e che ancora cerca di comprendere le intenzioni del Papa preso quasi alla fine del mondo. Il sintomo, forse, che il problema era ben più grosso di un semplice furto di documenti dalla cassettiera del Pontefice.
Si consideri solo l'ultimo episodio in ordine di tempo, lo scandalo per i diciotto o ventimila euro in tartine spesi da non si sa bene chi in occasione di un rinfresco su un terrazzo con vista San Pietro approntato il giorno della canonizzazione di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II. Venuto a conoscenza del conto, il Papa sarebbe andato su tutte le furie, raccontano concordi le ricostruzioni del caso.
Immediata la convocazione di monsignor Angelo Becciu, sostituto alla Segreteria di Stato. A lui Francesco avrebbe domandato nome e cognome del responsabile, di colui che ha autorizzato la spesa.L'Espresso sottolinea che Bergoglio non si sarebbe accontentato di generiche giustificazioni, bensì avrebbe preteso anche i nomi degli sponsor. La ricostruzione della vicenda ha condotto al cardinale Giuseppe Versaldi, presidente della Prefettura per gli Affari economici e solo qualche giorno prima finito indirettamente nel calderone dell'affaire Expo. In un'intercettazione del 20 dicembre 2013, infatti, Gianstefano Frigerio parla di Vaticano come «terzo canale dove noi abbiamo amici il ministro delle Finanze che è il cardinale Versaldi e anche il segretario di Stato, quindi magari ti mando un mio amico legato a Versaldi e poi ti porta lui da Versaldi».
Immediata la convocazione di monsignor Angelo Becciu, sostituto alla Segreteria di Stato. A lui Francesco avrebbe domandato nome e cognome del responsabile, di colui che ha autorizzato la spesa.L'Espresso sottolinea che Bergoglio non si sarebbe accontentato di generiche giustificazioni, bensì avrebbe preteso anche i nomi degli sponsor. La ricostruzione della vicenda ha condotto al cardinale Giuseppe Versaldi, presidente della Prefettura per gli Affari economici e solo qualche giorno prima finito indirettamente nel calderone dell'affaire Expo. In un'intercettazione del 20 dicembre 2013, infatti, Gianstefano Frigerio parla di Vaticano come «terzo canale dove noi abbiamo amici il ministro delle Finanze che è il cardinale Versaldi e anche il segretario di Stato, quindi magari ti mando un mio amico legato a Versaldi e poi ti porta lui da Versaldi».
Ma anche quest'ultimo è cascato dalle nuvole, suggerendo che forse qualcosa di più ne sapeva il segretario del suo dicastero, quel Lucio Vallejo Balda già noto alle cronache per aver annunciato al mondo la sua nomina a numero due della neonata Segreteria per l'Economia prima che il Papa sciogliesse la riserva. Risultato, il nome del monsignore è stato depennato: «Semplicemente la nomina non è arrivata», aveva ammesso assai imbarazzato dopo la bocciatura papale. Ma anche Vallejo Balda nulla sapeva di tartine e spumante, così si è deciso di far parlare gli sponsor coinvolti. E la risposta è arrivata immediata, stando a quanto riporta ancora l'Espresso: a occuparsi di tutto è stata Francesca Immacolata Chaoqui. Mistero risolto? Neanche a parlarne: la giovane trentenne, membro della commissione referente sui dicasteri economici, ha negato tutto, rimandando i detective sguinzagliati da Francesco a indagare negli uffici della Prefettura per gli affari economici. A scanso di equivoci, Chaoqui fa sapere via Facebook di aver pranzato con il Papa, con il quale ha riso della vicenda. E del responsabile della spesa per le tartine ancora nessuna traccia. La caccia continua.
Di ben altro tenore è la vicenda che, stando a quanto scritto giovedì da Giovanni Bianconi sul Corriere della Sera, riguarderebbe i cardinali Giovanni Battista Re e Francesco Coccopalmerio. Entrambi, riporta il quotidiano di via Solferino, avrebbero partecipato lo scorso febbraio a una cena organizzata dall'ex ministro Claudio Scajola. Dalle intercettazioni pubblicate relative a una telefonata intercorsa tra l'ex parlamentare d'Imperia e la moglie, risulta che i due porporati si sarebbero impegnati a portare voti a Scajola in vista delle elezioni europee, alle quali poi il politico ligure non s'è candidato per il veto del suo partito: «Si impegnano perché ci sia un grande successo, quindi un'operazione. Re dopodomani al Sinodo vede Bagnasco e Bertone e impegna anche loro. Sai, questi da soli, in quella circoscrizione lì, dove c'è il pieno di Chiesa, possono valere 15.000 voti eh! Un bel lavoro, ben fatto, lo portano avanti bene. Molto soddisfatto», aggiunge Scajola. Fino a oggi, nessun commento da parte dei porporati interessati, entrambi considerati tra i sostenitori in conclave dell’elezione di Francesco.
Chi invece è abituato ormai a finire nel tritacarne mediatico è il cardinale Tarcisio Bertone,camerlengo uscente (a dicembre perderà anche questo incarico, l’unico che gli rimane) e già segretario di Stato. Dopo la polemica per il nuovo appartamento da pensionato, 600-700 metri quadrati («in realtà sono solo 350», ha chiarito l’ex segretario di Stato) a poca distanza dal monolocale di Santa Marta, la Bild ha rilanciato la notizia che Bertone sarebbe sotto inchiesta da parte della magistratura vaticana per aver sottratto quindici milioni di euro dalle casse dello Ior, destinandoli alla Lux Vide della famiglia Bernabei. Nel Rapporto presentato lunedì scorso dall’Autorità di Informazione finanziaria, di tale sottrazione però non v’è alcuna traccia. Lo stesso padre Lombardi, qualche ora dopo la pubblicazione dell’indiscrezione da parte del quotidiano tedesco, smentiva ufficialmente. «C’è molta invenzione da parte della stampa, io sono più citato di altri cardinali, giudici lei. Io non riesco a capire il perché di questi attacchi», ha detto Bertone all’Ansa, dicendosi totalmente «in sintonia con il Papa».
24-05-2014
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