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Troppi dignitari ecclesiastici si sono lasciati andare alla perversione modernista dell'intelligenza; sono giunti a non trovare più mostruosa l'abitudine di affermare nello stesso discorso proposizioni incompatibili, perché considerano l'intelligenza inetta a cogliere il vero. Essi suppongono che esista in un qualche luogo, non si sa dove, una sorta di noumeno religioso, inconoscibile, intorno al quale la mente fabbrica dei sistemi ingegnosi, indefinitamente variabili in rapporto all'evoluzione della nostra specie, ma sempre impotenti ad attingere ciò che è. Una sola cosa conta: che questi sistemi, ideologie, teologie, siano messi dal pregresso dell'umanità: li si valuterà dalla loro potenza di stimolare un'ascensione grandiosa verso la libertà e il progresso.
Quando prelati dallo spirito così deformato occupano i primi posti nella Chiesa, la prova dei fedeli è senza fine: “Se questi tempi non fossero abbreviati, nessuno si salverebbe; ma saranno abbreviati a motivo degli eletti” (Mt 24,22).
Spinti da motivi apparentemente elevati a conquistare con ogni sforzo e dai loro primi passi nel Sacerdozio i posti più elevati nella Chiesa, alcuni giovani preti si sono offerti troppo facile preda al demonio. Il demonio si è preso cura di farli arrivare, ma ha fatto pagare loro l'altissimo prezzo.
In passato, al tempo della cristianità medioevale o classica, chi voleva spingersi fino a diventare Cardinale o ancora di più, doveva molto spesso farsi complice, almeno col silenzio, dei peccati e delle prevaricazioni dei principi cristiani. Oggi i principi cristiani non esistono più; in ogni caso sono senza potere. Il potere è passato alle società occulte, massoniche o comuniste. Ecco per molti gli orribili signori dei tempi moderni. Oggi perciò il prete, che ambisse a spingersi nella Chiesa ai posti più alti, deve fare i conti con questi principi, deve farsi loro complice. Potrebbe esserlo se non consentisse a sprofondarsi, gradualmente forse, ma realmente, in una radicale perversione spirituale? Perché s'egli si rifiutasse di lasciarsi guadagnare poco a poco dalle tenebre spirituali, resterebbe incapace, malgrado ogni sforzo, di diventare un alleato utile delle forze occulte; bene o male ch'egli si opponga, resterebbe pur sempre un avversario. Invece serve ch'egli sia un ausiliario: per nessun altro motivo che per questo il Cesare moderno lo ha issato ai posti di comando. Accade che un uomo o una donna, ebbri di passione, accettino di aprire, con una determinazione che spaventa, la porta sacra della loro libertà al demone della lussuria. Il demonio ne diviene il loro signore: è come investito del potere di precipitarli nell'abisso, ha la possibilità di paralizzare pressochè totalmente la volontà delle sue vittime. Ebbene, il demonio dell'orgoglio è più terribile di quello della carne. Quale sarà dunque la potenza del suo dominio sul sacerdote, che, avido del potere in spiritualibus, si è consegnato, sia pure indirettamente, per essere più sicuro di ottenerlo, a queste terribili organizzazioni occulte della nostra epoca, sulle quali i demonio regna sovrano? In quale deformazione spirituale il demonio non farà scivolare questo prete ambizioso? Se non si riprenderà in tempo, la sua ragione sarà come invincibilmente falsata dal principe di questo mondo: “Sul guanciale del male c'è Satana Trismegisto |che cullerà tosto il suo spirito incantato | e il metallo infinitamente prezioso di ogni lealtà | sarà evaporato da quell'astuto alchimista”.
E tuttavia quand'anche la prova della Chiesa fosse cento volte più straziante, cento volte più crudele, il Signore ne è sempre il Maestro e il Re. A Lui è stato dato ogni potere, dinanzi a Lui si piega ogni ginocchio in cielo, sulla terra e nell'inferno, ivi compreso questa specie di inferno, per ora indolore, che è la setta modernista. Essa non può nuocere oltre gli stretti limiti che il Signore le ha fissato e il Signore non le concede un certo potere di offuscare, falsare e scandalizzare in mille modi se non per il bene degli eletti e per accrescere lo splendore di grazia della Sua Chiesa. Non temiamo dunque, ma perseveriamo con fiducia nella Chiesa di sempre.
Padre R.T. Calmel
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