Sapere di non sapere?
Una ricerca sui genitori di Gesù. Ma i risultati non si vedono
Una nuova tessera si aggiunge ai tentativi di ricostruire un tema davvero arduo: dire qualcosa sulla vita terrena dei “genitori” di Gesù. Attraverso un rigoroso studio delle fonti - l'Antico Testamento, la Mishna, i Vangeli canonici e apocrifi, Filone di Alessandria d'Egitto, Ireneo, Eusebio, Epifanio, Girolamo e Giuseppe Flavio - il libro prende in esame le figure di Maria, Giuseppe, Giacomo “fratello” di Gesù e si sofferma sul presepio e sui magi, indagando ulteriori aspetti storici dei Vangeli dell'infanzia. I Magi non erano né astronomi, né astrologi, ma chiaroveggenti, i quali in visione profetica hanno visto il preannunciato segno del Messia-re d'Israele, identificato con il bambino insieme a Maria, la regina madre. Che cosa videro esattamente i Magi di cui parla il Vangelo di Matteo? Non lo sappiamo, ma certamente fecero l'esperienza profonda di aver trovato «la stella spuntata da Giacobbe».
Detto questo, con altrettanta chiarezza occorre sottolineare due aspetti. Il primo: il libro è molto dotto, con citazioni e riferimenti incrociati. È l’esempio del lavoro che un biblista – una biblista in questo caso – è capace di svolgere incrociando i dati dei Vangeli e del Vecchio Testamento con quelli delle fonti storiche. Il secondo aspetto: è un lavoro del tutto inutile perché basato sul niente. Non sarebbe meglio dire che di Maria e di Giuseppe non abbiamo elementi? E pure la storia di Giuseppe negli Apocrifi nulla ci dice di importante? Non sappiamo cosa hanno pensato, come hanno vissuto prima, durante e dopo la morte di Gesù e come hanno giudicato il cristianesimo nascente.
Il lettore potrà pensare che il giudizio sia troppo duro. Allora lasciamo parlare la stessa autrice che conclude e riassume il suo lavoro così: su Maria «appare fondata l’appartenenza di lei a una famiglia levitica, nella fattispecie alla classe sacerdotale 18° Happizez di stanza a Nazaret. Non soltanto la sua stretta parentela con Elisabetta ma anche altri indizi canonici ed extra-canonici ci portano a percorrere questa ipotesi». Di Giacomo la studiosa accerta che era «di stirpe levitica sacerdotale; quindi non poteva essere figlio di Giuseppe, lo sposo di Maria, ma della stessa famiglia originaria di lei». Di Giuseppe, poi, si dice che era «giusto». Cioè «essere giusto verso Maria voleva dire non divulgare una notizia a cui ben pochi avrebbero prestato fede. Giuseppe decise quindi di assumersi la responsabilità del proscioglimento, in segreto (…). Il Giuseppe matteano ha le caratteristiche di un profeta. Porta inoltre gli stessi appellativi di Gesù: Figlio di David, Nazareo, Artigiano e per estensione gli si può attribuire quello di “eunuco per il Regno dei cieli”». E dunque cosa sappiamo di nuovo?
Può bastare? Il senso di questi studi è di mostrare cosa sono capaci, in negativo, le approfondite conoscenze bibliche: a non voler ammettere che ci sono ampi spazi del contesto e della vita reale di cui nulla sappiamo e nulla potremo mai sapere. Voler insistere a tutti i costi a colmare le lacune porta a risultati paradossali e soprattutto inutili. Dietro i quali spunta non la ricerca scientifica bensì la ricerca ideologica del voler dire qualcosa di positivo a tutti i costi. Non sarebbe più semplice fermarci semplicemente perché non abbiamo sufficienti dati? Evidentemente non è così per l’autrice del libro.
Rigato M. L., “I genitori di Gesù. Una rilettura di Matteo e Luca”, Edb, Bologna, 2014, pp. 160 euro 13,50.
FABRIZIO MASTROFINIROMA
Che c'entra questo libro con i neo F.I.? L'ha forse scritto uno di loro? E allora?
RispondiEliminaE' un consiglio di lettura per la loro teoinutilità..!
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