ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 7 maggio 2014

Rima baciata?

I VERBALI

Monsignor Scarano fa tremare il Vaticano:
«Così gestivano miliardi in Italia e all'estero»

Il prelato svela il sistema Apsa ai pm di Roma: conti
nelle grandi banche a ma nome di società svizzere e inglesi

SALERNO - Monsignor Nunzio Scarano, il sacerdote arrestato per riciclaggio e coinvolto nell'inchiesta per il tentativo di trasferire in Italia soldi dall'estero con la copertura del Vaticano, avrebbe rivelato ai magistrati fatti scottanti legati all’Apsa (Amministrazione del Patrimonio della Santa Sede) relativi soprattutto alla gestione di conti correnti di laici e operazioni finanziarie. «Non è una banca ma fa le cose di un istituto di credito - sono state le sue dichiarazioni, rivelate da Metropolis - ha conti di persone e distribuisce interessi facendo una sorta di raccolta (e reimpiego) risparmi oltre ad occuparsi dell’amministrazione degli utili derivanti dal patrimonio...».
CODICI - Scarano ha anche svelato il meccanismo utilizzato per la gestione dei conti correnti. «Con delle cifre, che a me non facevano vedere. Però se io torno lì so dove mettere le mani: nel senso che comprendo bene le responsabilità. So che su questi conti correnti, alcuni anche intestati ai Cardinali, c’erano degli interessi. Erano gestiti dai miei diretti superiori, poi c’era Giorgio Stoppa che era un grande manovratore di queste cose qui.. Poi con l’ultimo concistoro di Papa Ratzinger molti di quei conti furono cancellati. Trasferiti su altri istituti bancari, alcuni anche allo Ior».
IL SISTEMA - «Si poteva fare con un bonifico internazionale, con un assegno circolare - ha detto Scarano - una situazione non del tutto trasparente riguardo alla gestione interna del Vaticano, e il motivo per il quale io avevo chiesto anche un’ispezione e la possibilità futura di parlarne con il Santo Padre». Tutto funzionava, secondo la versione del prelato, in maniera capillare: «Era la vendita di operazioni o di titoli che poi venivano venduti e comprati dalla stessa amministrazione del patrimonio della Santa Sede». Scarano fa anche qualche esempio, indicando nomi di istituti di credito. «Faccio anche un altro esempio molto pratico - dice - io tengo 50 miliardi di euro e li tengo presso il... (una banca; ndr) e mi dà l’1%, poi un responsabile Apsa, la cui figlia è sposata con il figlio di un direttore, un presidente di una banca, prende i 50 miliardi e li sposta su quell’altra banca. A me sottobanco cosa ne viene? Questa è una delle cose che accadevano all’interno dell’Amministrazione». L'Apsa, quindi, avrebbe conti correnti presso importanti banche. Ma a nome di grandi istituti finanziari internazionali. «Alcuni conti sono internazionali, tipo Londra, Parigi, poi c’è questa società in Svizzera e credo che molti fondi siano depositati presso banche svizzere e altre banche di altri Paesi e molto meno in Italia»

http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/salerno/notizie/cronaca/2014/6-maggio-2014/monsignor-scarano-fa-tremare-vaticanocosi-gestivano-miliardi-italia-estero-223174418376.shtml

SCANDALO IOR - Scarano: "Così portai i soldi a Salerno"

L'alto funzionario del Vaticano racconta dei 560mila euro fatti recapitare alla commercialista Cascone

di MARIO MEMOLI

SALERNO - Che l’Apsa (Amministrazione del Patrimonio della Santa Sede) funzionava come una vera banca, Nunzio Scarano cercò di farlo capire anche al cardinale Bertone. “Ma lui non mi ha dato mai ascolto e avevo scritto anche una lettera da far arrivare al Santo Padre al fine di aiutarlo a mettere in ordine altri settori economicifinanziari della Santa Sede e di altre realtà”. Avrebbe dovuto avere pure un trasferimento d’ufficio a piazza di Spagna. “Ed ebbi un incontro con l’attuale Cardinale di Napoli, Sepe. Con lui ci fu un colloquio, aveva piacere della mia collaborazione. Un giorno ero a passeggio con mia madre e dissi vabbè, mo salgo e lo vado a salutare. Mi accolse non male ma nel peggiore modo possibile: io sono rimasto malissimo, anche perché avevo ricevuto una lettera di encomio, avevo delle credenziali, avevo ricevuto la richiesta di mettere a posto i conti eppoi lui si comporta in quel modo? Dopo tre giorni viene assunto al mio posto Giorgio Stoppa. Subito dopo viene la vendita di quel famoso immobile di Propaganda Fide di cui si era tanto parlato in un altro scandalo. Si tratta di un immobile al centro di Roma venduto a prezzo inadeguato”.
Di queste operazione Scarano voleva mettere al corrente Papa Francesco. “Perché gli voglio (e volevo) dire di avere in mano la documentazione delle mie dichiarazioni su quanto accade all’Apsa e parlagli della gestione…”. Tra le accuse c’è anche un prelievo in contanti di soldi allo Ior? “Sì, quelli per Salerno”. Ma nessuno aveva avvisato Scarano che se avesse varcato la frontiera (Vaticano) con quel denaro avrebbe corso dei rischi? “Nel 2009 allo Ior mi dissero che era un’operazione che potevo tranquillamente fare. Però non ricordo chi mi concesse questo benestare”. Però a Scarano mica dissero che poteva prelevare senza dichiarare? “Ma io non avevo nessun motivo al mondo per non dichiararlo, l’avrei fatto volentieri, soltanto che la mia commercialista Tiziana Cascone aveva avuto un’altra idea… Quella di distribuire le buste. Lei mi suggerì di fare in quel modo lì”. D’accordo - incalza la magistratura inquirente - quella è la fase successiva per non attirare l’attenzione dell’agenzia delle Entrate, però esistono delle regole precise nei passaggi di denaro. “Sì, sì. Ma io dovevo solo consegnarla direttamente questa somma (560mila euro portati in una borsa). Che serviva per difendermi da un inganno di mio cugino”.
Ma è possibile che allo Ior nessuno l’abbia avvertita che c’erano delle modalità per varcare la frontiera con quel denaro? “No. Quando mi sono rivolto alla gestione dello Ior io avevo fatto richiesta, un mese o due mesi prima per poi avere l’ammontare disponibile”. Ma almeno ricorda chi l’autorizzò, chi firmò sulle operazioni di prelievo? “Io in genere mi sono rivolto sempre a Tulli (ex vice direttore generale) ma non ricordo di aver ricevuto notizie in merito al prelievo che non si doveva fare”.
E il milione e mezzo di euro per la faccenda di Paestum? “Avevo un problema che mi pesava tantissimo e così doveva provvedere Giovanni Carenzio il quale doveva dare un milione anche a Fra Elia per costruire una Chiesa in Umbria. Io Carenzio l’ho conosciuto all’Ambasciata di Spagna, poi a un pranzo ufficiale. E con lui avevo ripreso i rapporti per volontà di Paolo D’Amico, altrimenti non avrei più nulla a che fare. Non mi piaceva”. Ma tornando ai fondi Ior da utilizzare da parte di soggetti estranei lei ne ha mai sentito parlare? “Certamente. Infatti Papa Francesco (era lo scorso giugno, prima dell’arresto di Scarano ndr) nella Messa che poi abbiamo avuto in privato, che poi c’è stata la presentazione
finale, io sono stato chiaramente presentato per ultimo: ci siamo guardati e lui ha detto: “poi ci incontreremo e parleremo, ma non solo dell’Amministrazione (Apsa) ma anche di quello…”

Intanto, domani, a Salerno sarà ascoltato don Luigi Noli proprio per l’inchiesta salernitana sul riciclaggio condotta dal sostituto procuratore Elena Guarino. Che avrebbe aperto anche un fascicolo parallelo coinvolgendo imprenditori importanti di Salerno i quali sarebbero stati ‘in affari’ proprio con don Nunzio Scarano. Sull’inchiesta c’è il massimo riserbo della Procura.

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